di VALERIA ROSSI – Mi scrive un lettore che ho conosciuto anche di persona, perché ha partecipato a un mio seminario: lui non vuole essere riconoscibile e per questo non cito né il suo nome, né quello del cane, né la razza (dico solo che è di taglia decisamente imponente)… però qualche brano della sua email lo riporto, perché è decisamente indicativo.
Problema: cane fortemente rissoso con gli altri cani.
Soluzioni tentate:
a) frequentato un centro cinofilo molto competente che basa l’educazione/addestramento sul solo rinforzo positivo, provando la classica desensibilizzazione e il classico controcondizionamento. Esito: quasi nullo. O meglio, per onor del vero, siamo passati dalle redirette al trascinare più volte per terra mia moglie alla vista di altri cani, anche a grandi distanze.
b) frequentato un’educatrice iper-gentilista, anch’essa molto competente. Esito: pettorina e guinzaglio di tre metri, e cane che continuava a farsi i cazzi suoi.
c) frequentato un operatore di cani tutor, con un metodo leggermente più assertivo nei confronti del cane. Esito: miglioramento nell’immediato, ma poi ricadute nel solito tram tram.
d) frequentato un’amica, appassionata cinofila da sempre, che bene ha conciliato tutti i metodi di cui sopra: in effetti lei ci ha insegnato in maniera assolutamente naturale a deresponsabilizzare il cane. Il lavoro svolto con lei è stato un lavoro (molto breve, peraltro) in cui è bastato un calcio nel sedere dato una volta per sistemare tutto o quasi.
Il punto di partenza è che abbiamo lavorato sul non permettere al cane di prendere decisioni in autonomia: dovevamo essere noi a farlo per lui. Il mio cane si sentiva in dovere di intervenire semplicemente perché non aveva mai ricevuto da noi alcuna “dimostrazione di forza”.
E come si dà una dimostrazione di forza ad un cane che per una selezione che va avanti da centinaia d’anni ha un carattere estremamente indipendente, è abituato a lavorare a chilometri di distanza dall’uomo, a prendere decisioni in autonomia e, una volta arrivato sulla preda, mostra una tempra ed un temperamento altissimi?
Semplice: dicendogli un secco “NO!”.
E non appena lui (che conosce il significato del no) trasgredisce al comando, tirandogli un calcio in culo e costringendolo ad eseguire un ordine semplice (“seduto”, per esempio).
Io sono convinto fermamente di non avere maltrattato il mio cane.
Semplicemente gli ho restituito il suo posto.
In fondo un calcio in culo cosa significa, se sui due piatti della bilancia ci sono una vita serena (per entrambi) o una vita di merda (per entrambi)?
Il cane, dopo che è stato deresponsabilizzato, si vive la passeggiata in modo moooooolto piu’ sereno.
Dopo il famoso calcio in culo ha prontamente adottato posture rilassate, con coda e testa a mezz’aria, diminuendo notevolmente lo stato di vigilanza.
A differenza di ieri, oggi penso che lo potro’ portare in giro con me in ogni occasione e che se andrò a mangiare una pizza in un posto dove accetteranno cani non lo dovrò lasciare in macchina ma potrò godermi la sua compagnia, magari vigile, magari dicendogli un NO se entra un altro cane nello stesso ambiente… ma potrò vivere una vita normale, da normale proprietario di cane.
Qualcuno sta inorridendo?
Questo articolo verrà rimbalzato sulle pagine FB di tutti i miei “nemici”, ad ennesima dimostrazione del fatto che io sponsorizzi il maltrattamento dei cani e l’addestramento a calci in culo?
Eh… accomodatevi pure: però non avreste capito un tubo.
Il calcio in culo non sarà MAI una delle mie proposte di addestramento: preferisco dimostrazioni di “forza” diverse, preferisco ottenere diversamente il rispetto del cane e il fatto che lui si affidi a me prima di prendere una qualsiasi decisione.
Però il concetto di base, qualora non fosse capito, NON è che sia corretto prendere il cane a calcioni: è che è correttissimo, anzi a mio avviso assolutamente indispensabile, che il cane non senta su di sé la responsabilità di prendere decisioni, ma che le deleghi al proprietario.
Sì, lo so che questo è l’esatto contrario di quanto indica la cinofilia new age, che invece propone proprio la responsabilizzazione del cane: sta di fatto che questa è innaturale, è antietologica, è una forzatura. E infatti i cani problematici, anziché diminuire, stanno aumentando in modo esponenziale: chiediamoci perché.
Il cane, come ho già ripetuto un miliardo di volte, NON vuole responsabilità.
NON gliene frega nulla di acquisire autocontrolli: preferisce di gran lunga che lo controlli qualcun altro.
NON vuole “comandare” nè “dominare”, preferisce di gran lunga essere indirizzato.
Quando cerca di comandare lui in famiglia lo fa solo perché nella sua mente, anzi proprio nel suo DNA, c’è la certezza assoluta che un branco senza una guida decisa ed affidabile sia destinato a morire: quindi, se il suo umano di riferimento risulta carente nelle doti necessarie per impersonare questa figura-guida, tenta di ricoprire lui stesso il ruolo vacante.
Il cane aggressivo verso gli altri cani, nove volte su dieci, è semplicemente un cane insicuro: attacca sperando così di non essere attaccato (lo dimostra il fatto che moltissimi cani, quando sono liberi dal guinzaglio, diventano amichevoli con tutti. E’ l’impossibilità di fuggire che li rende aggressivi, esattamente come avviene con i cani a catena).
Il cane al guinzaglio, quando vede un altro cane, pensa: “Oddio, sarà pericoloso? E questo qua (l’umano) sarà in grado di difendermi, nel caso lo fosse? Mi sa di no, questo è capace solo di sfoderare coccole e bocconcini… sarà meglio che metta le zampe avanti e faccia capire IO all’altro cane che sono una belva ferocissima e che è meglio che mi stia lontano”.
Tra le altre cose, l’altro cane magari raccoglierebbe volentieri il messaggio e se ne andrebbe altrove: solo che pure lui è al guinzaglio, quindi impossibilitato a scegliere la fuga. E così, a volte (specie quando gli umani sono così ottusi da infischiarsene dei messaggi che si stanno mandando i loro cani), si arriva alla rissa.
Quand’è che un cane, invece, approccia i suoi simili con serenità? a) quando è molto sicuro di sè stesso (“Faccia quello che je pare, quello là, tanto se dovessimo menarci vincerei sicuramente io”); b) quando è sicuro di essere protetto dal suo umano (“Faccia quello che je pare, quello là: tanto, finché sono vicino al mio umano, non può succedermi nulla di male”).
Ovviamente, più il cane è psicologicamente fragile (vedi cani di piccola/piccolissima taglia, cani ipersensibili per razza, cani dal passato difficile e traumatico, eccetera), più importante diventerà il punto b).
Se si ottiene il risultato b), ovviamente, non ci sarà mai bisogno di prendere a calci in culo nessun cane, perché il cane NON prenderà decisioni in proprio e non farà cose sgradite e/o pericolose.
Ma il risultato b) non è che caschi dal cielo: bisogna lavorare per ottenerlo.
E se è molto facile, per ovvi motivi, ottenerlo con un cucciolo, le cose si complicano parecchio quando abbiamo a che fare con un adulto che:
a) ragiona e giudica, avendoci già messo più volte alla prova (quindi è perfettamente in grado di capire i nostri limiti, e diventa sempre più difficile convincerlo che si è sbagliato e che non siamo poi così pirla come crede lui); b) sa già di essere fisicamente più forte di noi – specie se non è proprio un bruscolino di cane;
c) ha ormai acquisito e fissato comportamenti che gli hanno portato vantaggio (per esempio, nel caso del cane aggressivo, è sempre riuscito a mettere in fuga l’avversario, cane o umano che fosse): quindi non vede alcun motivo valido per cambiare il suo atteggiamento.
I casi in cui ci si può ritrovare a dover prendere in esame la forza fisica (dalla pacca sul sedere al calcio citato dal nostro lettore, fino a mezzi anche più violenti) sono sostanzialmente due: a) quello in cui abbiamo trascurato la nostra immagine di “leader” nei confronti del cucciolo; b) quello in cui abbiamo adottato un cane adulto che già presentava problemi (è il caso del lettore).
La cosa che mi fa davvero imbestialire è il fatto che gran parte della cinofilia new age, che spesso basa i propri assunti sul semplice desiderio di far colpo sulle Sciuremarie predicando una gentilezza fine a se stessa, slegata da qualsiasi cognizione etologica (o, peggio, legata a studi di ricercatori che hanno mal interpretato e talora volutamente falsato i risultati dei propri studi per adeguarli alla “moda” gentilista), finisca per far perdere ai proprietari di cani un sacco di tempo prezioso (e, nel caso dei cuccioli, il periodo più prezioso in assoluto, che è quello dell’ordinamento gerarchico) tentando strade che non danno in alcun modo al cane di sentirsi davvero al sicuro (priorità assoluta nella sua vita), ma che lo fanno sentire soltanto coccolato, viziato, rimpinzato di bocconcini e così via: tutte cose di cui al cane non frega assolutamente nulla. O meglio, gli fanno chiaramente piacere, così come a un bambino farebbe sicuramente piacere avere dei genitori che non fanno altro che acconsentire a tutte le sue richieste… ma non lo aiutano a crescere.
La differenza sta nel fatto che il bambino, per diventare un uomo consapevole e maturo, deve essere gradualmente responsabilizzato: ma il cane NO, perché il cane “cresce” solo fino a un certo punto.
Come ho ribadito almeno un milione di volte, il cane adulto ha una mente paragonabile a quella di un bimbo umano di 3-4 anni, al quale non si può chiedere di assumere alcuna responsabilità, specie in una società che non è la sua e che non sarà mai in grado di comprendere fino in fondo.
Il lettore ha scritto un’altra frase che vale la pena di riportare:
E infatti è esattamente su questo che fa leva la cinofilia new age: il buonismo mette a tacere i sensi di colpa, l’idea di “amare” e soprattutto di “trattare” il cane “come un figlio” tacita le coscienze di chi, sotto sotto, si rende ben conto che il labrador da divano o il border da parchetto non saranno mai cani davvero felici e completi. Però l’idea di dar loro tanto ammmmore, così come quella di insegnar loro ad autogestirsi, autocontrollarsi, auto-tutto quello che non troviamo il tempo di fare noi, suona molto meglio dell’idea di non occuparci abbastanza dei nostri cani, o di non farlo nel modo giusto.
Quanto tempo ha perso, il nostro lettore, tentando tutte le strade “buoniste” che infine l’hanno portato alla beatificazione del calcio in culo? Probabilmente troppo, troppissimo.
Se si fosse mosso fin dal primo giorno nella direzione del “ti faccio capire che di me puoi fidarti, perché sono io che dirigo l’orchestra e se tu mi segui non ti succederà mai nulla di male”, probabilmente al calcinculo non ci sarebbe neppure mai arrivato.
Ha fatto male ad utilizzarlo adesso? No: un po’ perché, conoscendo il cane, sono assolutamente sicura che non possa essere stato in alcun modo “traumatizzato” (è una specie di cavallo!), un po’ perché sono dell’idea che a mali estremi diventino accettabili (entro certi limiti, è ovvio) anche gli estremi rimedi. Quando si tratta di scegliere tra una vita serena e una vita di merda per cane e umano, come ha detto il lettore, sono assolutamente disposta ad accettare anche un calcio nel sedere: ma il punto resta un altro, e cioè resta il fatto che a quel calcio nel sedere non si sarebbe mai arrivati se il rapporto con quel cane fosse stato impostato fin dall’inizio in modo diverso.
In quale modo, spero sia chiaro: NON responsabilizzando il cane, anzi de-responsabilizzandolo quando pensa di dover essere lui a prendere decisioni, ed accettando la cruda verità, ovvero il fatto che possedere, gestire, amare un cane è una precisa responsabilità nostra, non sua.
Perché è inutile svuotare i canili e riempire le case di cani che rendono la vita impossibile ai loro proprietari: ma soprattutto è un vero affronto alla cinofilia proporre metodi educativi che portino proprio a queste vite impossibili (o “vite di merda”, se preferite un’immagine più forte), solo perché è tanto trendy far credere alla gente che “basti l’ammmore”, o che il cane sia in grado di amministrare un condominio, o che debba essere “libero” di fare il comodaccio suo in ogni circostanza.
Perché purtroppo, prima o poi, il comodaccio suo si scontra sempre col nostro: e allora arrivano gli abbandoni, gli psicofarmaci, le soppressioni e tutte quelle cose che mi fanno uscire dalla grazia di Dio. Specie perché, 99 volte su cento, erano evitabili.
E lo erano senza alcun bisogno di fare i Cesar Millan, i coercitivi o i padri-padroni: bastava essere proprietari responsabili, impegnarsi un po’ e cercare di capire di cosa ha davvero bisogno un cane.
Buona sera Valeria,
ho a che fare con due bei cagnoni, un boxer di due anni di 37 kg di muscoli e un cane corso di 8 mesi di quasi 41 kg; entrambi hanno un carattere meraviglioso e non sono problematicamente aggressivi. L’unico inconveniente per entrambi (probabilmente dovuto anche alla giovane età) è che quando sono al guinzaglio e incrociano un qualsiasi altro cane, vogliono avvicinarsi per gli immancabili annusamenti e quasi sempre invitarli al gioco con il risultato che partono a razzo trascinandoti stile sci sull’alsfalto :-@
Aggiungo solo che con entrambi ho lavorato e sto ancora lavorando sull’educazione di base, quindi sui classici comandi seduto, terra, no, etc… però se perdi quell’attimo impercettibile dove fai ancora in tempo a dire un No secco e dargli l’opzione alternativa (a volte con il boxer funziona) il loro cervello è già partito e allora non c’è più niente da fare e bisogna solo agire fisicamente.
Intendiamoci, non è che io non voglia farli mai avvicinare ad altri cani eh? semplicemente a volte non è il caso e preferirei non dover avere un allenamento da culturista per poterli gestire.
Ha qualche suggerimento per me?
Grazie.
PS = i due cani non vivono insieme (giusto per avere il quadro completo della situazione)
*mi chiedo, e se il cane fosse un pastore…
Fatemi capire… Un solo e singolo calcio e il cane si è rieducato? Nessun lavoro dietro? È bastato questo? Fantastico. Ma funziona con tutto? Il mio fa le buche in giardino, un calcetto e smetterà? Posso applicare lo stesso metodo anche per farlo desistere dal distruggere le scarpe? Dal rubarmi le calze dall’armadio?
Mi chiedo, e se il cane è un pastore del caucaso o che so un mastino tibetano, posso procedere lo stesso? O rischio di rimetterci un piede, se non la gamba intera?
Io sinceramente eviterei come la peste di pubblicizzare queste “miracolose” riprese di posizione del padrone. Non solo esperti leggono questo blog e i più ingenui/ignoranti potrebbero essere portati a credere che questo approccio sia quello più corretto e VELOCE con un cane “testardo” (un problema non certamente raro, dal momento che oramai i cani si comprano e adottano con la stessa facilità con la quale si acquista, che so, un frullatore).
Sabi, ti darei assolutamente ragione se in una qualsiasi riga di questo articolo si fosse detto che il calcio nel sedere era la soluzione corretta. Peccato che NON si sia mai detto nè ipotizzato né lasciato supporre niente di simile. Si è detto – e lo ribadisco – che a volte i proprietari disperati arrivano al calcio in culo PER COLPA DI CHI non è riuscito a dar loro le soluzioni corrette e rispettose del cane.
E siccome questo lo vedo succedere ogni santo giorno, se permetti, mi girano le palle proprio perché, al di là di ogni discorso etico, a dare un calcio in culo al pastore del Caucaso di turno rischi di rimetterci la gambina.
Mi auguro che i lettori di questo sito siano persone cervellomunite che non travisano ciò che viene detto e che sappiano cogliere il vero messaggio, che è questo: “Non fidatevi per primo pirla che vi sbandiera sotto il naso il diplomino da educatore preso in due week end, ma se avete un problema serio – come è seria l’aggressività – cercate persone davvero competenti ed esperte”. ALTRIMENTI potreste trovarvi nella SCIAGURATA necessità di prendere il vostro cane a calci in culo” .
A chi non sa leggere o capire, purtroppo, questo messaggio non arriverà, o arriverà distorto: ma non è un problema mio.
Purtroppo non posso salvare il mondo dall’ignoranza (e neanche dalla malafede).
Terza contraddizione, me ne stavo dimenticando. L’articolo dice subito di non scandalizzarsi dei calci in culo perchè mali estremi… ma poi si critica Millan, e cosa fa Millan di tanto diverso?
Alura… Elena, temo che tu non abbia capito né il senso dell’articolo, né Cesar Millan.
Primo: non si è MAI detto di “risolvere tutto con un calcio in culo al cane”. Anzi, si critica proprio il fatto che in alcuni casi si sia costretti ad arrivare al calcio in culo, solo perché TROPPI incompetenti hanno fatto credere ai proprietari che bocconcini, carezzine e permissivimismo fossero la chiave per arrivare a conquistare la fiducia del cane.
Invece no: la chiave è far capire al cane che noi siamo una guida sicura, un “faro nella notte”, dei maestri da seguire: e questo si ottiene con coerenza, intelligenza ma soprattutto CHIAREZZA.
Sono arcistufa di trovarmi davanti dei cani che a uno o due anni ancora non hanno capito cosa devono fare nella vita loro, perché, qualsiasi cosa facciano, o vengono premiati o vengono ignorati (e quindi, comunque, rinforzati: perché il cane pensa che “chi tace acconsente”).
Perché il calcio in culo funziona? Perché è un messaggio forte e chiaro!
Un messaggio che però si sarebbe potuto dare in mille altri modi più efficaci e meno violenti, se solo non ci si fosse ancorati al buonismo che fa tanti proseliti tra le Sciuremarie, perché le si illude di “amare di più il loro cane”. Invece sta succedendo ai cani la stessa identica cosa che accadde ai bambini tirati su col metodo Spock: il quale, alla fine, ammise di “aver tirato su una generazione di delinquenti”. Ma nessuno impara mai dal passato, purtroppo… e si sta ricommettendo la stessa identica serie di errori con i cani.
I calci in culo NON servono a nulla se si educa il cucciolo (ma anche l’adulto, appena mette piede in casa nostra) con coerenza, chiarezza, REGOLE. Questo è ammesso, questo no. Questo è gradito, questo è proibito. Glielo si può spiegare con il massimo rispetto e la massima gentilezza possibile, senza MAI alcun cenno di violenza: però il cane deve capirlo subito… altrimenti prende in mano la situazione, gestisce lui le risorse, decide lui cosa può e cosa non può fare…e alla fine, se tra le cose che ritiene di poter fare c’è anche l’aggressione (verso cani o persone), i casi sono due: o si ricorre agli psicofarmaci (panacea dei gentilisti) o si ricorre ai calci in culo (panacea dei non-gentilisti).
Entrambe le soluzioni sono UNA CAZZATA MOSTRUOSA, ma quando si arriva a certi limiti non restano molte alternative (se non quella di far fuori il cane, anche questa parecchio praticata da gentilisti e non).
Quindi? Quindi bisogna lavorare PRIMA su una fiducia conquistata ponendo regole chiare e facendo sfoggio di quella “forza” psicologica e morale, nonn fisica, che in teoria gli “esseri superiori” dovrebbero possedere in larga scala, e che invece sacrificano troppo spesso al business del buonismo (perché di questo, e solo di questo, può trattarsi: non credo che NESSUNO AL MONDO sia davvero convinto di poter educare un cane – ma neanche un bambino – a suon di coccole).
Qual è quel cane che si fida di chi gli dà un calcio in culo senza motivo? Ovviamente nessuno.
Qual è quel cane che si fida di chi gli dà un calcio in culo motivato e comprensibile? TUTTI! Anzi, in molti cani (e quello di cui si parla nell’articolo è probabilmente uno di essi) vedi proprio il sollievo negli occhi. Vedi un fumetto che dice: “OHHHHHHHHH!!! Finalmente ho capito che questa cosa non la devo fare. Finalmente hai parlato chiaro”. Ovvio, se il cane lo sapesse (ma non lo sa) potrebbe aggiungere qualcosa come: “Però, brutto pirla, non potevi spiegarti meglio prima, magari in modo più gentile?”.
Ma lui non può dirlo, proprio perché non lo sa. Io invece lo so, e per questo ho cercato di spiegarlo in questo articolo… per poi scoprire, dal tuo commento, che non mi sono spiegata bene. O forse che ai gentilisti viene la bava alla bocca non appena leggono termini come “eccessivo buonismo”, vedono rosso e partono alla carica senza aver capito un beatissimo tubo di ciò che si intendeva dire.
P.S.: cosa fa di diverso Millan? Semplice: PARTE dai calci e dalle strattonate per spiegare le cose ai cani. Ovvero, fa quello che ho appena descritto come “ultima – e disgraziata – chance”, considerandola la prima strada da percorrere. In pratica, fa l’esatto contrario di quanto direbbero buon senso, logica e soprattutto, ancora una volta, competenza.
Quindi non vi è altro modo per affrontare una RIEDUCAZIONE (perchè è di questo che stiamo parlando) se non con un calcio in culo
Quindi saresti una di quelle persone che vuole leggere a tutti i costi quello che vuole lei, e non quello che c’è scritto in un testo?
Chiara, già ci sono cascata io, ma visto che ormai l’intento della fanciulla è palese… don’t feed the troll! 🙂
Trovo questo articolo alquanto contraddittorio.
Si parla di responsabilizzare il proprietario e poi di risolvere il tutto con un calcio in culo al cane, si parla di errori dei proprietari (vecchi o nuovi che sia) e il tutto finisce comunque col concludersi del calcio al cane. Ma l’errore di chi è stato? E quindi perchè è il cane a pagarne le conseguenze? La risposta è solo una: la mancanza di pazienza e la voglia di impegnarsi da parte dei proprietari nel conquistare la fiducia del cane (è n lavoro lungo).
Non è con un calcio in culo che si dimostra al cane che puo fidarsi del suo umano, e qui nasce l’altra contraddizione: vorrei proprio sapere chi è quel cane che si fida di chi gli da calci in culo senza motivo (almeno per quanto ne sa il cane).
E sopratutto smettiamola di scambiare il gentilismo per l’incompetenza (detto da una che è educatrice su carta ma ha ancora tanto d imparare)
Dico solo una cosa molto veloce, senza permettermi di scendere nei particolari dato che non mi ritengo abbastanza competente per affrontare il discorso dal punto di vista cinofilo.
Sinceramente trovo ridicolo che qualcuno possa scandalizzarsi per un calcio in culo. Un paio di calci in culo li ho presi anche io da mio padre quando ero piccola e sicuramente non mi hanno traumatizzata.
Con questo non sto dicendo che bisogna picchiare il cane selvaggiamente dal mattino alla sera per ogni cosa sbagliata che fa, o dargli calci talmente forti da fargli seriamente male … ma se serve, come in questo caso, sicuramente non mi scandalizzo.
cosa posso fare? Questa mattina un mio paziente parlando di cani mi ha raccontato che in cortile tengono(accatenato) un canone giovane ma grosso mai fatto uscire in vita sua(socializzazione? Che roba e’?) questo povero da’ segni di aggressivita’ ormai anche verso di loro.devono lanciargli il cibo.Hoprovato a parlargli di sentire qualche istruttore,ne conosco di bravi, ma mi ha fatto intendere che adotteranno la”soluzione finale” Si puo impedirlo?
Piuttosto il canile, non so di dove sei ma alcuni hanno anche un educatore all’interno e possono rieducare il cane. Puoi convincerli in questo senso forse. Non credo che tu possa impedirlo perchè probabilmente anche il loro veterinario dirà che è aggressivo e non c’è più nulla da fare…
Povero cagnolone…se proprio lo devono fare consiglierei di rinchiudere i loro padroni, stesso trattamento, se poi diventano troppo aggressivi li sopprimerei!!! Non è una battuta, io lo farei davvero…legge permettendo!
Continuo, ma ero stata interrotta…. Mentre nei miei vagabondaggi sono capitata in un centro cinofilo da cui siamo scappati a gambe levate (che poi è stato il primo)… Non sto a dire le cose che ho visto che secondo me era pura violenza gratuita ma i cani che uscivano di macchina tremavano di terrore e anche se i padroni che facevano agility erano tutti contenti xche da quando facevano quel corso di ubbidienza erano superbravi noi abbiamo preferito cambiare centro cinofilo (anche d agility, perchè non puoi consigliare individui del genere). Comunque la filosofia in quel posto era che almeno una volta il cane doveva sentire la forza fisica del padrone, perció anche in maniera gratuita dovevi fargli male… Non so qualcosa come storcere un orecchio ad un povero labrador che si faceva i caxxi propri.. lasciatemelo dire… Anche no. Così siamo risaliti sulla nostra bella macchinina e siamo andati in un altro posto senza alcun rimpianto.
Eppure io ne ho girati di centri cinofili ma non ho mai incontrato uno dove il metodo gentilista significasse premiare il cane quando fa bene e ignorarlo quando fa male…. Ora è passato del tempo, cosa mi hanno detto non lo ricordo, ma il no fermo e intimidatorio era usato abbondantemente quando sbagliavano, la fermezza, la coerenza e la leadership intesa come il dover essere un capo non violento ma plausibile erano tutti principi guida dell’addestramento. Capo è colui che non perde la testa quando tutto va a rotoli….. Cq x me questo è metodo gentile. Solo negli animalisti fanatici, spesso volontari d canile a cui va tutto il mio rispetto, ma ogni tanto cavolate tipo amore e coccole ho sentito proferire in maniera diciamo a sproposito….mica tutti, ma qc si e li ho visti inorridire di fronte a minchiate….
sarà…..ma se io do un calcio in culo al mio se ne strafrega e continua a farsi gli affaracci suoi!
abbai e ringhiate da manuale (a smart comprese). con il mio non si ottiene nulla nè con le buone nè con le cattive, abbiamo sbagliato a crescerlo quando era il momento ed ora ci ho perso le speranze.
Ah, bene, proprio preso in pieno lo spirito dell’articolo! I cani imparano a qualsiasi età, basta saper insegnare!
Nessun essere vivente, ancor meno un essere senziente come il cane, impara a qualsiasi età.
L’apprendimento è un processo biologicamente dispendioso, ma necessario. A condizionarne le possibilità e i risultati concorrono numerose determinanti, da quelle biologiche a quelle sociali a quelle relative alla storia individuale.
L’età dell’individuo che apprende, anche prescindendo dalle caratteristiche biologiche e dalla storia personale, condiziona pesantemente le possibilità di apprendimento perché i processi maturativi si esprimono anche nelle funzioni attentive, nella memoria, nelle motivazioni, nelle prassie.
Un buon educatore, piuttosto che vendere il fumo di metodi buoni per tutte le razze, per tutti gli individui di ogni razza e per tutte le età di ogni individuo, dovrebbe valutare sempre le potenzialità di apprendimento del singolo cane che si trova davanti e comunicare al conduttore mete educative realistiche.
Qualcuno ha forse detto il contrario? Le mete educative “realistiche” ovviamente vanno valutate, ma i cani IMPARANO, eccome, a qualsiasi età. Non altrettanto velocemente di un cucciolo, magari, ma imparano eccome: forse perché le loro capacità cognitive si appannano meno di quelle di certa gente.
Non è soltanto una questione di velocità di apprendimento.
Guarda, quando ho chiesto ad una veterinaria amica mia se la sua cagnetta di 6-7 anni non avesse già imparato tutto la risposta è stata “c’è sempre un margine di miglioramento”.
E poi guarda noi esseri umani…magari non chi ha l’alzheimer, ma chi è in salute: chi smette di apprendere cose nuove non è perché non ci riesce, ma perché si arrende.
Altrimenti non esisterebbero 60enni che sanno usare il touch sul cellulare, 70enni che vanno su internet tranquillamente e così via…che poi magari ci mettano di più a capire certe cose ok (e nel caso specifico delle nuove tecnologie è comprensibile: non esistevano fino a pochi anni fa), ma alla fine ci arrivano lo stesso.
È importante non confondere imparare con memorizzare o esperire.
È importante non confondere adattamento spontaneo e apprendimento coatto.
L’apprendimento è un processo che si autoalimenta. Un individuo che raggiunge una certo momento maturativo in condizioni di allenamento adattivo o con un elevato repertorio di comportamenti e di strategie di fronteggiamento avrà attese di ampliamento maggiori rispetto a chi raggiungerà lo stesso momento maturativo con un ridotto allenamento e uno scarso livello di risultati conseguiti.
Il suggerimento che mi sento di rivolgere può essere formulato in maniera semplice: diffidare di educatori, addestratori, istruttori che propongono percorsi centrati sulla tecnica e che assicurano risultati senza una preliminare valutazione del singolo individuo e una realistica anticipazione degli obiettivi perseguibili.
“Nessun essere vivente impara a qualsiasi età”? Cavolate.
Io continuo ad imparare e studiare e non sono mica una pulcina primaverile. Mio segugio di 13 anni dopo il serraglio di qualche cacciatore, 9 anni in un canile lager, e 2 in un rifugio clandestino, aveva imparato subito di essere un perfetto cane da casa, conoscere i commandi di base, e recentamente ha imparato il commando “touch” (toccare la mia mano con il naso) in meno di 30 secondi senza clicker.
Come la padrona, non è un genio, ed ahimè e soggetto a qualche “senior moment” di confusione, ma con la giusta motivazione, impariamo come tutti.
Per favore, non utilizzare lo psychobabble per dire cose non vere.
Aggiustare le mete educative, si.
In termini tecnici non si impara a qualsiasi età.
Ma senza pretendere un completo rigore si può riformulare l’espressione: imparare in età diverse corrisponde a processi diversi. Alcuni mancati apprendimenti nelle fasi maturative proprie non potranno più essere recuperati, altri lo potranno soltanto in parte, altri ancora lo saranno in relazione alla qualità degli apprendimenti pregressi. Inoltre, gli apprendimenti tardivi, quando possibili, presentano un indice di decadenza molto elevato. Ciò vale anche nei percorsi riabilitativi, che pure presuppongono il possesso dell’abilità prima dell’evento di crisi. Ancora di più valgono nei processi abilitativi.
Salve, scusate l’intromissione, ma io ho un problema amalogo..cagnetta di 2 anni con una paura fottutissima e che ora è arrivata ad aggredire la gente per strada…sta diventando un incubo per me uscire anche solo per fare una passeggiata. Per non parlare del veterinario, portarla sta divenendo impossibile.
Mi sono un pò confusa leggendo l’articolo e qualcuno dei post, ma tra i vari metodi io mi affido a consigli (qualsiasi) della redazione o dati da voi che scrivete i vari commenti. Io sto alla prima esperienza con un cane (ho avuto solo gatti) e mi trovo persa ed in difficoltà di fronte a questa problematica. Sto tentando di dare secchi no, ma ho ottenuto solo che la pelosetta non si avvicina più neanche a me, quindi non so se sto facendo bene.. HELP aiutatemi a rendere la mia e la sua di vita migliore…Grazie a tutti fin d’ora da me e Lycia..
Alessandra
TROVA UN EDUCATORE COMPETENTE CHE POSSA AIUTARTI. O un addestratore, basta che sappiano quello che fanno. Perché? Perché il cane va visto ma soprattutto l’istruttore deve vedere cosa fai TU. Anche perché se quelle del cane fossero fobie non è che si risolvono con 4 consigli dati on line.
Di che zona sei? Magari è possibile indirizzarti da qualcuno di competente.
Ti ringrazio della risposta, in realtà so benissimo di nn poter risolvere il problema o tutti i problemi…ma purtroppo io abito a roma e ho chiesto diverse soluzioni per un comportamentalista (e ti assicuro tanta) e qui meno di 200€ per 3 lezioni non si prendono e devo considerare anche che abito sola con affitto, bollette e stipendio quasi da fame. Tu capisci che non mi è tanto facile, anzi direi che oggi non è facile per nessuno (o quasi). Non penso che la cagnetta abbia delle “fobie”, ma che sia solo impaurita in linea generale. Comunque grazie per il tuo consiglio, è sempre ben accetto.
Forse il problema è che hai chiesto di un comportamentalista? nel senso, come si mette ‘sta parola, alzano i prezzi. Ti metto la mia mail (che tanto è già in altri commenti): ithil9@yahoo.it, se mi scrivi, ti passo i contatti di due ragazzi a Roma che lavorano come educatori, che so che sono competenti, e almeno vediamo se riesci a smuovere la situazione! 🙂
la mia storia è simile a quella raccontata da Valeria: cane meticcio femmina, ora ha 4 anni e mezzo. Abbastanza grande, pesa 26 kg. Da piccola (ce l’ho da quando aveva 3 mesi) aveva timore del buio, dei passeggini, dei bambini e delle persone in generale. In casa invece comandava lei, abbaiava ogni volta che mi sedevo a tavola, mi abbaiava e si rigirava quando la sgridavo, tentava di mordermi quando la accarezzavo come se le desse fastidio. Portata da un educatore: metodo gentile, rinforzo positivo, crocchette e clicker. Molti atteggiamenti fastidiosi sono scomparsi ma col passare del tempo, quando ha compiuto l’anno e mezzo il carattere è cambiato. E’ diventata aggressiva con le persone: con tutte le persone che incontrava per strada o al parco! Non riuscivo più a fare una passeggiata tranquilla. Provato altri due educatori. Nessuno riusciva a capire il motivo e soprattutto trovare una soluzione. Uscire con lei era per me fonte di grande ansia. Anche solo uscire dalla porta di casa perchè se incontravo qualcuno del mio palazzo era la fine.
Un giorno – qualche mese fa – ho conosciuto un ragazzo mentre facevo una passeggiata con lei. Lui mi ha detto che il mio cane era una femmina alpha e che i miei problemi derivavano da quello e dal fatto che io non ero un buon leader (tutti i miei precedenti educatori pensavano che la teoria del capobranco fosse una stupidata). Mi ha insegnato come fare per farla camminare al mio fianco o dietro di me, con e senza guinzaglio. Senza botte o altro, solo una piccola toccatina sul fianco quando cercava di superarmi e passare davanti…due minuti e ha imparato subito. Mi ha detto che dovevo sempre entrare in casa o uscire di casa prima di lei. Piccoli “accorgimenti” così insomma…è cambiata fin da subito, moltissimo! E’ un altro cane! Molto più rilassata quando usciamo e anche i miei vicini di casa ora sono più contenti 🙂 Ah, questo ragazzo è un fan sfegatato di Cesar Millan e tutto quello che mi ha “insegnato” l’ha imparato da lui…senza torcere un pelo alla mia cagnolona…a me Millan non è mai piaciuto devo essere sincera, ma ora che ho potuto prove il suo metodo (senza nemmeno saperlo) sul mio cane e vedendo i risultati straordinari non posso nascondere che ho cambiato idea…Valeria, ho letto anche un tuo libro e mi è piaciuto moltissimo.
ma una femmina alpha può aver paura di cose varie? (parli di buio, bambini, passeggini ecc…)
la mia non è domanda polemica, sia chiaro, son proprio curiosa perchè per me, neofita canina inesperta, la dominanza non è ancora chiara…
ciao rananera, domanda più che lecita. lei ha avuto paura di queste cose solo i primi tempi…poi, ha “trasformato” la paura in aggressività. e forse il fatto di non avere una guida sicura, un leader che la sapesse proteggere e gestire ha fatto si che prendesse lei l’incarico di capo del branco…non lo so, sono ipotesi perché – dopo 4 anni passati a credere che le teorie del branco e del capo branco fossero tutte cavolate – è solo da pochi mesi che ho iniziato a interessarmi a questo tipo di “interpretazione” del comportamento dei cani e la loro psicologia…
Scusa se smorzo il tuo entusiasmo, ma… definirsi “capobranco” di un cane singolo “è” una stupidata. E anche definire “femmina alpha” una cagnina cagasotto, che si sente sicura solo con gli umani di casa che sa di potersi rigirare come vuole, è una stupidata.
La RSG ha funzionato con la tua cagna non certo perché sia un’alpha, ma perché si trattava appunto di una cagna insicura e debole, “costretta” dagli eventi a prendere il sopravvento sugli umani pehé non le davano nessuna sicurezza.
Mi vengono i vermi al pensiero che una cagna così sia stata educata a “toccatine” (presumo i calcetti nel fianco alla Millan…), quando si poteva ottenere lo stesso risultato con metodi più civili… ma per l’ennesima volta devo prendere atto del fatto che il buonismo e il permissivismo ottengano l’unico risultato di far entusiasmare i proprietari nei confronti di metodi antipatici ed eccessivi come quello di Millan… solo perché funzionano. 🙁
Il mio non è entusiasmo, è solo che dopo 4 anni e mezzo di problemi e poche soluzioni (cagnina cagasotto non la descrive adeguatamente) ora finalmente ho iniziato a “intravedere la luce”, a capire che il mio cane può cambiare se soprattutto io cambio. I problemi ci sono ancora, ma rispetto a prima sono il 5% anziché il 99%. Come dici spesso tu, non bisogna trattare i cani come essere umani ma semplicemente come cani, e anche in questo io sbagliavo. Lei era abituata a gestire le nostre camminate (andava avanti lei, anche di 50 metri e io stavo sempre con l’ansia che non sbucasse nessuno da dietro l’angolo), i giochi ecc. Forse come dici tu non è un’Alpha ma un cane insicuro: è sicuramente – secondo me – un cane molto interessante da studiare e interpretare. Ed è quello che sto cercando di fare, insieme anche a un lavoro su me stessa (la cosa più difficile è non farle le coccole quando me le viene a chiedere ad esempio :-). Non è stata educata a calcetti nel fianco quindi tranquilla, non ti verranno i vermi eheh. I tocchi erano fatti con un paio di dita, ma niente di che, giusto una toccata sulla spalla per dirle “ehi, sta al posto tuo”. Li ho usati solo le prime volte, ora non ne ho più bisogno. Quando passeggiamo, se fa qualcosa che non va mi basta lo schiocco delle dita, lei lo riconosce e capisce subito. Comunichiamo più a gesti che a parole ora.
Non penso mai di aver risolto tutto, non è un robot e nemmeno io lo sono. E lei cambia quando io cambio, forse è – come dice che Millan – questione di “energia”, che loro percepiscono in maniera incredibile.
Quindi tutti i giorni si lavora, si fanno esercizi, si gioca e si scarica l’energia…senza calcetti eh 🙂
Ah… allora non erano i calcetti, erano gli “SHHHHHH!” 😀
Vera, non fraintendermi: per me, tutto ciò che ottiene un risultato apprezzabile senza fare violenza sul cane (e un calcetto, uno sberlotto o una toccatina “mirati”, ne sono strasicura, non hanno mai ammazzato né traumatizzato nessun cane) è lecito.
Ma tra il “lecito” e l'”etico” ci passa un pochino di strada. Siccome sono profondamente convinta che certi problemi si possano risolvere senza seguire Millan, che non mi piace NON perché sia violento (anche se a volte lo è), ma perché lo ritengo poco competente e molto improvvisatore, quando sento parlare di qualcuno che “ha imparato tutto da lui” i vermetti mi vengono lo stesso.
Primo, perché mi piacerebbe capire cosa si può davvero “imparare” da una palese finzione televisiva (di libri di Millan ne ho letto uno, e non spiega nulla di tecnico, quindi non penso che il ragazzo che ti ha aiutato si sia acculturato su quelli). Secondo, mi fa veramente incavolare – e lo dico senza mezzi termini – che ottenga più risultati uno che ha guardato Millan in TV di gente che ha studiato,fatto corsi e magari preso anche il diploma di educatore… ma che poi, all’atto pratico, non risolve un problema che sia uno.
Mi fa incavolare perché mi rendo conto che corsi e diplomi sono troppo spesso a base di aria fritta, e che l’alternativa, purtroppo, siano le maniere forti (più o meno forti: non penso che tutti i seguaci di Millan torturino cani… però si potrebbe fare a meno ANCHE delle maniere “semi”forti, se si lavorasse con cognizione di causa).
Il fatto è che ormai la cinofilia si divide tra buonismi, filosofie e violenza. Le “vie di mezzo” fatte di competenza, di tecnica, di consapevolezza di cos’è realmente un cane e di come lo si può gestire gentilmente, sì, ma senza esagerare nel permissivismo e nel buonismo, si stanno perdendo nel nulla…e questo mi fa davvero incazzare, perché nel tentativo di lasciarsi alle spalle gli eccessi di violenza si è caduti nell’eccesso opposto. Dopodiché i cani si fanno gli affaracci loro, e la gente – per disperazione – torna a dar retta ai “capobranco” di stacippa.
Sigh.
Brava!!! concordo su tutto quello che hai detto!! e pensa quanto mi sono incazzata io dopo aver speso un sacco di soldi con gli educatori, vedere un tipo qualunque ottenere più risultati di chiunque altro “esperto cinofilo” consultato in 4 anni! Però tutto questo mi ha portato a voler capire di più, ed ecco perché ho comprato un tuo libro, vorrei tanto partecipare a un tuo seminario, così come ad altri che mi sono stati consigliati come quelli di Turid Rugaas, Berkoff e Abrantes…voglio studiare, imparare…capire…
Sono d’accordo con Valeria. Il mio cane ha smesso di fare il bulletto con tutti gli altri cani quando ho cominciato a rifilargli una sculacciata ogni volta che provocava. Solo così ho ottenuto che la smettesse di attaccare briga con tutti. E non pensate che lo faccia perché gli faccio male. Quando giochiamo capita di colpirlo più forte e risponde con una spallata e un invito a continuare e di solito mi faccio male io prima.
che casualità… questo articolo coincide con la discussione avuta questa mattina con la mia vicina di casa che asserisce con assoluta certezza che il mio lupo cecoslovacco è diventato un assassino perché nell’ultimo periodo ho dovuto avere un po’ di polso del solito!
cosa vuol dire? ho dovuto imporre dei limiti maggiori perché arrivato 2 anni e mezzo, il mio cucciolone peloso aveva deciso di tentare la scalata sociale 🙂
Purtroppo la cultura cinofila media è davvero troppo bassa… ma davvero bassissima.. talmente bassa che talvolta non si riesce a cogliere… forse solo non c’è!
La mia femmina di alano ha imparato le basi del “bon ton” durante il corso che abbiamo fatto quando era cucciola, ma tutto con discreta elasticità da parte sua.
In pratica “non tiro quasi mai, ma ogni tanto si”, “mi metto seduta quando me lo chiedi, ma a volte ci resto solo mezzo millesimo di secondo” e così via.
L’unica cosa che ha imparato perfettamente è che si scende dalla macchina solo quando io ho preso il suo guinzaglio ed ho la certezza che non correrà via e il metodo di insegnamento è stata una mia sgridata TERRIBILE seguita da diversi sberloni sul sedere quando, da cucciolona è saltata fuori dal bagagliaio ed è corsa per strada col rischio di farsi investire…
Sicuramente sono utili i rinforzi positivi e deve esserci un rapporto di assoluta reciproca fiducia, ma in certe occasioni è decisamente efficace anche un decisa punizione (nei limiti) data a fin di bene.
Ciao Valeria,
volevo farti una domanda su quanto scritto sopra:
il cane non prenderà mai decisioni e in questo caso, non attaccherà altri cani, perché sa che sta con noi e quindi non gli capiterà nulla di male.
Bene io volevo proprio dire una cosetta, ovvero il mio cane con gli altri cani è molto equilibrato e se ne frega altamente (sebbene sia un akita maschio di due anni) però è capitato in due occasioni che lui sia stato
aggredito da dei cani, chi al guinzaglio ma la padrona era una totale cretina e uno lasciato al pascolo a farsi gli affaracci suoi e siccome erano cani abbastanza grandi, non potevo far altro che lasciare quella situazione in mano a lui. E purtroppo, grazie a queste bravissime persone, hanno fatto in modo che il mio cane reagisse ai ringhi e abbai dei cani di taglia piccola. Per fortuna non tira al guinzaglio e mi basta urlare un secco NO che lui la finisce. Con i no sono riuscita a evitare che litigasse con altri cani. Ma come posso fare per far si che lui con me si senta protetto se poi arrivano questi scemi muniti di cani che non sanno gestire?
Io non vorrei che per colpa loro il mio cane non si fidasse più di me.
Condivido in toto le riflessioni contenute nell’articolo.
Peraltro utilissimo specie nel fare chiarezza sul buonismo e la deresponsabilizzazione.
Perché, come scrive @Accio, la cultura media cinofila è davvero bassa.
L’ultimo tato, bello grosso, con un gran temperamento e preso da adulto, appena arrivato definitivamente a casa, infatti, ha subito cercato di capire chi “comandasse” attentando prima al divano (tentazione irresistibile, così ampio e comodoso per un pelosone che conosceva solo il cemento del canile, povero) e poi cercando di fiondarsi meco in bagno (da bravo molosso appiccicoso).
Dopo qualche “no”, sottolineato da reciproco, intenso e prolungato fissarsi nelle palle delli occhi, ha iniziato a farsi un’idea.
Mai più salito sul divano, mai più entrato in bagno. E tutto il resto, a partire dall’addestramento, è andato di conseguenza. Evidentemente avevo passato “l’esame” preliminare 🙂
Per i cani è FONDAMENTALE sentire l’autorevolezza del loro umano. Certamente lo è stato per la mia.
Cagna adottata da adulta, piena di paure, educatore che lavorava solo coi bocconcini e non nella costruzione di un rapporto: risultato, il cane attaccava gli altri per pura paura e le prendeva sempre, per giunta lontano da me che non riuscivo a difenderla.
Cura: vivere esperienze “pericolose” insieme, come prendere la metropolitana ad esempio.
Appena acquistata un po’ di sicurezza ha iniziato a fare la furba ignorando i miei richiami e i miei “no” se non era al guinzaglio, se mi avvicinavo arrabbiata si spostava di un paio di metri e continuava a farsi i fatti suoi. Chiaramente quando la raggiungevo non potevo sgridarla, le avrei solo insegnato a scappare.
Cura: si mangia dopo la passeggiata. Se sei stata brava mangi subito, se hai messo in dubbio la mia autorità consapevolmente resti un quarto d’ora in seduto con la ciotola davanti al muso, perché io sono il capobranco e decido quando e cosa.
Risultato: cane più sereno, non attacca più e se qualcuno attacca lei, corre verso di me per farsi proteggere.
So benissimo che non sanno collegare fatti lontani nel tempo, ma lei sa perfettamente di avere sfidato l’autorità e che dovevo dimostrarle il mio ruolo. Non so correre più veloce di lei, quindi ho dovuto usare questo stratagemma. Va bene imparare i vari metodi, ma poi ciascuno deve sintonizzarsi sul proprio cane e capire che aria tira.
Al di là del calcio, l’autorità quando ci vuole ci vuole e privare il cane di una cosa tanto fondamentale perché noi siamo troppo vigliacchi per essere decisi dovrebbe farci vergognare molto più che un singolo atto di forza.
Condivido il pensiero di Valeria e se siamo arrivati ad un punto in cui bisogna scrivere un articolo spiegando quando e perchè vada utilizzata la punizione positiva significa che il livello medio è ancora più patetico di quel che sembra
maaa….il famoso giornale arrotolato? la pacca non fa male, ma fa rumore sgradevole. Se il mio continua come nelle ultime settimane a “farsi i cazzi suoi”, magari rispolvero questo rimedio del nonno.
@Daniele, non so perché non riesco a rispondere direttamente al tuo commento, comunque quello che ho scritto era perché Angelo non mi sembrava molto d’accordo con il concetto di deresponsabilizzazione. Forse c’è una diversa interpretazione dei termini, mi spiego: quando io sento parlare di deresponsabilizzazione non penso a un cane zombie che deve obbedire passivamente al padrone “perché sì”. Io penso a un cane che non sente di doversi assumere compiti che non gli competono, responsabilità più grandi di lui, perché il suo umano viene visto come incapace di farlo. Credo che invece molti, purtroppo, passino da un estremo all’altro: cane zombie o cane a cui non si può nemmeno dire “NO”.
Ciao Roberta, sono daccordo con questo concetto di deresponsabilizzazione, che e’ giusto, infatti da tutte le parti prima si punta a creare il legame giusto umane-cane, anche in termini di leadership. Volevo puntualizzare ce questo fantomatico educatore che dice di far fare tutto al cane io non l’ho mai visto.
Grazie Valeria di aver colto il mio suggerimento sulla stesura dell’articolo. Solo una precisazione riguardo poi ai mille commenti fantasiosi che sono seguiti e seguiranno: il cane non è MAI stato trattato come un peluche, e non lo sarà MAI. Esistono differenti cani con differenti livelli di “intensità” propri di ciascuna caratteristica caratteriale che sono dettati in parte dalla genetica e in parte dall’ambiente. Ed è proprio il cercare di comprendere come il cane esprime le sue doti caratteriali il fulcro su cui creare un rapporto equilibrato con un cane equilibrato. Purtroppo il mio cane un po’ per i suoi trascorsi e un po’ per il suo patrimonio genetico ha bisogno di avere al suo fianco una figura forte (non che lo prenda a calci ovviamente) ma semplicemente un riferimento veramente saldo e inattaccabile per abbassare il suo arausal e affidarsi in serenità ad una guida che gli permetta di essere sereno anche in ambienti e ambiti che per mancanza di socializzazione gli appaiono come i gironi danteschi. E’ questo il punto. Non le coccole o il peluche. Chi pensa così, probabilmente ha generalizzato dei comportamenti senza conoscere le situazioni a fondo. Ma non mi stupisco. Nell’epoca di internet tutti siamo giudici, “arbitri in terra del bene e del male”.
Luigi. Valeria ha scritto un articolo partendo dalla tua situazione per parlarne poi in generale. Anche nello stralcio della tua email che ha riportato si parla solo ed esclusivamente del problema che avete col cane, non è stato trattato né in dettaglio né in generale il vostro rapporto col cane in tutte le altre situazioni della vita quotidiana, quindi c’è poco da fare ironia sull’epoca di internet e i facili giudizi; le opinioni si formano in base alle informazioni ricevute, e mentre sono lieta di apprendere che non lo trattate come un peluche, mi viene da pensare che se aveste instaurato fin dall’inizio un rapporto corretto non avreste avuto bisogno di fare questa triste odissea da un educatore all’altro. E non capisco come dire che avete sbagliato qualcosa con lui (pelucheria o altro) sia un’offesa.
Giusto. quindi queste tue parole:
Premessa: di per sé non mi scandalizza il calcio in culo. Pensiero numero uno: spero che i padroni di questo cane stiano modificando il loro comportamento in toto, perché se continuano a trattarlo come un grosso peluche questo prima o poi ricomincia a fare il cazzo che vuole, calcio o non calcio.
Non danno giudizi su situazioni che non conosci? Dando tu per scontato che lo trattiamo come un grosso peluche? Vedi, a mio umile avviso è necessario sempre distinguere le opinioni personali dai fatti documentati … leggendo le tue parole ho solo interpretato, forse male, che le tue opinioni personali fossero diventati fatti assodati … o hai la sfera di cristallo o mi spiace, ma le tue deduzioni dal particolare all’universale contengono delle falle. questo intendevo con quella che tu hai interpretato come facile ironia sul mio accenno al mondo di internet. solo questo.per il resto la mia vena polemica è pressochè nulla perchè, come i miei cani, ho raggiunto un buon livello di equilibrio e di pace con me stesso e con il mondo che mi circonda.
Cerco di spiegarmi. Hai ragione tu, cancelliamo la parola peluche. La frase corretta avrebbe dovuto essere:
“Premessa: di per sé non mi scandalizza il calcio in culo. Pensiero numero uno: spero che i padroni di questo cane stiano modificando il loro comportamento in toto, perché se continuano a fare gli errori che li hanno portati a quel punto questo prima o poi ricomincia a fare il cazzo che vuole, calcio o non calcio.”
Peluche, hai ragione, era affrettato e fuorviante, ma il senso resta: credo che se avete trovato la soluzione con il calcio in culo (simbolo, se vuoi, di una maggiore assertività), significa che prima questa assertività non la esercitavate, o non era abbastanza, o che altro. Ma qualcosa non andava, e il simbolo di questo qualcosa, se vuoi, era la parola peluche. Ma l’abbiamo cancellata, quindi ciccia 🙂
Se il cane fosse stato addestrato correttamente dall’inizio (colpa della moda del culto di gentilismo, non dei poveri padroni!) non sarebbe stato necessario quel calcio in culo.
Quando vedo persino i propri cani dei alcuni gentilisti diventare maleducati e irruenti fuori dal campo, mi chiedo perchè la gente continua a dargli soldi e fidarsi di certi metodi.
mah…
il problema è che quel calcio bisogna saperlo dare, nel senso di:
-dosare la forza del colpo. ..a molti parrà forse discorso assurdo ma trovatevi voi a dover domare un topo sanguinario che nel periodo di inizio adolescenza non pesava nemmeno tre kg! un calcio dato anche con le migliori intenzioni ma con pessimo controllo…e lo rompi! e il discorso vale anche per eventuali schiaffetti sulle chiappe o strattoni e strattontici fosse anche solo per levargli la tua falange/falangina/falangetta dalle fauci.
-azzeccare il punto giusto. ..ok lo deve sentire come “prova di forza e superiorità umana” ma spero tu non voglia causargli dolore o peggio, danni (e anche qui…provate a dover centrare una qualsiasi microzona utile di un altrettanto microcane in uno dei suoi tanti momenti di sbarellata follia guizzante e sgusciante…e buona fortuna!)
-devi crederci, devi avere quindi un comportamento coerente prima del calcioincuxo…ma anche dopo e soprattutto durante; in caso contrario gli avrai solo fatto un dispetto (i cani non fan dispetti, pare…ma gli umani sì), lo avrai solo infastidito o peggio…
da sciuramaria totalmente inesperta ma di buona volontà (giuro!) e ottima osservatrice dei rapporti tra cani e umani in pubblico, al parchetto, ma anche nel privato tra cani di amici e conoscenti…
ho ben chiara ormai solo una cosa: il metodo unico non esiste, il gesto risolutore panacea di tutti i mali…nemmeno.
esistono svariati sistemi educativi da scegliere all’occorrenza, a seconda del carattere del cane, delle sue predisposizioni di razza, della sua fisicitá ma soprattutto metodi che devono essere in sintonia con l’essere umano in questione…che non può fingersi capo se non ne ha l’attitudine, che non può fingersi serio ed assertivo se ha un approccio alla vita che è tutto l’opposto (e sia chiaro: molto probabilmente vive benissimo comunque proprio perchè ha sviluppato un suo personale modello di sopravvivenza nella società…un suo stile comunicativo che è per forza di cose basato sulla socializzazione forzata o cercata in cui viviamo immersi).
ci adattiamo a tutta questa gente che ci vive attaccata…impariamo la loro lingua, le loro tradizioni, i loro stili di vita talvolta diversissimi dai nostri proprio per poter convivere e comunicare al meglio…
ma quando ci troviamo di fronte questo essere vivente a quattro zampe cerchiamo, per praticità? per comodità? per rapidità? cerchiamo il successo immediato, vogliamo l’unico gesto risolutivo e vai di calcioincuxo…
mah…
(non sono santa buonista, sia chiaro, di sberle al mio cucciolo sanguinario ne son partite parecchie, in automatico, come reazione al dolore fisico che mi provocava…ma mai per farlo stare al passo o per trattenerlo nei rapporti a volte conflittuali tra altri cani maschi che a volte gli stan simpatici…e altre volte no…proprio come capita a me con taaaaante persone insomma!).
Vero Rananera! Anche a me è capitato di dare uno scapaccione al mio cane, ma mai con l’intento di fargli male seriamente, cioè, per intenderci: se io ho un figlio (anche se il paragone non è il massimo), e alla lunga gli mollo uno scapaccione, non gli mollo una di quelle sberle che lasciano le 5 dita, perchè penserei subito di farmi vedere dallo psicologo se volessi fargli veramente male, la stessa cosa vale per il mio cane! Come giustamente specifica anche Valeria, non è che ti metti a prendere a calci nel sedere dalla mattina alla sera tuo figlio o, in questo caso, il tuo cane, altrimenti c’è qualche cosa che non va in te, non nel cane! Ma un calcio nel sedere, dato senza l’intenzione di far male, ripeto, non lo devi mica castrare nè? Poi non va dato comunque proprio al centro del sedere, insomma, devi essere consapevole di quello che stai facendo e non per scaricare i nervi tu, altrimenti rischi di fargli male, per la precisazione: non è come quando mi viene voglia di dare un calcio a una persona che ha una testa di c….lì si, che ho voglia di fargli male! He, he, he Valeria, se sbaglio però, ti prego di dirmelo!
@Roberta, capisco, ma tu prova a stare col tuo cane, certamente e normalmente preso dalle sue cose, istinti normali, si, ma non è che mio marito è arrivato a dargli un calcio nel sedere perchè distratto ecc, ecc rischiava, in quel contesto, di farsi male lui e far del male agli altri, con o senza guinzaglio!
Lella, nel tuo intervento hai parlato di cane adolescente, naso a terra, ormoni a mille, odori di femmine in calore e “faccio i cazzi miei”. Se il cane stava facendo “altro” (?), un altro che lo rendeva pericoloso per sé e gli altri anche al guinzaglio (??), io non lo posso sapere.
No, no, Roberta, certo che non lo potevi sapere, se avessi specificato subito…comunque, va bene, anzi, siccome sono una sciuramaria (di quelle super), vanno benissimo critiche e osservazioni, altrimenti come faccio a imparare? Io sto imparando leggendovi, poi posso non condividere, ma imparo, anzi, probabilmente, in quel contesto, il “calcio nel sedere” era comunque sbagliato, non lo so, è per quello che ho scritto, so di certo che adesso è più attento, povero, ma forse, si poteva fare diversamente? Cosa? Ripeto, chiedo, non lo so, per meglio precisare, era diventato un pericolo perchè andava a zig-zag, e se vedeva o sentiva un odore partiva l’embolo e non ubbidiva alle chiamate. Ciao e grazie
Uhm, per me un cane che va a zig zag non è un pericolo per sé o gli altri a meno che non sia in strada, vabè ovvio, ma non mi pare sia questo il caso. In ogni caso ti consiglio di leggere gli articoli che Valeria ha scritto sul richiamo, ci trovi cose interessanti (mai punire un cane quando torna, far sì che tornare sia sempre una cosa bellissima, non farlo tornare solo per mettergli il guinzaglio ecc). Tutto questo è un po’ più complicato se il cane entra in modalità one track mind, ma da quello che dici probabilmente era solo sovreccitato da libertà odori cose bellissime da fare 🙂
Grazie Roberta, ma allora ho un santo come cane, si perchè alla fine, lo chiamo e lui viene subito, povero pelosone mio!! Ehhh, mi sa che hai ragione, super eccitato per cose bellissime….
PS Eravamo in un parco…libero, ma lungo il sentiero, possono arrivare ciclisti e persone che fanno un po di jogging, solitamente c’è rispetto e tolleranza fra tutti (un piccolo paradiso, se nessuno lo rovina)Grazie ancora
Io non intenderei il “calcio in culo” come letterale, come hai fatto tu. Pesa solo 3 kg? E dagli una sberla, non bisogna mica massacrarlo.
Anche perché sfido a far male ad un cane, hanno la scorza dura, una sberla manco la sentono, io ho una cagnolina sorda, per farle capire che non deve fare una cosa le do un dito sul naso, ed è sufficiente.
Ciao Ivy, dunque, il mio cane pesa quasi 20kg, hi, hi, hi, certo non è un molosso, ma non è nemmeno uno scricciolo. Quando mi è capitato di dargli il classico scapaccione col secco NO, capisce, eccome se capisce e devo dire che non mi posso lamentare visto che ha sempre ubbidito, a parte all’inizio, ma credo sia normale, gli si deve insegnare, con pazienza e costanza, ma in quella situazione, con gli ormoni a mille non dava retta, io non lo avevo mai visto così, di conseguenza, lo abbiamo richiamato per mettergli il guinzaglio (visto che era impossibile lasciarlo senza), ma lui non ubbidiva, mai successo! E’ stato lì che poi mio marito gli ha dato una pedata, ma giuro, non ha guaito, niente, ha solo abbassato le orecchie e la coda e poi si è fatto mettere il guinzaglio. Credo che Roberta abbia ragione sul fatto che è un cane adolescente, quindi prevedibile un atteggiamento simile, avremmo dovuto tenerlo al guinzaglio! Il nostro errore è quello di non sapere come si sarebbe comportato e purtroppo l’inesperienza può far danni! Ciao
calcio in culo sacro santo!dato al momento giusto seguita da un NO! è propedeutico e riprendere il cane da situazioni difficilmente recuperabili in cui ha tutti i sensi impegnati e concentrati su un target!
credo che se il rapporto cane padrone funzioni ne bastino solo 1 massimo 2 in tutta la vita di un cane!!
“calcio in culo propedeutico” : quando la scienza è scienza e la sensibilità è sensibilità le parole fluiscono libere soprattutto se ispirate.
Dunque, io so che i bambini (e poi sono stata bambina anche io…me lo ricordo!) si adattano benissimo alle regole delle persone con cui stanno. Ad esempio che so…se i genitori li mandano a letto alle 10 e i nonni alle 9, ammesso che gli adulti continuino ad essere coerenti non fanno storie perché sanno che con gli uni le regole sono differenti da quelle degli altri.
Ma…funziona anche con i cani? Qui parli di deresponsabilizzare il cane, vale a dire del fatto che il cane deve affidarsi al proprietario (e ok).
Ma potrebbe funzionare con un dog sitter che va regolarmente a portare a spasso il cane? Cioè che l’animale si comporti diciamo “male” col padrone e “bene” con il dog sitter, perché quest’ultimo ha il cosiddetto pugno di ferro nel guanto di velluto e lo sa prendere?
No scusami lella, ma dargli un calcio semplicemente perché è libero ed è stimolato da odori, tracce, pipì di signorine disponibili eccetera non si può proprio sentire. Gli avete dato un calcio perché stava facendo il cane, cioè vabbè.
Bè, mi hai tranquillizzata! Nel periodo (comincia a superarlo un po ora), della sua adolescenza, come già accennavo nell’altro tuo post, non sempre era facile farsi ubbidire quando si era a spasso, soprattutto dove andiamo spesso noi e dove sono mooolto tolleranti coi cani e soprattutto coi loro padroni…Lasciandolo libero di girare vicino a noi, ma senza guinzaglio, senza nessun problema ecc..ma appunto in quel periodo, si rischiava perchè lui non capiva più niente, girava col muso costantemente a terra e gli ormoni a mille (era il periodo di maggior calore delle femmine), malgrado gli si ordinasse, ad esempio:”Vai a destra” o “Resta”…lui andava avanti a fare i cavolacci suoi. Dopo aver provato un po in tutte le salse, un pomeriggio mio marito, esasperato dai suoi continui “faccio i cazzi miei” gli ha dato un calcio nel sedere! Ha funzionato!!! E’ ritornato in sè…E’ brutto da dire lo so, ma è servito anche se ci siamo sentiti dire che col cane non si fa così, ma mica lo abbiamo castrato, accidenti! Non è necessario dargli chissà quale calcio! (Ti dirò Valeria, sinceramente, un po mi sono sentita in colpa, anche se il calcio non l’ho dato io).
Ciao Valeria.Ho trovato molto interessante questo articolo,anche perche mi tocca molto da vicino.La domanda è:quali sono i modi per deresponsabilizzare un cane adulto che non ha fiducia nel suo umano?
Sarebbe molto utile conoscere le fonti di ricerca, e per fortuna la ricerca scientifica sui cani dopo una lunga stagione di silenzio è ripresa ad un ottimo livello internazionale, che sostengono quanto riportato nell’articolo, con particolare riferimento ai seguenti punti:
1) il cane va deresponsabilizzato;
2) il cane adulto ha una mente paragonabile a quella di un bimbo umano di 3-4 anni.
Ciascuno può formarsi i propri convincimenti e divulgarli come vuole, ma barattarli per risultati scientifici no!
Mente del cane paragonata a quella del bambino: fonti, innumerevoli. La prima che mi viene in mente, visto che ci tieni tanto a nomi e cognomi, è Stanley Coren (che è uno psicologo umano e che a mio avviso di cani non ne capisce granché, ma tutti gli studi che ha fatto li ha fatti proprio SOLO sull’intelligenza: poi per me ha antropomorfizzato pure troppo, ma questo è un altro discorso). Ah… lui l’ha paragonata a quella di un bambino di due anni. Io penso che ci si possa spingere un po’ oltre (ovviamente parlando di media e non di singoli soggetti).
Il cane preferisce essere deresponsabilizzato: fonte, l’osservazione quotidiana di cani miei e altrui per oltre quarant’anni. Non sono ovviamente la sola a sostenerlo (anche qui potrei farti decine di nomi, ma intanto troveresti da ridire su tutti: toh, ti cito Trumler, che è stato l’unico vero etologo specializzato in cani, ma immagino che lo definirai “sorpassato”), ma preferisco prendermi la responsabilità delle mie personali osservazioni e deduzioni. Anche perché dire che il cane ama essere responsabilizzato è come dire che la terra è piatta: basta aprire gli occhi e guardare per capire che è una cavolata galattica… e per osservare i cani non c’è neppure bisogno di andare nello spazio.
Entrambi i riferimenti, peraltro più che datati ma soprattutto lontani dalle ricerche che si stanno conducendo sui cani e con un impianto divulgativo, non mi pare che vadano nella direzione che si pretende di fondare come assoluta certezza. Corea non ha mai detto che i cani sono dei bambini di due anni, ma ha esemplificativamente ricondotto alcune abilità cognitive di alcuni cani ad una ipotetica mente di bambino. Corea non è così sprovveduto da non sapere e dire che quando si parla di i telligenzamdel cane occorre distinguere forme diverse di intelligenza e che in alcune abilità il cane ha una sua specificità non confrontabile con quella umana e in altre lo si può fare soltanto metaforicamente senza farne discendere balordi allineamenti tra costrutti che già sono dubbi in campo umano e lo sono ancora di più in campo cinologico.
Tremler poi ha scritto tanto e tanto tempo fa e stato ormai messo ai margini della ricerca cinologica internazionale non tanto per le sue opinioni, alcune delle quali continuano ad essere una fonte di riflessione e uno stimolo ad ulteriori ricerche, quanto per il suo approccio alle fonti, troppo soggettivo e pionieristico per potere essere accettato da una comunità che esige rigore, sistemi di controllo, ripetibilità dei risultati. In ogni caso Trumler non ha mai nè parlato nè tantomeno dimostrato che i cani vadano deresponsabilizzati. L’invito lo rivolgo ai lettori che volessero leggere le opere di Trumler, purtroppo poco tradotte in italiano considerato che oggi nessuno lo considera più un riferimento scientifico, e scopriranno che è proprio lasciando che il cane compia i suoi percorsi di maturazione che Trumler crede si potrà tentare di formulare costrutti relativi al sentire e all’agire dei cani.
Ripeto, ciascuno è libero di scrivere come la pensa e di esplicitare i propri metodi. Ma senza scambiare le,proprie opinioni per scienza o per assoluti.
Ciò che rende lo stile di questo come di altri articoli fuorviante è il non accontentarsi di dire la propria, ma la necessità di ridicolizzare chi la pensa diversamente, di rappresentare altri convincimenti come frutto di ignoranza o addirittura di malafede o di trucco dei risultati delle ricerche.
Non occorrerà seppellire questo mio commento con una valanga di “non mi piace” perchè non intendo comunque intervenire più, lasciando chi ha certezze assolute alla sua assolutezza e preferendo continuare il mio cammino di ricerca secondo quanto la mia formazione e la mia ormai trentennale esperienza professionale mi hanno insegnato.
Corea sta per Coren, che evidentemente il correttore del mio iPad non conosce.
come al solito credo si faccia una grande confusione e ci si arrocchi su posizioni che, ragionando, sono assolutamente compatibili. Negare che i cani, ma fondamentalmente tutti gli animali sociali che vivono in branco, hanno bisogno di gerarchie e di occupare un posto specifico nel suddetto branco mi sembra davvero voler negare l’evidenza. Una volta che questo posto è stabilito e il cane conosce i suoi compiti e i suoi limiti, io direi che all’interno di questo spazio si può lasciargli libertà di manovra e di ragionamento. Pensare però che si può mandarlo allo sbaraglio, immaginando che arrivi da solo a gestire tutte le situazioni che si possono presentare nella vita quotidiana, una vita complicata e per tanti aspetti incomprensibile agli occhi di un cane, a meno che non si viva sul cucuzzolo di una montagna con solo boschi e ruscelli a farci compagnia, significa secondo me caricarlo di uno stress assolutamente non necessario che lo farà vivere da schifo. Non so, sarebbe come se a te, postino, mettessero in mano un bisturi e ti dicessero di operare un tizio a cuore aperto, giorno dopo giorno, “tanto ci arrivi”. Vabbè il paragone è un po’ improprio ma è per rendere vagamente l’idea.
Roberta, sono daccordo con te. Infatti da nessun educatore di qualsiasi corrente cinofila ho sentito dire “lascia che il cane impari tutto da solo”. Semmai viene elaborato il concetto di lasciargli spazio, che tu hai espresso, dopo aver creato quel senso di appartenenza (e quindi il ruolo del cane all’interno della famiglia) di cui tu parli.
Sono assolutamente d’accordo. “Non avrai altro Dio all’infuori di me” è la condizione sine qua non per tenere a bada la bestia e per farla serena e contenta. Anch’io ho toccato con mano (e qualchevolta anche con piede…) questa situazione con la mia ultima squala!
Un po’ di considerazioni sparse, e temo che saranno un po’ confuse. Premessa: di per sé non mi scandalizza il calcio in culo. Pensiero numero uno: spero che i padroni di questo cane stiano modificando il loro comportamento in toto, perché se continuano a trattarlo come un grosso peluche questo prima o poi ricomincia a fare il cazzo che vuole, calcio o non calcio. Numero due: assodata l’importanza della coerenza immagino la sorpresa del cane all’arrivo del calcio in culo, nel senso che trovo scorretto comportarsi in un certo modo con il cane e poi reagire del tutto scompostamente alle conseguenze cui quel comportamento ha portato; esito a scrivere questa cosa perché temo verrà presa per un’istanza ipergentilista pelosina puccipucci, ma lo considero un po’ un tradimento della fiducia. Il che, lo ripeto, non significa che il cane possa o debba fare quello che vuole, però se glielo lascio fare e poi lo prendo a calci uhm, insomma… Comunque, niente di tragico o irreparabile (almeno con questo cane, magari farlo con un cane più sensibile o con altre problematiche avrebbe potuto avere conseguenze più serie), però insisto almeno sull’importanza della coerenza d’ora in poi. Terzo: uhm non me lo ricordo più, mi verrà in mente poi 🙂
C’è sempre un momento in cui per correggere un comportamento devi fare qualcosa di inaspettato e apparentemente incoerente. Altrimenti non lo correggerai mai. 🙂
Brava Valeria, finalmente hai detto le cose per come stanno in realtà nel settore addestramento, potevi accennare anche alla speculazione che ci sta dietro tutto ciò. Comunque BRAVA, BRAVA, BRAVA !!!!