venerdì 12 Settembre 2025

Qua la zampa, è Natale: racconto N.2 – Christmas Tale

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concorsonatale_racconto2Appena la pallina rossa venne sistemata sul grande albero natalizio, si coprì di uno scricchiolante strato di brina, e non potè fare a meno di trattenere un brivido: “Fa molto freddo questa sera”, disse all’abete che la sosteneva.
“Oh, non lamentarti. Te ne starai qui fuori solo un paio di settimane, poi potrai tornartene a poltrire nella tua vecchia scatola. E comunque c’è qualcuno che sta peggio di noi, guarda!”. Abete si chinò leggermente in avanti, un po’ di neve cadde dai suoi rami più alti e finì addosso a Pallina Rossa, che non ne fu molto contenta: “Attento, se cado a terra rischio di frantumarmi… Ma è un cane. Che ci fa qua fuori, tutto solo, nella neve?”
“E’ un randagio, no? Probabilmente era di qualche umano che se ne è disfatto per potersene andare comodamente in vacanza”.
“Queste cose mi fanno venire una rabbia!” disse il filo elettrico delle luci. E, senza rendersene conto, si strinse un po’ più forte intorno all’albero.
“E inutile che ti arrabbi con me; e poi, non stavi dormendo tu?”.
“Stavo solo riposando le luci! È inutile che le faccia brillare a quest’ora, quando non ci vede nessuno”.
“E invece dovresti: se rinunciamo noi per primi a diffondere lo spirtito natalizio, tutto andrà in malora”.
“Smettetela di litigare voi due” provò a zittirli Pallina Rossa, “L’umana che abita nella nostra casa, sembra voler far entrare quel povero cane”.
“ È vero”, confermò Filo delle Luci tutto scosso da un’eccitazione elettrica.
Così, nel silenzio ovattato dalla neve, se ne restarono tutti e tre col fiato sospeso a vedere cosa succedeva all’interno della finestra che si trovava proprio di fronte a loro.
La bambina aprì la porta e fece entrare il cane smarrito, gli diede del cibo e si sedette a terra, aspettando pazientemente che si rifocillasse. Quando il cane ebbe finito si accucciò proprio di fronte a lei; le lunghe orecchie setose posate a terra,  gli occhi scuri e dolci che la guardavano dal basso verso l’alto.
“Ma perché se ne stanno uno di fronte all’altra, senza  nemmeno una parola?” chiese Pallina Rossa al saggio Abete.
“Umani e cani non possono mica parlare come facciamo io e te, non é così semplice per loro! Devi sapere che ci sono un sacco di scuole aperte da umani per insegnare ad altri umani a parlare con i cani. E spesso finiscono per litigare per decidere chi é più bravo, così finisce sempre che non parlano più nemmeno tra loro”.
“Che assurdità!”
“Purtroppo si. Ma sai, quando i cani ti guardano così, è perché vogliono comunicare qualcosa. Loro parlano agli umani con gli occhi e con i gesti, ma c’è come un velo che li separa e gli consente di cogliere solo pochi frammenti scollegati tra loro. Io, che sono piantato qui da molto tempo, ho elaborato una teoria: credo che i randagi vengano usati delle persone che, dopo la loro morte, rimangono bloccate sulla terra per una qualche ragione. Private improvvisamente dei loro corpi, si aggrappano con tutte le forze ai cani randagi nella speranza che, muovendosi tra la gente, riescano a risolvere le questioni che le legano al mondo terreno. Molto spesso per dare un ultimo saluto alle persone che amano, o anche solo per assicurarsi che stiano bene. “ “Vengono sfruttati per un passaggio, insomma?” chiese impulsivamente Pallina Rossa.
“No, piuttosto è un rapporto simbiotico; anche i randagi ne traggono vantaggio. Sanno intuire meglio degli altri quando è l’ora di fermarsi in un posto e quando, invece, è meglio di andarsene. Comprendono più facilmente le persone: quando legarsi a qualcuno e quando essere diffidenti. Hanno sempre uno scopo. Un preciso motivo per essere dove sono e con chi sono. Ci sono cani nati per stare in famiglia, per procurare cibo con la caccia, per difendere le proprietà… cose così”.
“E, secondo te, qual è lo scopo di questo in particolare? A proposito, non possiamo dargli un nome? In fondo, se le cose vanno bene, passerà un sacco di tempo in questo giardino. Chissà quante volte userà le tue radici per fare pipì!”  disse Filo delle Luci strizzando una delle sue lampadine.
Il saggio Abete  non colse la provocazione e provò a spiegarsi: “Credo che questo cane, arrivato proprio la vigilia di Natale, si trovi qui per donare un po’ della sua gioia, far compagnia a quella bambina che si é appena trasferita da un’altra città. Non penso che gli darò un nome, lo chiamerò semplicemente il cane del Natale”.
E, come a voler confermare la teoria di Abete, se adesso poteste guardare anche voi attraverso i vetri di quella finestra, vedreste una graziosa bambina di circa sei anni allungare timidamente la mano per posarla a terra.
Shsss… Trattenete il fiato ed abbiate pazienza… Per queste cose ci vuole tempo.
Ecco, vedete? Ora anche il cane si avvicina fino ad appoggiare il suo caldo muso proprio sopra la mano della piccola.
“Ok, é deciso”, disse infatti la bimba, “Io mi prenderò cura di te. Qua la zampa amico! Devo solo chiedere a mamma come si cucinano le cocchette”.
Filo delle Luci e Pallina Rossa si ritrovarono a provare una nuova sensazione, mai sentita prima da nessun essere inanimato. Uno strano calore che, nonostante la temperatura notturna, non si limitava a scaldarli internamente, ma si irradiava all’esterno, contagiando tutto ciò che si trovava nelle immediate vicinanze.
Vecchio Abete percepì che adesso, solo adesso, era veramente Natale.

Elena Fassoli

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