domenica 5 Ottobre 2025

Cronaca di una cattura: ovvero, come passare un tardo pomeriggio alternativo

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cane_fugaInviato da UNA LETTRICE – Ieri pomeriggio è stata una giornata come tante. Doveva essere conclusa con l’acquisto di un regalo per il pomeriggio del giorno successivo, una cosa da cinque minuti: entri, compri il libro che hai in mente e via. Non che mi faccia impazzire fare acquisti la domenica, specie perché era una delle rare -in questo mese- giornate di sole ma insomma…avremmo fatto presto e magari ci stava anche una bella passeggiata. O almeno qualche centinaio di metri giusto per digerire il pranzo, visto che sia io che il mio ragazzo siamo due buone forchette e la dieta la inseguiamo, si, ma ci semina sempre.
Invece l’inaspettato cambio di programma si presenta sottoforma di un cane smarrito. Ohibò! Amore, ferma la macchina che proviamo a prenderlo!
Insomma, avevamo ancora due ore per il regalo. Qualcosa potevamo fare, no?
In fondo un cane di piccola taglia… diciamo un bastardino delle dimensioni di un jack russell (un jack russell obeso, ad essere precisi)… che sarà mai?
Chiamiamo la polizia e ci penseranno loro. Conosco la procedura: telefoni alle forze dell’ordine e spiegando loro dove sei, e cercando di tenere fermo il cane -o almeno, siamo realisti, sott’occhio- arriva la cavalleria!
D’accordo, qui c’è da dire che le due volte che mi è capitato un caso del genere si trattava:
a) di una coppia di cani scappati, che quando sono riuscita a chiamare – tra l’altro in zone a me sconosciute – ero già lontana,  e
b) di un pastore tedesco in piena notte, e francamente manco ci ho pensato a fermarmi e dirgli “coccobello di mammà, fermo lì che arrivano a prenderti!”
Per cui mi sono fidata delle parole dei vigili di turno che avrebbero fatto un giro o avrebbero almeno registrato la denuncia, e morta lì.
Stavolta però… stavolta eravamo in due!
E quel cane non era esattamente in una strada poco trafficata e di campagna come il caso a), né in un piccolo paese tranquillo come nel caso b), ma in una delle zone più trafficate della mia città, subito prima della rotatoria che porta al più grosso complesso commerciale della provincia.
Così, naturalmente telefono al 113, e stavolta invece di farmi fare passaggi di telefonate a destra e manca, il ragazzo dall’altro capo della linea mi dice: “Chiama il 118, hanno il servizio apposito. Io intanto segnalo.”
Fantastico! Servizio apposito! Ora dobbiamo solo cercare di tenere fermo in qualche modo il cane… perfetto! Una coppia su un’auto bianca si è fermata per dare una mano… è fatta!
Nel frattempo il salsicciotto su due zampe fa zigzag in mezzo alla strada, incurante delle auto che si fermano per non metterlo sotto – almeno davanti agli occhi di testimoni – cerca di evitarci.

cane_fuga2Il signore che si è fermato si avvicina quanto basta da tentare di afferrarlo e… AARGH! Il cane lo morde – nulla di grave, o almeno credo – e se ne va di nuovo per i fatti suoi.
Intanto io sto cercando di spiegare a quelli dell’Asl veterinaria dove si trova il cane, che aspetto ha, dove siamo… ci chiede di tenerlo d’occhio e la risposta ovvia e sincera è: “Guardi, faremo il possibile”.
Per fortuna il cane si dirige verso il parcheggio di un vivaio dall’altra parte della strada.
Io lo seguo, saluto i signori dell’auto bianca che sapendo ci saremo noi ad aspettare l’accalappiacani ripartono e vengo raggiunta poco dopo dal moroso che porta la macchina nel parcheggio.
Poi tiro un sospiro di sollievo. Il cane si è infilato in un prato recintato sul fondo, con un laghetto, perciò ha solo due vie di fuga: ce la possiamo fare a tenerlo! Almeno spero… ed è qui che ci capita di incontrare due angeli mandati dalla Provvidenza, che hanno tre cani al guinzaglio.
La coppia, di cui non conosco il nome – non ci siamo presentati, ma non ce n’era bisogno – senza pensarci due volte si mette a disposizione. Dico loro che l’accalappiacani dovrebbe arrivare – e penso: poveraccio… è pure domenica! – e che dobbiamo tenerlo lì quanto possibile.
Nel frattempo parliamo un po’, tanto l’animale è tranquillo: lo spaventiamo solo quando tenta di uscire dalla zona “sicura”. Certo, non è il massimo…ma chi ha voglia di rischiare un morso? Un po’ sembra impaurito… ma il suo sguardo ogni volta che gli grido per allontanarlo mi dice:  “Per questa volta, donna… ma la prossima…”.
Mentre teniamo d’occhio il cane, io e la signora parliamo un po’.
Tra il marito che tenta di attirarlo con la femmina o di afferrarlo col guinzaglio a ‘mo di lazo quando meno se lo aspetta, il moroso che chiede nel vivaio a fianco se per caso hanno le chiavi di un recinto lì accanto (risposta: no) e noi che gli impediamo di evadere, lei mi parla dei suoi cani.
Non hanno cani “belli”… cani perfetti, di razza. Nemmeno cani facili.
Sono andati a scegliere tra i più sfortunati, quelli che “non se li filava nessuno” e che hanno chiesto tanto amore e tanta pazienza per diventare, o piuttosto tornare, “normali”.
“Quello bianco – mi racconta – lo tenevano sempre legato alla catena in un magazzino perché dicevano che era cattivo [mi pare, la signora mi perdoni ma in quel momento non ho sentito bene perché ho dovuto spaventare di nuovo il bastardino: nda]. E guarda com’è buono… il comportamentalista mi ha detto che ha un’indole da mediatore, lui media tra gli altri cani.”
Guardo il cane bianco, con l’aria di beata fiducia in quegli umani e mi chiedo dove sia il cane “cattivo” che i precedenti responsabili ritenevano di avere.
Tra l’altro sarà lui ad impedire al bastardino di scappare in un momento critico, obbedendo ai suoi padroni e guadagnandosi per questo la mia personale benedizione.
“La piccola invece non la voleva nessuno: è una chihuahua, ma è fuori standard perché è troppo grande.”.
Guardo la cagnetta, che mi guarda impaurita (l’ho spaventata poco prima cercando di spaventare l’altro). E’ bellissima. A pelo lungo, molto chiara… perché mai c’è gente che vuole i cani-topo come i “teacup” o i “cane toy”, quando ci sono dolcezze del genere? Perché dolce lo è, questa cagnolina, basta vedere come guarda la sua padrona.
“L’ultimo è buonissimo con le persone, ma molto aggressivo con gli altri cani:  è che se non sto attenta me lo mangiano.”
Su questo ha ragione: il cane in questione è un pincher, il tipo di cane che personalmente detesto e cioè microscopico e abbaione. Ma questo mi sta simpatico: non abbaia agli umani ed è un coccolone. Con gli altri cani… beh, non è colpa sua se la natura gli ha messo un tale cuore in tali dimensioni.
“Lui –  mi spiega la signora – l’ho trovato per strada, che era scappato. Sono riuscita con molta pazienza a prenderlo… e ho telefonato al proprietario. Quando l’ho portato indietro ho visto che lo tenevano in una gabbietta nel corridoio tra due magazzini. Vedeva cemento davanti, cemento sotto… quando sono tornata a casa ho passato la sera a piangere. Lo tenevano lì perché faceva la pipì in giro. Poi ho rotto talmente tanto le scatole che me lo sono portato a casa.”
Il pincher in questione ha otto anni. Non ho osato domandare quanto tempo ha fatto questa vita.
Alla fine, dopo un tempo che sembra interminabile, arriva l’accalappiacani. Si rivelerà un tipo simpatico, e, intuirò in seguito, filosoficamente rassegnato alla deficienza umana.
A quel punto inizia la cattura vera e propria.
Il cane era si un salsicciotto… ma era sveglio. Non si faceva ingannare né prendere da noi stolti umani. E’ riuscito a passare nel parcheggio, a sventare qualche tiro fortunato…ma  alla fine ha commesso l’errore di infilarsi sotto ad un’auto.
Finalmente l’uomo riesce a catturarlo, anche per merito del mio ragazzo che prende pure un morso – nulla di grave, solo un graffio e un colpo sull’unghia – e lo carica sul furgone.
Con qualche difficoltà riesce a leggere il microchip, e chiama il proprietario.
A quel punto ci domandiamo come sia il padrone. L’accalappiacani afferma che il bastardino deve essere un esperto di fuga, dato che ha capito subito cosa stava succedendo. E dallo sguardo che lancia dalla gabbia beh, non posso dargli torto: ha l’aria di quello che è stato sbattuto in galera due volte, per lo stesso motivo, proprio mentre pensava di farla franca. Giuro.
A quel punto, oltre a noi cinque – io e il mio ragazzo, la coppia coi tre cani e l’accalappiacani – arrivano un paio di ragazzi dipendenti del vivaio, che si erano preoccupati a loro volta per il cane.
Anche loro, raccontano, hanno dei cani… sembra che gli unici due sprovvisti di esperienza diretta al riguardo siamo io ed il mio moroso. Anche loro confermano le parole dell’accalappiacani: quello lì ha l’aria del furbacchione… e non è un cane “buono”, non si lascia mettere i piedi in testa dagli umani. Non deve essere stato educato bene. Non deve essere stato educato affatto.
La curiosità comunque è alle stelle: come farà il padrone a portarselo a casa? Magari si trasforma, tornando il Dr Jekill quando vedrà il padrone? Mah. L’aria del cane dice: “Nooo! So che mi riporterete là, lo so!”.

Jack Russell Terrier Dog Enjoying a Car Ride.Alla fine l’oggetto delle nostre speculazioni arriva.
Apre la bocca e nel giro di dieci secondi capiamo che… beh, non è una persona a cui affideresti mai un cane. Magari un gatto si. Un gatto lo nutri e lo coccoli, poi si arrangia – e se proprio proprio… si trova un’altra famiglia e via. Perché è una persona che non ha le risorse mentali per crescerlo, un cane. Per tenere il cane (educato e altrui) un paio di settimane, si. Ma per tutta la vita… no.
Ci dice che è il cane di sua madre.
Fa qualche infelice battuta su “qualcuno lo vuole?” e sono tentata di dirgli che se porta 300 euro all’Enpa glielo prendono a braccia aperte. Mi mordo la lingua solo perché un cane del genere è l’ultima cosa di cui hanno bisogno (a parte un cane del genere, ma più grosso) e perché… beh, non capirebbe la battuta.
E poi magari alla madre obbedisce. Di sicuro “male” non è trattato… insomma potresti farci un prosciutto niente male a giudicare dalle cosce… ma di certo non è trattato neanche “da cane”, a giudicare da quanto caga il padron… il tipo che è venuto a riprenderlo. Sembra che sia un estraneo, non l’uomo che – suppongo – gli dà da mangiare almeno una volta ogni tanto.
Il colmo della misura, però, si ha quando l’accalappiacani gli chiede di prendere il guinzaglio e l’altro gli risponde che non ce l’ha, che è venuto senza e che ha paura che il cane lo morda.
Cala il silenzio tra i presenti. Forse un pensiero comune ci attraversa: “dove sono le telecamere?”.
A quel punto, senza il suo guinzaglio, c’è una certa difficoltà a farlo uscire prima – non gradisce riavere il bastone intorno al collo e non gli diamo torto, poveraccio – e a farlo salire in macchina poi.
Naturalmente di trasportini, cinture per il cane, bagagliaio predisposto neanche se ne parla. E senza niente a cui almeno legare il cane alla maniglia nei dieci minuti che lo separano da casa non vogliamo pensare a cosa succede se per caso l’animale decide di vedere il mondo dal sedile anteriore.
Ma vabbé. Ormai è dentro.
A quel punto cerco di parlargli. Si, lo so, con gente del genere è cosa persa. Ma penso… sono una femmina. Sono giovane. Sono tirata a lucido, oggi. Magari qualcosa gli entra in testa. Al massimo sarà un esercizio per imparare a trovare le parole giuste.
Così gli suggerisco con dolcezza di andare ad un corso, che non costa tanto, che il cane non è cattivo e blablabla, cose che ad una persona con più risorse mentali avrei detto, ma facendogli intendere che lo ritenevo una testa di cazzo per non averlo ancora fatto con un cane con problemi del genere.
Cerco di tagliare un po’, ma giusto perché dal finestrino abbassato il cane continua con i tentativi di fuga, e l’uomo deve tenerlo dentro con qualche leggera manata per impedirgli di inseguire i suoi sogni di libertà.
Quando finisco, l’uomo sembra visibilmente sollevato. Probabilmente qualcuno del pubblico si scioglierebbe in applausi per il tentativo, e il cane sono certa che approverebbe se capisse la mia lingua.
L’uomo si volta e cerca di infilarsi in macchina non proprio, diciamo, furbescamente. Spalanca infatti la portiera… e il cane è di nuovo fuori.
Penso sinceramente a quel punto che forse è meglio così.
Forse il suo destino è finire sotto ad una macchina, e a quel punto il tipo non avrà tutti questi problemi.
Perché non è che col padro… pardon, con l’autista lì presente, il cane ci caghi di più. Anzi, viene da chiedersi se sa che quello è davvero il suo nome.
Però viene ripreso abbastanza in fretta –  stavolta morde il marito della signora – e rimesso in auto. E a quel punto questi intima al “padrone”: “Se lo fai scappare di nuovo a lui non faccio niente, perché non è colpa sua, ma a te tiro una renga che te ne ricordi!”. Alla faccia del mio approccio calmo e tranquillo… ma sinceramente sono le parole che tutti noi avremmo voluto dirgli.
Dopodiché altri numeri da circo per far entrare il tipo in auto senza far scappare il cane, e tanti saluti.
Si, ci diciamo, il cane non starà male. Se non altro, abbozzo un’amara battuta, non vivrà molto a lungo questa vita dato che gli danno il prosciutto crudo, il salame e via dicendo.
Però non starà nemmeno bene. E’ la terza volta che scappa… un motivo ci sarà, no? E se la quarta viene messo sotto da una macchina?  Vive in un paese piuttosto grosso, ipertrafficato… e se a metterlo sotto non è un’auto, ma una moto?
Il motociclista si ammazza.
E poi… la prossima volta, perché ci sarà una prossima volta, quali sono le probabilità che ben quattro persone perdano due ore per tenerlo sotto controllo, mettendo da parte i loro impegni?
L’amarezza in bocca ti rimane, mentre vedi questo cane portato via da qualcuno che non è semplicemente in grado di prendersene davvero cura.
Ma non c’è nulla da fare: legalmente è responsabilità della famiglia di quest’uomo, e dopotutto qualcuno che lo ha vaccinato, microchippato e gli dà da mangiare lui ce l’ha.
Non si può nemmeno dire che sia maltrattato, non in un modo che spingerebbe le autorità a intervenire.
Però lo stesso, anche se il cane non sta male, non è maltrattato, non è denutrito, provo una sensazione di sconfitta nell’averlo consegnato, fino alla prossima fuga, ad un luogo a cui evidentemente non si sente di appartenere.
Però prima di salire in auto e ripartire mi concedo di lanciare un’occhiata alla coppia che ha aiutato con la cattura e a due ragazze con i loro due cani, che si erano a loro volta preoccupate per il fuggitivo. Cinque cani in mano a quattro persone che li amano, li rispettano, e li trattano da cani.
E non posso fare a meno di sorridere, almeno a questo spettacolo.

NOTA: Non ho voluto mettere il mio nome. Un episodio del genere può capitare a chiunque, in qualunque momento. Ho lasciato i protagonisti anonimi per questo, perché qualunque lettore si possa identificare con questa situazione, in qualunque città. E ho lasciato l’articolo anonimo perché sappiate che, per quanto si parli di cani maltrattati e di padroni indegni di avere un animale domestico, esistono anche persone che ne sono l’opposto. Solo che quelle non fanno notizia, e non si fanno  pubblicità.
Eppure ci sono, e magari avrete anche voi la fortuna di conoscerle e di sentirle scaldarvi il cuore.

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5 Commenti

  1. anche io ho avuto a che fare con un esperto fuggiasco (per non dire padrone da prendere a scarpate), mi sono trovata il piccoletto praticamente nel baule dell’auto, lo prendo al guinzaglio, faccio il giro del paese per vedere se qualcuno lo stesse cercando ma nulla, allora chiamo carabinieri che mandano un ragazzo del canile a prenderlo. qualche giorno dopo telefono al canile per chiedere notizie, mi raccontano che il piccoletto è un plurischedato e verrà schedato ancora molte e molte altre volte, il proprietario è un incompetente e al limite del maltrattatore ma non possono fare nulla e devono ridargli ogni volta il simpatico piccoletto, hanno già provato a fargli proposte di soldi in cambio del piccoletto ma niente da fare…non abita nemmeno vicino a dove l’ho trovato…la prossima volta potrebbe non essere così fortunato nell’attraversare le varie strade. eppure non si può far nulla di più…

  2. Vogliamo parlare della sicilia?? Qua trovi pure chi si ferma (povero disgraziato, non sa a cosa va incontro) e forse forse qualcuno che viene (ogni tanto e solo se il cane sta per morire, nel vero senso della parola) ma il chip? ahahahahhahahahahhahahaahahahah questo sconosciuto… quasi impossibile trovarne uno smarrito e provvisto…
    E comunque ti do ragione, quanti cani maltrattati “psicologicamente” che è al pari, per me almeno, del maltrattamento fisico… 🙁

  3. beata te che sei riuscita a contattare qualcuno! pensa che a Roma, e dici roma, non Burundi, quando trovo un cane che gira solo per strada e chiamo 118, mi ridono in faccia dicendo di chiamare il 113. chiamo il 113 e anche li mi ridono in faccia dicendo che non se ne occupano loro di chiamare tizio o caio che poi non rispondo nemmeno alle chiamate. e li arriva il momento che il cane te lo gestisci da solo oppure chiami delle SANTE volontarie che se lo vengono a prendere e se ne occupano loro…. qui a Roma sotto questo punto di vista fa davvero schifo!
    cmq davvero nell’articolo!

    • @Alessia fai prima a chiamare il canile della Muratella, per lo meno di giorno. Sarà che per i cani si sbattono a 360° ma si attivano subito.

  4. Non posso fare altro che ringraziarvi, tanto. Non solo per l’aiuto diretto al cagnolino, ma per esservi trattenuti dall’infamare l’idiota, che la cosa forse più difficile e che sarebbe stato controproducente. La morale amara che mi viene in mente per prima è sul numero spropositato di cucciolate fatte a proposito e non che vengono poi sbolognate a casaccio finendo nelle mani di questa gente o peggio, trattate come merce inanimata. Ma anche quelle fatte dagli allevatori seri – che credo di poter dire non sono la maggioranza di chi “cucciola” – non escono dal loro allevamento con la garanzia di una vita degna, solo con una possibilità in più, ma non è detto. Personalmente, sterilizzo.

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