di VALERIA ROSSI – Ci lamentiamo tutti, molto spesso, del fatto che la cosiddetta “pet therapy” (la definizione corretta sarebbe quella di “attività assistite con gli animali”, ma “pet therapy” è il termine più conosciuto e meglio compreso) non sia regolamentata, non esistano protocolli ufficiali e ci sia ampio spazio (anzi, decisamente troppo spazio) per l’improvvisazione.
Però non è neppure giusto che nel tentativo di “dare una regolata” a questo settore di finisca nel campo dei monopoli e delle eccessive chiusure verso chi non appartiene a una certa sigla.
Sembrava essere proprio questo il rischio rappresentato dal CdRN, ovvero “Centro referenza nazionale per gli interventi assistiti con gli animali”, istituito nel 2009 presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie con tanto di Decreto Ministeriale.
Diversi operatori di pet therapy già attivi da anni, con alle spalle una valida formazione e un’ottima esperienza (quindi non stiamo parlando, in questo caso, di improvvisatori) hanno ritenuto che il CdRN intendesse accentrare su se stesso troppi poteri e competenze e per questo si sono rivolti al Codacons, che il 4 marzo ha presentato un esposto in merito contro governo e regioni.
La bozza delle «Linee guida nazionali sugli interventi assistiti con gli animali» presentata dal CdRN, che era già in fase di approvazione, è stata quindi temporaneamente bloccata sulla base di questi presupposti:
a) non è ammissibile, secondo il Codacons, che “soggetti che da anni operano nel settore, pur avendo maturato una elevata esperienza e professionalità e conseguito alti livelli di formazione, completando con successo tutti i percorsi formativi ad oggi previsti, si trovino a dover essere sottoposti al parere del CdRN”;
b) visto che lo stesso CdRN organizza corsi di formazione (a pagamento), esso “potrebbe non essere nella condizione di rendere un giudizio imparziale e obiettivo“;
c) non è corretto che “un trattamento che si prefigge di curare e aiutare gli essere umani con l’ausilio di animali, venga gestito in sostanza da veterinari“, visto che “i Centri di Referenza Nazionale (CdRN), localizzati presso gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, rappresentano uno strumento operativo nei settori della Sanità animale, dell’igiene degli alimenti e dell’igiene zootecnica“;
d) non è giusto che dallo studio delle linee guida “siano state del tutto escluse le associazioni rappresentative dei cittadini, ossia dei diretti fruitori della pet-therapy“.
Siamo sicuramente tutti in attesa che il settore della pet therapy (così come altri settori che riguardano la cinofilia, primo fra tutti quello dell’educazione/addestramento) vengano finalmente regolamentati e che si faccia un po’ di chiarezza a proposito delle varie competenze: però questi provvedimenti dovrebbero essere presi con la dovuta considerazione (e rispetto) per chi già opera in questi campi.
La cosa è indubbiamente difficile da realizzare quando in un settore vige da anni la confusione più totale e quindi ci si ritrova alle prese con “miscugli magici” di vere figure professionali frammezzate ad improvvisatori, furbetti e addirittura impostori: ma non è neppure colpa degli operatori se il nostro governo ha permesso per così tanto tempo che ognuno facesse quello che gli piaceva e pareva, senza mettere alcun paletto. Quindi non è neppure giusto che oggi questi paletti si mettano senza tener conto del percorso professionale precedente.
Restando in attesa di nuove news, non possiamo che augurarci uno sbocco positivo che finalmente metta termine all'”anarchia professionale” tanto diffusa in tutto il mondo cinofilo, ma senza esagerate restrizioni, senza accentramenti di potere e soprattutto senza conflitti di interesse.
Buongiorno,
questa è stata la nostra risposta come rete di operatori WeAnimal
http://www.weanimal.me/#!WeAnimal-e-le-Linee-Guida-Nazionali-IAA/c1a6/54fdcb1d0cf24585978c14e6
Grazie e buon lavoro
Stefano Tansella
Sarebbe interessante avere un’idea su cosa si debba fare attualmente per diventare operatore relativamente ad AAA, EAA e TAA!!!! E anche che requisiti professionali dovrebbe avere un istruttore cinofilo per predisporre progetti in questi ambiti ovviamente in sinergia con strutture, psicologi e altri tipi di professionaltà che operano in campo medico a contatto con criticità sociali di vario genere (bambini con ritardo cognitivo, anziani ecc..). L’Istituto Zooprofilattico delle Venezie è ben lontano da dove vivo e diventerebbe molto costoso partecipare ai loro corsi. Se riesci a spiegarlo te ne sarei grato.