martedì 5 Agosto 2025

Psicofarmaci: allarme per la diffusione tra i bambini. E i cani?

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

psicobambinidi VALERIA ROSSI – Non è colpa mia, giuro. Non avevo alcuna intenzione di affrontare questo argomento, oggi. Però mi sono ritrovata in mail un comunicato della CCDU Onlus: comunicato rigorosamente umano, che mi ha fatto scattare all’istante un’associazione mentale rigorosamente canina.
Ve ne copio solo qualche riga, perché è molto lungo e perché non parla di cani.
Però… magari qualche associazione mentale potrebbe scattare anche in voi. Chissà.

No psicofarmaci ai bambini: è emergenza sociale
70 bambini all’anno sottoposti a trattamento sanitario obbligatorio, 6.000 bambini all’anno ricoverati in psichiatria, 40.000 bambini in strutture residenziali per minori, più di 60.000 bambini trattati con psicofarmaci.
La manifestazione del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani ha visto oggi la partecipazione di centinaia di mamme, papà, attivisti, operatori e cittadini preoccupati della direzione in cui sta andando la psichiatria e la tutela minorile in Italia. Infatti le recenti notizie di cronaca riguardanti l’unità di Neuropsichiatria Infantile del Polo Ospedaliero degli Spedali Civili di Brescia sono solo la punta dell’iceberg di un’emergenza minorile nascosta che interessa migliaia di bambini con un giro d’affari miliardario per le case farmaceutiche, gli operatori psichiatrici e le strutture residenziali per minori.
(omissis)
In Italia stanno spuntando come funghi dei reparti psichiatrici per minori che una volta aperti dovranno essere riempiti.
(omissis)
Invece di puntare verso attività di prevenzione del disagio minorile, la direzione intrapresa è quella del ricovero e dell’istituzionalizzazione.
(omissis)
Nel suo documento del 2009, l’onorevole Angelilli denunciava che “accade di frequente che un bambino o un ragazzo in difficoltà venga trattato con psicofarmaci solamente perché non vi sono le necessarie conoscenze pedagogico-educative per aiutarlo a superare le proprie difficoltà comportamentali.”
Sembra che la denuncia dell’onorevole non sia stata presa in considerazione dato che si va verso la medicalizzazione e l’istituzionalizzazione, invece di puntare a un miglioramento delle conoscenze pedagogico-educative. A nostro avviso questa tendenza è sorretta dalle lobby delle case farmaceutiche, della psichiatria istituzionale e organicista e delle strutture residenziali per minori. Come ha detto l’onorevole Guidi: «vale più un chilo di bambino che un chilo di eroina»

Impressionante, non è vero?
Ma siccome questo è un sito di cinofilia, non ha senso entrare nel merito di ciò che accade ai bambini.
Provate, però, per un attimo, a sostituire “bambino” con “cane”, “reparti pschiatrici” con “canile”, “operatori psichiatrici” con “veterinari comportamentalisti”. E poi, magari, fatevi qualche domanda.
C’è ancora un punto interessante: quello che riguarda la cosiddetta ADHD

E ora le lobby psichiatriche e farmaceutiche stanno organizzando il IV Congresso Mondiale “Il disturbo ADHD dall’infanzia all’età adulta” che si terrà dal 6 al 9 Giugno a Milano. Sponsor principale del convegno: Shire AG; sponsor maggiore: Eli Lilly and Company; sponsor generali: MEDICE Arzneimittel Pütter GmbH & Co. KG, SensoDetect AB (publ), Vifor Pharma e Wisepress Ltd. L’ADHD è la controversa “malattia psichiatrica” dei bambini troppo vivaci.
Una malattia contestata da più parti. Nel documento di cui sopra dell’onorevole Angelilli si afferma infatti: “Non c’è nessuna certezza che questa sia una malattia vera e propria. Nonostante alcuni medici affermino che il disturbo sia di natura genetica e sia legato a fattori morfologici cerebrali, non è stato individuato ancora nessun marcatore biologico e nessuna prova definitiva che questo sia vero.” Ma non solo, lo psichiatra statunitense Leon Eisenberg, padre scientifico dell’ADHD, ha affermato nella sua ultima intervista che: “L’ADHD è il principale esempio di una malattia inventata.

Nel cane non si chiama ADHA, ma HS-HA. Ed è la stessa identica presunta malattia psichiatrica.
Ma vedremo mai la foto di una manifestazione equivalente a quella di Brescia, rappresentata nella foto, in campo cinofilo?
Temo di no. Tutto sommato si mobilitano poco anche i genitori (questa credo sia la prima manifestazione organizzata in Italia, anche perché in Italia il fenomeno – pur con questi numeri spaventosi – è limitatissimo rispetto a quanto accade negli Stati Uniti), perché gli umani sono abituati a fidarsi dei medici. Si affidano a loro senza remore e senza timori, certi che il medico, per sua stessa definizione, sia colui che cerca di fare il tuo bene, o quello del tuo bambino. E se c’è (ingenua, purtroppo) fiducia nella figura del medico quando si tratta dei propri figli, figuriamoci quando si parla di veterinari e di cani: non solo ci si fida per gli stessi motivi, ma c’è anche un’attenzione assai minore e quindi meno voglia di informarsi, di sapere, di scoprire se non ci sia per caso “qualcosa sotto”.
Invece… ecco le conclusioni del comunicato della CCDU Onlus:

Mentre nel resto del mondo le prescrizioni di psicofarmaci stanno aumentando in modo esponenziale con milioni di bambini trattati, in Italia l’aumento delle somministrazioni non è mai decollato grazie anche ad alcune campagne informative e alla capacità critica del popolo italiano.
A nostro avviso quindi, la scelta di Milano (che sta organizzando per giugno il Congresso Mondiale “Il disturbo ADHD dall’infanzia all’età adulta”. Sponsor principale del convegno: Shire AG; sponsor maggiore: Eli Lilly and Company; sponsor generali: MEDICE Arzneimittel Pütter GmbH & Co. KG, SensoDetect AB (publ), Vifor Pharma e Wisepress Ltd., NdR) non è casuale, ma è diretta ad aprire il nostro vasto mercato potenziale.
Sempre secondo l’onorevole Angelilli, “nella maggior parte dei casi, la soluzione per bambini o ragazzi in difficoltà, consiste nell’offrire al minore un supporto pedagogico-educativo adeguato, sia da parte dei genitori e della famiglia, che del sistema scolastico.” Riteniamo anche noi che questo sia un approccio corretto e rispettoso dei diritti umani. Se non lo faremo e permetteremo a certe lobby interessate più al guadagno che alla salute di mettere le mani sui nostri figli, in futuro dovremo guardarli negli occhi e ammettere di non averli protetti.

Non aggiungo altro. Vi ricordo solo che recentemente si è tenuto, anche in campo cinofilo, un convegno che pretendeva di spiegare (con immensa presunzione, per non dir di peggio) cosa succede alla mente del cane quando è sotto psicofarmaci (arrivando, sa va sans dire, alla conclusione che succedevano cose bellissime e per nulla dannose).
A  questo punto, le conclusioni finali le lascio trarre a voi.

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  • Valeria Rossi

    Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

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28 Commenti

  1. Guarda valeria, ogni qual volta qualcuno “osa” dare un proprio giudizio in un campo che i medici considerano squisitamente proprio senza essere medico….guai a lui! E se ogni 10 anni circa cambiano completamente approccio terapeutico affossando completamente quella che prima era assoluta verita’ poco importa…. Quello che si sa e’ che purtroppo la medicina, umana e non, e’ una scienza assolutamente empirica, che parte da basi teoriche ma che poi si basa sull’osservazione, sulla statistica, in poche
    parole, sull’evidenza. Questo purtroppo e’ il suo grande limite ma dovrebbe essere anche la sua grandezza, a patto che chi la pratica sia in grado di ascoltare, osservare, tornare sui suoi passi se le cose non vanno come previsto, capace di percorrere strade diverse, adeguandole ai soggetti e alle situazioni… Molti lo fanno, evitando di adottare lo stesso identico protocollo per tutti, e sono i migliori. Ma sono anche quelli che non pretendono di avere la verita’ in tasca, non suppongono di conoscere cosa passa nella mente dei cani, che cercano per prima cosa il benessere dei propri pazienti anche se questo non si ottiene con la conferma aprioristica delle proprie teorie.

  2. Cara Redazione, il paragone azzardato non fatto ma l’hai fatto tu perché il titolo dell’articolo é: psicofarmaci allarme per la diffusione tra i bambini, e i cani? Insinuando e non approfondendo l’argomento, tanto che alla fine scrivi che lasci le considerazioni ai lettori…piú insinuante e diffamante di cosí!
    Poi questa me la devi proprio spiegare:”Che poi la cosa ti infastidisca mi sembra abbastanza evidente” ??
    Quello che ti ho sempre scritto e contestato é l’enorme disinformazione che fai sugli psicofarmaci e diffamazione di un’intera categoria, non ammettendo che possono esserci diverse strade per arrivare ad un risulatato, che non puoi fare di tutta l’erba un fascio (altrimenti io ti dico che tutti gli addestratori che ho conosciuto sono macellai) e che se tu scrivi che in qualche caso il collare con le punte e l’elettrico potresti pure ammetterlo, mi sembra quantomeno incoerente con la battaglia che stai portando avanti contro gli psicofarmaci.
    Non penso proprio che tu non abbia i mezzi per reperire informazioni sugli studi riguardo l’uso di psicofarmaci nel cane e nel gatto, ma ti fa comodo riportare solo una realtà.

    • E ovviamente non ti passa neppure per l’anticamera del cervello che le informazioni le abbia trovate, ma che non mi abbiano assolutamente convinto…

  3. @eros: anche io ho fatto un trattamento a base di paroxetina, che in effetti mi ha aiutato molto ad uscire dal “circolo vizioso” degli attacchi di panico…ma io l’ho fatto da umana adulta e consapevole….quindi prima di arrivare a dare farmaci al mio cane le tenterei tutte..non perchè la paroxetina sia sto mostro ingestibile, ma perchè il cane (come il bambino) non è in grado di capire cosa gli stia succedendo.
    redazione, la mia domanda (scusa l’insistenza)rimane… gli antidepressivi hanno un effetto diverso sui cani? e perchè non si usano gli ansiolitici su soggetti problematici? chiedo scusa ma ho studiato più psichiatria che veterinaria..

    • a margherita:

      leggi il foglietto illustrativo degli ansiolitici (o dei sonniferi: si tratta sempre di benzodiazepine con emivita + lunga o + breve in fin dei conti e gli effetti collaterali sono i medesimi) e avrai la risposta, contando cxhe sui cani il rischio di “reazioni paradosse” è assai + elevato e molto + pericoloso che negli umani, x nbon pèarlare del fatto che questi farmaci anche se negli umani vengono dati x trattamenti cronici non sono studiati x trattamenti + lunghi di 2-4 settimane per il rischio elevatissimo di dipendenza fisica e psichica e alte difficoltà a smetterli (infatti fra gli umani gran parte di quelli cxhe li cominciano a prendere x un motivo poi non riescono + a farne a meno perchè quegli idioti di medici non dicono 99% subito chiaro e tondo che il farmacp NON VA PRESO X + DI 2-$ SETTIMANE compreso il peridodo di disassuefazione, e NON DICONO CHE DA DIPENDENZA FIOSICA PSICHICA E ASTINENZA peggio dell’eroina, come nojn parlano degòlui effetti paradossi che negli anziani spesso sono gravi e vengono scambiati x sintomi di demenza da trattare con dosi massice di farmaci o da ignorare perchè “il vecchietto ormai è partito”!!).

      Pensa se tu dessi ad un cane ansioso e mordace x paura che pesa 45kg un farmaco che come effetto paradosso può frequentemenhte datre DISINIBIZIONE PARANOIA ATTACCHI DI RABBIA e simili, cosa potrebbe succedere?
      Credo che sia x questo che sui cani le case farmacewutiche si sono buttate sugli antidepressivi che hanno assai meno rischi di effetti paradossi e non danno dipendenza fisica e psichica e astinenza grave come le benzodiazepine se non in rari casi di sovraddosaggio sistematico in animali predisposti….poi se un cane pauroso e ansioso trattato con benzodiazepine diventasse di botto aggressivo x un effetto paradosso le case farmaceutichwe avrebbero una pessima pubbliocità che potrebbe forse far riflettere chi da lo stesso farmaco anchew al nonno o lo prende lui stesso, sulo fatto che questi farmaci abbiano pesantisasimi effetti collaterali, idem se l’animale una volta tentata la disintossicazione non dormisse + mentre prima non soffriva di insonnia o peggio avesse crisi convulsive da astinenza acuta da benzodiuazepine: gran parte di chi pèrende tali farmaci continua a farlo x anni o decenni perchè ogni volta che prova a smettere si sente ansioso e non dorme e allora crede che sia ricomparso il disturbvo oroiginario al posto di capire che è un effetto dellìastinenza dal farmaco, e allora queste pertsone continuano a prendere il farmaco indefinitamente credendo di averne bisogno, ma se vedesseri che il loro cane mai insonne lo doventa do botto se provi a scemare il dosaggio anche di poco? se lo vedessero diventare di botto ansiosop moltop + di prima o aggressivo senza motovo o stranamente depresso e letargico? forse comincerebbero a mettere in relazione quegli effetti e la cosa danneggerebbe il fiorentissimo mercato umano delle benzodiazepine che sono fra i farmaci con rivcetta + venduti al momndo (e spessissimo prescritti senza motivo e presi x anni nonostante in ogni confezione ci sia scritto chiaro e tondo di NON FARLO).

      Gli effetti di qualsiasi psicofarmaco umano saranno SIMILI sui cani ma non identici, visto che i cervelli dei mammiferi sono simili ma non completamente identici e che il metabolismo ad es epatico di un cane potrebbe inattivare o non inattuvare metabiliti secondari che negli umani modificano l’effetto di base del farmaco o vice versa, quindi dando un farmaco che ad un umano ha l’effeto X sul cane potremmo avete un effetto simile o abbastanza simile op abbastanza diverso ma mai identico, e del resto anche sui vari umani gli psicofarmaci hanno effetti molto diversi da un individuo all’altro anche affetti dai medesimi sintomi e di corporaturta ed età simile: già gli psichiatri umani vanno x tentativi x curare i pazienti, anzi x trovargli un farmaco SINTOMATICo perchè nessuno psicofarmaco CURA, sono dei sintomatici PARZIALI, talvolta utilissimi e altre volte dannosi…ma sui cani è ancor + un terno al lotto che può andare bene come male, anzhe a seconda del singolo cane o della razza: ad es i border cpollies hanno un soisema dopaminetgico + attivo ma ciò nopn è una malattia ma un adattamento dovuto alla nostra selezsione x il lavoro doi pastore da conduzione su lunghe distanze, mentre un mastino napoletano ha un carattere placido e quindi anche il suo assetto neurotrasmettitoriale sarà diverso da quello doi un border o di un terrier o di un pastore tedesco..oppure uin pitbull avrà sicuramente differenze cerebrali rispetto ad un labrador quando messo di fronte a un cane di pari sesso che lo sfida, però non perchè uno dei 2 cani sia tarato genetiocamente ma perchè sono diversi..e in un contesto simile gli psicofarmaci sono ancor + un terbno al lotto visto che abbiamo selezionato neri cani miriadi di taglie e di carartteri e quindi miriadi di assetti neurotrasmettitoriuali ed enzimatici diversi (fra gli umani ad es un giapponese spesso non digerisce il latte ma un danese si e un nativo americano non ha il corredo enzimatoico x scindere l’alcool che x lui è tossico ma ad uin europeo fa tutto simmato poco male: x i cani è probabile che vi siano tantissime piccole differenze enzimatiche fra razze non ancora scoperte che cambiano le reazioni ai farmaci, difatti certe razze di cani hanno effetti tossici ad alcuni anestetici, tanto x fare un esempio!)!

      Scusa se mi sono dilungata, anche io ho stuidiato molto la psicofarmacoilogia umana (x aiutare uma mia amica in balia di psichiatri sciattoni o peggio: la stavano facendo pggiorare e lobotomizando a forza di farmaci scelti quasi a caso e agiunti senza criterio..e se sopno riuscita io studiando in proprio x qualche anno a trovare un assetto farmacologico assai meno invasivo e + efficace, visto che purtroppo eliminare i farmaci x ora non sembra possibile, mi chiedo perchè tanti psichiatri le abiano combinatoi queoi casini x apparente sciatteria estrema: possibile che tanta gente psescriva farmaci senza manco controllare i foglietti illustrativi? se fanno così gli psichiatri x umani non oso pensare cosa facciano tanrti professionisti veterinari magari scogliati, certo ne esisteranno di scrupolosissimi, ma in campo umano ce ne sono pochi e temo sia così pure in campo cinofilo), quindi conosco piuttosto bene la materia e i problemi che stanno dietro a questa “branca della medicina” così ancora empirica e ancor + in balia delle case farmaceutiche proprio x il fatto che è ancora troppo empirica (e che denunciare un chirurgo che ti ha azzoppato è facile, ma avere i dati inequivocabili x denunciare uno psichiatra che ti ha dato il farmaco errato è quasi impossibile anche se il farmaco stesso è sconsigliato x la patologia diagnosticata e ti ha causato gravi danni fisici o un grave peggioramento dellpo stato mentale diagnosticabile).

      • Concordo con te Alice, anch’io contro la depressione, tempo fa, mi sono lasciata convincere a prendere antidepressivi e non dico che siano tutti inutili, ma nel limite del possibile se se ne può fare a meno, è meglio, il bugiardino parla chiaro e gli effetti collaterali fanno rizzare i capelli. Certo, avere la fortuna di avere vicino le persone giuste ti aiuta e la voglia di venirne fuori (se ancora ne hai), possono essere una gran forza, ma la depressione è una brutta bestia, va combattuta giorno per giorno e purtroppo a volte un aiuto farmacologico è necessario. Ai miei animali però non lo darei mai proprio per quello che voi avete detto: nessuno può sapere cosa sta realmente passando quel povero cane o gatto e nessuno ha la certezza di quello che gli succede nel momento che gli somministriamo dei farmaci, idem per dei bambini. Posso dire solo una cosa per esperienza mia personale: che siano animali o bambini, forse si dovrebbe imparare a stargli più vicino, a cercare di capirli e perchè no, di parlargli e amarli, amarli tanto.

  4. Io il Prozac a Balrog non lo darei mai, e nemmeno altri antidepressivi. Ho avuto modo di sperimentare personalmente di cosa si tratti (ho fatto un trattamento a base di paroxetina quando avevo 21 anni e uno a base di prozac a 34) e mi e’ bastato per decidere che lui non deve vedere psicofarmaci.

  5. Ma non eri tu quella che in un precedente articolo scandalistico sugli psicofarmaci affermavi che non si possono fare paragoni fra medicina umana e veterinaria?? E adesso pubblichi un articolo di medicina umana appiccicandoci comunque a forza il paragone con la medicina comportamentale veterinaria??

    “Vi ricordo solo che recentemente si è tenuto, anche in campo cinofilo, un convegno che pretendeva di spiegare (con immensa presunzione, per non dir di peggio) cosa succede alla mente del cane quando è sotto psicofarmaci (arrivando, sa va sans dire, alla conclusione che succedevano cose bellissime e per nulla dannose).”
    A cosa ti riferisci nellospecifico?
    tu sai cosa succede nella mente del cane?
    Secondo te un med vet comp fa prescrizioni a caso con l’intento di rovinare i cani?

    • NESSUNO può sapere cosa succede nella mente di un cane! Per questo ho trovato il tema di quel seminario pretestuoso e presuntuoso.
      Sulla tua prima obiezione neppure ti rispondo… perché se ti sembra che questo articolo parlasse di “paragoni tra la medicina veterinaria e umana” non meriti proprio risposta.
      Un medico veterinario fa prescrizioni con l’intento di rovinare i cani? Ma certo che no! Fa prescizioni in assoluta buona fede, fidandosi di quello che gli hanno insegnato a corsi e master vari…esattamente come gli psichiatri umani fanno con i bambini. O tu pensi che vogliano volontariamente danneggiare i bambini?
      Il punto è che i corsi, i master, le specializzazioni (quando e dove ci sono) sono tenuti e gestiti da persone che potrebbero avere interessi (e complicità) di cui nessun povero veterinario “normale” è al corrente. Quindi lui, proprio come il medico umano, prende per buono quello che gli viene insegnato…e non si rende conto che gli viene insegnato ad ingrassare le case farmaceutiche e a non aiutare minimamente i cani, ma solo i proprietari che non hanno voglia (esattamente come certi genitori) di impegnarsi in prima persona.
      Che poi la cosa ti infastidisca mi sembra abbastanza evidente… ma questo non cambia la realtà dei fatti: MOLTISSIMI cani di cui ho avuto notizia, usciti dall’ambulatorio del comportamentalista con una prescizione farmacologica, sono stati riportati ad una vita serena (da professionisti capaci) senza più alcun uso di pastigliette. Il che dimostra palesemente che quelle pastigliette erano quantomeno inutili.

  6. Un po OT e un po no?!
    Sappiamo benissimo che razza di schifo c’è dietro le case farmaceutiche, dall’essere pro vivisezione (malgrado sia stato dimostrato dalla maggior parte di ricercatori e scienziati), l’inutile tortura, senza utilizzare anestesia ecc..e, ciliegina sulla torta, ci propinano alla fine, farmaci non solo costosissimi, ma spesso inefficaci, e ancora: alcune case farmaceutiche, tramite informatori scientifici,promettevano viaggi all’estero e via dicendo ai medici disposti a prescrivere determinati farmaci anche senza una vera necessità. Faccio un copia-incolla di quello che ho letto su Yeslife.it: Una recente indagine, condotta dal Nas di Bologna e coordinata dalle Procure della Repubblica di Rimini e Busto Arsizio (Va), ha portato alla scoperta di una collaudata organizzazione che coinvolgeva 67 medici specialisti – soprattutto endocrinologi e nefrologi di strutture pubbliche e private – che avevano prescritto ormoni per la crescita destinati ai bimbi senza che, in tutti i casi, ce ne fosse una vera necessità.
    Chi lavora dove si fa ricerca, e/o per salute di familiari e propria è stata spesso in contatto con medici e tutto il contorno, difficilmente si fa infinocchiare, non so se si può chiamare fortuna o semplicemente informazione, ma è vero che l’esperienza insegna e, se hanno poca considerazione di noi esseri umani e nello specifico dei bambini, mi chiedo quanta ne possano avere dei nostri amici pelosi.
    Mi scuso per lo sfogo e sicuramente per gli errori, ma io per queste cose divento una belva, anche senza fare di tutta l’erba un fascio, comunque è sufficiente cliccare su google “cosa c’è dietro le case farmaceutiche” e via non si finisce più!

  7. Non sono un medico né mi occupo di aspetti psicologici negli umani.
    Però, detto con l’ignoranza del non addetto ai lavori, nonostante farmaci cosiddetti curativi di malattie psichiche – il Prozac per dire, salutato come il debellatore della depressione – queste sono in continuo aumento, depressione in testa, appunto.
    Mentre per altre malattie scoperta la cura, puff, il morbo si elimina (lue, polmonite, difterite… gli esempi sono tanti).
    Leggendo molti articoli di questo sito si evince come anche i cani psicofarmacizzati, sottoposti a recupero comportamentale fatto come si deve, sono guariti o enormemente migliorati senza il supporto farmacologico.
    A me questa idea della disfunzione genetica, che si tratti di umani o che si tratti di cani, mi pare una bufala. E ancora oggi non sono riusciti a trovare uno straccio di prova a sostegno di tali “convinzioni”. Anche gli alleli puntiformi si sono rivelati un flop.

    • mah…non vorrei fare la rompimaroni, ma il prozac è stato ampiamente superato da altri farmaci…senza contare che la depressione, così come il disturbo d’ansia generalizzato, e il disturbo da attacchi di panico si curano esattamente con gli stessi farmaci…il fatto che la malattia non scompaia è presto spiegato: non si conoscono le cause biologiche/organiche di queste malattie…il trattamento si basa sui sintomi, non sulla causa. il problema è che c’è un’enorme differenza tra il somministrare psicofarmaci ad un umano (che è consapevole di cosa sta assumendo e dei possibili effetti collaterali) e somministrarli ad un cane, che non può sapere cosa gli succede, e che probabilmente reagirà diversamente da un umano…
      @ redazione: ho visto molti video di cani trattati con antidepressivi…e l’effetto non è certamente quello che si ha sugli umani… mentre sugli umani, dopo una ventina di giorni si ha un miglioramento della sintomatologia, i cani sembrano completamente apatici & rimbambiti…domanda: che differenze ci sono negli effetti?
      (chiedo scusa per gli errori ma sono di fretta)

      • Margherita, il punto è proprio questo: non si sa. Non c’è casistica, non ci sono prove scientifiche e non si sa quello che succede nella mente del cane quando viene trattato con psicofarmaci (per di più per uso umano).
        Non tutti i cani si “rimbambiscono”: alcuni hanno effettivamente qualche beneficio, nel senso che sembrano tranquillizzarsi un po’.
        Ma il punto è un altro: ed è che la fluoxetina dovrebbe andare a riequilibrare il livello di serotonina (è un inibitore della ricaptazione della serotonina), ma non esiste alcun possibile esame clinico per verificare se effettivamente il livello di serotonina a livello cerebrale sia ottimale oppure no.
        Qualche tempo fa ho letto che in umana si sarebbe scoperto un metodo per misurarlo: in umana, però… nel cane non esiste nulla di simile. Ergo, si va “a stima”: si presume che una bottarella di serotonina in più possa abbassare l’aggressività, o l’ipersessualità. In altre parole, si sperimenta direttamente sul soggetto, utilizzando un farmaco che non è neppure mai stato sperimentato adeguatamente nel cane (se non forse per verificarne gli effetti in umana: questo lo ignoro).

        • ok, grazie…è una cosa che mi interessa molto, perchè in umana gli inibitori della ricaptazione della serotonina non servono come sedativi, ma appunto come sostanze che aumentano i livelli di serotonina, producendo così un senso di “maggior benessere”. quindi non mi spiego i cani rincitrulliti dagli antidepressivi…un effetto del genere me lo sarei aspettato più dalle benzodiazepine. evidentemente il cane non risponde come l’umano all’uso di certe sostanze…e soprattutto, povero cane, non può dirci come si sente..sarebbe interessante studiarne gli effetti sugli animali, ma questo significherebbe riempire taaaanti cani di psicofarmaci. quindi anche no, grazie. resto dell’idea che se una terapia comportamentale può ottenere buoni risultati, i farmaci è meglio lasciarli in dispensa….sia per i cani che per gli umani.

      • @margherita il nocciolo sta proprio nel voler pervicacemente attribuire una origine organico/genetica a queste malattie.
        La vetustà del Prozac sostituito da altri preparati che di per sé non sono realmente curativi è proprio la dimostrazione del fatto che si continua a brancolare nel buio.
        L’uso degli stessi farmaci per curare sintomi che appartengono a malattie differenti idem.
        E perdonami se faccio io la rompimaroni ma di una cura sintomatologica che eliminasse la sola evidenza senza agire sulle vere cause ne farei volentieri a meno.
        Tolto un sintomo, tanto, poi ne spunta fuori un altro…
        Il farmaco va bene per superare la acuzie, nulla più.

        Per i cani, dai tanti casi che ho letto pubblicati su questo sito la cura risolutiva sembra essere quella a base umana (un educatore/rieducatore davvero competente, che recupera il peloso ma anche – spesso – il “proprietario”).

        • @anna: è esattamente quello che volevo dire sui farmaci….che possono servire in fase acuta, ma non sono risolutivi.
          quanto all’origine del disturbo, unaa base biochimica c’è per forza di cose. ovviamente influenzata dall’ambiente, ma c’è…anche perchè so che è brutto dirlo, ma noi SIAMO chimica. e anche la genetica non conta poco, ahimè.

          • La reazione biochimica è sempre influenzata dall’ambiente.
            Esempio super banale: l’idiota che ti taglia la strada ti manda l’adrenalina a mille.
            Questa non va a mille di suo 😉
            E la maggior parte dei cani problematici ha avuto o i primi due mesi di vita difficili o socializzazione parziale/assente, o umani poco informati/preparati, o gestione errata rispetto al tipo di cane.
            Ovvero fattori ancora una volta esterni e non a base organica.

  8. Ottimo articolo, mi sembra importante tenere alta la guardia verso l’abuso di farmaci soprattutto quando questo riguarda i soggetti piu’ deboli che dipendono completamente dalle nostre scelte di adulti responsabili, genitori o proprietari… Il discorso che non sempre si possano cambiare le situazioni che generano ansia o stress e’ verissimo, ma non credo che l’unica soluzione debba essere quella di ricorrere agli psicofarmaci, cosi’ come se e’ vero che sia importante discernere tra caso e caso e che su alcuni soggetti l’intervento farmacologico possa essere tentato, e’ purtroppo troppo frequente l’adozione in medicina di protocolli terapeutici uguali per tutti quelli che presentano i sintomi di una stessa patologia. Quando poi a trarne beneficio sembrano essere piu’ le case farmaceutiche che i soggetti trattati ritengo che porsi quantomeno il problema sia un obbligo morale.

  9. Parlavo di questo argomento con mia madre, che è psichiatra, e concordava sul fatto che molti dei suoi pazienti non avrebbero bisogno di psicofarmaci se vivessero in un ambiente “sano e privo di stress”. Purtroppo non è che se arriva un paziente umano gli si può dire di cambiare lavoro perchè il capo è incoerente (e che altro lavoro si trova, con questa crisi?) di cambiare parenti perchè creano problemi… alla fine usare gli psicofarmaci è la cosa più “fattibile”.

    Sui cani sembrerebbe più facile l’idea di risolvere alla base (un cane ha bisogni molto più semplici da realizzare) ma quanti proprietari sono davvero capaci di essere coerenti? (sicuramente più di quanti genitori riescono a essere coerenti con i bambini…)

    • scusa eli, ma tra il consigliare al paziente di mollare tutto e andare a vivere in polinesia, e il riempirlo di pastiglie, non ci dovrebbe essere una terza via, la terapia comportamentale, che lo aiuti ad affrontare lo stress generato dal “capo incoerente” e ad accettare il fatto che il mondo non è proprio come lo vorremmo, in modo che la frustrazione per le situazioni non ci rovini anche le cose belle della vita? stesso discorso per i cani…

    • Beh ma scusa che senso ha dire che siccome un proprietario non è coerente, allora diamo farmaci al cane perché è l’unica soluzone fattibile? È come dire che se uno non è in grado di andare d’accordo coi vicini, l’unica soluzione fattibile è farlo trasferire!

    • Oddio Eli se non ci fosse un tot di stress nella vita saremmo amebe. La pace dei sensi è la morte interiore.
      Però prendere pasticche perché si vive in un ambiente iper teso mi pare eccessivo, per usare un eufemismo.
      Il lavoro, se si può, si cambia (a suo tempo feci proprio così), i parenti li eviti e gli amici te li scegli.

  10. Il cane ora è trattato dai comportamentalisti con psicofarmaci e dagli addestratori con collari elettrici, punte eccetera eccetera e nessuno ottiene nulla nonostante le spese folli che dobbiamo affrontare!!
    TUTTI DA RINCHIUDERE!!

  11. La forza delle case farmaceutiche…creano lavaggi del cervello….creando cosi
    ”medici dalla PASTIGLIA FACILE ”…CHE VERGOGNA!!!

  12. ..dico solo che : ringrazio il cielo di essere nata nel 1967 e all epoca ero considerata una bambina vivace, perchè se fossi nata di questi tempi ero iper-attiva e quindi malata psichiatrica..
    Così è con i cani…sono tutti iper-attivi, quindi malati mentali e sottoposti a cure psichiatriche..quando basterebbe scegliere razze adeguate al nostro stile di vita..è inutile prendere un Border se passiamo la vita davanti ad un televisore è quasi matematico che il cane avrà dei problemi, visto che non può scaricare l energia che produce…chi è sedentario, si prenda un bel mastino napoletano che per quanto sia grosso, produce meno energia di uno Yorky..
    Ma la moda fà più danni della grandine…si compra senza conoscere…
    Poveri cani !!

  13. da educatrice per umani posso da un lato confermare la smania di diagnosi di scuole e Neuropsichiatria, e l’allarmismo su alcuni casi considerati ‘ingestibili e distruttivi’ che diventano gestibilissimi… se la gestione è fatta nel modo giusto! ma dall’altro ultimamente nell’ambiente pedagogico/educativo “va di moda” concentrarsi e specializzarsi più su disturbi specifici dell’apprendimento e affini… che per fortuna non c’entrano nulla con gli psicofarmaci.. l’attenzione e la mania dei bambini iperattivi è un po’ scemata rispetto a qualche anno fa. comunque, che sia per bambini o per cani, stiamo sempre in guardia rispetto a diagnosi affrettate e psicofarmaci selvaggi (con tutto il rispetto per psichiatri, neuropsichiatri e veterinari comportamentalisti seri e affidabili, che per fortuna ci sono…)

    • e io da riabilitatrice di umani (logopedista) posso confermare che su venti bambini segnalati come iperattivi, al massimo uno lo è davvero… tutti gli altri sono bambini normali e vivaci, come è giusto che siano. ma ormai è inconcepibile che i bambini non siano dei robottini, è troppo difficile gestirli così…e via di neuropsichiatri e terapie…quindi figuriamoci per i cani!

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