di VALERIA ROSSI – Esprimere dubbi sul caso di Gessate, dipinto in modo piuttosto confuso dai giornali, mi ha permesso di ricevere maggiori informazioni e di poter parlare, oggi, con un po’ più di cognizione di causa, dopo aver saputo da persone direttamente coinvolte quel che è successo davvero… e non solo in questi ultimi giorni, ma negli ultimi dieci anni.
Il che, purtroppo, è ancor più sconvolgente.
L’allevatore (inteso come “produttore di cuccioli”, visto che il suo allevamento non è riconosciuto né autorizzato come tale e che lui sostiene di regalare i suoi cuccioli…) è infatti ben noto nella zona da moltissimo tempo per questa sua attività poco chiara e soprattutto per il modo assai discutibile in cui tiene i cani.
Ma non è che tutti siano stati zitti per dieci anni, come avevo temuto in un primo tempo: no, hanno parlato e riparlato, segnalato e denunciato… ma senza ottenere alcun risultato.
Sono rimasta veramente colpita leggendo che già lo scorso anno c’era stato un blitz di “polizia e ASL” nella stessa fatiscente struttura, con sequestro di 23 cani tenuti, già allora, in pessime condizioni igieniche. E poi altre irregolarità: cani senza microchip, cani intestati a persone diverse e così via.
Al termine dell’articolo, però, si intuisce come i cani siano stati probabilmente restituiti al proprietario, visto che gli avevano dato 30 giorni di tempo per adeguare le strutture al benessere degli animali.
Risultato? Un anno dopo i cani sono diventati 65, tenuti nelle stesse identiche condizioni se non peggio (un’abitante di Gessate mi ha spiegato che ne teneva alcuni nella cantine di un cascinale ed altri in campagna, in mezzo a una vera e propria discarica).
Come è possibile tutto questo?
Perché la legge permette che cani maltrattati e sequestrati vengano restituiti al proprietario? E perché non c’è neppure uno straccio di controllo successivo?
Purtroppo non è certo la prima volta che capita, e già da qui si capisce che finché la normazione italiana non smetterà di considerare i cani come oggetti sarà ben difficile aiutarli davvero: ma il caso di Gessate ha implicazioni ancora più inquietanti, visto che da diverse parti mi è stato segnalato il fatto che il signor Brambilla (perché proprio di lui si tratta: proprio del plurivincitore di campionati) appartenga ad una famiglia di “potenti ed intoccabili”.
E non so a voi, ma a me le parole “famiglia potente ed intoccabile” fanno sorgere allarmanti associazioni mentali.
Sta di fatto che, stando a quanto mi hanno riferito, pare che di segnalazioni su questo allevamento/canile ce ne fossero da dieci anni almeno, e che nessuno avesse mai alzato un dito fino all’anno scorso, quando è successo ciò che riporta il giornale riprodotto qui sopra.
Dopodiché, evidentemente, l’ASL non si è più preoccupata di controllare la situazione, mentre il sindaco oggi afferma di “non aver mai saputo niente” di questa storia.
Ma come? Un sindaco che non sa cosa succede nel paese che lui stesso amministra? Andiamo proprio bene!
A quanto pare il problema, qui, non è soltanto quello di un anziano cacciatore che non mostra il minimo rispetto per i cani, ma è quello di un preoccupante malgoverno locale che vede o un totale disinteresse verso il benessere animale, oppure (a scelta) possibili e inquietantissime collusioni.
E purtroppo – lo ripeto e sottolineo – questo non accade solo a Gessate, perché sono a conoscenza di moltissimi altri casi in cui segnalazioni di maltrattamenti e/o abusivismi (o entrambe le cose) sono stati ignorati: e lo so perché in almeno due casi a segnalare sono stata io.
L’ultima volta si trattava di una “fiera del cucciolo” in cui i soggetti esposti mostravano di non avere più di 30-35 giorni, ma il veterinario dell’ASL intervenuto sostenne di aver “controllato i passaporti” e quindi dedotto che era tutto in regola, perché i cuccioli avevano tutti più di tre mesi e mezzo.
Ovviamente su passaporti e documenti (rigorosamente fasulli, quando si tratta di cani dell’Est come in quel caso) ci si può scrivere quello che si vuole: basta avere un veterinario compiacente.
Ma un funzionario dell’ASL, che è a sua volta un veterinario, dovrebbe essere in grado di capire benissimo – almeno dalla dentatura – quando l’età reale non corrisponde affatto a quella dichiarata. Invece, sapete cosa mi disse all’epoca il funzionario in oggetto?
“Ma perché va a cercarsi queste grane?”.
Testuali parole.
La domanda mi lasciò talmente allibita che restai a bocca aperta e non riuscii a replicare. Un po’ come se qualcuno assistesse ad una rapina, chiamasse la polizia e si sentisse rispondere “Ma di che si impiccia?”.
E questo mi sembra molto indicativo della situazione italiana.
Mi chiedo perchè, se l'”allevamento” del Brambilla non è riconosciuto dall’ENCI, quest’ultima accetti comunque la registrazione dei suoi soggetti, non mi pare corretto nei confronti degli allevatori onesti, seri e rispettosi del codice deoltologico in vigore!!! Certo per l’ENCI sono entrate economiche preziose, ma in questo modo non si garantisce certo la qualità della selezione, nè il benessere psicofisico dei cani allevati. In questo modo si avvalla e si favorisce l’allevamento criminale più che amatoriale….
“Perché la legge permette che cani maltrattati e sequestrati vengano restituiti al proprietario?”
Purtroppo perché è considerato bene di prioprietà, quindi, salvo diverse disposizioni del giudice, viene messo sotto sequestro in loco.
Trattandosi di esseri viventi è allucinante, e come dici tu, almeno facessero dei controlli.
Non voglio fare una polemica sulla categoria o dare un giudizio da “tutta l’erba un fascio”, anche perché non so se è questo il caso, però le associazioni cui fanno riferimento i cacciatori, sono molto influenti in politica, specialmente sul proprio territorio di riferimento. Va da sé che chi di dovere chiude troppo spesso un occhio.
“Ma perché va a cercarsi queste grane??” E fu così che la mandibola cadde a terra……..
E’ la frase che ti senti dire (quasi) sempre ogni volta che tenti di fare qualcosa di buono aggratis o provi a sbatterti un pò per migliorare le cose senza guadagnarci…in ambito canino e non…
Veterinari ASL, Forze dell’Ordine ed Enti locali tutti ci provano in ogni modo a mettere i bastoni fra le ruote ai cittadini “pensanti ed impegnati” che vogliono legittimanete difendere i diritti dei senza voce, linquidandoli con la comoda etichetta di animalisti fanatici ed invasati. Alcuni di questi pubblici ufficiali (tutti da noi profumatamente pagati) lo fanno per indifferenza verso gli animali non umani, ma molti, purtroppo, lo fanno in totale malafede, perchè collusi con i delinquenti o per affermare in modo arrogante e becero la loro posizione di potere rispetto al cittadino comune. Ma non possiamo arrenderci, dobbiamo denunciare con ogni mezzo questi reati, sia per tutelare gli animali innocenti che per dichiarare a chiare lettere che esigiamo un’amministrazione pubblica trasparente, equa ed onesta, a qualsiasi livello e per qualsiasi reato!!! Sono loro in torto e non noi
Hai ragione, e come dice SIF non accade solo in ambito animale purtroppo…..