L’avevano chiamata “Principessa”, i suoi primi proprietari: però l’hanno mollata in giardino quando hanno comprato un divano bianco.
Lei era rossa, e forse i suoi peli non facevano pendant. Chi lo sa.
Sta di fatto che in giardino non ci sapeva vivere: abituata ad essere la Principessa, appunto, della casa, essere cacciata fuori a quattro anni l’aveva choccata e si stava lasciando andare alla deriva.
Lo vennero a sapere i volontari di un’associazione, che la portarono via da lì e la misero in adozione: mia madre aveva sempre sognato un gatto persiano (io no: a me i gatti piacciono col muso, non con la faccia) e così me la portai a casa.
Non è che avesse molto l’aria da principessa: a dire il vero, era uno sfacelo. Siccome nessuno si era più curato del suo pelo, era tutta un nodo: la dovemmo tosare a zero, come si vede nella foto.
E poi – giustamente – non si fidava più di nessuno: guardava tutti con una faccia ingrugnatissima e quando metteva i musi aveva la stessa precisa identica espressione di mia madre quando le giravano e scatole.
Con quella faccia lì e senza pelo, sembrava un piccolo gufo incazzato.
Per questo le cambiai nome e la chiamai Gufetta (per gli amici Gufy): forse era un nome meno nobile… ma i suoi peli, anche quando sono ricresciuti, a casa mia non hanno mai dato alcun fastidio.
Una volta rimesso il pelo, Gufy è diventata una bella gatta, come vedete nella foto a destra.
Ma non è mai stata una gatta sana, purtroppo.
I primi problemi li ebbe con la cistite: cambio di mangime, dieta specifica e le cose si sistemarono…a parte il fatto che, forse per aver sentito dolore le ultime volte che l’aveva usata, decise di non utilizzare più la cassetta. Quindi pipì & C. in giro per casa, per tutta la vita. Ma pazienza.
Dopo un po’ di tempo cominciò a manifestare evidenti problemi di deambulazione: non che i persiani corrano e saltino più di tanto, ma si vedeva che proprio non ci riusciva. Visita veterinaria, e diagnosi di displasia dell’anca. Alè.
Durante la stessa visita, ad un’indagine generale sul suo stato di salute, risultò anche che un dente le era cresciuto praticamente in mezzo al palato: ecco perché impiegava tanto tempo a mangiare! Non era solo per via del fatto che fosse prognata (come tutti i persiani) e praticamente senza naso (come tutti i persiani), quindi costretta a tirare il fiato tra un boccone e l’altro: c’era pure quel dentino fuori posto che probabilmente le faceva male quando masticava. Via il dente. Non che le cose cambiassero molto quanto a velocità (la faccia da persiano non si poteva cambiare), ma quanto a soddisfazione sembrava proprio di sì.
A parte qualche recrudescenza della dannata cistite, dunque, Gufy passò qualche anno senza problemi: poi, una mattina, scese dal letto di mia madre e cominciò a barcollare. Oddio, che succede? Nuovamente di corsa dal vet, esami, controesami, analisi di ogni tipo: risultato, nessuno. Non ci capivano nulla. Cambiamo vet, altro giro di analisi: risultato, lo stesso. “Probabilmente ha avuto un leggero ictus – fu la diagnosi – Potrebbe riprendersi, potrebbe averne un altro letale, potrebbe restare così. Non si sa”.
Lei “resto così”: non poteva più correre nè saltare (se ci provava capottava), ma si adeguò alle nuova condizione e per diversi anni fece una vita che…boh, non so neanche come definirla. “Tranquilla”, forse. Mangiare, dormire, fare qualche passo in giro per casa (con cautela: ma col tempo aveva imparato a gestire l’handicap e raramente cadeva), prendere coccole. E ovviamente fare pipì e cacca ovunque, facendosi tirare dietro qualche moccolo quando ci finivamo dentro con le scarpe (o magari senza). Ma lei era parte della famiglia, e i membri della famiglia si accettano per quello che sono. Per noi Gufy non è mai stata un problema: il fatto è che non so quanti se ne sia posti lei.
Certo, un cane o un gatto non si sentono “culturalmente” handicappati: non sanno che la loro vita potrebbe essere diversa, prendono quello che viene e si adattano a qualsiasi condizione.
Però di gatti io ne ho… pardon, ne avevo tre: l’ultima arrivata è una cucciola scatenatissima che si chiama Nemesi perché “è” una vera vendetta divina, e in questo discorso non c’entra.
L’altro, però, è Ciro, per gli amici Gattoscemo… e non sto a spiegarvi tutti i motivi di questo nomignolo: ma a parte il fatto che la sua faccia dice già qualcosa in merito…sappiate anche che, per esempio quando cade dalle sedie o dal divano (cosa che gli succede spesso perché rotola e ri-rotola facendo le fusa e non si accorge che è finita la sedia), non si gira in modo da cadere sulle quattro zampe come fanno tutti i gatti del mondo: siccome sa che tanto sotto c’è il tappeto, si lascia cadere a peso morto, di schiena.
Ora vi chiederete: ma sarà mica handicappato anche lui?
Nah. Se cade da un’altezza più consistente, si gira eccome, anche adesso che ha 19 anni. No, è proprio che lui non pensa che gli possa accadere nulla di male al mondo, quindi non ha mai nessuna reazione felina…salvo la volta in cui ci ha fatto venire un infarto prendendo al volo un passero dal davanzale del quinto piano, proiettandosi praticamente fuori di un metro con una curva che l’ha riportato al punto di partenza, una roba che ho visto fare solo da lui e da quelli di Matrix.
Ora Ciro ha, appunto, diciannove anni, e a parte l’essere diventato sordo come una campana è sempre un gatto.
Scemo, forse, ma gatto.
Corre, si arrampica, si fa le unghie, gioca con Nemesi… almeno per un po’: poi lei diventa pesantissima e allora lui scappa nel suo rifugio segreto, ovvero sul gruppo di continuità del mio pc. Che è bollente. E d’accordo che ai gatti piace il caldo, ma adesso siamo quasi a giugno e lui ci si sdraia sopra lo stesso (ve l’ho detto che è scemo).
Ciro mi ha seguito in case diverse, a volte col giardino, a volte senza.
E’ salito sugli alberi quando c’erano, ha dato la caccia ai topi quando li ha incontrati (non ne ha mai preso uno, ma vabbe’), ha giocato con le palline e con gli altri gatti. Ha pure fatto sesso con la Geniogatta Olivia, anche se erano sterilizzati tutti e due (ma lui evidentemente non lo sapeva). Adesso se ne è accorto, e infatti il primo calore di Nemesi l’ha lasciato indifferente: però la sua vita, perdiana, se l’è fatta da GATTO.
Non posso sperare che superi di moltissimo l’età che ha raggiunto, e quando se ne andrà anche lui sarà un’altra tragedia perché in casa mia è sempre una tragedia quando muore un animale…però, almeno, potrò pensare “è vissuto bene”.
E’ stato felice (anche più che felice, a giudicare dall’intensità delle sua fusa). Si è fatto la sua vita.
Gufy è morta ieri, a quindici anni: che non sono pochi, per un persiano (e già questo suona male: “per un persiano”, perché i persiani vivono meno degli altri gatti). E’ morta in fretta, perché ha dato i primi segni di malessere l’altro ieri sera e ieri pomeriggio, dopo la diagnosi infausta, era già tutto finito: quindi non ha sofferto molto prima di morire.
Ma la cosa che mi angoscia è pensare che abbia sofferto di più per “vivere”. Perché non era un gatto, era la caricatura di un gatto.
Perché era ipertipica, quindi con naso praticamente in mezzo agli occhi: ma questa non è una cosa bella, anche se viene premiata alle expo. E’ una deformità. Queste teste così larghe e rotonde, queste “facce” e non musi, queste creazioni dell’uomo, che la natura mai si sarebbe sognata di mettere al mondo, sono degli handicap che fanno vivere male.
Poi ci sono anche tutti gli altri problemi di allevamento, la displasia, i problemi renali eccetera…ma quelli si potrebbero tenere sotto controllo, selezionando i riproduttori con cura (cosa che evidentemente nessuno si è curato di fare con i genitori di Gufy): invece l’essere senza muso e senza naso, con una bocca deforme, è una cosa ricercatissima dallo Standard di razza.
Si VOGLIONO creare appositamente gatti incapaci essere gatti.
Immagino che ormai sarà chiaro a tutti dove voglio arrivare, visto che ho parlato di “considerazioni cinofile” in memoria di una gatta: voglio arrivare al fatto che la nostra bestialità umana non ha colpito solo in campo felino.
Ci sono razze canine altrettanto soggette alla voglia sfrenata di avere “cani con la faccia”, senza muso, con le gambe corte e magari pure storte. Ci sono razze canine che vogliamo far entrare in una tasca o in una tazza da tè, perché se “piccolo è bello”, “miniaturizzato” è ancora meglio.
E per questo ci sono cani che non vivono da cani, che non sono in grado di correre, di saltare e di giocare, che se restano mezz’ora al sole devono essere immediatamente bagnati perché altrimenti collassano.
E tutto questo, perché? Perché siamo immensamente più scemi del Gattoscemo.
Perché non rispettiamo la natura, non rispettiamo gli animali. Perché ci sembra di “amarli tanto” quando li copriamo di vizi e coccole, e non ci rendiamo conto che il Carlino ansimante ai nostri piedi, o la Bulldog che bisogna portare di corsa a fare un cesareo perché da sola non partorirebbe mai, li abbiamo maltrattati prima ancora che venissero al mondo.
Li abbiamo maltrattati “permettendo” che venissero al mondo fatti così.
Devo confessare che io, in realtà, ADORO i “musi scisci”: a partire dal boxer, che ne è un’espressione ancora nobile e capace di vivere una vita “quasi” perfettamente “canina”, e arrivando al bulldog che invece sta all’estremo opposto, quello in cui di “canino” non c’è quasi più niente.
Mi piacciono da morire, i cani con “la faccia”: perché – a differenza dei gatti, che mi appaiono sempre troppo gufeschi per essere attraenti – sono di una simpatia irresistibile. Però non ne ho mai voluto uno (escluso il boxer), e MAI al mondo penserei di allevarli.
E il motivo è che vivono troppo poco.
E vivono poco perché, anche loro, sono caricature di cane. Musi troppo schiacciati, cani troppo piccoli e cani troppo grandi…tutto ciò che non è naturale ha, come conseguenza, una vita più breve.
Ed io mi chiedo: perché l’abbiamo fatto? Solo per poter dire “guarda che faccia simpatica che ha il mio cane”?
Mi pare un po’ moscia, come scusa: specie considerando che la vita dei cani è già maledettamente breve, e che ognuno di noi, quando gliene muore uno, ci fa una malattia. Perché i cani, ancora più dei gatti, di solito, sono membri della famiglia a tutti gli effetti. Sono la quintessenza dell’amore, sono “la fedeltà” per antonomasia, sono preziosi compagni di lavoro, sono tutto quello che gli umani, spesso, non riescono ad essere neanche impegnandosi con tutte le loro forze.
Sono un dono di Dio, per chi ci crede: sicuramente sono un dono della natura.
Che, come tutte le cose belle, dura già troppo poco.
Avevamo il diritto di farlo durare ancora meno, noi umani, solo per soddisfare un’esigenza estetica?
Me lo sono sempre chiesta, me lo chiedo ancora di più dopo la morte di Gufy, il gatto che non era un gatto.
Vale davvero la pena di mettere al mondo cani che non sono cani, per belli, simpatici, attraenti che siano?
Combattuta come sono tra la mia passione per i molossi (specie per quelli piccoli) e le considerazioni che ho appena fatto, non trovo una risposta definitiva: forse mi accontenterei di una risposta a metà.
Di un compromesso. “Facce”, d’accordo: ma non eccessivamente schiacciate. Cagnoni e cagnolini, sì, ma senza eccessi letali.
E soprattutto, sempre e comunque, tanta selezione sulla salute: MAI in riproduzione, per nessun motivo al mondo, cani con patologie ereditarie. Neppure se fossero iper-campioni di bellezza.
Mi accontenterei di un allevamento che andasse in questa direzione: verso cani particolari, sì, ma almeno “cani”.
Nel frattempo ho preso un impegno solenne: mai più un persiano, ma proprio MAI PIU’. Gatti ce ne saranno sempre, nella mia vita, finché campo: ma gatti fatti a gatto.
E intanto, come sempre mi succede quando mi muore un animale, comincio a guardarmi in giro in cerca del prossimo cane (perché di solito mi succede anche questo: se muore un cane prendo un gatto, e viceversa). E non so ancora se sarà peloso o a pelo corto, se sarà cucciolo o adulto: ma so che sarà un cane fatto a cane, con un muso fatto a muso. Tutto il resto si vedrà.
Grande Valeria.
Come te contro il maltratamento genetico altri (autorevolissimi) si battono con pubblicazioni e conferenze.
Personalmente non sono affatto attratta dai musi schiacciati, anzi (non dovrei dirlo, ma …..) non riesco a restare serenamente a portata d’orecchio della respirazione di un bulldog: mi sento irrimediabilmente e irrazionalmente soffocare anche io e mi devo allontanare. Anche esteticamente non amo i musi schiacciati, preferisco i musi lupoidi.
Riguardo ai gatti….bellissimo racconto, il tuo. Tanti ne sono entrati nella mia vita e tanti ne sono usciti anzitempo proprio perchè vivevano da gatti. Soprattutto i soriani…troppo gatti, troppo temerari per diventare anziani. Quasi tutti i miei gatti sono morti a causa delle auto, sul colpo o a causa delle conseguenze, comprese le mie due persiane (entrambe dotate di MUSO e non di faccia – ebbene, sì, esistono!), le più longeve tra tutti i miei compagni felini, morte entrambe a 13 anni.
Condoglianze (e non scherzo!)per la tua Gufy.
Tutte le volte che mi muore un cane è come se mi lasciasse sulla pelle un buchetto, tipo varicella, che il cucciolo che prendo immediatamente dopo non cancella. Credo di poter affermare che, da vecchia, sarò un grazioso piccolo colabrodo. I buchetti che ho già Laika, Lilla, Bimbaba, Mizzi e quelli che avrò Alli, Blu, Sissi, Grethel, Tanne, Kim, Easy, Fly e….
Io ho un carlino a casa. Nelle competizioni non e giudicato molto bene perche troppo magro. Stiamo scerzando? Siamo arrivati ad avere campioni che pesano 12 o 13 kg e fanno al massimo 500 mt. Il mio pesa 8,5 kg e riesce a fare un percorso di agility o rally obedience senza il minimo problema. Fa 9 km senza soffrire. Cosi dovrebbe essere un cane. Attivo, vivace e con tanta ma tanta energia e voglia di vivere.
comuqnue sia, razza o meno, a 18 anni pochi ci arrivano, e se ci arrivano sono mezzo ciechi mezzi sordi, un po’ rinko/sclerotici e abbastanza instabili…e magari hanno acciacchi vari,come i vecchietti umani! è la vita…
@Lupi: la mia bestiassa (cana meticcia) è arrivata a 18 anni mezza sorda, questo sì (ma non del tutto: alzando un po’ la voce ti sentiva ancora, e chissà perché il CLANG della ciotola l’ha sentito perfettamente fino all’ultimo giorno…), ma ci vedeva ancora bene e non aveva nessunissimo acciacco. Quanto al carattere, è rimasto quello di sempre. Ovvio che era più lenta, ma faceva le stesse cose di sempre. Quando ha cominciato a mostrare segni di “non star bene”, nel giro di due giorni è finito tutto.
Se mai dovessi arrivare all’equivalente umano della sua età (ne dubito, con quel che fumo…), spero di finire nello stesso modo.
Come non essere d’accordo? Anche il mio persiano mi ha lasciato da poco (aveva 16 anni ormai, ma portati benissimo fino a pochi mesi fa…), ma lui era un persiano “di quelli di una volta”, insomma un normotipo, con il suo bel nasino integro e la respirazione normale,e un muso, un muso dall’espressione dolcissima da gatto, non una faccia!! Ma quanto erano belli questi persiani qui??? Ma che bisogno c’era di farli diventare quello che sono ora??? Ma che tristezza!!
Ma a noi ci piace contronatura, più lontano dal mesomorfo e’, meglio e’: e’ la possibilità di avere l’uomo elefante, la donna cannone, i nani siamesi, di stupire a discapito di tutto il resto
@Mczook: ed è così che poi ci ritroviamo i nani di arcore 🙁
Sono un possessore di bulldog, e non posso negare che scegliere un “non-cane” musopiatto sia una scelta che ha poco di razionale. Sono creature che devono certamente più all’uomo che alla Natura la propria esistenza, che devono essere trattati da “non-cani” dalla nascita alla vecchiaia.
Ma questo non vuol dire che trascinino vite sofferenti o infelici e neppure più brevi. Un bulldog ben selezionato oggi non vive meno e in condizioni peggiori di altri molossoidi: si vedono bulldog di dieci, undici, dodici anni in ottima forma, come e più dei loro parenti boxer, mastini, sanbernardo, che difficilmente superano il traguardo della dozzina d’anni anche se sono cani meno “costruiti”…
Scegliere di condividere la propria vita con un bulldog non è una scelta facile, se fatta in modo consapevole: un padrone responsabile sa di dover rinunciare alle giornate all’aperto d’estate, sa di dover girare con spruzzino d’acqua e cortisone iniettabile nel malaugurato caso di un colpo di calore, sa che il viaggio con il proprio amico sarà un viaggio breve. Ma una scelta fatta in modo responsabile deve essere rispettata, e solo chi ha vicino una di queste creature paradossali e incredibili può capire l’atto d’Amore immenso di cui ogni bulldog, creatura dell’uomo, è capace con la sua sola esistenza.
Ciao, Vale
@Eightball: guarda che io questa scelta la capisco benissimo… ogni volta che devo prendere un nuovo cane mi devo trattenere da sola perché mi fionderei a testa bassa su bulldog, carlini, bouledogue e tutto quanto fa “muso schiscio” :-). Però non ne ho mai preso uno, così come non ho mai preso un san bernardo né un mastino napoletano né un alano…né tante altre razze che mi piacciono TUTTE da morire, ma che campano TUTTE troppo poco. La mia ultima cana, meticissima, è vissuta diciotto anni (con tutto che aveva pure la leish).
Dodici anni sono tanto, ma taaaanto meno: è “mezza vita” di meno, per un cane. Certo, un bulldog non vive molto meno di un boxer: ma entrambi vivono “menissimo” di un cane dal muso “normal”. Ed io credo che, se adoro il bulldog fatto com’è oggi, lo adorerei anche se fosse appena un po’ meno schiscio: o che un mastino mi piacerebbe ugualmente se pesasse una decina di chili in meno…e così via.
In fondo è solo questione di farci l’occhio: guarda i boxer o i rottweiler integri, quando è cambiato lo standard sembrava che non ne se sarebbe più venduto uno. Gli allevatori si strappavano i capelli. A distanza di pochi anni, io non riesco più a guarda un rott o un boxer con la coda tagliata: mi sembra che gliene manchi un pezzo. E non mi pare che le vendite siano calate così tanto! (o meglio: quelle del rott magari sì, ma solo perché i giornalisti cretini l’hanno dipinto come cane killer: non certo perché adesso ha la coda!).
Allora, mi chiedo se non sarebbe il caso di modificare un pochino gli standard per lo stesso motivo per cui si è vietato il taglio: per fare stare meglio i cani. E in questo caso, anche per farli vivere di più… il che porterebbe un gran beneficio anche a noi umani.
Valeria io ti devo conoscere!!!!!!! Sei troppo simpatica e scrivi cose troppo giuste!!!!! Ti stimo sorella!!!!!!!!!!!
Esattamente quello che ho sempre pensato, da allevatrice e no… I cani devono essere fatti a cane e i gatti a gatto! Che poi abbia una passione per il Boston Terrier è un altro discorso (pure qui cmq il boston ha il muso schiscio ma perlomeno fisicamente è un cane)… Ma accanto a me voglio comunque un cane che possa fare il cane, che possa correre, fare le salite, nuotare, cacciare, un cane che posso portare in auto, e a spasso senz<a timore di calpestarlo o che lui calpesti me… Chissà perchè per la maggior parte degli "amanti dei cani" è così complicato questo concetto?
@Danyzan: il boston è come il boxer: muso schiscio ma il resto “canino”…e cmq sono ancora cani che respirano. Non come un setter, magari, ma neanche come un carlino o un bulldog ipertipici. Purtroppo ormai gli “amanti dei cani” non vogliono più un compagno: vogliono un soprammobile, quando va bene…e nei casi peggiori un ninnolo da attaccare al portachiavi.
Quei giapponesi di merda che hanno fatto DAVVERO i portachiavi con dentro la tartarughine o le lucertoline vive (dio se li inchiappetti), hanno il polso preciso di cos’è diventata questa società.
Anche gli animali sono oggetti di consumo. Il che mi fa uscire dagli stracci 🙁
Si, lo so, il Boston mi piace perchè assomiglia tanto al Boxer come morfologia (in proprozione), ma hanno gli occhi a pallaaaa, a ogni frasca rischiano di lesionarsi… come faccio a portare un Boston “a fungi”???