di VALERIA ROSSI – Davvero bella la storia di Bear, il labrador che è riuscito a scovare una chiavetta USB, nascosta in modo molto accurato, sulla quale un pedofilo teneva del materiale che ne ha permesso l’incriminazione. L’ho letta su “LaZampa.it” e come al solito sono andata a leggermi anche i commenti.
Ce n’erano soltanto quattro, due dei quali si domandavano “ma come vengono addestrati questi cani?”, mentre uno dava una risposta ironica e molto divertente: “Mangiano ram e processori, no? Come i cani antidroga che vengono drogati!”.
Scherzi a parte (purtroppo c’è davvero chi crede ancora che i cani antidroga siano strafatti, sigh…), il lavoro di “nose work” sta diventando sempre più selettivo e i risultati diventano sempre più spettacolari, a volte al limite dell’incredibile.
Che odore ha, infatti, una chiavetta USB? Nessunissimo odore, per noi umani: ma il cane è capace di distinguerlo da tutti gli altri (sono quattro, al momento, i soggetti americani preparati per la ricerca di dispositivi elettronici).
D’altronde noi siamo davvero messi male quanto ad olfatto (o per essere politically correct, siamo “diversamente annusanti”), mentre il cane è un campione assoluto.
L’olfatto è il suo senso principale, con una media di 220 milioni di recettori olfattivi (contro i 5-10 milioni dell’uomo) e punte di 300-350 milioni (raggiunte dai retrievers e soprattutto dal bloodhound, il miglior naso in assoluto di tutto il panorama canino).
Ma torniamo alla domanda: “come si addestra un cane a riconoscere un particolare odore?”
Come spesso accade, ci sono molti metodi diversi e tutti validi: quello che usiamo noi per i nostri esercizi di nose work (che hanno solamente un fine sportivo, ma che ricalcano gli stessi passaggi utilizzati per ottenere una ricerca di utilità sociale o poliziesca) è il metodo del nose work scent detection, creato negli Stati Uniti dal K9 ed introdotto in Italia da Davide Marinelli (ne aveva già parlato lui stesso, a grandi linee, in questo articolo).
Ma come funziona, esattamente?
Inizialmente si lavora in un “laboratorio” costituito da una serie di cassettiere: in un cassetto, inizialmente, viene nascosto un piattino con del cibo.
Il cane non fa ovviamente alcuna fatica ad individuare il piattino, ma due sono le cose fondamentali che dobbiamo ottenere: la prima è che il cane esamini con grande determinazione tutte le cassettiere, dalla prima all’ultima, senza fiondarsi direttamente su quella che emana l’odore. La seconda è che il cane impari ad associare l’odore che vogliamo fargli identificare (nel K9 nose work, al quale è ispirato il nose work scient detection, si utilizzano tre essenze) alla ricompensa in cibo.
Per ottenere questo risultato si usa un dispenser pieno di crocchette o altri bocconcini solidi e duri (devono fare rumore), che viene scosso davanti al cane (quelli più timidi, che potrebbero aver timore di questo rumore, vengono prima condizionati a capire che quel rumore equivale a “cibo in arrivo!”, scuotendo il dispenser e facendone uscire i bocconcini).
Il dispenser viene agitato mentre il cane è tenuto al guinzaglio dal conduttore, poi viene nascosto dietro la schiena dall’istruttore, che tocca il primo dei cassetti disponibili: a questo punto il cane viene accompagnato a cercare e punterà subito il cassetto che è stato toccato, al cui interno si trova effettivamente il cibo.
In seguito il cibo viene spostato in altri cassetti, ma viene sempre toccato il primo cassetto, affinché il cane inizi sempre la ricerca da quello e poi passi ad analizzare tutti gli altri, senza saltarne alcuno.
Non appena il cane ha imparato a cercare con costanza e metodo il piattino con il cibo, si inseriscono nello stesso cassetto sia il cibo che l’odore (le nostre essenze – e cioè quelle del K9 – sono betulla, anice e chiodi di garofano: ma potrebbe trattarsi anche di droga, di una sostanza esplosiva… o di una chiavetta USB. Per il cane non cambia nulla), per poi passare all’ultima fase nella quale il cane ricerca solo l’odore, mentre il cibo “cade dall’alto” – letteralmente, perché è il conduttore a farlo cadere! – non appena l’odore è stato segnalato (in posizione di seduto, terra oppure in piedi, fissando lo sguardo sul punto da cui arriva l’effluvio).
Una volta che il cane ha capito quello che deve cercare e come deve cercarlo si amplia gradualmente il laboratorio, fino ad arrivare a lavorare in spazi molto ampi (aperti o chiusi) nei quali il cane cercherà con metodo, senza tralasciare un solo punto, arrivando alla fine a focalizzare tutta la sua attenzione (e ad attirare quindi la nostra) sulla sorgente dell’odore.
Da alcuni mesi, e cioè da quando abbiamo introdotto questa disciplina nel nostro programma sportivo, abbiamo avvicinato al nose work decine di cani diversissimi tra loro: grandi o piccoli, giovanissimi o anziani, attivissimi o patatoni, di razza o meticci.
Tutti, ma proprio tutti, si sono rivelati entusiasti di questo lavoro (Samba, appena ci avviciniamo alle cassettiere, comincia a pigolare e saltare sulle quattro zampe come un canguro… anche quando non tocca a lei!).
Quella più avanti nella preparazione è la bassotta Elvira, che per ovvi motivi fisici è un pochino “limitata” in altri sport. Per chi come noi (e come l’umana di Elvira) non si occupa di caccia, può essere difficile trovare un lavoro adatto ad un bassotto: ebbene, il nose work si è rilevato l’arma vincente, perché lei ci mette il massimo dell’impegno e quando trova l’odore la sua coda impazzisce di gioia.
Lo stesso vale per altri cani troppo piccoli, troppo grandi o troppo anziani per cimentarsi nelle discipline più classiche: è davvero commovente vedere come il nose work dia loro quello “scopo” (ovvero: quel ruolo preciso nel branco) a cui qualsiasi cane del mondo aspira e di cui ha bisogno per sentirsi veramente “importante” e quindi gratificato, sicuro di sè e soddisfatto della propria vita.
Basti pensare che i cani possono anche fiutare i tumori: https://www.facebook.com/MedicalDetectionDogsItalia?ref=aymt_homepage_panel
Favoloso. Ah, i cani… non so neanche come finire questo commento, ma volevo commentare. Sono sempre sbalordita dal lavoro che la gente riesce a fare insieme a loro!
Ma non si rischia che alla chiavetta USB resti attaccato l’odore del proprietario??? Per trovare le persone vengono fatti annusare gli oggetti utilizzati dalle stesse, come fa a discernere l’odore oggetto dalla’odore umano??
Io ho fatto fare alla mia DDB un mini corso di mantrailing ( ricerca di persone ) era impazzita di gioia….se gli viene dato un odore da cercare, loro non si distraggono.
Ma prima logicamente il cane deve aver capito cosa deve fare.
E’ lo stesso discorso per i cani antidroga, quando la trovano sicuro che sopra ai sacchetti ci siano particelle olfattive delle persone che li hanno toccati, ma il cane sa che non è quello che deve cercare…..
Beh, effettivamente non fa una piega!!!
Grandioso 😀 la lista delle cose da fare col mio futuro cane si sta allungando… beh, non si annoierà 😛
L’ultima che ho sentito http://www.corriere.it/animali/09_ottobre_30/cani-anti-pirateria-areddia_f0324d46-c53f-11de-bfa4-00144f02aabc.shtml?refresh_ce-cp
bellissimo articolo! 🙂