di VALERIA ROSSI – Vi ricordate della neo-diplomata addestratrice a cui capitano tutti i casi più assurdi? Bene, ieri mi ha mandato un messaggio vocale su whatsapp che trascrivo letteralmente:
Quando ho ascoltato il messaggio non sapevo se ridere o piangere. Poi ho deciso di prenderla in ridere, visto che almeno la sciura in questione ha contattato qualcuno che spero riuscirà a farle capire che cos’è un cane e quali sono le esigenze di un cane. Ha rifiutato di portarlo al campo, vuole che lei vada a domicilio… ma almeno un passo l’ha fatto.
E in effetti, al di là delle prese per i fondelli perché “capitano tutti a lei”, devo dire che questa collega ha l’indubbio pregio di riuscire a farsi raccontare storie come questa: ovvero… tutto sommato, ‘ste sciure riescono almeno a capire che qualcosina (ma proprio -ina-ina eh!), nella loro gestione del cane, non funziona. Quindi le chiedono aiuto.
Ora, al di là della facile ironia sugli incredibili personaggi che becca, la domanda è: quanti di noi riuscirebbero a trovare clienti come questi?
Io, per esempio, non ci riesco: perché dopo due minuti di racconto dell’orrore come quello di cui sopra, sicuramente sbrocco e comincio a urlacchiare cose tipo “ma che se l’è preso a fare, un cane? Ma lo dia via e gli trovi una famiglia decente!”.
Il che, ovviamente, non farà mai sì che la sciuramaria di turno ascolti il mio consiglio: al contrario, farà sì che pensi di aver sbagliato a chiamarmi, perché sono un’emerita stronza che non potrà esserle di aiuto in alcun modo.
Dopodiché io mi sarò salvata, è vero, dalla condanna di ritrovarmi una cliente di questo genere (e forse questo è il motivo inconscio per cui reagisco in modo così brusco)… ma il cane rimarrà confinato tra box e termosifone almeno fino al giorno in cui staccherà una manina a qualcuno: a quel punto verrà probabilmente soppresso in quanto “improvvisamente impazzito, chissà mai perché”.
Insomma, dopo la risata (d’obbligo) per me è arrivato l’esame di coscienza: quanti cani rimangono tra le mani di totali incapaci, solo perché noi professionisti non siamo in grado: a) di convincerli ad aprirsi e a raccontarci le loro vicissitudini; b) di trovare il coraggio di prenderci clienti di questo tipo?
E’ vero che spesso son cause perse, eh: magari vengono un paio di volte, ti fanno mangiare un chilo di fegato al pensiero di come tengono i loro cani e poi spariscono.
Peeeerò… però magari qualcosa di quello che gli hai detto riesce ad arrivare.
Magari un briciolino di esame di coscienza se lo fanno anche loro, e magari il cane passa da una condizione disperata ad una leggermente più accettabile.
Ecco, quindi, l’invito di fine anno per addestratori e proprietari: cari proprietari, se pensate di avere un “problemino” con il vostro cane (nonostante il fatto che sappia dare la zampa), contattate un professionista. Vi prego.
Educatori/addestratori & C… se vedete qualche famiglia che tiene il cane come la sciura di cui sopra, magari un bigliettino da visita allungateglielo. Non li mordete, ma porgete una zampa pure voi.
Giuro che da domani ci proverò pure io.
E buon anno a tutti!
Ogni professione ha la sua buona dose di casi disperati e ogni professionista non riesce a rinunciare alla tentazione di riderci sopra e attaccare il cartellino di “caso disperato” al malcapitato di turno. In realta’, anche quando scappa proprio la voglia, bisognerebbe prendere il caso disperato della situazione sul serio avendo l’onesta’ professionale di proporgli degli obiettivi raggiungibili, cioe’ alla sua portata altrimenti si finisce per generare frustrazione e con la frustrazione la rinuncia e il conseguente allontanamento. I vantaggi sono due: il primo, piu’ immediato, e’ che al caso disperato qualunque cosa rimanga attaccata e’ comunque meglio di niente, il secondo e’ invece quelllo piu’ a lungo termine di rompere l’isolamento sul quale fiorisce l’ignoranza che si trasforma poi in una cultura parallela fatta di pseudo-conoscenza, cioe’ di quell’accozzaglia di panzane sulla base delle quali ognuno si proclama e – cosa ancora piu’ pericolosa – si auto-convince di essere esperto di qualcosa fondando la sua esperienza sul nulla.
Il solito esempietto, invece di farlo in campo cinofilo dove forse diventa complicato soprattutto a causa delle mie limitate conoscenze, lo faccio attingendo un aneddoto dalla mia di professione dove il sciurmario della situazione, forte della sua ventennale esperienza di navigazione in internet, si e’ offerto di rivedere la struttura di un portale. Quando gli ho detto che andava benissimo e che per iniziare sarebbe stato meglio che capisse prima com’era fatto, non ha voluto sentir ragioni e si e’ offeso. A me e’ venuto da pensare “che diamine, sta a vedere che siccome un tassista e’ vent’anni che guida la macchina e’ un esperto e quindi lo mandiamo a progettare il prossimo modello della Fiat”, poi mi sono trattenuto e ho deciso di farlo provare.
Per chi non lo sapesse, un portale differisce da un semplice sito per una quantita’ di caratteristche; la principale e’ che un portale e’ il primo punto di accesso a un insieme di risorse e quindi molto spesso e’ anche il contenitore di piu’ siti. E’ un po’ come se fosse un condominio con alcune parti comuni accessibili a tutti, altre ai condomini di una sola palazzina (ognuno la sua) e infine i singoli appartamenti ai rispettivi proprietari.
Per semplificare il tutto l’esperto pensava bene di togliere alcuni link, naturalmente non quelli a semplici pagine ma quelli di accesso agli altri siti del portale, che e’ come se un improvvisato geometra per migliorare gli accessi a un condominio murasse le porte di tutte le palazzine tranne una chiudendo cosi’ fuori di casa tre quarti dei proprietari, ma di questo non c’e’ stato verso di convincerlo e il risultato e’ stato che il portale e’ stato dismesso perche’ giudicato troppo complesso anche da quei proprietari che erano dispostissimi a farsi murale la porta di casa.
La morale della storiella e’ che il “caso disperato” che comunque capisce che c’e’ qualcosa che non va, aiutandolo per quel che si puo’, capira’ che legare il cane al termosifone non e’ una soluzione ma soprattutto sara’ portatore sano di cognizioni di base e aiutera’ a colmare un vuoto pericoloso dove in assenza di tutto qualunque boiata e’ sempre meglio di niente salvo poi murarsi la porta di casa o legare il cane al termosifone per farsi dare la zampa.
brava! nel 2016 leggeremo qualche storia terrificante esilarante di nuovi clienti!
Scusandomi per il fuori tema, ma una domanda mi sorge spontanea: come ci è arrivato il povero malcapitato alla sciura? Se è stato adottato da una cucciolata “ad capocchiam” tra privati c’è tutto un gorviglio di (ir)responsabilità a monte, ma peggio ancora se gli affidatori sono stati volontari di canile sulla spinta del “meglio in casa che al canile, basta che abbia tanto ammmmore”, perchè magari la sciura al canile ci è andata invasata da spirito missionario e aspettative utopistiche sull’efficacia della llllove-therapy anche sul versante educativo che qualcuno avrebbe dovuto ridimensionare…
Questo solo per condividere lo spunto di Valeria sul fare ciascuno la propria parte per cercare di migliorare la cultura cinofila, anzi di porne almeno le basi dove mancano. Grazie Valeria.
Non so, propendo per la cucciolata casalinga; a me arrivano un sacco di horror-stories di questi pazzoidi che incrociano razze improponibili e poi le vendono…e passi il pincher-huahua, che al massimo rompe i maroni ai vicini, ma questo se li mangia proprio…
poverino, gli vuoi togliere anche il cenone? XD
…ma i miei vicini sono notoriamente velenosi XD
Mi sento inorata da questo articolo😊😊😊
Bell ‘incrocio. Il cane sarà sicuramente bellissimo… e di difficilissima gestione se in mano ad una sciura al cubo. Mi domando cosa ha certa gente sotto i capelli.
Bello anche il buon proposito…. non posso che augurare a tutti voi che ci proverete ( a me basta ed avanza provare a ridurre la sciuraggine in certi umani… un impresa titanica con risultati puffeschi) tantaaa ma taaaaantaaaaa fortuna. Ne avrete bisogno.
Cara Valeria, é proprio vero. A volte bisogna pensare di aiutare questi poveri cani prima di tutto ingoiando molti rospi. Io lo vedo anche nel mio lavoro di toelettatrice…non so se avete idea di ció che si puó incontrare come toelettatore…..peró devo dire che la maggior parte dei clienti “improponibili” che ho accolto si sono resi conto di aver sbagliato. Ho notato che spesso non é una questione di cattiveria, ma di totale mancanza di cultura cinofila. Ora almeno un bel po’ di cani che ho incontrato la prima volta completamente annodati e con piage indicibili sotto ai nodi, vengono tenuti tosati almeno quella volta all’anno in primavera per poter affrontare una estate tranquilli senza terrori di forasacchi o dermatiti varie. E inoltre proprio queste persone che assistendo alla tosatura iniziale hanno spesso pianto toccando con mano quello che potevano patire i propri cani, sono diventati i mezzi di propaganda piú efficaci in un mondo paesano che a suo modo ama il cane ma non sa nemmeno quali sono le basilari norme igieniche..e non solo per il cane aihme.
Quindi forza ragazzi, apriamoci sempre i piú a questi ” incapaci” perché un giorno potrebbero aiutarci a migliorare la vita di parecchi cani incompresi.
Regà… BASTA INCROCIARE CLC E PT!!!!
Credo che sia la moda del momento tra i privati, e in giro cominciano ad essercene uno sproposito.
Che cazz di selezione è? Cosa vi aspettate? L’aspetto del CLC e la docilità del pastore? Ma siete matti?
Tante parole sagge!