sabato 20 Settembre 2025

Cani “in stallo” o in pensione temporanea: come gestirli

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

hosting4di VALERIA ROSSI – Come credo di aver raccontato altre volte, ho tenuto un singolo cane “in stallo” in tutta la mia vita: uno springer spaniel cieco da un occhio, che ha poi trovato una bella famiglia con happy end per tutti… tranne che per la sottoscritta, che quando ha dovuto consegnarlo si è sentita come se le strappassero via un figlio con la forza. Premetto che la stessa identica sensazione io l’ho sempre provata quando andava via uno dei miei cuccioli, quindi non faccio molto testo. Premetto anche che, col tempo, a cedere i cuccioli “ci ho fatto il callo”, almeno un po’: diciamo che se alla prima cucciolata ho passato tre giorni in lacrime, a quelle successive mi tenevo il magone solo per qualche oretta.
Però i cuccioli sono una cosa e i cani adulti un’altra. Non ci piove.
I cuccioli, tanto per cominciare, li hai fatti nascere già sapendo che non sarebbero mai stati i “tuoi” cani: e sì, lo so che vale anche per i cani in stallo… il fatto è che sono loro a non saperlo, di non essere i tuoi cani.
Mentre per una cucciolata di sessanta giorni il mondo ruota intorno alla mamma, al papà e ai fratellini, e tu sei quel curioso aggeggio a due zampe che gli porta la pappa, li fa giocare e a volte rompe pure le palle pretendendo si mettergli fastidiose strisce di cuoio al collo… per il cane in stallo, specie se reduce da un abbandono, il mondo diventi rapidamente tu.
Si innamora, ti segue, ti fa gli occhioni languidi. Se per i cuccioli sei poco più di una parte del paesaggio, per il cane adulto sei il centro dell’universo.
E io, quando devo mandare via un cane così, ci sto male fisicamente.
Lo sento quasi come un abbandono (e devo fare pure fatica per metterci quel “quasi”): e posso ripetermi fino alla nausea che  non è nulla di tutto questo, che da domani quel cane vivrà felice nella sua nuova famiglia, che si dimenticherà prestissimo di me e blablabla.
E’ tutto verissimo: purtroppo sono io che non mi dimentico di lui.

hosting2Mi è successo con il mio unico stallo volontario e mi è successo con svariati stalli del tutto involontari, ovvero con una serie non proprio infinita, ma sicuramente corposa, di cani che sono arrivati a casa mia, ai tempi in cui allevavo: o perché, dopo essersi persi o essere stati abbandonati, erano stati attratti dalla presenza di un branco e quindi si erano avvicinati ai miei cani, o perché qualche bello spirito aveva pensato bene di mollarli proprio lì (un paio di volte legandoli direttamente al cancello, e ciao).
In una singola occasione si trattò davvero di un cane perso, di cui ritrovammo il proprietario: in tutti gli altri casi mi dovetti ingegnare a trovare nuove famiglie per cani che mi erano “capitati” e che sicuramente non avevo scelto di tenere.
E – serve specificarlo? – ogni volta, trovata la nuova famiglia, mi sentii una merda fatta e finita. Specialmente nel caso di una pointer che avevo chiamato Guendalina e che bazzicava, sì, intorno a casa mia, ma non si lasciava avvicinare. Impiegai un tempo infinito a conquistarmi la sua fiducia (con l’aiuto dei miei cani, senza i quali non so se ci sarei mai riuscita)… e alla fine, quando trovai due ragazzi meravigliosi che erano venuti per comprare un cucciolo di husky e se ne andarono con una pointer adulta, anziché rallegrarmi scoppiai a frignare come una fontana.
Conclusione: gli stalli non fanno per me. Per questo mi è venuto un attimo di panico quando ho trovato, stamattina, questa richiesta sulla mia pagina di FB:

Sono alla mia prima esperienza come Doghost, (faccio da stallo a un cane). I padroni me l’hanno affidata per un periodo abbastanza lungo (20 giorni), e leggendo leggendo mi sono domandata… “come mi devo comportare con lei?”.
Io non sono la sua padrona, ma voglio che mi rispetti… anche perchè è un cane (una cagnolona per la precisione), di grande stazza, ma grande grande grande! E anche giovane (2 anni) ed energica!
Per me è indispensabile farmi dare retta, per la pacifica convivenza di entrambe, però non sono il suo umano di riferimento, anche se di fatto per il momento ne faccio le veci, ma credo di dovermi comportare come un padrone si deve comportare con il suo cane… o no?
Sarebbe moooolto utile un articolo sull’argomento, perchè il fenomeno del Doghosting stà prendendo piede (esempio: bibulu.com): però ci potrebbe essere una confusione di ruoli…
Sarebbe interessante sapere come rendere l’esperienza il meno traumatizzante/stressante/triste possibile al cane, quando i padroni lo lasciano ad un estraneo, e come questi estranei si possono approcciare positivamente con lui.

hosting1Richiesta indubbiamente interessante, a cui sarebbe davvero utile poter dare risposte sensate. Però, sulle prime, ho pensato “Noooo!!! Non sono la persona giusta per dare consigli”.
Poi ho visto che si trattava di Doghosting e non propriamente di stallo: ed è verissimo che il Doghosting sta prendendo piede, così come è vero che a me sembra una bella idea.
Forse non sarà proprio la soluzione ideale al 100% (non riesco a non domandarmi quante volte capiterà che un cane finisca in mano alla Sciuramaria di turno, che anziché farsi tutte le domande che si è posta la nostra amica tenterà entusiasticamente di rovinarne allegramente il carattere…), ma penso che per qualsiasi cane equilibrato sia comunque meglio passare qualche settimana in famiglia piuttosto che in una gabbia.
Quello che non approverei MAI (e l’ho detto ai tempi in cui ho criticato la trasmissione “Cambio cane”) è che venga rifilato a Sciuremarie estranee un cane con problemi caratteriali da risolvere: ma per un cane sano, sereno, insomma “normale”, la “pensione familiare” potrebbe essere davvero una valida alternativa al box.
E siccome questi cani una famiglia ce l’hanno già, qualche suggerimento per chi li ospita posso provare a darlo (inutile dire che sono gli stessi che potrei dare a chi fa stalli… però facciamo finta che “non” si parli di stalli, eh?).

Consiglio numero uno: continuare a ripetersi almeno otto volte al giorno “non è il mio cane e dovrà tornare a casa sua”. Non serve a niente dal punto di vista emotivo, ma si spera che serva almeno da quello razionale.

Consiglio numero due: il cane non deve affezionarsi particolarmente a noi, ma non deve neppure pensare “Dove cavolo sono capitato?”.
Quindi ci si dovrà comportare in modo non esageratamente “coccoloso” ma neppure troppo distaccato, facendogli capire subito che anche in casa nostra ci sono semplici regole da seguire, ritmi da rispettare eccetera, ma senza mettersi a stravolgere le sue abitudini e la sua vita.
Se un cane ha “già” abitudini che non approviamo e non condividiamo  (parlo di cani di proprietà in pensione temporanea: quelli in stallo non hanno potuto prendere abitudini familiari, non avendo ancora avuto una famiglia), evitiamo proprio di tenere quel cane: per esempio, è sciocco prendere un cane che dorme abitualmente nel letto, se noi non gradiamo avere animali a letto.
Una o due settimane potrebbero bastare per fargli “perdere il vizio” (e mandarlo in confusione, visto che gliel’hanno sempre lasciato fare…), ma poi il cane tornerebbe a casa sua e riprenderebbe a dormire nel letto, non vivendola più come una “cosa normale”, bensì come una vittoria sugli umani: il che potrebbe causare futuri problemi ai suoi veri proprietari. E non è per niente carino da parte nostra rivoluzionare la vita altrui.

Consiglio numero tre: il cane non può capire il concetto di “parcheggio provvisorio”, ma può capire quello di “branco funzionale e funzionante”.
Quindi comportiamoci in modo da fargli credere che il nostro lo sia: un ambiente sereno, tranquillo, nel quale ognuno ha il suo compito (creiamone uno anche per lui, anche semplicissimo e poco impegnativo: che so, portare un oggetto a qualcuno a una certa ora, se gli piace usare la bocca. O fare la guardia, se ha una buona vigilanza. E così via).

Consiglio numero quattro: il rispetto reciproco è un must. Noi rispetteremo le esigenze del cane, ma lui dovrà rispettare le nostre… e noi stessi. E’ vero che non siamo i suoi umani, ma è anche vero che si trova in casa nostra e quindi deve adeguarsi al nostro stile di vita. Chiediamoglielo con maniere gentili ma ferme, senza troppe concessioni (che poi pagherebbero, ancora una volta, i suoi “veri” umani).

Consiglio numero cinque: non antropomorfizziamo il cane e non convinciamoci che “starebbe molto meglio con noi per sempre”. Togliamoci subito questa idea dalla testa, anche se fosse vera: e soprattutto cerchiamo di non convincerci che il cane “soffrirà” senza di noi.
Il cane è un animale abitudinario e per lui è tutt’altro che naturale cambiare ambiente e persone di riferimento: e infatti il dog hosting e gli stalli sono scelte umane e non canine.
Però sono anche scelte fatte per il suo benessere (anche se lui non lo sa), ed è questo che dobbiamo tenere sempre presente. Se non ne siamo in grado, non accettiamo stalli né cani in pensione.
Certo che il cane si troverà spiazzato quando tornerà (o arriverà) a casa sua: in qualche modo un legame l’avremo creato, se non siamo proprio degli stronzi che prendono e parcheggiano cani solo per i soldi.
Però il cane è anche uno degli animali più adattabili del mondo: quindi, per quanto possa dispiacergli cambiare ambiente e persone, si abitua in tempi brevissimi alla nuova situazione.
Lui, a noi, non penserà più: il problema semmai è quello opposto, perché potremmo essere noi a non dimenticarci più di lui. Ma come abbiamo detto poc’anzi, queste cose si fanno per il benessere del cane. Non per il nostro.
Nel caso del Dog hosting, il nostro sarà semmai un tornaconto economico: ma cerchiamo subito di capire se il gioco vale la candela. Se riteniamo di essere proprio incapaci di non legarci a doppio filo a qualsiasi cane che transiti per casa nostra, lasciamo perdere e scegliamo lavori diversi.
Nel caso degli stalli il distacco sarà ovviamente più doloroso che nel caso della pensione, perché è molto facile che il cane si sia attaccato  intensamente a noi: ma questo, in fondo, fa parte dei nostri compiti, perché il fatto di averlo tenuto con amore e competenza gli darà (o ridarà) fiducia nel genere umano “in generale”. Quindi sarà più facile, per lui, ambientarsi nella nuova famiglia e concedere tutto il suo amore ai suoi nuovi umani… e anche se questo dovesse farci soffrire un po’, dobbiamo pensare solo che abbiamo fatto una cosa importante per il suo benessere futuro.

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  • Valeria Rossi

    Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

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30 Commenti

  1. Ciao, leggendo il tuo articolo mi son un po rivista, circa 10 giorni fa abbiamo trovato una cagnolina di circa un anno, molto probabilmente abbandonata da un cacciatore 🙁 da subito abbiamo cercato una famiglia, io non la posso tenere anche se ora vorrei tanto.. Comunque dopo qualche giorno si è fatto avanti solo un ragazzo che l’avrebbe tenuta in campagna dove abita, con altri cani fuori. Mi son detta meglio che al canile.. E l’ho portata…una volta tornata a casa non riuscivo a non pensare che lei li stesse male…senza cuccia, senza coccole. Ho pianto come una fontana tutta la sera e tutta la notte e il giorno dopo son tornata a prenderla…lei è stata felicissima di tornare con me, piangeva come una bambina.. Comunque adesso cerco qualcuno che la tenga in casa e che la coccoli perché è affettuosissima.. Ora.. Come faccio a stare tranquilla affidandola a qualcun altro? Un altra domanda come potrei fare per renderlo meno traumatico per lei e non farle pensare che viene abbandonata per la seconda volta? Lei mi segue ovunque.. La mattina piange finché non esco dalla mia camera! 🙁

  2. Salve, io ho un problema molto simile… ho in stallo una cagnolina da quasi due mesi.
    in realtà dovevo tenere lei e la sorellina per massimo una settimana. poi la sorellina è stata adottata e lei no ed è rimasta da me. sto cercando di farla adottare ma mi assilla il pensiero di doverla abbandonare, io starò malissimo ma va bene lo so, ma quello che più mi strugge è il pensiero che lei possa sentirsi abbandonata, tradita proprio da me che ormai…non sono brava a mantenere il distacco con i cani. quindi mi chiedevo secondo te soffrirà? si adatterà? ma soprattutto si sentirà abbandonata? io sono certa che lei ormai pensa di aver trovato la sua famiglia……….

  3. Una vita lavorativa spesa ad allevare cani. Non commenterò erano anche altri tempi. Ma come oggi è out anche solo indossare una pellinccia , oggi ci deve essere una oscienza collettiva nuova. Spero tu abbia una lu ga vita da pensionata in ottima salute dedita a stallare cani ex randagi o liberati da qualche canile a regime duro.

  4. …non mi fa rispondere più su, quindi grazie alla Redazione per le altre risposte che mi ha fornito! Altra domanda: ma negli stalli “lunghi” di cani precedentemente abbandonati, non so, un cane per il quale non si riesce a trovare a breve una casa “definitiva”, per il cane è meno traumatico rimanere sempre nello stesso posto per mesi (e poi venire portato via) oppure farlo stallare per periodi più brevi da diverse persone in modo che non si leghi a una famiglia e a una casa come fossero sue? Ovvero: è più traumatico per il cane pensare di essere finito in una casa “sua” con un padrone suo e poi esserne mandato via, oppure spostandolo il cane “capisce” che non è casa sua e subisce un trauma minore quando deve andare in quella definitiva?

  5. La vedo molto come una svolta economica di moda quella di fare dog sitter o stalli a pagamento senza avere una base adeguata di preparazione cinofila. Io non affiderei mai il mio cane neanchè il più tonto in assoluto, ad una persona alle prime armi ma soprattutto senza esperienza di educazione. Lo affiderei a chi almeno ha seguito qualche corso serio. Non ad un semplice volontario animalista.

    • Federica, dipende sai? Chi ha intenzione di fare soldi facili, si rende subito conto che non è una fonte di guadagno così considerevole. Io ad esempio, che sono una neofita, prendo 10 euro al giorno (da cui sottrarre tassa del sito), se ci pensi, è veramente poco! Chi si fà pagare di più, vuol dire che avrà un giardino, avrà esperienza da educatore/addestratore e/o quant’altro, perchè allora non ci vedo una ragione nel pagare 30 euro a notte senza un servizio che li valga. Non è roba da volontari animalisti, escludendo le crocerossine che se proprio proprio il cane è in sedia a rotelle, a gratis te lo prendono. Ci sono tante ragioni per cui fare questa cosa, e non è detto che siano tutte sbagliate. Per come la vedo io, sicuramente meglio che metterlo in gabbia in qualche pensione.

  6. Stallare, ospitare, detenere animali altrui è più semplice a dirsi che a farsi.

    Essere oggettivamente sicuri di vivere in un contesto abitativo che lo permetta è di primaria importanza.
    Se conosciamo l’animale da ospitare e/o già frequentatore della nostra casa, se i nostri animali non hanno dimostrato segni di insofferenza verso tali ospiti, se disponiamo di strutture adeguate di contenimento nel caso che e se, organizzarsi nella gestione temporanea risulterà semplice e piacevole.

    Per quanto riguarda la salute alcune patologie, direttamente o indirettamente trasmissibili, non emergono con semplici esami clinici poiché se pur esistenti non rilevabile.

    Si può essere compagni di merenda ma se accade inavvertitamente qualcosa di spiacevole agli animali ospitati si potrebbe perdere anche un’amicizia di vecchia data …

  7. Visto che parli di cani che devono stare in una casa non loro ne approfitto per richiederti un articolo su un tema simile. Come comportarsi nel caso di un trasloco? Ossia nel caso in cui si cambi casa (cani e umani insieme). Come fare affinche il cambio non sia traumatico per i cani? Come farli abituare a una nuova casa, a un nuovo quartiere, a una nuova cita, a nuovi vicini (sia umani che canini)… So che i cani sono molto adattabili, ma vorrei che questo adattamento fosse il meno stressante possibile.

    • Eros, ma non c’è bisogno di articoli… perché non c’è bisogno di far niente! Ai cani interessa solo stare con il loro branco, il “dove” importa pochissimo. Essendo una che trasloca in media ogni 5-6 anni, posso assicurarti che nessunissimo dei miei cani si è mai posto il problema di dove fossimo: tempo di abituazione alla nuova casa, un’ora circa.
      Posso anche aggiungere che finora lo stesso è valso per tutti i miei gatti (checché si dica sul fatto che loro “si affezionano più alla casa che al padrone), con la sola eccezione del mio maschio siamese, che durante un trasloco è scappato nei boschi e non si è fatto mai più provare. Ma lui era già un gatto “strano” di suo.

    • In attesa di una risposta dalla Redazione ti “passo” la mia esperienza.
      Il mio cane, abbandonato a 3 mesi ed “adottato” dai dipendenti di una ditta, ha vissuto per 18 mesi in quella ditta, nel cortile, di giorno con i dipendenti e di notte da solo….
      Poi è arrivato da me, un monolocale…. Avevo un po’ di timore, ma, al contrario, si è adattato senza problemi, e il fatto che fosse MOLTO socializzato con gli umani gli ha permesso di non avere alcun problema con i miei vicini.
      Si è trovato da solo “il suo posto”, e l’ho rispettato senza problemi….
      3 anni dopo, ossia 3 anni fa, abbiamo traslocato, cambiando casa e città….
      Devo dire che nella “nuova casa” non ha avuto nessun problema… Quando ci veniva, ed era un cantiere, si trovava il suo posto e stop, ha apprezzato ed usato a lungo i balconi (prima non ne avevo) e si adattava.
      Portarlo in giro, all’inizio, è stato un gioco, per entrambi: la scoperta della nuova città. Non la conoscevo nemmeno io, quindi il gioco era per entrambi…. Fortunatamente è una cittadina con ancora tanti campi (venivamo dalla periferia di Milano, qualche zona verde ma insomma….), spazi aperti in cui starsene libero, con la possibilità di rincorrere qualche leprotto…
      In casa avevamo sistemato due cuscini per “emergenza”, nel casino il posto per lui era un po’ quello che era, come per noi…. Poi quelli sono diventati il suo cuscino, e in casa non aveva alcun problema…
      Il problema lo avevo quando, per un periodo, tornavo nella “casa vecchia”. Pur non avendola toccata (avevo portato via solo un po’ di vestiti e null’altro) lui non ci voleva tornare e, soprattutto non ci voleva stare, mentre prima, e adesso, mai un problema a lasciarlo a casa da solo…
      L’unico problema è stato che per qualche tempo non mangiava… o mangiava molto poco, pur non avendo cambiato i suoi crocchi o le abitudini…
      Poi un giorno ho portato nella nuova casa la cesta in cui tenevo i suoi crocchi: lui si è avvicinato, l’ha annusata e si è piazzato davanti alla ciotola. Da quel momento ha ripreso a mangiare normalmente.
      Con i vicini nessun problema. Lui è sempre abituato agli adulti… Mi hanno detto dopo che erano un po’ preoccupati che venisse ad abitare nella scala un cane “grosso” (è un mix PT e non so cosa e pesa 30 Kg), ma alla fine li ha conquistati.
      Lui in casa non abbaia, non fa casino neanche se lo lascio da solo… come ha sempre fatto…
      Ora la mia vicina a volte quando ci sente esce sul pianerottolo per salutarlo….
      Insomma, al solito ha fatto tutto lui da solo….
      m.

    • Eros, l’unica cosa a cui farei davvero attenzione durante un trasloco, è che non succedano danni durante le fasi di impacchettamento-trasporto-spacchettamento, perché c’è il rischio che il cane sia d’intralcio e finisca per fare danni ( magari anche facendo/facendosi male ). Quindi cane in kennel durante i lavori.

  8. …ci sono due cose che a me interesserebbero sull’argomento e che, invece, mancano:

    1) Come comportarsi nei confronti di eventuali animali dello “stallante”. Cioè come gestire il rapporto propri cani/gatti, cani/gatti stallati e se, per gli “animali di casa”, può essere traumatico l’ingresso o addirittura l’uscita degli ospiti, soprattutto se diventa una cosa ricorrente.
    2) Come comportarsi dal punto di vista “sanitario”…ovvero, se è un cane stallato per lavoro, quali rassicurazioni chiedere al proprietario dal punto di vista della salute dell’animale (cane o gatto che sia)…se si tratta di un animale stallato per un’associazione quali rassicurazioni chiedere all’associazione. E, infine, se si trova un cane/gatto abbandonato e si decide di stallarlo fino a trovargli una casa, quali cose e quali esami fare “prima” di metterlo a contatto con gli animali di casa. Soprattutto in merito alle patologie che potrebbero essere trasmesse ai propri animali…perché stallare un animale e ritrovarsi con i propri ammalati dopo, mi sembra che non valga la pena! Insomma, un vademecum delle patologie contagiose più rischiose e di come/in che tempi salvaguardare i propri pelosi.

    • Per quanto ne so, i can-gatti degli stallanti abituali, dopo le prime incertezze, si abituano all’idea di avere “ospiti di passaggio”. La mia esperienza è limitatissima, ma quelle altrui mi fanno pensare che gli animali “fissii” capiscano – in un certo senso – che si tratta di animali in transito: quindi la prendono con filosofia.
      Ovviamente, se ci sono conflitti (più facili con i gatti)…o non si accetta di stallare, o si dividono gli animali che non vanno d’accordo.
      Per quanto riguarda le garanzie sanitarie, quelle vanno richieste sempre, che si tratti di stalli o di cani di privati: il libretto delle vaccinazioni in ordine dev’essere un “must”, e personalmente chiederei anche un esame delle feci preventivo, visto che i parassiti intestinali sono i più facili da passarsi l’un l’altro.

      • …intanto grazie per la risposta, molto chiara!!! ^_^
        Ma per quanto riguarda gli stalli di animali “raccattati”, su cui uno non può avere garanzie nè da parte di un propietario nè da parte di un’associazione, come ci si regola?
        A parte lavaggio/depulciaggio e visita dal veterinario con esame feci ed eventuale sverminazione, come si tutelano i propri animali da eventuali malattie infettive?
        Faccio un esempio con i gatti perché sono più documentata, ma magari si può verificare anche con patologie dei cani. So che la FELV ha un periodo di incubazione nel quale può non risultare dall’esame FIV/FELV. In quel caso, bisogna tenere gli animali separati fino a “nuovo test di conferma” o ci sono test attendibili anche in tempi più brevi? Oppure, mi è capitato di sentire dei volontari che non potevano prendere nuovi cuccioli in stallo perché avevano un’emergenza da gastroenterite tra quelli che avevano già in casa. Se i propri animali sono adulti e vaccinati, si può stare tranquilli o è comunque rischioso?

        • Noemi, prendersi in casa un cane o gatto appena salvato, senza che ci sia stato il tempo di controllare la situazione sanitaria, è ad altissimo rischio. Se avessi altri animali in casa, io questi non li prenderei. Ci sono persone che stallano e che non hanno animali in casa: e queste vanno bene per i soggetti a maggior rischio sanitario. Non ha senso rischiare la salute del proprio cane o gatto per aiutarne un altro.

          • …forse mi sono spiegata male…io intendevo “cosa” bisogna fare per accertarsi che l’animale sia sano e quindi poi poterlo stallare. Ovvero. Trovo un animale randagio…prima di andare sul sicuro e poterlo tenere in casa, quali controlli devo fare?

          • Un controllo generale dal vet, per prima cosa. E poi un minimo di “quarantena” (un paio di settimane) presso qualcuno che non abbia animali in casa, perché questo è il tempo medio di incubazione delle malattie infettive più comuni.

  9. scusa dato che non hai pubblicato il mio commento,puoi spiegarmi :
    Una o due settimane potrebbero bastare per fargli “perdere il vizio” (e mandarlo in confusione, visto che gliel’hanno sempre lasciato fare…), ma poi il cane tornerebbe a casa sua e riprenderebbe a dormire nel letto, non vivendola più come una “cosa normale”, bensì come una vittoria sugli umani

    • Jack, non è che “non abbia pubblicato il tuo commento”: siccome qui ci sono solo io, a volte mi capita di non essere al pc e quindi approvo i commenti dei nuovi utenti solo quando rientro a casa 🙂 !
      Detto questo, provo a spiegare meglio: se un cane che dorme sul letto viene, di punto in bianco, educato a non farlo più, in una settimana (tempo medio di un “pensionamento”) può imparare a stare per terra.
      Solo che poi torna a casa e i suoi “veri” umani lo fanno risalire sul letto.
      Ora: se prima era una cosa normale, per lui, adesso che per un periodo gli è stato impedito non la vede più come una cosa normale, ma come un “benefit” che aveva perso e che adesso recupera: quindi la vive come una vittoria.
      Così è più chiaro?

      • per mia esperienza da dog host ,io faccio dormire i cani affianco al mio letto ,su un cuscino.
        Il primo giorno ci provano,ma non insistono più di tanto dato che alla fine possono dormire
        comunque molto vicino a me.In questo caso penso di non aver stravolto nulla

  10. Grazie Valeria,
    sono molto felice che tu abbia deciso di accogliere la mia richesta, e trattare l’argomento.
    Fortunatamente sotto il punto di vista emotivo sono serena, certo, non ho il cuore di pietra, quindi sono convinta che appena dovrò restituire la cagnolona, che ho in pensione temporanea, alla sua famiglia, si apriranno i rubinetti da far concorrenza alla mia omonima del cartone animato.
    Ma sono preparata, e serena della scelta che ho fatto.
    Per quanto mi riguarda, il Doghost non è un metodo di guadagno conveniente, non si fanno gran soldi, e se vai a vedere sono più gli sbattimenti che il compenso, (ammenochè non si mettano prezzi assurdi, ma non è il mio caso). C’è da dire che se presa con le giuste precauzioni emotive, questa esperienza arricchisce molto chi sta pensando, o che vorrebe in un futuro, prendere con se un cane.
    Certo, forse i concetti non coincidono al cento per cento, nel senso che se prendi un cane “tuo”, di componente emotiva ce n’è a bizzeffe, quindi gli sbattimenti saranno meno incisivi che nel tenere un cane per conto di terzi. Ma posso metterci la firma, è un ottimo allenamento. Mi sono trovata in tante situazioni che non mi sarei mai aspettata, certo ogni cane è a sè stante, ha il suo carattere eccetera, ma partire preparati agli imprevisti è sempre un buon inizio. Intendo una preparazione più rivolta verso se stessi che verso il cane, perchè anche partendo dalle migliori intenzioni, spesso accade di non riuscire a gestire la propria tensione in determinate situazioni, o di perdere l’entusiasmo ai primi fallimenti di “farsi dare retta”, quindi far vincere il cane mentalemnte per sfinimento. Con questo non voglio assolutamente dire che tutte le Sciuremarie del mondo, prima di prendere un cane “proprio”, dovrebbero valutare di fare Doghosting, ma, se si ha un obbiettivo di educazione nei confronti del proprio futuro cane, ci si documenta e prepara psicologicamente, sono convinta che possa servire come esperienza. Quantomeno per fare due conti, e vedere quanto questo desiderio coincida realmente con la voglia di fare il bene del cane. Per esempio, io da quando frequento questo sito, e ho cominciato questa esperienza di Doghost, mi sono sentita dare della matta dai miei amici e familiari in svariate occasioni, e conseguenti litigi coniugali sulla gestione del modo di fare con il cane…ma questa è un’altra storia, e ti scriverò per sottoportela in privato. Grazie ancora!

  11. Interessante come sempre, io gradirei anche qualceh ragguaglio sul caso opposto ovvero: Come comportarsi quando si deve lasciare il proprio cane in pensione? Permetto che in 5 anni l’ho sempre portata con me vacanze incluse ed è sempre stata con me ed il mio compagno quando uno dei 2 si è dovuto assentare per motivi di lavoro (lavoriamo entrambi in una regione diversa da quella d’origine). Nell’ultimo periodo però le assenze per lavoro (parlo di assenze prolungate) diventano sempre più frequenti… e io comincio a temere che prima o poi dovrò lasciarla qualche volta in pensione…

    • Ciao Datch! Non vorrei trovarmi nei tuoi panni, non è certamente facile e non voglio intromettermi nel dare consigli che, tra l’altro non mi sono stati chiesti, ma vorrei farti una domanda: per lo stesso problema, tu cosa faresti con un figlio? Ciao 😉

      • Scusa Lella ma non capisco la tua risposta….
        Mi trovo anche io nella condizione di Datch. Dovrò essere operata ad un ginocchio, non so ancora se solo una “pulizia” o proprio una protesi, con giorni di degenza/post degenza decisamente diversi. E ho/abbiamo un problemino di “allocazione” del mio peloso.
        Il mio compagno non può gestirlo da solo, non fosse altro che è fuori tutto il giorno per lavoro, e non so come fare.
        Potrei forse contare sui miei genitori, ma hanno la loro età, e non sono completamente dell’idea di dare loro un impegno per un periodo troppo lungo… e un po’ mi “spaventa” il lasciare il cane ai nonni…. che in quanto nonni lo straviziano ogni volta che lo vedono….
        Non ho figli, ma un figlio per parte della giornata va a scuola, è vero che può avere altri impegni, ma non mi pare si possano paragonare le due cose…
        Inoltre la gestione di un cane può creare qualche problema…. con tutto che i miei hanno avuto un cane e accettano il mio senza grossi problemi… e lui accetta loro…
        Il mio cane, tranne una notte passata al freddo e al gelo in mezzo alla neve perchè si era perso in montagna non ha mai provato a stare via per più giorni, e mi sento impotente del dare degli strumenti ai miei per poterlo gestire, nel caso deciderò per questa ipotesi…
        Nel caso della pensione mi trovo un po’ in difficoltà nell’immaginare se “dopo” potranno esserci problemi….
        Sarebbe il caso di “provare” prima ad allontanarlo da casa, oppure no??
        Credo siano anche questi i dubbi espressi anche nel commento sopra….
        Spero che Valeria possa “aiutarci…
        Grazie!
        m.

        • In presenza di genitori disponibili e già conosciuti dal cane, io non avrei il minimo dubbio e lo affiderei a loro, preva richiesta di non esagerare con i vizietti 🙂

          • i miei abitano in un’altra regione, 800km, purtroppo. Non è facile piazzare un cane quando supera i 30kg. Risolverò in qualche modo!

          • Ehm.. penso dipenda sia dal cane che dai genitori Valeria..
            L’unica dei miei cani che posso lasciare con i miei sapendo che al massimo non li ascolta è Miss..

    • Non ho figli (scelta dovuta in gran parte dovuta al lavoro), ho colleghi con figli e quando siamo via per loro è dura soprattutto quando sono piccoli. Ma, per quanto piccoli ai figli è possibile spiegare che si è via per lavoro, cosa che aiuta non poco. A un figlio puoi dire vado via per lavoro ma tornerò e, con i tablet e internet si può cmq essere in qualche modo presenti. Ad un cane per quanto abituato alle assenze non puoi spiegare che vai via ma tornerai, non riconoscono la voce al telefono o via skype, subiscono l’abbandono punto. Potreste chiedermi perchè ho preso un cane, la risposta è perchè l’ho trovata e forse perchè lei sapeva che ad 1 anno di etài ero la sua ultima opportunità, motivo per cui in una fredda e piovosa notte di gennaio di 5 anni fà scele di salire sulla mia auto quando aprii la porta. Il suo passato è parte del problema, non permette a nessuno di portarla via da casa col guinzaglio, se potesse scegliere di seguire la persona priva di guinzaglio non si farebbe problemi, ma col guinzaglio no, probabilmente ha paura che la portino via, semplicemente mi aspetta dove la lascio.

      • Ciao! Ti chiedo scusa per averti risposto in ritaredo e perchè la mia domanda così…ristretta può far pensare più a un’accusa.
        La mia era proprio una domanda/curiosità, cioè cosa fai nella stessa situazione se al posto di un pelosotto hai un bambino? Volevo capire, perchè purtroppo mi è capitato di vedere e sentire in giro frasi tipo:” Embè? E’ un cane, mica un bambino!” Bè, scusatemi, ma io li metto allo stesso piano, quindi, me lo porterei sempre con me, poi però, ci sono situazioni come avete fatto notare voi, tipo (purtroppo), un ricovero in ospedale, o che so, un lavoro che una volta alla settimana o al mese, mi richiede di assentarmi per un giorno e una notte, è lontano….anch’io in quel caso, mi informerei come e dove lasciare il mio amico, esattamente come farei per un figlio, ma solo in questi casi estremi! Però io sono io, gli altri giustamente fanno e farenno quello che ritengono giusto. Spero di essermi spiegata meglio, che dici? 😉 Ciao

  12. da dove ti è uscito il consiglio numero due?
    ….ma poi il cane tornerebbe a casa sua e riprenderebbe a dormire nel letto, non vivendola più come una “cosa normale”, bensì come una vittoria sugli umani

    prendere un cuscino e metterlo a terra affianco al letto

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