di VALERIA ROSSI – “Perché sì”, mi verrebbe da dire, di primo acchito. Nel senso che basta osservare i rapporti gerarchici tra cani, e poi osservare quelli tra cane e uomo (anche quelli spontanei, non forzati in alcun modo) per capire che il cane si rapporta con entrambe le specie nello stesso identico modo.
Certamente l’uomo non potrà mai assumere gli stessi ruoli sociali di un cane: d’altronde il cane, a sua volta, non assume esattamente gli stessi ruoli sociali del lupo, perché alcuni di essi non gli servono più o perché non gli viene dato modo di esprimerli.
In un branco di lupi, per esempio, ci sono gli specialisti cacciatori: in un branco di cani, questi dovrebbero organizzarsi per cacciare cosa? La ciotola?
Neppure i tanto celebrati cani ferali hanno specialisti cacciatori, visto che “cacciano” prevalentemente nelle pattumiere.
In un branco di lupi, il maschio alpha si accoppia con la femmina alpha, scelta da lui (o meglio, “eletta” dal branco, così come viene “eletto” il maschio): in un allevamento, il cane alpha si accoppia con quel che passa il convento, scelto dell’uomo (anche se magari a lui sarebbe piaciuta di più quell’altra cagnetta là).
Tra i cani randagi, si accoppia chi arriva prima: talora la cosa è preceduta da scanni e lotte varie (non sempre ritualizzate come quelle dei lupi) per “arrivare primi”, talora è questione di pura fortuna (il classico trovarsi nel posto giusto al momento giusto).
Insomma, le differenze ci sono, non solo tra cani e lupi, ma anche tra cani e cani. E figuriamoci se non ci sono tra cani e umani.
Però… prendiamo in esame, per un attimo, un gruppo assai meno complesso di un branco: osserviamo semplicemente il rapporto tra un cucciolo e un adulto conviventi (non madre/figlio) e quello tra un cane e il suo umano di riferimento.
Mi auguro che si dia quantomeno per scontato che, tra un cucciolo e un adulto che vivono insieme, esistano rapporti/ruoli gerarchici/sociali e che l’adulto sia il soggetto dominante (o se preferite il leader, la guida, quello col ruolo sociale più importante: chiamatelo come volete, tanto sono tutti sinonimi); se non accettate che esista questo tipo di gerarchia, allora smettete pure di leggere, perché non parliamo la stessa lingua e quindi non ci capiremo mai… però vi invito anche a posare i libri di cinofilosofia e ad andarvi a guardare un po’ di cani che interagiscono tra loro, dopodiché potremo riparlarne.
Se invece accettate che tra i cani esistano ruoli gerarchici (o sociali, se vi piace di più: tanto anche questi sono sinonimi!) … allora prendiamo in esame un momento normalissimo di vita quotidiana: quello della pappa.
Pappa!!! Arrivano le ciotole, l’umano ne mette giù una, i cani ci si fiondano entrambi sopra. L’adulto piazza un ruggito da leone della savana al cucciolo, che immediatamente molla il colpo, cede il posto al Capo e aspetta che arrivi la sua, di ciotola (se non lo conosce ancora bene potrà anche fare scene di panico, cainare come se fosse stato scannato eccetera. Se lo conosce, si limiterà a spostarsi assumendo i classici atteggiamenti di sottomissione, che sarà attiva o passiva a seconda dell’età, della razza e dell’indole del cucciolo).
E ora proviamo a vedere cosa succede quando non c’è nessun altro cane.
L’umano arriva con la ciotola, dice “Aspetta!” (almeno, si spera che lo dica)… e il cane che fa? Si sposta mandando segnali di sottomissione. Magari blandi, perché l’umano è il suo migliore amico e non ha nessunissimo timore di lui: però li manda, perché il messaggio che sta passando all’umano (con cui ha un bellissimo rapporto di stima e fiducia) è il seguente: “Okay, Capo: ho capito che non mi devo scapicollare, aspetto il tuo segnale per mangiare”.
Ma di esempi se ne potrebbero fare altri mille.
Rientro da fuori casa: il cucciolo, vedendo rientrare un cane che ritiene un suo superiore gerarchico, gli corre incontro, gli dà le musatine, si butta a pancia all’aria, fa millemila scemate…insomma, manifesta sottomissione attiva o passiva.
Il cane adulto, vedendo rientrare il suo umano, gli corre incontro, gli dà le musatine… e poi dipende dalla razza e dall’indole: c’è quello che si limiterà a una scodinzolatina e c’è quello che farà millemila scemate (compreso buttarsi a pancia all’aria: non per timore reverenziale né per paura – stiamo sempre parlando di umani che hanno un ottimo rapporto col loro cane! – ma per dimostrargli che si fida di lui e si affida a lui).
Insomma, manifesta sottomissione attiva o passiva.
Ma come si fa a dire che non ci sono gerarchie tra cani e umani?
Certo, non ci saranno ruoli definiti come in un branco di lupi: ma le gerarchie ci sono e sono talmente palesi che bisogna essere proprio ciechi per non vederle.
Quindi l’umano può – eccome se può! – essere considerato un alpha, o comunque un leader gerarchico.
E ovviamente può anche essere considerato un inferiore: il che risulta evidente quando il cane comanda a bacchetta l’uomo, quando lo monta, quando gli ringhia sulla ciotola esattamente come ha imparato a fare quando gli adulti, suoi superiori gerarchici, ringhiavano a lui da cucciolo.
Non vi piace il termine “gerarchie”? Non vi piace il termine “dominanza”? Ma chiamatele un po’ come vi pare! L’importante è che vi rendiate conto che ci sono, ci sono sempre state e sempre ci saranno.
E vi dico anche perché ci sono: perchè il cane viene impregnato sull’uomo, e il processo di impregnazione serve proprio a fargli pensare che noi e lui apparteniamo alla stessa specie… o se non proprio alla stessa specie, almeno allo stesso gruppo sociale.
E’ dai tempi di Lorenz che sappiamo che esistono l’imprinting (per gli uccelli nidifughi) e l’impregnazione (per gli uccelli nidicoli e per quasi tutti mammiferi): è da allora che sappiamo che questi processi servono all’identificazione di specie. Abbiamo anche imparato che il cane può avere una doppia impregnazione, sulla sua specie e sulla nostra (a dire il vero può averla anche tripla, se per esempio, come talora accade, un cucciolo di cane viene allattato da una gatta).
L’esempio più lampante del fatto che il cane ci consideri conspecifici (pur riconoscendo la nostra diversità sia visivamente che olfattivamente) è comunque il grooming (pulizia fatta con la lingua e con i denti), che tutti i cani effettuano su se stessi (autogrooming), ma che alcuni praticano anche su altri cani (allogrooming). Lo fanno solo con altri cani, ovvero solo con i propri conspecifici, e solitamente con quelli con cui sono maggiormente in confidenza (cani conviventi).
Però, guarda caso… lo fanno anche con l’uomo (se il vostro cane, oltre a leccarvi, ama anche darvi dei “pizzicottini” delicati con gli incisivi, sta facendovi una sessione di grooming. E se lo fa, è perchè vi ritiene membri della sua ristretta cerchia sociale di conspecifici amici).
Ma a cosa servirebbe mai far credere al cane che siamo conspecifici (o quasi) attraverso l’impregnazione?
Forse a prenderlo per scemo?
No! Da che mondo e mondo, questo serve a “costruire” nel cane la docilità, ovvero la disponibilità ad obbedire all’uomo.
E secondo voi a chi obbedisce, un cane, con entusiasmo, sperando nell’approvazione sociale molto più che nel famigerato bocconcino?
Eh, sì: proprio ai suoi superiori gerarchici.
Lo fanno i lupi nel branco, lo fanno i cani conviventi (e a volte anche i “semplici conoscenti”) tra loro, lo fanno i cani nei confronti dell’uomo.
Perché il cane non obbedisce al gatto di casa? O magari al pappagallo, o al merlo indiano, che sanno anche parlare?
Io ho avuto in casa contemporaneamente un merlo indiano e un pastore tedesco: ma per quanto l’uccello lo chiamasse (e pure con la mia voce, con tanto di erre moscia!), non ricordo che il cane gli abbia mai obbedito.
Se non vogliamo parlare di “dominanza” o di “gerarchie”, parliamo pure di quel che volete: di leadership, di partnership, di cooperazione… però ci sarà sempre uno che comanda, che indica, che guida, e uno che obbedisce, che segue, che esegue.
E se il cane non pensa di dover essere quello che segue, diventerà sempre quello che guida (o almeno ci proverà)… perchè, nella sua mente, un branco/gruppo/famiglia/quellochepreferite senza una guida non può esistere. Non sopravviverebbe.
In un branco ognuno ha il suo ruolo e tutti lavorano insieme per il bene del gruppo: però c’è sempre qualcuno che prende le decisioni importanti.
Certo, poi ci può essere anche collaborazione: guai se non ci fosse!
Superiorità gerarchica (ma quante volte l’ho già ripetuto?) non significa “imposizione con la forza”.
Un branco è sicuramente più simile ad una repubblica ben organizzata che ad una dittatura… però un Presidente di questa repubblica ci dev’essere.
Per essere riconosciuti come Presidenti (vi piace di più Presidente del Branco che Capobranco? Usiamo questo termine, allora!) dobbiamo dare ai nostri cani la chiara dimostrazione che noi siamo più esperti, più intelligenti, più capaci di loro non solo a gestire le risorse, ma anche a risolvere i problemi.
Se ne saremo capaci, il cane si sottometterà spontaneamente (e di solito con gioia, perché i cani a cui piace comandare sono davvero pochi), perché ci ritiene degni di stima, di rispetto e quindi anche di obbedienza (che è poi la stessa identica cosa che i lupi pensano dei loro “alpha”).
In caso contrario, il Presidente del Branco proverà a diventarlo lui (in modo più o meno eclatante a seconda della razza e del carattere individuale).
Collaborazione, cooperazione, partnership sono tutte cose importantissime: purché non vengano intese come rapporti “alla pari”, perché questo non esiste né potrà mai esistere.
E se non può esserci parità, allora ci sono dei ruoli: c’è qualcuno che conta di più e qualcuno che conta un po’ meno, qualcuno che guida e qualcuno che si lascia guidare… ovvero, ci sono delle gerarchie.
Così come ci sono anche nelle repubbliche democratiche, dove neppure la legge è davvero “uguale per tutti” perché si sente comunque l’esigenza di avere qualcuno “al di sopra” degli altri (ogni riferimento alle recenti cronache sulle intercettazioni al Capo dello Stato è puramente voluto).
La vera “parità” non esiste neppure nelle società umane che fanno finta di volerla e di averla: per fortuna i cani sono un po’ meno ipocriti.
Ciao, volevo farti una domanda,
il mio cane, ha preso il vizio, soprattutto quando eccitato o quando si gioca, di fare grooming con i denti anteriori, tipo piccoli pizzicotti, oltre a farlo su di me, spesso capita che lo faccia sulla coperta o sul suo cuscino e non c’è verso di fermarlo, sembra quasi ossessionato dal dover dare questi piccoli morsetti alle cose, quando lo fa, percepisco che è eccitato, poi abbassando il livello di agitazione li passa
da cosa potrebbe dipendere il fatto che faccia grooming su oggetti tipo il suo cuscino oltre che a farlo ad altre persone o cani?
Grazie
Non direi proprio che si tratti di grooming: il grooming si fa ad altri animali (umani compresi), ma non agli oggetti inanimati.Probabilmente è solo un modo che utilizza per sfogare il nervosismo…e non gli darei troppo peso: ognuno di noi ha i suoi antistress :-). Se però ti fa male quando lo fa a te, allora sgridalo: non puoi farti masticare impunemente solo perché il fanciullo è un po’ nervoso!
immaginavo non fosse un semplice grooming, per esempio, adesso abbiamo fatto una passeggiata, siamo rientrati, si è messo sul cuscino e ha iniziato a mordicchiarlo, per non più di 10 secondi, poi ha smesso e si è appisolato…
bell’alrticolo, sono proprio d’accordo con tutto.
una curiosità, quindi dire imprintato o impregnato è la stessa cosa?
Diciamo che, tecnicamente, “imprintato” si dovrebbe usare solo nel caso degli uccelli nidifughi: per il cane il termine corretto è “impregnato”. Nel linguaggio comune, però…sì, è praticamente la stessa cosa.
Concordo tutto però un cane che ringhia a un altro davanti a una ciotola è diverso dall’umano che fa aspettare di mangiare un solo cane. L’umano mica mangia prima lui un po di crocchi. E’ sempre gestione del cibo ma è diverso.
E il grooming… noi baciamo i cani, se degli extraterrestri ci vedessero cosa direbbero? che scambiano i cani per esseri umani? beh, non avrebbero tutti i torti 🙂
Grazie, grazie, grazie!!! Articolo chiarissimo, esaustivo e ricco della solita inconfondibile verve e di tanti utilissimi commenti che lo rendono ancora più interessante.
Ho apprezzato molto, probabilmente deformazione mia, anche i sottili distinguo linguistici 🙂
è da un po’ che mi frulla sta domanda in testa, ogni volta che leggo un articolo che tocca o sfiora l’argomento, spero di esprimerla in italiano comprensibile in modo da non suscitare inutili vespai, è pura e semplice curiosità e voglia di capire (e anche un pizzico di spirito di Bastian Contrario, senza il quale non so vivere ;-))
questa gerarchia cane-cane e cane-umano è SEMPRE presente, o esistono delle Repubbliche di Pari Grado, o per lo meno situazioni in cui i ruoli sono interscambiabili? Il cane, OGNI VOLTA che incontra un suo simile, deve identificare un ruolo, chi sta “sopra” e chi “sotto”? Anche con gli “amici” e “compagni di gioco” c’è questa ritualizzazione?
Proprio “ogni volta” che un cane ne incontra un altro?
Ma no, sarebbe una vita faticosissima! Quando due cani (o un cane e un uomo) si conoscono bene, sono amici e compagni di gioco, ovviamente i ruoli restano quelli stabiliti nel tempo (a volte in cinque minuti di primo incontro, altre volte in due-incontri diversi)…a meno che uno dei due non decida, un bel giorno e per motivi suoi, che così non gli va più bene. Ma questo può anche non succedere mai nella vita: ci sono cani che si incontrano, definiscono dei ruoli e (se è il caso) un rapporto di dominanza/sottomissione che sta bene ad entrambi, soddisfa entrambi e non viene mai più messo in discussione.
Questi, di solito, sono i casi in cui poi qualcuno nega le gerarchie: “Ah, in casa mia non esistono!”: E grazie tante: magari avevi un rottweiler maschio adulto, hai inserito una cucciola di cavalier femmina…e di sicuro non vedrai mai un conflitto gerarchico tra di loro! Uno “alleva” l’altra come se fosse una sua figlia, la cavalier (che appartiene a una razza superpacifica e amichevole che si sottomette pure ai gatti di casa) non si sognerebbe mai di metterlo in discussione…e la coppia vive felice e contenta tutta la vita senza neppure una scamaruccia piccola così. Questo però non significa che i due siano “alla pari”: significa che ognuno è felice e soddisfatto del proprio ruolo e che quindi non c’è alcun bisogno di cambiare nulla.
Quello che la gente fatica a capire è che il cane, molto ma molto ma molto spesso, è felicissimo di sottomettersi ad un altro: noi abbiamo questa deformazione mentale secondo cui “sottomesso” significa “poveraccio vessato, che non ha abbastanza palle per ribellarsi”. E nella società umana, in effetti, spesso è così! Per questo sono tutti goduti quando pensano di avere il cane “dominante”: perché nella loro testa il “dominante” è più figo!
Ma questo è lontanissimo del modo canino di vedere le cose. I cani “sottomessi” sono spessissimo quelli più sereni, felici di vivere, che non si fanno troppe pippe mentali e si godono quello che hanno. Un cane tendenzialmente dominante (è sempre e solo una “tendenza”, perché dipende da chi incontra chi!) non solo è molto più scomodo da gestire, ma è anche più difficile da accontentare. E’ più impegnativo. E se non sei un cinofilo superesperto, è uno stress!
Insomma, NO, non ci sono “repubbliche di pari grado”: ci sono solo modi diversi di manifestare i propri atteggiamenti e di conquistare il proprio ruolo (e questo dipende sia dalla genetica che dall’educazione: ma la genetica NON si può dimenticare né sottovalutare), ci sono cani che trovano il proprio spazio e ne sono soddisfatti per sempre e ci sono cani che vorrebbero sempre salire di grado… ma in realtà questi ultimi sono rarissimi!
Siamo noi che li facciamo diventare “arrampicatori sociali” quando non riusciamo a dimostrare di essere NOI dei leader affidabili: allora, per forza di cose, il cane tenta la scalata (e lo fa sempre, che sia un chihuahua o un dobermann: solo che quando lo fa il dobermann si nota di più!). La tenta perché un branco senza leader non può vivere: quindi, se l’umano fallisce in questo compito, il cane si sente in dovere di assumere il ruolo vacante. Ma NON è affatto detto che lo faccia volentieri: anzi!
WOW, esaurientissima!
Grazie mille, ho capito tutto, soprattutto che la madre dei “mioccuggino” è sempre incinta 🙂
Ricordo i miei cani di quand’ero piccolo: una jagd e una cucciolona meticcia di circa otto mesi. Nonostante la differenza di mole (la jagd era una cagnetta e la meticcia, seppur giovane, era una “meticciona”), la meticcia cedeva sempre il tappeto su cui riposava alla jagd; qualsiasi cosa avesse in bocca la jagd, la meticcia “guardava ma non toccava”. A volte la tentazione era troppo forte (specie con gli ossi), così la cucciolona si avvicinava lentamente: la jagd ringhiava e la meticcia girava i tacchi. La jagd perlustrava ettari ed ettari di campagna e la meticcia la seguiva. Tutto questo continuò anche quando l’ormai ex cucciolona maturò e divenne un’adulta.
Ricordo anche un piccolo dettaglio: la jagd spesso disobbediva a me a mia sorella (e ogni tanto ci scappava pure un ringhiotto), ma mai e poi mai si è permessa con mio padre.
Tutti questi “fenomeni” come possono essere spiegati se non con i concetti di gerarchia cane-cane e uomo-cane?
Perché si nega l’evidenza?
Non sono sicurissima di aver capito bene, mi risulta che una volta cresciutelli, i lupacchiotti si esercitino nella scalata della gerarchia. La maggior parte viene spazzata fuori dal branco una volta raggiunta l’età adulta, ma ci può stare benissimo che ogni tanto ne venga fuori uno con le caratteriesiche dell’alpha che alla fine spazzi lui il padre fino ad allora numero uno! Sbaglio?Il carattere familiare del branco è quello più usuale, ma in certi casi viene accettata – o si impone – una new entry a seconda delle circostanze o delle caratteristiche “attitudinali” sia dei componenti del branco che del nuovo venuto,oppure come dici, Valeria succede che due branchi si uniscano, e sempre per favorire le opportunità di caccia.
“Neppure i tanto celebrati cani ferali hanno specialisti cacciatori, visto che cacciano prevalentemente nelle pattumiere.”
Vallo a dire agli allevatori di pecore in Australia, per cui i dingo sono una piaga. Cacciano eccome e non solo: il tilacino australiano, cugino di quello della Tasmania (estinto a causa dell’uomo nel 1936) si è estinto nel 19.mo secolo a causa della concorrenza spietata dei dingo.
Essere cane ferale presuppone il fatto che si tratti di un animale totalmente indipendente dall’uomo, anche dal punto di vista alimentare. Chi si nutre di spazzatura sono i randagi.
“In un branco di lupi, il maschio alpha si accoppia con la femmina alpha, scelta da lui (o meglio, “eletta” dal branco, così come viene “eletto” il maschio)”
Un branco di lupi si forma quando un maschio ed una femmina si accoppiano e nasce una cucciolata. Il branco è costituito dai due genitori e dalle cucciolate di due/tre anni successivi. Un figlio può decidere da sé di andarsene e costituire un proprio nucleo sociale accoppiandosi con un’altra femmina, per non creare squilibrio e tensione nella famiglia originale.
Il ‘branco’ di cani, inteso come unità sociale tipica (famiglia) non esiste fra i domestici a meno che non sia un umano a ‘forzare’ per così dire questa situazione. I cani domestici non sono tendenzialmente monogami come lupi ed altri canidi selvatici: una femmina può essere ingravidata da più maschi, un maschio può avere un suo harem. Il branco è raro anche fra i ferali: lo si è notato prevalentemente solo fra alcune comunità di dingo o cani selvatici del nord Africa (alcuni, non tutti).
Ribadisco ancora una volta che Alpha, Beta, tutto l’alfabeto greco e tutto quello che ne consegue relativamente a dominanza e gerarchia sono concetti legati a vecchie teorie (vedi gli studi del 1946 di Schenkel) scaturite dallo studio dei lupi in cattività che non hanno mai trovato riscontro nell’osservazione etologica in habitat naturale. Ma chissà perché la favoletta di Cappuccetto rosso e del lupo cattivo piace ancora a molti.
E giusto perché le mie opinioni valgono quanto le tue Valeria, qui un video con sottotitoli in italiano in cui David Mech, uno dei massimi esperti di lupi al mondo, ribadisce quanto sopra.
http://www.universalsubtitles.org/it/videos/rg1EgzFc9Gt0/info/alpha-wolf/
“Se non vogliamo parlare di “dominanza” o di “gerarchie”, parliamo pure di quel che volete: di leadership, di partnership, di cooperazione… però ci sarà sempre uno che comanda, che indica, che guida, e uno che obbedisce, che segue, che esegue.”
Nella cooperazione fra specie si presume che qualcuno proponga (e non ordini) qualcosa e qualcun altro decida per libera scelta (e non sia obbligato ad eseguire) di accondiscendere a quella proposta; questo può avvenire a doppio senso da parte di entrambi i componenti il rapporto simbiotico (se il mio whippet, come avvenuto, non riesce a raggiungere la palla sotto il letto, chiede a me di recuperarla: io scelgo di recuperarla; a lui posso chiedere di seguirmi: lui sceglie di seguirmi; in entrambi i casi abbiamo una motivazione per far questo che è il rinforzo della cooperazione e della relazione sociale). Sotto questo punto di vista non può esistere una ‘gerarchia’ vera e propria.
Giovanni, dei dingo australiani nun me ne po’ frega’ de meno: quando si parla di cani ferali, in ITALIA (visto che qui viviamo) si intendono i figli di cani randagi (randagi = abbandonati, ma prima dell’abbandono impregnati sull’uomo), che a differenza dei genitori NON hanno impregnazione sull’uomo: quindi imparano tutto solo dai genitori, e i genitori (ma anche i nonni) insegnano loro a ravanare nelle pattumiere.
Poi anche i miei husky, se trovavano pecore disponibili, non disdegnavano certo una bella battuta di caccia: e non erano ferali né randagi, anzi avevano la pappa pronta in ciotola tutte le sere. Però gli husky, che sono tra i cani più “lupini” in assoluto, cacciano per puro divertimento (e perché la selezione umana non ne ha mai intaccato le capacità venatorie: quando si vive in condizioni estreme, ogni cane deve essere polivalente perché torna comodo che sappia fare un po’ di tutto).
Quando le caratteristiche di razza si vanno a perdere a causa dei meticciamenti, anche le caratteristiche più esasperate si perdono in breve tempo (a volte in una sola generazione): quindi la capacità non solo di cacciare, ma anche di completare la ritualizzazione (ovvero di mangiare effettivamente la preda, perché “cacciare” e “nutrirsi” non sempre stanno insieme) va a scemare.
I “nostri” cani ferali si nutrono prevalentemente nelle discariche, questo è un dato di fatto. Se poi non sei convinto che siano ferali, dì agli studiosi di cambiargli nome! Ma noi non abbiamo né i dingo né i tilacini: abbiamo cani che non conoscono l’uomo e che si nutrono di spazzatura.
Un branco di lupi si forma quando un maschio ed una femmina si accoppiano e nasce una cucciolata. Il branco è costituito dai due genitori e dalle cucciolate di due/tre anni successivi. Un figlio può decidere da sé di andarsene e costituire un proprio nucleo sociale accoppiandosi con un’altra femmina, per non creare squilibrio e tensione nella famiglia originale.
Non è vero: è stato dimostrato che un branco può nascere anche dall’unione di due branchi diversi (temporanea o definitiva), a puro scopo di sopravvivenza. Come ho già detto milioni di volte, i lupi che ha osservato Mech NON sono “tutti i lupi del mondo”.
Ribadisco ancora una volta che Alpha, Beta, tutto l’alfabeto greco e tutto quello che ne consegue relativamente a dominanza e gerarchia sono concetti legati a vecchie teorie (vedi gli studi del 1946 di Schenkel) scaturite dallo studio dei lupi in cattività che non hanno mai trovato riscontro nell’osservazione etologica in habitat naturale. Ma chissà perché la favoletta di Cappuccetto rosso e del lupo cattivo piace ancora a molti.
Se parli di “cappuccetto rosso e il lupo cattivo” riferendoti ai ruoli sociali (alpha, beta, intermedi, specialisti), significa che dei ruoli sociali non hai capito, scusami, una beata mazza.
Ti suggerisco di leggerti l’articolo in cui spiego i vari ruoli alle Sciuremarie.
Poi semmai ne riparliamo.
Nella cooperazione fra specie si presume che qualcuno proponga (e non ordini) qualcosa e qualcun altro decida per libera scelta (e non sia obbligato ad eseguire) di accondiscendere a quella proposta;
Questa è una posizione che semplicemente NON POSSO condividere: perché tu fai l’esempio tutto carino della pallina sotto il divano. Io invece ti faccio l’esempio del cane che si sta scaraventando in mezzo a una strada trafficata, e che secondo questa visione dovrebbe “decidere per libera scelta” se obbedire o no al mio richiamo.
Lasciar decidere a lui se farsi ammazzare o meno? No, grazie.
Quelli che tu chiami ‘ferali’, qualcun altro che attualmente li sta studiando li chiama ‘semi-ferali’ proprio perché l’imprinting sull’uomo non è stato ancora completamente abbandonato e dipendono alimentarmente, tali e quali ai randagi, dall’uomo. I cani ferali ‘veri’ li trovi altrove (Africa, Asia, Australia, America, Russia).
Un branco di lupi può nascere, in condizioni MOLTO RARE, dalla fusione (come i super sayan) di due branchi di lupi nel qual caso, come dice Mech nel video da me postato, può avvenire che per questioni competitive si stabilisca una sorta di gerarchia provvisoria. Ma non è la regola. Nella maggioranza dei casi (siamo ben oltre il 90%) i lupi hanno una struttura di tipo familiare. Se tu da una eccezione vuoi fare una regola, fatti tuoi, ma non corrisponde al vero.
Conosco benissimo il discorso di Alfa, Beta….. e tutto il resto. La favola di Cappuccetto rosso e il lupo cattivo è di riferimento in tono sarcastico. L’etologia parla di genitori e figli. Punto. Anzi, se proprio la dobbiamo dire tutta, all’interno del branco di lupi gli elementi che acquistano maggiore importanza sono gli ultimi nati e dunque, quanto dominanti o alfa sono dei cuccioli di poche settimane su dei lupi adulti?
Il cane che si scaraventa in mezzo alla strada è ‘figlio’ di un proprietario irresponsabile che contravviene a norme di legge (guinzaglio obbligatorio lungo non oltre il metro e mezzo), oltre che a regole di normale creanza (non è che non mi fido dei miei cani, non mi fido di chi gira per strada). Anche se io e i miei cani siamo sempre in reciproco controllo (mai distanti oltre i 10 metri a meno che non vi siano spazi che consentono di andare oltre), quando andiamo per strada li tengo al guinzaglio. Ciò non toglie che in ambiente domestico (ovvero all’interno della casa) o ambiente comunque sicuro il discorso rimane quello da me citato. Il termine stesso ‘cooperazione’ presuppone che più elementi collaborino insieme per il bene comune. Quello di cui tu scrivi, invece, è una monarchia.
Ma quindi i tuoi cani ti hanno liberamente scelto e liberamente si sono piazzati a casa tua, pronti a cooperare? O non li hai scelti tu e portati a casa con te, e non sei forse tu a stabilire le regole di base per la convivenza domestica (orari, quantità e qualità del cibo, ecc.)? La pallina finita sotto al divano chi l’ha comprata? E perché proprio una pallina e non un topo, una lucertola o un pezzo di fegato?
Domande con cui rispondo con altre domande.
Se tu decidi di avere dei figli sono loro che si piazzano liberamente in casa tua o sei tu con tua moglie che decidete di concepirli?
Il cibo, il vestiario, i libri, le bollette le paghi tu? E questo cosa centra con come viene impostata una relazione? Montessori o metodo militare? Magari meglio la prima.
Di certo non mando i miei cani con 10 euro a comprarsi il cibo al supermercato (come nella nota barzelletta del contadino e dei maiali). Alcune competenze restano di prerogativa umana per forza di cose (i miei cani non saranno mai in grado di guidare l’auto: non hanno il pollice opponibile, né credo possa passare mai per la loro mente il volerlo fare; del resto io non potrò mai correre a 70 km all’ora o catturare una lepre come possono fare i miei whippet). Non confondiamo la lana con la seta.
Nel rapporto di cooperazione, a parte qualche eccezione (il cane al guinzaglio per strada, ad esempio) tutti collaborano e quindi tutti utilizzano dei comportamenti che servono a mantenere armonica la relazione. Regole? Può darsi, ma anche no.
Un altro passo che mi era sfuggito. ‘I cani ci considerano loro conspecifici’… Davvero? Non mi è mai capitato di vedere le mie femmine cercare di accoppiarsi con me durante l’estro che, fosse vera quella affermazione, sarebbe la prima cosa che accadrebbe. Come dire che lo squalo cerchi di accoppiarsi con il pesce pilota suo simbionte. Non mi risulta.
I cani ci considerano loro partner sociali, che non è la stessa cosa. Due specie diverse che convivono e cooperano. Nient’altro che questo.
Giovanni purtroppo devo corregerti a proposito del pollice opponibile:
http://www.today.it/strano-ma-web/cani-guida-macchina-video.html
Devo insegnare al mio sta cosa, mi farebbe veramente comodo 🙂
J.R. 😉 Ci siamo arrivati: comandi manuali per cani. Ora il cane potrà guidare un’auto.
Oltre al patentino per i proprietari, pantente di guida per cani 🙂
Speriamo che non si scopra ‘sta cosa, altrimenti diventerà una moda. L’antropomorfizzazione è dietro l’angolo.
Ora che sanno pure guidare, il passo successivo sarà mandarli a lavorare al posto nostro. Che pacchia!!
No, quella di cui io scrivo (e l’ho appunto scritto) è una repubblica, con il relativo Presidente 🙂
Quanto a ferali e semiferali…mi sta tornando in mente l’insulto che una nota allevatrice spiattellò in faccia a un “nemico”: “Tre quarti di sega!” (intendendo rivolgergli un insulto più pesante di “mezza sega”: solo che, essendo americana, le era sfuggita qualche sfumatura della nostra lingua).
Scherzi a parte: come ben sai, a mio avviso i cani ferali non c’entrano una cippa con i cani domestici (non più del lupo, comunque) e quindi io continuo a trarre le mie conclusioni su ciò che vedo nei cani-cani.
Tutto quel che leggo su altri canidi mi interessa e ne prendo atto, ma non ritengo che si possa applicare pari-pari al rapporto uomo-cane domestico (nel senso di quello che vive in casa nostra).
Per quanto riguarda i rapporti sociali tra i lupi, le gerarchie si sviluppano ovviamente quando i cuccioli crescono: e in ogni branco ci saranno individui alpha, beta, omega eccetera… o tu pensi che il “branco” resti tale sono finché ci sono mamma, papà e cuccioletti di due mesi?
E quando crescono, cosa diventa?
Il fatto che una struttura sia familiare non esclude che ci siano dei ruoli: anzi, se i figli fossero dei “bamboccioni” che non assumono alcun ruolo (e quindi alcun compito, perché ad ogni ruolo gerarchico ne corrisponde uno), ‘sto branco farebbe una brutta fine.
Continuo a pensare che tu non abbia le idee chiare: “dominante” e “alfa”, per esempio, NON sono sinonimi.
E l’importanza che si dà agli ultimi nati è un normalissimo escamotage per la sopravvivenza di una specie, che si ritrova in tutte le specie sociali ma che non ha nulla a che vedere né con le gerarchie, né con i ruoli.
Una Repubblica Democratica affondata nel lavoro 😉
Certo sulla prima parte del discorso posso concordare.
Per la seconda parte, ogni lupo all’interno del proprio branco contribuisce con un proprio ruolo alla sua sopravvivenza, ma come dice Mech, si parla di genitori e figli.
I genitori, in quanto ‘anziani’ e capostipiti del branco avranno sicuramente un ruolo di guida dei più inesperti figli. Qualcuno sarà più abile nella caccia, qualcun altro nella difesa del territorio, altri ancora potranno avere maggior interesse a riappacificare gli animi (il termine forse non è proprio così corretto ma rende l’idea), ma questo non li identifica secondo l’alfabeto greco.
I cani domestici non sono né cani ferali, né pariah, tantomeno lupi o licaoni, purtuttavia nonostante la selezione umana conservano una base relazionale ereditata da antichi canidi progenitori di tutti gli attuali canidi. Una ‘tradizione’ relazionale che dura da diversi milioni di anni e che il cane domestico ha saputo estendere all’uomo e ad altre specie domestiche…
Be’, se intendi dire che i cani non si dicono “Ehi, Alpha, andiamo a caccia?”, o “Zitto tu, Beta, che non capisci un’Omega!”… allora ti dò ragione. Siamo noi a identificarli con le lettere dell’alfabeto greco, giusto perché dire “beta” è un filino più comodo che dire ogni volta “cane che ha il ruolo di pattugliare i confini e di intervenire nelle discussioni e che tende ad agire in modo più fisico” eccetera eccetera.
Giova’…ti stai impastando! Se ammetti che i ruoli ci sono, allora cosa importa se vengono identificati con alpha beta omega piuttosto che con 1-2-3?
Valeria, c’è una certa differenza fra dire che i genitori sono coloro che guidano i figli (David Mech, ad esempio) e che il ‘lupo alfa’ (cito dal tuo link) “…E’, semmai, il lupo a cui gli altri si sottomettono perché lo ritengono il più forte, il più intelligente, il più esperto, il più figo di tutti: per questo ha diritto a mangiare le parti migliori della preda…”, perché dagli studi etologici così non è (e oltre Mech potrei citare Boitani, Poyarkov ed altri che si occupano di lupi, come il biologo Rafael Marquez con i suoi studi sul lupo iberico). Non è nemmeno vero che i lupi cacciano sempre in branco (vedi inverno), come non è vero che il presunto alfa sia quello che si nutre per primo. Di studi sui lupi, anche molto dettagliati e lunghi ne ho letti diversi: nessuno afferma questo.
Dove hai letto che il lupo alpha “si nutre per primo”? Io ho scritto che “mangia le parti migliori della preda”… l’hai pure copincollato.
Lo vedi che leggi quello che hai in mente tu, invece che quello che c’è scritto?
Se vuoi scrivo che “i figli si sottomettono spontaneamente ai genitori perché li ritengono più forti, più intelligenti eccetera”… così magari rientra nel tuo casellario mentale! Ma non mi sembra che sia sempre il caso di specificare che un branco è composto da familiari (anche perché non è “sempre” composto: nella maggior parte dei casi, sì): anche perché quando i figli crescono, sono lupi adulti come tutti gli altri!
A Valé, non mi pare di aver scritto che tu hai scritto che ‘il lupo alfa mangia per primo’ ma che ‘non è vero che il presunto alfa sia quello che si nutre per primo’. Il riferimento era a ciò che altri hanno detto/scritto o dicono/scrivono tuttora (Cesarino, ad esempio).
Certo sarai molto al centro della mia attenzione, ma non fino al punto da non distinguere ciò che scrivi dai miei vaneggiamenti 😉
E citi Millan per rispondere a me? Ma sei di fuori?!? Vabbe’, mi sa che non è sera…
Come al solito ottimo articolo! Vorrei solo fare una piccola precisazione: seguo da un annetto “ti presento il cane” e lo trovo davvero molto interessante, però non capisco la tua antipatia per i “cinofilosofi”… Ho frequentato un corso con approccio CZ, e non ho MAI sentito parlare di gerarchie inesistenti, anzi! Più volte ci sono stati spiegati e rispiegati i diversi ruoli all’interno del branco, il fatto che noi dobbiamo ricoprire il ruolo di leader e il cane quello di gregario ecc. E non ci hanno mai proibito/sconsigliato i tuoi scritti, anzi, come manuale sulle razze ci hanno consigliato proprio un tuo libro! Quindi… anche se la cosa potrà farti venire l’orticaria (ghghghg) sento di poter affermare che i due punti di vista sono abbastanza affini (almeno per quanto riguarda la mia esperienza, chiaro!magari sono solo stata fortunata io) e che contribuiscano entrambi a diffondere cultura cinofila.
Giulia, l’ho già detto mille volte, ma lo ripeto ancora: io NON ce l’ho “con i cinofilosofi” in generale, ma con “quei” cinofilosofi che si comportano nei modi che ho più volte stigmatizzato (settari, chiusi al confronto, dogmatici anche sulle cazzate – tipo le guerre a questo o quello strumento – e tutti tesi a fare marketing “contro” i colleghi, anziché a promuovere il proprio lavoro).
Purtroppo, te l’assicuro, c’è PIENO COSI’ di persone che appartengono a questa categoria…e quando parlo di “cinofilosofi” in senso sarcastico mi riferisco a loro. Sono peraltro mooolto lieta che tu non sia incappata in questi personaggi, che a mio avviso stanno rovinando la cinofilia.
E’ vero, d’altro canto, che l’approccio CZ “è” una filosofia cinofila (ma intenso in senso buono, stavolta!), e quindi a volte può capitarmi anche di usare lo stesso termine quando parlo di “modo di vedere il cane come essere pensante”, che ovviamente condivido.
Devo inventarmi due termini diversi!
ah ok perfetto!
Già, per fortuna ho visto solo il lato serio della “cinofilosofia”…e concordo con il fatto che, a livello teorico, si tratta di filosofia… il più sta nel trovare persone competenti (come è successo nel mio caso) che abbiano il buon senso di abbinare tante ore di lavoro pratico alle lezioni teoriche. Già, anche secondo me forse andrebbero inventati due termini distinti, purtroppo talvolta internet può generare incomprensioni e conseguenti “cyberscazzi” da entrambe le parti.
Girato come tanti tuoi articoli ai nostri adottanti!!! Sperando che serva, sperando che chi legge, legga bene!!!
GRAZIE come al solito!!!
Grazie per l’articolo, anche questo “illuminamte”. Ho una domanda. Una mia amica ha preso in casa la cucciolina piccolissima (poco più di un mese) di una pastora maremmana uccisa dal veleno di un bastardo. La canina è il cucciolo più atipico che io abbia mai visto. Non pensa nemmeno a fare le feste, osserva seria seria quelli che entrano in casa da una posizione che lei ritiene di sicurezza – di solito sotto il tavolo circondato dalle gambe delle sedie – per poi decidere se e quando sia il caso di degnarsi di andare a conoscere l’umano e magari rosicchiare il giochino nuovo vicino, senza mai dare leccatine e assolutamente mai mettersi a pancia all’aria come tutti i cuccioli che si rispettano! E’ già la terza volta che vado a trovarla e la befana non cambia in nulla questo atteggiamento. Cavolo, lo so che i maremmani sono tosti, ma lo sono dalla nascita?
Sì :-). Anche se nel caso specifico, forse, la mancanza di socializzazione può aver avuto il suo impatto su questa cucciola. Bisognerà lavorarci e darle tutte le competenze che le avrebbe dato la mamma, se avesse potuto 🙁
trova al più presto dei cani molto equilibrati e dei cuccioli per farla socializzare