di VALERIA ROSSI – Che sono un po’ rincoglionita, si sa. Sarà l’età, sarà che un po’ lo sono sempre stata… sta di fatto che ogni tanto (no, diciamo pure “ogni spesso”) faccio casino con gli appuntamenti. O mi ritrovo con due cani alla stessa ora, o mi dimentico di segnarne uno e non mi presento proprio al campo.
Stavolta è successo il caso numero due: per fortuna a Debù non mancano gli educatori, quindi l’amstaff con cui avevo appuntamento ha potuto fare lo stesso la sua lezione (con Chiara e Veronica). Io sono arrivata con una bella mezz’ora di ritardo, quindi mi sono limitata a fare qualche foto.
Era la terza lezione al campo di questa cagna, ed è stata dedicata al richiamo: si è ripassato il primo step, nel quale il conduttore “fugge via” dopo aver mostrato al cane i bocconcini, mentre il cane viene trattenuto dall’istruttore e poi liberato appena il conduttore lo chiama.
La cagnina è scattata prontamente verso la sua umana, che al suo arrivo l’ha premiata e motivata.
Si è passati poi al secondo step, il richiamo con distrazione… e “che” distrazione!
L’istruttore, infatti, le dà da mangiare prelibati pezzettini di wurstel, mentre il conduttore si allontana e poi chiama.
Anche in questo caso, la risposta dell’allieva è stata ottima: ha prontamente abbandonato il cibo per correre dalla sua umana.
Vabbe’, dirà qualcuno: e con ciò? Di come si fa il richiamo al Debù (in sette step totali) avevate già parlato.
D’accordo, hai fatto qualche nuova foto, ma…diciamolo, non è che siano ‘sti gran capolavori.
Quindi, stringi stringi… a che serve, questo articolo?
Mi avete beccato: senza nulla togliere al lavoro delle nostre educatrici, in realtà le foto le ho messe solo per mostrarvi la cagna in vari momenti e in varie posizioni.
Anzi, toh… ne aggiungo ancora una, quella dell’incontro con un alllievo che stava lavorando nell’altro campo.
Perché? Sempre per mostrare l’amstaffina in tutta la sua bellezza (nonostante la pettorina fucsia, sulla quale non profferisco verbo…) e nell’ottima forma fisica che ha già raggiunto, anche se c’è ancora un po’ da lavorare per vederla proprio al top.
E perché mi interessa tanto far vedere un’amstaff felice e in forma, che lavora con gioia con la sua conduttrice?
Per un motivo molto semplice: perché questa amstaffina si chiama Enà, e forse qualcuno di voi ricorderà di averla già vista in questo articolo.
O forse no: forse non l’avete riconosciuta subito, perché Enà, allora, era un po’ diversa. Era lo scheletrino pieno di piaghe e con la coda fra le gambe che vedete nella foto a destra.
Ci sono volute solo poche settimane per questa trasformazione; poche settimane per farla innamorare della sua nuova umana (che stavolta è umana per davvero), per insegnarle a lavorare e cooperare con gioia, per ridarle tutta la sua dignità e farne un cane felice, oltre che indubbiamente bello.
Perché, vedete… non ci si deve spaventare di fronte alle immagini di cani che se la sono vista brutta e che sono stati tenuti in modo abominevole (Enà proviene da un allevamento abusivo francese: era stata sequestrata e , se non fosse stata adottata per merito della Lida di Pinerolo, sarebbe stata soppressa): i cani hanno una capacità di recupero – fisico e psichico – che ha davvero dell’incredibile, quindi si possono adottare senza farsi troppe remore anche quelli che sono più ossa che carne, quelli che sono stati picchiati e maltrattati, insomma tutti.
Certo, bisogna informarsi bene. Bisogna capire che, come dico sempre, l’ammmore non basta, ma c’è da lavorare. Però è un lavoro che dà frutti velocissimi, oltre che ricchissimi di soddisfazioni.
Ecco, stamattina avevo voglia di ricordarvi semplicemente questo: e di mostrarvi che non sono soltanto parole.
Tutto qua.
Ciao Vale! Non te prooccupè, io per ricordarmi tutto devo segnare ogni cosa sul cell, con tanto di suoneria!
😉 Quella cagna li è quella làààà???? FANTASTICO!!!!
AD UNA SETTIMANA DALL’ARRIVO
GRAZIEEEEEEEEEEEEE