di VALERIA ROSSI – La neotenia (della quale abbiamo già parlato in questo articolo) è il mantenimento in età adulta di caratteristiche fisiologiche (anche psicologiche: quando si tratta solo di caratteristiche fisiche si parla infatti di pedomorfismo o pedomorfosi) tipiche del cucciolo.
Al di là della validità o meno della “scala neotenica” di Coppinger (che l’aveva basata su un punto di partenza poi rivelatosi fallace), che il cane sia un lupo neotenico è fuori discussione: ma c’è diventato da solo, o ce l’abbiamo fatto diventare noi?
La seconda ipotesi appare sicuramente più probabile, anche se gli studi più recenti ci dicono che tra lupo vero e proprio e cane c’è stato quasi sicuramente un “anello di congiunzione” di cui difficilmente si troveranno resti, perché le differenze dal lupo sarebbero state quasi esclusivamente psichiche: ovvero, si sarebbe trattato di lupi che morfologicamente erano indistinguibili dai loro progenitori, ma che avevano perso, almeno in parte, la diffidenza verso l’uomo.
Anche questa forma di “ingenuità” può essere considerata neotenica, visto che sono i cuccioli di qualsiasi selvatico, normalmente, ad essere meno diffidenti: quindi, almeno in tempi preistorici, si può ipotizzare che la neotenia nel cane sia stata un fenomeno spontaneo.
In seguito, però, appare evidente che l’uomo ha fatto tutto il possibile per mantenerla e “ampliarla”, scegliendo per la riproduzione non soltanto i soggetti più docili (che erano i più adatti ad essere addestrati e quindi a diventare animali utili), ma anche quelli con i caratteri fisici più infantili (testa rotonda, orecchie pendenti, occhi grandi ed espressivi ecc. ecc.), in quanto capaci di stimolare l’impulso epimeletico, ovvero la tendenza di diversi animali (uomo compreso) ad accudire, anziché aggredire, gli esseri viventi che manifestino questi “segnali infantili”.
Perché questa scelta? Per comodità, sicuramente (è più facile avere a che fare con un eterno cucciolo che con un soggetto adulto): ma forse anche perché l’uomo aveva riconosciuto nel cane un “suo simile” dal punto di vista neotenico. In quanto nudi come i cuccioli di primate, infatti, anche noi siamo scimmie neoteniche.
Già nel 1926 uno scienziato olandese, Louis Bolk, aveva definito l’uomo come “un feto di primate divenuto sessualmente maturo”: fu poi Desmond Morris, nel 1967, a decretare definitamente la nostra condizione neotenica nel suo celeberrimo “La scimmia nuda”.
Dunque, millenni fa, l’incontro avvenne tra una scimmia neotenica e un lupo neotenico: che probabilmente si “riconobbero” a vicenda soprattutto attraverso la tendenza di entrambi a continuare a giocare anche in età adulta.
Se è vero, infatti, che l’uomo scelse il cane come compagno perché ne aveva intuito l’immenso potenziale utilitaristico, è altrettanto vero che l’impulso epimeletico ci spinge non soltanto ad accudire, ma anche a giocare con i soggetti che attirano la nostra attenzione. E siccome il cane impara tutto attraverso il gioco, ecco che divenne più facile insegnargli a diventare il nostro ausiliario d’eccezione.
Peccato che la neotenia nel cane l’abbia fatto rimanere un eterno bambino “in senso buono”, ovvero un animale fiducioso, ingenuo e desideroso di compiacere: mentre nell’uomo il gioco è diventato fin troppo spesso un gioco perverso, e del suo infantilismo si sono fissate soprattutto le caratteristiche più negative, come l’egocentrismo, l’aggressività incontrollata e l’incapacità di capire fino in fondo le conseguenze delle proprie azioni.
Sarebbe forse ora che smettessimo di insegnare trucchetti ai nostri cani e che cominciassimo ad imparare da loro ad essere “bambini bravi” anzichè “bambini cattivi”: invece di vantare la nostra intelligenza, dovremmo cominciare ad invidiare (e magari ad imitare) la loro purezza intellettuale.
Ovviamente questa è pura utopia, anche se la ritroviamo ogni giorno nei millemila commenti degli animalisti che scrivono “loro sono migliori di noi! L’uomo è una merda, solo gli animali meritano rispetto!” e così via.
In realtà l’uomo non è una merda: è solo, appunto, uno scimmione neotenico, spesso incapace di contenere la propria emotività (esattamente come i bambini e i cuccioli) e purtroppo dotato di mezzi che gli consentono di manifestarla, a volte, in modi fin troppo eclatanti e capaci di fare immensi danni.
No, non sarebbe male ricordarsi, ogni tanto, che siamo “eterni cuccioli” proprio come i nostri cani: forse ci aiuterebbe a tirarcela un po’ meno e magari anche a ragionare un filino di più prima di far cazzate.
Nel frattempo, però, giochiamo con i nostri cani: perché il gioco (cito da wikipedia) “consente momenti di evasione, rilassamento, scambio, confronto, arricchimento. Svolge svariate funzioni di tipo motorio, intellettivo, sociale, emotivo, affettivo“. E soprattutto permette “di allenare la mente e il corpo, sviluppare la fantasia, controllare l’emotività“.
In più, il gioco con i nostri cani non diventa mai perverso: perché da loro possiamo davvero imparare a “divertirci e basta”, visto che per il cane il gioco non è mai competitivo, non ha connotazioni agonistiche, non prevede performance particolari e non è neppure consumatorio.
Per noi le cose sono andate un po’ oltre… e abbiamo perso la connotazione di gioco come divertimento fine a se stesso: ma giocando con i nostri cani possiamo ritrovarne il vero spirito, la vera essenza.
E nel caso non ci riuscissimo (magari perché giocando pensiamo al futuro podio in UD o in agility…), fermiamoci un attimo e cerchiamo di ritrovare lo scimmione che è in noi, perché anche le scimmie sanno giocare da “bambine brave”.
Ricordiamocene, di questa scimmia che veste Prada o Gucci solo perché ha perso la sua pelliccia naturale: non si fa neppure troppa fatica a ritrovarla in uno specchio.
Fantastico articolo.E’ il tema che da alcuni anni mi coinvolge di più…la capacità dei cani di farci riflettere su noi stessi e di farci migliorare. Nella frase ” invece di vantare la nostra intelligenza, dovremmo cominciare ad invidiare (e magari ad imitare) la loro purezza intellettuale” c’ è tutto quelo che ho capito in 30 anni di rapporto coi cani. Grazie Valeria.
A tutti quelli che hanno interesse su questo argomento consiglio” Il lupo ed il filosofo “di M. Rowlings. Una lettura che mi ha molto colpito
aah, Valeria….le ultime due righe sono da premio Pulitzer!! che dico, da Nobel per la letteratura 😉
Già, quando giochiamo con loro, o facciamo qualsiasi cosa con loro, dovremmo proprio ricordarci che anche se il bipede ci mette due zampe( e quindi del suo), il quadrupede ne mette quattro su sei… ossia fa la maggior parte del lavoro. Un bel Grazie senza sentirci poi così superiori… ci sta. Ecco mese ci sta.
Diciamoci la verità…certe volte abbiamo cani talmente straordinari che noi dobbiamo giusto reggergli il guinzaglio, il resto lo fanno loro…altre volte il ruolo del conduttore/ handler/preparatore/proprietario è fondamentale, però non dobbiamo mai dimenticarci che in qualunque prova siamo impegnati col nostro cane, sarà lui a buttare il cuore oltre l’ostacolo, sarà lui a battere i revier, sarà lui ad affondare i denti nella manica, a concentrarsi e a controllare il suo corpo come una macchina in una sequenza di posizioni…qualunque sia lo sport cinofilo che si pratica, senza il nostro cane potremmo solo fare gli spettatori
Un articolo davvero bellissimo, e aggiungerei un prezioso promemoria per chi fa sport con i prorpri cani, per ricordarci che siamo loro partner, e che non siamo poi così tanto più ‘ avanti’ come pensiamo.. Complimenti Valeria