di VALERIA ROSSI – Sono venuta a conoscenza di questa storia già da qualche tempo: non ne ho scritto prima, e lo farò adesso soltanto in modo parziale, perché l’allevatore in questione ha recentemente vissuto una tragedia di fronte alla quale tutto il resto deve venire per forza in secondo piano.
Quindi, di questo allevatore, mi limiterò a dire che ha venduto un cucciolo dichiaratamente esente (con tanto di garanzia scritta) da patologie oculari e da displasia dell’anca, mentre in realtà si è rivelato sia displasico che affetto da sindrome di Harada (panuveite granulomatosa diffusa, malattia sicuramente genetica).
L’allevatore non ha accettato di prendersi alcuna responsabilità in merito e i proprietari del cane, ovviamente, hanno presentato un esposto all’ENCI, raccontando l’accaduto e chiedendo che venissero presi provvedimenti disciplinari contro questa persona.
E l’ENCI che ha fatto?
Ha archiviato la pratica, con le motivazioni che potete leggere nella loro lettera di risposta (dalla quale ho cancellato soltanto i nomi):
Sì, avete letto bene: non si può procedere perché l’esposto “non è stato sottoscritto” (ovviamente il denunciante ha fornito tutti i suoi dati anagrafici: ha solo dimenticato di aggiungere la sua firma autografa a quella digitale), ma soprattutto perché il denunciante non è socio ENCI.
Ed è questo a lasciarmi particolarmente perplessa: perché un “normale” privato, quando acquista un cucciolo, non è certo che si scapicolli per primissima cosa ad iscriversi al Kennel club nazionale: specie in un caso come questo, trovandosi alle prese con un cane affetto da seri problemi di salute, ovviamente ha ben altro a cui pensare.
Ma quando ci sono prove evidenti che un allevatore ha agito in modo poco corretto (all’esposto erano stati allegati fotocopia del pedigree, del passaggio di proprietà, della diagnosi di displasia CELEMASCHE, della ricevuta del pagamento e della garanzia rilasciata dall’allevatore), per quale misterioso motivo non si dovrebbe chiedergli ragione del suo operato, solo perché l’acquirente non è socio ENCI?
In questo modo, evidentemente, si sdoganano i comportamenti scorretti e il menefreghismo degli allevatori: i quali, non mi stancherò mai di ripeterlo, non sono necessariamente dei truffatori se vendono un cucciolo con garanzie che poi si rivelano non veritiere. Anzi!
L’allevatore in questione, se ha una colpa, ha proprio quella di aver rilasciato troppo ottimisticamente una garanzia che in realtà nessuno dovrebbe sognarsi di rilasciare, visto che il fatto di avere genitori e nonni esenti da malattie ereditarie purtroppo NON ci può dare la certezza che sia esente anche il cucciolo.
Il lavoro di controllo e di selezione serve indubbiamente a ridurre l’incidenza di queste patologie, ma non ad eliminarle del tutto (altrimenti sarebbe superfluo anche dare garanzie, visto che sarebbero sparite tutte da tempo): quindi, in questo caso, si è promesso qualcosa che non si era assolutamente in grado di promettere.
E pur essendo certa che l’allevatore fosse in buona fede, profondamente convinto della validità delle sue linee di sangue, è indubbio che dal punto di vista dell’acquirente questa appaia come una presa in giro, a fronte delle quale un’assunzione di responsabilità e un tentativo di mediazione, magari con la restituzione della cifra spesa per l’acquisto, sarebbe stata quantomeno auspicabile.
L’allevatore, invece, ha fatto orecchie da mercante e questo non lo rende un Allevatore con la A maiuscola: perché l’Allevatore serio non può limitarsi a selezionare bene, ma deve assumersi anche le proprie responsabilità quando, pur avendo lavorato nel migliore dei modi, i risultati non sono all’altezza delle aspettative. Un cucciolo malato è semplicemente un “rischio di impresa” come quelli che possono capitare a qualsiasi imprenditore: non è che allevare cani ci ponga al di sopra di ogni responsabilità.
Per questo ci si aspetterebbe che l’ENCI prendesse provvedimenti, in casi come questo, senza accampare scuse piuttosto risibili come quella della “mancata sottoscrizione” e soprattutto senza pretendere che chiunque acquisti un cucciolo diventi socio ENCI dopo due giorni, perché altrimenti viene ignorato anche se vittima di un raggiro.
Non dovrebbe esserci alcun bisogno che sia socio il cliente: ciò che conta è che sia socio l’allevatore accusato di scorrettezza!
Altrimenti diventa una cosa troppo”privata”, troppo chiusa, che sa molto più di “aumma aumma” che di gestione seria della cinofilia.
I provvedimenti disciplinari, da che mondo è mondo, si possono prendere – è vero – soltanto nei confronti dei soci di una qualsiasi associazione o Ente… ma normalmente, a denunciarne l’operato scorretto, può essere chiunque! L’importante è che esistano le prove, che in questo caso mi sembravano incontestabili.
Con questo comportamento l’ENCI non ha dato sicuramente una buona immagine di sé né dei propri soci (compresi quelli che invece sono sempre e comunque correttissimi): e a fronte di fatti come questi diventa sempre più difficile dare torto a chi continua a comprare cuccioli in negozio o dal cagnaro di turno, sostenendo che “intanto non cambi nulla” (se non il prezzo del cucciolo), visto che la maggior parte degli allevatori italiani è formata da “cagnari con affisso”.
Purtroppo devo riconoscere che in molti, troppi casi questa sembra essere diventata la realtà: e se l’ENCI non cambia il proprio atteggiamento non soltanto la gente smetterà di avere fiducia nei suoi allevatori, non soltanto si diffonderanno sempre più il traffico di cuccioli dall’Est e i “cucciolatori ad capocchiam”… ma troveranno spazi sempre più ampi anche le associazioni che si inventano di sana pianta pedigree, manifestazioni e quant’altro, perché la gente spererà di trovare in esse qualcosa che gli dia maggiori garanzie di serietà del Kennel club ufficiale.
Il che è davvero molto, ma molto triste.
Una domanda la voglio fare! Qualsiasi allevatore iscritto all enci puo truffare liberamente a piede libero senza essere richiamato in via verbale o scritta o tantomeno denunciato o radiato??? No perchè se un ente non tutela in base a prove tangibili! Mi da da pensare che è un ente parassita inutile! L enci di milano mi ha risposto che loro possono solo vedere il microchip e basta quindi se uno viene truffato deve rivolgersi hai carabinieri!
Decine di enti e onlus per la salvaguardia del cane, e su fb centinaia di abbandoni, torture, maltrattamenti. Mi fareste capire, per favore, dove inizia e termina il vostro scopo?
Quando ho acquistato il mio flat (certo che è certamente difettoso in quanto di colore sbagliato) io e l’allevatrice abbiamo firmato un regolare contratto di vendita con tutte le clausole di garanzia, elencarle tutte non e’ il caso ma le ho trovate oneste.
Ora se una delle clausole non venisse rispettata dalle parti non credo sia l’ENCI l’ente competente per la denuncia ed il successivo contenzioso, l’ENCI ha il dovere di vigilare che i loro soci allevatori rispettino le direttive e le procure per mantenere lo standard della razza.
Questo non vuol dire che deve ignorare i reclami dagli utenti non soci (anche se aspetta quelli dei soci aspetta molto) anzi, questi sono un vantaggio contro gli allevatori troppo che lo fanno troppo alla leggera.
Sostanzialmente l’enci non è un organo garante e a tutela di chi non vi è iscritto. Solo gli associati potrebbero, forse e se, aver riconosciuti i loro lesi diritti. E’ un po come certe associazioni, primi ti iscrivi e poi la ragioniamo….
La firma autografa di un qualsiasi documento (denuncia, esposto, ecc) è altresì fondamentale per darne corso. Quando non è possibile consegnarla personalmente all’Uff. competente (con l’obbligo dello stesso di rilasciare ricevuta) è consigliabile spedirla per racc/ar allegando la fotocopia di un documento in corso di validità (es. carta identità) del firmatario.
Gli allevatori volente o nolente potrebbero produrre cucciolate “atipiche”. Sfortunati chi ci capita e fortunati a chi va tutto bene. Però per la responsabilità etica di allevatori intesa come entità umana, non esistono scappatoie, “chi fa il sordo o il muto” è intrinsecatamene marcio.
P.S.: anche quando stipuliamo un contratto di abbonamento dell’autobus sempre ci saranno quei cavilli che emergeranno a ns sfavore. L’inganno nel ns paese è autoctono.
Si’, ma credo che sia sfuggito un particolare a proposito della firma nella risposta si indica che chi ha effettuato la “denunzia” ha violato un articolo del regolamento. Ma trattandosi di un regolamento relativo allo statuto del’associazione si applica ai soli soci e la persona che ha fatto il ricorso, non essndo socio non puo’ aver violato alcun regolamento semplicemente perche’ a lui non si applica e non si applica perche’, come indicato nella motivazione, socio non e’.
Diciamo onestamente che gli si e’ cercato di attribuirgli una violazione priva di fondamento ma sul cui effetto dissuasorio probabilmente si contava. Ora, un qualche effetto c’e’ stato visto che siamo qui a parlarne ma, probabilmente, non era quello sperato.
Nerofumo la firma è un elemento essenziale affinchè un qualsiasi tipo di lamentela abbia un seguito istruttorio. Non perchè lo dice il regolamento dell’enci o piripocchio ma il codice civile. Diciamo anche che hanno preso si la palla al balzo ed è proprio grazie alla loro poca trasparenza che i comuni mortali come noi ne escono sconfitti. Un piccolo effetto c’è stato che può servire a tutti noi ed anche ad altri; non dimentichiamoci per il futuro l’art. 36.1e il 37.1
Finalmente qualcuno dice le cose come sono! Brava Valeria!
l’Enci non sta passando un momento felice… già da parecchi decenni :). Tra molti soci c’è malcontento e non si sentono tutelati… ci mancherebbe solo che accogliesse le denunce a destra e manca per sanzionare i soci (anche se obiettivamente meritano…). Però altrettanto logicamente, è naturale che un Ente che rappresenta qualcuno tenga la parte di chi rappresenta… magari se ci sono scorrettezze, fuori dall’ufficialità manda una lettera di ammonimento, un richiamo a non mettere in cattiva luce la cinofilia ufficiale. Ma come principio è normale che un’associazione tuteli i suoi soci e che i provvedimenti disciplinari siano prevalentemente presi in caso di controversie tra soci.. se qualcuno crea pregiudizio a un altro con comportamenti scorretti.
A mio avviso comunque sarebbe ora che l’Enci iniziasse autonomamente a prendere provvedimenti e a indagare in autonomia sull’operato dei suoi soci e individuare quelli che … è più il danno che creano all’immagine della cinofilia ufficiale con il loro operato anticinofilo che non il beneficio che danno pagando la quota di iscrizione.
Ma non parlo di garanzie per i cuccioli… se fosse l’enci a prendere provvedimenti in tal senso creerebbe un precedente che metterebbe in difficoltà tantissime persone. Perché è vero che l’allevatore non ha la bacchetta magica, ci sono cose che non può prevedere, qualche cane ha problemi come li abbiamo noi e con i costi attuali della cinofilia un allevatore non può permettersi di rimborsare spese mediche, farsi carico di operazioni, risarcire per il danno morale ogni cucciolo che abbia problemi… cioè può andare bene, diventa troppo rischioso. Forse l’enci potrebbe pensare a una sorta di assicurazione collettiva e agire per conto degli allevatori (magari dopo una bella scrematura) per questi casi. Finalmente farebbe qualche cosa a favore dei suoi soci, anziché spremerli e bistrattarli molti affermano.
Ma al momento non è così. I proprietari veramente truffati o che avessero ragione di pretendere risarcimenti dovrebbero agire per vie legali esterne… appoggiarsi al diritto comune e lasciare in pace l’ENCI che, al limite, dovendo intervenire, dovrebbe tutelare i suoi soci e non il mondo intero.
Hum…
mi vengono in mente due considerazioni. La prima riguarda la questione della garanzia; questa attiene al rapporto commerciale tra il venditore e l’acquirente e quindi l’ENCi da questo punto di vista non c’entra niente nel senso che non e’ compito suo dirimere contenziosi relativi alla garanzia tra i due soggetti. Anche le considerazioni sul cosa sia prevedibile o meno, al di la’ di ogni considerazione di buon senso che tutti possiamo fare, sono di fatto irrilevanti perche’ la responsabilita’ del venditore esise comunque a prescindere da cosa sia prevedibile. Un po’ siamo ingannati dal fatto che in questi casi il “produttore” e il “venditore” coincidono (li scrivo virgolettati perche’ e’ chiaro che queste definizioni in questo contesto stanno un po’ strette, ma di fatto e’ cosi’ che lo si voglia o no), pero’ dal punto di vista strettament leale la responsabilita’ verso il consumatore finale e’ sempre e solo in capo al venditore. Se immaginassimo un caso in cui il cane viene “prodotto” da un allevamento e venduto da un altro, la garanzia e’ fornita da chi vende sempre e comunque. E’ anche vero, pero’, che la garanzia con i relativi obblighi in capo al venditore e’ limitata al valore dell'”oggetto” della vendita (lo so, anche questa definizione e’ limitativa, ma purtroppo e’ cosi’) e quindi il venditore non ha l’obbligo di farsi carico di danni morali, spese mediche vita natural durante etc… ma solo di sostituzione, o rimborso totale o parziale fino al prezzo di vendita. Questo fa parte del rischio d’impresa (in questo caso commerciale) e prescinde dai costi di allevamento e infatti vale anche per il negozio che vende cuccioli di qualunque provenienza essi siano. In questo senso l’idea che l’ENCI forisca ai propri soci la possibilita’ di avere un’assicurazione “convenzionata” e quindi a condizioni economicamente piu’ vantaggiose rispetto a quelle che potrebbe spuntare il singolo allevatore privatamente costituirebbe un buon servizio e una risposta positiva a un problema che oggettivamente esiste. L’assicurazione non elite la reponsabilita’ del venditore che risponde sempre personalmente nei confronti del suo clientema puo’ essere utile per contenere il danno economico che ne deriva.
La seconda considerazione invece riguarda la risposta dala dall’ENCI al riorso. Se e’ vero che e’ naturale che un’associazione cerchi di tutelare i suoi soci, e’ anche vero che c’e’ modo e maniera di farlo. Se si fosse risposto, per esempio:
“gentile signor/a, l’associazione non ha alcun potere per dirimere quesstioni relative al rapporto di natura commerciale intercorso tra il nostro socio e Lei, la ringraziamo per la segnalazione del comportamento da Lei ritenuto scorretto che terremo nella dovuta considerazione e per sua opportuna conoscienza le ricordiamo che lei puo’ esercitare il suo diritto di consumatore ai sensi dell’art. 128 e seguenti del Codice del Consumo nei confronti del venditore”
si sarebbe data una risposta ineccepibile e se anche ci fosse stato qualcosa da eccepire si sarebbe counque assunta una posizione sostenibile. Il problema della risposta data dall’ENCi e’ che e’ palesemente formulata portando argomentazioni in modo specioso e quindi di per se’ si presta a critiche e derisione perche’ di fatto, oltre a suscitare le ire di chi l’ha ricevuta e che ragionevolmente si sente preso in giro, finisce poi, com’e’ accaduto, per essere di dominio pubblico, e l’ENCI ha perso l’occasione er evitarsi una brutta figura. Mi sembra da questo punto di vista piu’ un problema di opportunita’ e di oculatezza nel prendere le proprie decisioni in seno all’associazione e questo magari dovrebbe essere motivo di preoccupazione. DIrei che l’ENCI, rispondendo in quel modo non ha propriamente reso un buon servizio a se stessa.
Mi sono accorto che vista l’ora tarda ho fatto una quantita’ di errori di digitazione che a volte rendono un po’ difficile la comprensione del testo e me ne scuso.
Sono andato a leggermi lo statuto e il regolamento di attuazione che allo statuto si applica e a cui si fa riferimento.
L’art. 36.1 recita:
“Il procedimento disciplinare si instaura a seguito di denuncia del socio oppure a seguito della doverosa segnalazione da parte del Presidente, dei membri del Consiglio Direttivo nonche’ dei rispettivi responsabili degli uffici dell’ENCI per notizie di cui sono venuti a conoscenza nell’esercizio delle loro funzioni o del loro servizio.”
Ma l’art. 3 dello statuto prevede che le tipologie di soci possibili siano le seguenti:
a) i cinofili, iscritti al Registro degli Allevatori previsto dal disciplinare del libro genealogico, residenti in Italia ed in regola con i versamenti della quota associativa annuale;
b) i Gruppi Cinofili riconosciuti dall’ENCI che associano almeno 50 cinofili proprietari di soggetti iscritti al libro genealogico;
c) le Associazioni Specializzate di razza che associano almeno 50 cinofili proprietari di soggetti iscritti al libro genealogico.
Come si vede, non e’ previsto che un privato proprietario di un cane possa essere socio ENCI, al massimo puo’ essere socio di un altro gruppo o associazione riconosciuti dall’ENCI. Insomma, L’ENCI e’ solo un’associazione, non un ordine professionale al quale si possa far ricorso.
L’art. 37.1 del regolamento invece recita:
“Chi intende sollecitare l’apertura di un provvedimento disciplinare deve inviare alla Commisione di disciplina di prima istanza un esposto che deve contenere a) generalita’ e domicilio del denunciante, b) generalita’ e domicilio, ove noto, dell’incolpato, c) indicazione specifica dei fatti che darebbero luogo ad illecito disciplinare, d) indicazione degli elementi di prova”
Ora, stiamo parlando di un esposto che sarebbe piu’ corretto considerare come semplice segnalazione, non certo di una querela depositata di fronte a un ufficiale di polizia giudiziaria. Era necessario essere cosi’ cavillosi da attaccandosi alla mancata sottoscrizione della “denunzia” della quale per altro non si trova traccia nell’art. citato? Andiamo, si e’ il consiglio disciplinare di un’associazione, mica la Procura della Repubblica.
Hai messo il dito in un bel piagone, Valeria. C’è qualcuno che ha idea di come funzioni la cosa in quei paesi né guidati né abitati da troppi pulcinella?
La questione e’ interessante perche’ capita spesso di leggere soprattuto nei post di qualche forum oppure nei commenti in calce alle pagine di blog casi e relative prese di posizione su quale debba essere o meno la responsabilita’ dell’allevatore e se possa o non possa garntire cosa.
E’ brutto e spiacevole, ma in realta’ la questione e’ a mio avviso sempre mal posta perche’ dal punto di vista legale non che l’allevatore possa o non possa garantire il “prodotto” (ebbene si’, per la legge italiana il cucciolo e’ un prodotto venduto come un televisore, una lavatrice od altro), il venditore e nel nostro caso l’allevatore, garantisce il prodotto e non e’ prevista alcuna forma di deroga cosi’ come non e’ previsto alcun distinguo salvo i casi di malafede che pero’ sono altro da quello che si sta trattando. Il motivo e’ che il venditore e’ responsabile per gli eventuali vizi del prodotto venduto. Attenzione pero’: dire che il venditore e’ responsabile non significa che sia colpevole di qualche cosa ed e’ proprio su questo che di solito si scatena la bagarre delle interminabili discussioni.
Dal punto di vista legale ci troviamo di fronte a qualcosa che pero’ mal si adatta alla natura del “bene” venduto, cioe’ un cucciolo che con buona pace di tutti non e’ un televisore o una lavatrice e qui il buon senso dovrebbe venire incontro a tutti suggerendo di non trattare il cane come se fosse un elettrodomestico.
E l’ENCI? Sempre dal punto di vista legale non c’entra niente e non ha alcun titolo ai fini dell’esercizio dei diritti e doveri sia del venditore che dell’acquirente (o consumatore, come viene definito dall’art. 128). C’entra invece dal punto di vista dell’opportunita’ di regolamentare ed eventualmente sanzionare amministrativamente i suoi soci in caso di comportamenti che siano lesivi per l’associazione e cioe’ per l’insieme dei soci. Anche a prescindere dal fatto che si stia trattando di cani e non di frullatori, un comportamento facilmente criticabile e contestabile da parte di uno dei soci lede la buona fama dell’intera categoria e fosse anche solo per questo secondo me dovrebbe essere opportunamente sanzionato, ma ha anche come effetto ulteriore quello di incentivare l’allontanamento dei possibili estimatori se non dalla razza in assoluto almeno dagli allevamenti che invece, fosse anche solo sulla carta, dovrebbero essere la migliore garanzia di serieta’ e tutela del “consumatore” ma anche e soprattutto del cane.
Sono andata a rileggermi lo Statuto dell’Enci e lo riporto qui sotto.
Art.1 L’Enci (omissis) è sottoposto alla vigilanza del Ministero per le Politiche Agricole, (omissis)
Art.2 L’Enci è un’associazione di allevatori a carattere tecnico-economico, ha lo scopo di tutelare le razze canine riconosciute pure, migliorandone ed incrementandone l’allevamento, nonchè disciplinandone e favorendone l’impiego e la valorizzazione ai fini zootecnici, oltre che sportivi.
Per il conseguimento di questi fini l’Ente:
a) regola e controlla la produzione e l’allevamento dei cani di razza con particolare riguardo alle esigenze della cinotecnia italiana. (omissis)
Se ne deduce a mio parere 3 cose:
1) che l’Enci nel caso riportato nell’articolo ha violato l’articolo più importante del proprio statuto, là dove viene definita la mission dell’Ente stesso;
2) che l’Enci lavora in regime di monopolio ma che questo viene considerato nella legislazione italiana perchè
3) è vigilato dal Ministero per le Politiche agricole.
In virtù di questa vigilanza mi sembrerebbe molto sensato un esposto, in casi come questi, al Ministero sapendo che oggi, per fortuna, la Pubblica Amministrazione è tenuta a rispondere al cittadino.
Ed infine ma che c’azzecca la politica, per di più di sinistra, con una storia di mala amministrazione?
E se una sacrosanta denuncia proviene da qualcuno che si definisce di sinistra non deve essere per questo presa in considerazione? Sembrerebbe proprio che quella volta che la malafede è piovuta dal cielo qualcuno avesse, ahimè, l’ombrello chiuso.
Ho un’episodio denunciato all’enci 9 anni fa, entrambe le parti Soci. Una monta tra due cani di razza e la femmina poi accoppiata anche con un’altro maschio. Quello che ha fatto l’enci dopo la mia denuncia? Una telefonata x avvisare che archiviavano la pratica. La mia richiesta affinché venisse fatto il test del dna sui cuccioli e genitori non è stata evasa e i cuccioli sono stati venduti con il pedigree di un maschio e in realtà i padri erano due….
Caro Domenico…….se avessimo in Parlamento persone come la Signora Valeria Rossi, con le “balle” ……le cose sicuramente andrebbero diversamente e non staremo qua a lamentarci………
L’allevatore non è colpevole se dopo tutti i controllo fatti, le precauzioni prese, nasce un cucciolo con difetti graduabili che vanno da una dentatura incompleta alla patologia ereditaria. Controllare tutte le patologie ereditarie è impossibile. Il suo obbligo sarebbe, dopo che viene accertata la buona fede dell’acquirente, consegnare un nuovo cucciolo senza altre spese. Pochissimi lo fanno, è vero. Da qui si riconosce chi è un Allevatore da chi non lo è. Sui difetti morfologici non sussisterebbe il diritto dell’acquirente a pretendere un altro cucciolo.. a meno che l’acquirente non abbia chiesto espressamente, e di conseguenza pagato, un “cane da show”.. Sui difetti sanitari accertati il discorso è diverso: l’allevatore dovrebbe essere il primo a ritirare il cucciolo affetto in cambio di un altro cucciolo. Sulla displasia bisogna stare attenti perché questa volta è l’acquirente che potrebbe prendersi gioco dell’allevatore. Essendo una malattia multifattoriale, non v’è certezza tra acquisito ed ereditato.. cmq di solito gli allevatori seri, onesti e scrupolosi, anche in questo caso, ritirano il cucciolone displasico e lo sostituiscono gratuitamente con un altro. Questo dovrebbe essere la normalità. Quanti lo fanno? Pochissimi.
Che il denunciante cerchi una forma di giustizia di fronte ad un allevatore sordo e non collaborativo mi sembra, fin qui, normale. Che debba essere socio Enci è un cavillo. Che gli atti di una procedura formale debbano essere validi è il minimo, altrimenti sarebbe una farsa. Non è pretestuoso richiedere un esposto validamente sottoscritto.
La cosa da ribadire è che l’allevatore dovrebbe avere normalmente più conoscenze in tema di allevamento canino di un privato ma ciò non garantisce che i cuccioli che fa nascere siano tutti perfetti. Quando la patologia è a carattere recessivo, si può risalire abbastanza facilmente ai portatori ma se è poligenico diventa difficile per un singolo allevatore sapere quali riproduttori portano nei gameti gli alleli difettosi. C’è tanta superficialità nella categoria degli ( pseudo ) allevatori ma soprattutto la zootecnia in cinofilia non esiste proprio. Si intraprende un mestiere senza mai aver letto un testo di genetica applicata. Tanto, ad accoppiare maschio di cane con femmina di cane sono bravi anche i bambini. Se dovessimo rilasciare vere licenze, e non affissi, rimarrebbero in pochi a esercitare degnamente il mestiere di allevatore. Il peggio è che non si coglie mai l’occasione per ripensare l’Enci. Rimane tutto come prima.
Leggetevi la da soli
Per quello che riguarda gli amici poi..lascio a lei la scelta..per quello che riguarda leggerla..in questa vita così aspra e difficile..io la considero un’alternativa alla settimana enigmistica..
Tiene aperta la mente e in allenamento il cervello…..
Caro sig. Domenico lei è
Il solito commentatore arrogante da bar dello Sport.. Che vergogna.. Commenti costruttivi mai? Un vero italiano doc.. Tutto in minuscolo..
Nono..si sbaglia se la persona in questione inoltra un’esposto all’enci la commissione lo prende in esame lo stesso, e poi se proprio il proprietario volesse andare a fondo..può tranquillamente fare la tessera alla società specializzata o al gruppo cinofilo..se pensa che io per inoltrare un ricorso ad una contravvenzione devo anticipare 50 euro allo stato..20/30 euro per far valere i propri diritti mi sembrano ben spesi..o sbaglio?
sbagli.se l’allevatore è socio non vedo perchè deve esserlo anche chi denuncia il comportamento scorretto…
ma non mi meraviglio mica dell’enci sai? sai quante magagne denunciate e loro se ne fregano?anceh quadno a denuncoiare non è un non socio, non è nemmeno un semlicie socio ma è una associazione specializzata di razza verso un altro socio…
lasciamo perdere… se ne potrebbe parlare giorni.
ma del resto siamo in italia… non è l’enci … è proprio che siamo fatti così noi italiani.
a parte gli errori grammaticali che mi fanno venire l’orticaria, direi che la commissione non ha preso in esame un bel cavolo di niente. L’ENCI è TENUTO a tutelare il cane di razza, e le sanzioni agli allevatori che creano un danno ad una razza (come quello di garantire come sani cani che non lo sono, o addirittura di far riprodurre cani portatori di malattie genetiche, come in questo caso – parlo dell’uveite-) sono parte del suo compito. Indipendentemente da chi inoltra l’esposto. Poi, è bellissiima ‘sta cosa del “poi se proprio il proprietario volesse andare a fondo..può tranquillamente fare la tessera alla società specializzata o al gruppo cinofilo”, come se per denunciare un illecito bisognasse pagare il pizzo.
Che hai, la coscienza LURIDA, di matteo?
Cosa sono le tempeste mediatiche “ad ok”? La commissione di disciplina deve valutare le mancanze dei soci, e l’allevatore in questione *E’* socio! Quello che non è socio è il cliente che ha preso il cucciolo.
Dunque, come dice lei, la commissione avrebbe dovuto esaminare la mancanza e prendere un provvedimento : invece così a sentirsi fregato (prima dall’allevatore e poi dall’ENCI) è stato l’acquirente.
Non capisco perché non la abbiamo in parlamento..naturalmente “a sinistra” l’Italia ha sempre bisogno di persone che portano avanti battaglie… come fa lei.
Comunque tanto per chiarire..la commissione di disciplina è un’organo dell’ente preposto a valutare le mancanze disciplinari di chi è socio dell’eterna stesso..per la altre questioni..esistono ASL, corpo forestale dello Stato. .guardia di finanza etc etc. .ma naturalmente questo non devo ricordarlo a lei..che da giornalista..sa bene come scatenare tempeste mediatiche ad ok..d’altronde ognuno sceglie di vivere come vuole
forse se avessimo in parlamento gente come Valeria, le cose in Italia andrebbero decisamente meglio
Maurizio, tu mi piaci sempre di più!!! 😉 Ma mi chiedo: se a me non piace come scrive o parla una persona, insomma, non condivido quello che dice, non perdo tempo ad ascoltarla, certo che se ho tempo da perdere….
“la commissione di disciplina è un’organo dell’ente preposto a valutare le mancanze disciplinari di chi è socio dell’eterna stesso”. E proprio di questo si sta parlando. Che c’entra che chi ha sporto la denuncia o l’esposto non sia socio ENCI? lo è presumibilmente chi ha commesso il fatto, su cui si chiede di accertare. E quindi? ma la logica (tua, intendo. Ma anche dell’ENCI)…???
poi se la Commissione Disciplinare ENCI si deve occupare SOLO di denunce sporte da soci ENCI verso altro soci, allora SERVE ASSOLUTAMENTE che l’ENCI creai una commissione ad oc x fare in modo che le denunce sporte MOTIVATE E CON PROVE (e NMON ANONIME) fatte da comuni cittadini che hanno comprato un cane da allevamento con affiso ENCi e si sono sentite truffate (x motivi fondati) siano prese sul seruio in modo che l’affisso ENCi abbia ancora un minimo di valore x il comune mortale che decide di prendere un cucciolo da un allevamento con affisso e non da uno senza affisso.. E dico ciò anche x il bene dell’ ENCI che altrimenti perde solo credibilità di fronte al grande pubblico (perchè il 90% o forse 99% di chi compra un cane da un allevamento ENCI NON è socio ENCI! E se lo fa vorrebbe sentirsi un minimo tutelato da quell’affisso…anzi chi è socio è molto + probabile che conosca l’ambiente e sappia molto di + da chi andare a comprare e cosa comprare del comune cittadino che in buona fede va da un allevatore con affisso sperando che ciò sia sinonimo di garanzia e qualità).
Poi denunciare alla ASL o alla foresatale? non mi pare molto sensato in casi come quello riportato! Forse una denuncia x truffa, ma essendoci un affisso ENCI all’ENCI la cosa dovrebbe importare eccome proprio x “mantenere il proprio buon nome”, ma forse non importa…forse importano solo i dindini delle iscrizioni come ai registri paralleli nati come funghi che fanno prime registrazioni a pitbull mix pur di fare soldi…
E se si tratta di un caso una tantum è una negligenza grave, ma se è la politica standard ENCI è MOLTO MOLTO GRAVE!
e non capisco come si faccia a non capirlo (ripeto, se non era la sede corretta a cui denunciare l’ENCI dovrebbe consigliare a quei signiri la sede corretta che però dovrebbe essere interna all’ENCI stessa o comunque insieme a una denuncia x trudffa ad altre sedi l’ENCI dovrebbe occuparsi di quell’allevatore indagando x capire cosa sia successo, non trovo normale tale menefreghismo a priori!)
Infatti non capisci e l’hai capito…. Io la voterei!
Una cosa molto simile è capitata anche a me. Cucciolo pagato 2500 Euro presso un noto allevamento. Il titolare diceva di amare i suoi cani più della sua stessa vita. Cucciolo risultato displasico (anche e gomito), dentatura incompleta e probabile sindrome della testa tremula. Educatamente e gentilmente chiedo rassicurazioni all’allevatore, e sottolineo rassicurazioni e non soldi. Ricevo rispostacce e insulti, secondo l’allevatore è colpa mia di tutto. Scrivo all’Enci e ad un avvocato. Dopo 3 anni non abbiamo risolto NIENTE.
Domenico Di Matteo, non c’è bisogno di essere “tuttologi” per vedere l’evidente discrepanza tra il concetto di “allevatore serio” e il comportamento di questo signore. Così come non c’è bisogno di essere tuttologi per vedere che ALCUNI giudici (non certo tutti, ma troppi) non brillano per trasparenza. Non ci sarebbe bisogno neppure di essere tuttologi per denunciare questi fatti, sempre con l’intento di fare critica costruttiva – visto che l’ENCI, a forza di tenere questi atteggiamenti, ormai ha perso moltissima della sua credibilità – : però tutti mugugnano e nessuno parla. Io parlo. La cosa ti dà fastidio? Non leggermi e toglimi dagli amici di FB. E’ semplicissimo.
Bella risposta e soprattutto a Di Matteo voglio dire che ci sono tante persone, ma davvero tante che aspettano gli articoli e le OPINIONI e i CONSIGLI di Valeria che non è tuttologa ma persona con una GRANDE CULTURA ED ESPERIENZA. Grazie Valeria.
Ho avuto un’esperienza simile l’anno scorso! Non ho mai ricevuto risposta dall’ENCI, dopo una mia denuncia.
Premetto conosco molti allevatori seri, conosco un pochino il mondo cinofilo e delle expo, Valeria come sai mi e’ morto da poco il mio adorato yorkie, io e mia moglie abbiamo deciso che presto arrivera’ un nuovo cucciolo, naturalmente vogliamo un altro terrier, cosi’ profittando di due expo internazionali nella mia regione ci siamo fatti un giro(stavolta Artu’ non l’ho portato in gara), abbiamo conosciuto alla prima expo un’allevatrice di yorkies, bei cani in perfetto standard, bel carattere da quello che si vedeva, abbiamo parlato con Lei e ci aveva fatto un’ottima impressione, ci siamo fatti cosi’ dare il suo numero telefonico.
Domenica l’abbiamo reincontrata all’atra expo, le ho chiesto se prevedesse cucciolate per gennaio, m’ha risposto di si ma stavolta le avrebbe fatte senza pedigree cercando d’impapocchiarmi chissa’ quali adempimenti che non voleva fare.
Son stato zitto, ma deve aver parlato la mia faccia, infatti poi ha aggiunto che comunque forse ci avrebbe ripensato e fatto la cucciolata con pedigree.
Non ho parole ma rimango parecchio basito, cerchero’ il cucciolo da un’altra parte.
Caro Maurizio mi sento di proporti l’allevatrice dei miei Yorkies che conosco da più di quindici anni e dalla quale ho preso, negli anni, cinque yorkies, tutti assolutamente con il pedigree, molto belli e soprattutto molto sani. L’allevamento è Fiocchi Rossi (provincia di Perugia), l’allevatrice si chiama Anna Confaloni, ed è una veterinaria da sempre appassionata a questa razza. I cuccioli nascono in casa ed il suo non è un cucciolificio perchè le cucciolate nell’anno sono limitate. Puoi trovarla su internet digitando Fiocchi Rossi. Non seguo molto le expo ma so che uno dei suoi cani, Valentina dei Fiocchi rossi, è campione internazionale. La Confaloni è stata anche negli organismi della Siayt, Società Italiana Amatori Yorkshire Terrier che è il club di razza. Io la trovo una persona seria, preparata e molto onesta. Da lei ho preso Nadila dei Fiocchi Rossi detta Blu, quasi campione nazionale di agility, la yorkie più straordinaria che abbiamo avuto.
grazie Donatella prendo nota
Potrebbe essere un modo (più o meno condivisibile) di “boicottare” l’ENCI.
Io conosco un allevamento valido di una sola razza che non ha mai preso l’affisso per principio.
Purtroppo il fatto che l’ENCI non dia le garanzie che promette allontana i più seri…
E vaiiii ieri se la prendeva con i giudici..adesso con la commissione di disciplina..domani chi sarà il bersaglio della “tuttologa” Rossi?
Siamo in attesa trepida
Al di là di “con chi se l’è presa ieri e con chi se la prende oggi”… Ma non ti sembra che ci sia tanto semplice buon senso in quanto scritto sopra? A me sì. Giuro, a me pare proprio di sì.
Un po’ insulso, come commento. Non riesci a dire altro, di matteo? qualcosa di sensato, intendo?