di VALERIA ROSSI – Ho appena finito di “conversare” su FB con un ragazzo che mi aveva chiesto un consiglio: non ho visto la notifica (o FB non me l’ha mai mandata, nin zo) e non gli ho mai risposto.
Quindi lui ha ringhiato a me, io ho ringhiato a lui… poi abbiamo chiarito la questione (ma intanto approfitto per dirlo a tutti coloro che mi scrivono: se non vi rispondo, vuol dire che per un motivo o per l’altro non ho letto. Quando leggo, rispondo a TUTTI quelli che mi fanno domande… quindi, per favore, non pensate che me la tiri e rimandatemi il messaggio!)… ed è saltato fuori un argomento che ritengo di grandissima importanza e pure di interesse generale.
Quindi ho pensato che valesse la pena di scriverci qualcosa (per la serie: pure dalle ringhiate, a volte, escono spunti positivi).
Il post del ragazzo lo copincollo qui sotto quasi integralmente:
Quando l’ho preso tutti mi mettevano in guardia perchè non avendo avuto la madre non gli erano state impartite le regole base, alcuni che avevano visto crescere la cucciolata addirittura storceva il naso e assumevano una faccia del tipo: ”Ma chi te l’ha fatto fare!?”, credo anche per la sua mole.
Io comunque ho passato parecchie ore in questi mesi (e non solo, dato che gli animali sono da sempre una mia passione) a leggere, informarmi e cercare di farlo crescere al meglio, e in effetti sta diventando davvero un bel cane e con un bellissimo carattere. C’è un solo problema, anche abbastanza consistente direi, ma spero che non sia irrisolvibile: ogni volta che usciamo abbaia terrorizzato alzando il pelo ad ogni strano rumore, ogni persona o animale, ogni sacchetto di plastica ecc.
Premetto che proprio per socializzarlo il più possibile, lo porto fuori dal primo giorno in cui l’ho preso (anche se il veterinario lo sconsigliava per via dei vaccini) e gli faccio fare lunghe passeggiate. Ho cercato di fargli fare più esperienze possibili, anche giocando con altri cani e persone, credo di aver fatto tutto il possibile ma nonostante tutto peggiora ogni giorno di più.
Sicuramente lui percepisce il mio nervosismo (sfido chiunque a non essere nervoso dopo che il proprio cane ha abbaiato ininterrottamente per 10 minuti, magari contro qualche bambino impaurito): ma oltre al fastidio che può procurare, a me dispiace moltissimo perchè lui è davvero buonissimo, tant’è vero che appena qualcuno gli si avvicina smette di abbaiare e gli fa le feste, ma giustamente le persone che lo vedono abbaiare non gli si avvicinano più. Per fortuna, dopo un po’ che siamo in giro, smette (o quasi).
Analisi della situazione: il cucciolo, abbandonato a pochi giorni di vita, non ha ricevuto una corretta impregnazione sull’uomo (se qualcuno non sapesse di cosa si tratta, troverà tutte le spiegazioni del caso in questo articolo), perché è stato allattato da una volontaria ed è rimasto sempre e solo a casa sua per due mesi, finché non è arrivata l’adozione.
A dire il vero poteva andare anche peggio, perché spesso si trovano cucciolate che non hanno ricevuto alcuna impregnazione sull’uomo (tipico esempio, quello delle cucciolate di cani ferali): in questi casi le cose si complicano moltissimo, ma anche avere a che fare con una sola persona comporta dei problemi… specialmente se (come in questo caso) il cucciolo deve trarre tutte le sue conclusioni da solo, senza i “consigli” della mamma.
Questp è un fattore fondamentale, che però spesso sfugge: è verissimo che i cuccioli si impregnano facendosi toccare, annusare eccetera… ma è altrettanto vero che la prima cosa a cui loro badano, quando per la prima volta vengono avvicinati/manipolati dall’uomo, è la reazione della madre.
E’ LEI il vero punto di riferimento dei piccoli, è lei che osservano e soprattutto imitano. Se la mamma, all’avvicinarsi dell’uomo, reagisce con segnali (visivi e olfattivi) di calma e rilassatezza, i cuccioli non si preoccupano e accettano il nuovo venuto partendo da una situazione di relax. Se al contrario la mamma non c’è, e quindi non è in grado di passare messaggi tranquillizzanti, la manipolazione umana per il cucciolo potrebbe essere fonte di enorme preoccupazione e quindi i risultati positivi dell’impregnazione sarebbero in parte vanificati.
Non mi risulta, purtroppo, che esistano studi scientifici in materia: però l’osservazione diretta mi suggerisce di trarre queste conclusioni. Non solo i cuccioli orfani, ma anche i cuccioli di cagne che hanno paura dell’uomo non escono dalla famiglia d’origine con un’impregnazione completa e corretta.
E credo che questo sia anche il caso del nostro cucciolo.
Ora… cosa succede in caso di mancata impregnazione, o di impregnazione incompleta?
Succede che, al termine dell’ottava settimana di vita, non si rimedia più: la mancata impregnazione (così come l’impregnazione parziale/incompleta) è irreversibile.
Ma che significa, tradotto in termini pratici?
Significa che il cane non considera gli umani (presi nell’insieme) come conspecifici: non pensa che siano parte del suo gruppo sociale, insomma non pensa che siano anche loro “cani”, per quanto un po’ diversi.
Questo non vuol dire che il cane non possa affezionarsi a uno o più umani, che non possa collaborare con loro, che non possa essere un cane “normale” all’interno della propria famiglia: qualsiasi animale al mondo è disponibile all’interazione con altre specie, tanto più quando si rende conto che questo gli procura dei vantaggi (giusto ieri parlavo con delle amiche della mia mantide religiosa Gemma, che da bambina portavo appuntata alla giacca come una spilla e che non si è mai sognata di volar via, perché mi riconosceva e in qualche modo gradiva anche l’idea di usarmi come taxi: e se si può fare con un insetto, figuriamoci con un animale sociale!).
Però il cane non sarà in grado di generalizzare passando dal singolo all’intera specie: ovvero, riconoscerà i “suoi” umani, li amerà, potrà essere il miglior cane del mondo tra le mure domestiche… ma ogni volta che incontrerà un umano diverso da quelli che conosce, dovrà ricominciare da capo il processo di diffidenza-conoscenza-accettazione.
E’ una storia infinita?
Fortunatamente no, perché dopo un po’ subentra la cosiddetta “abituazione”: ovvero, se io vedo uno-due-tre-cinque oggetti X che mi facevano paura, ma ogni volta mi rendo conto che sono innocui… al sesto che incontro la mia diffidenza comincerà a diminuire; al decimo sarà quasi passata; al ventesimo (o al centesimo… dipende dalle mie doti caratteriali e intellettive) smetterò di aver paura dell’oggetto X, perché avrò finalmente capito che tutti gli oggetti X sono innocui.
Questo, purtroppo, non funziona in caso di vera e propria fobia (chi ha paura dei ragni può incontrarne millemila senza essere mai morso da nessuno di essi, ma non per questo gli passerà la paura: perché la fobia è una paura immotivata), mentre funziona in caso di paure motivate… e quella del cucciolo è motivatissima.
In caso di impregnazione mancata o incompleta, per lui tutti gli umani che incontra sono potenzialmente pericolosi.
Il soggetto di cui stiamo parlando, che è stato parzialmente impregnato sia perché allevato presumibilmente da una sola persona, sia perché non aveva a disposizione la madre, non è fobico nei confronti degli umani, ma è giustamente diffidente: quindi, ad ogni nuovo approccio, “mette le zampe avanti” abbaiando contro a chi non conosce (traduzione: “Stai lontano, sono più pericoloso di te, non vedi che sono un ferocissimo cane killer?”).
Se poi l’umano non ci casca e gli si avvicina amichevolmente, lui lo inserisce nella casella dei “buoni” (ovvero: risultati innocui alla prova pratica) e gli fa le feste… perché, di suo, lui sarebbe un cagnolino collaborativo e socievole.
Nota aggiuntiva: essendo stato allevato e svezzato da una donna, come racconta il suo adottante, “alle ragazze fa tre volte più feste!”: il che la dice molto lunga sull’importanza dei rapporti che i cuccioli hanno con la nostra specie nei primissimi giorni di vita.
Ma ora parliamo più dettagliatamente della socializzazione del cucciolo: processo che inizia quando l’impregnazione finisce (quindi intorno alle sette-otto settimane) e che si conclude, secondo il padre dell’etologia canina Eberhard Trumler (nella foto), a quattro mesi. Altri Autori, recentemente, hanno spostato in avanti questo termine, fino ai sei mesi circa: sta di fatto che anche la fase di socializzazione ha un inizio e una fine, dopodiché non otterrà più gli stessi risultati.
Ma che cos’è, esattamente, la socializzazione?
Nè più e né meno di un processo di abituazione, rivolto a tutto ciò che fa parte del nostro mondo. Socializzare un cucciolo significa, intanto, allargare i confini della sua conoscenza degli esseri umani inserendo tutto ciò che sarebbe matematicamente impossibile fargli conoscere prima (nessun privato, ma anche nessun allevatore, potrà mai impregnare i cuccioli su uomini-donne- bambini-ragazzi-veterinari-vigili urbani-suore-preti-persone di colore diverso dal nostro… eccetera eccetera). E poi c’è tutta la parte non-umana che fa comunque parte della nostra società: automobili, autobus, altri animali e così via.
Se l’impregnazione, dunque, serve a far considerare gli umani come partners sociali del cane, la socializzazione serve: ad ampilare il suo concetto di “umano” e a fargli considerare il resto del mondo come parte del suo normal habitat, quindi da non temere (e neppure da predare).
MA… attenzione: cosa succede quando si va a socializzare un cucciolo non perfettamente impregnato?
Succede che potremmo riversagli addosso una vera e propria overdose di stimoli che non tutti i cuccioli sono in grado di reggere: perché il processo non è stato graduale, ma in pratica tutte le informazioni (sugli umani e sull’ambiente) gli arrivano addosso in un colpo solo.
Per questo può succedere che, anziché sottoporre il piccolo a una normale e graduale abituazione, lo si sottoponga a una vera e propria “inondazione” di stimoli (quella che in etologia viene definita con il corrispondente termine inglese di flooding). Purtroppo il flooding ha due particolarità: la prima è quella di essere traumatico (un po’ come se il signore di cui sopra, quello che ha paura dei ragni, fosse chiuso in una stanza piena zeppa di aracnidi), la seconda è che… non sempre, ahinoi, funziona. In qualche caso fa passare davvero la paura, ma in altri la moltiplica per mille. Per questo si tratta di un processo che andrebbe sempre e solo messo in atto da persone super-esperte, in grado di leggere perfettamente il cane e tutti i segnali che emette, compresi i primi sintomi di peggioramento anziché del miglioramento sperato.
Bene (anzi, non troppo bene): quando un cucciolo dà segni di non totale accettazione degli umani nell’insieme (ovvero, qualora non sia stato impregnato o lo sia stato solo parzialmente), buttarlo in mezzo a troppi umani può somigliare più a un flooding che ad una buona socializzazione. E in quanto tale, come le medicine, può comportare effetti collaterali anche seri.
Visto che il nostro cucciolo, anziché migliorare, peggiora man mano che procede l’esposizione a stimoli umani diversi, suggerirei di sospendere questa “eccessiva” socializzazione e di passare ad incontri mirati e programmati con pochi umani, tutti diversi (uomini, donne, bambini eccetera), ovviamente tutti ben preparati all’incontro, consapevoli del modo in cui devono (e NON devono) approcciare il cane: cosa che si potrà sicuramente fare in un buon centro cinofilo, ma con un po’ di buona volontà – e se si hanno tanti amici! – si può anche organizzare in proprio.
Prima incontri singoli, poi con una coppia di persone, poi con un gruppetto di tre… sempre con molta gradualità e sempre senza forzare il cane, ma aspettando che sia lui a cercare il contatto (cosa che quasi sicuramente farà, perché è un animale sociale: e questo semplice fatto ci aiuta moltissimo a superare i casi di cani paurosi/diffidenti).
Anche quando il cane avrà deciso di avvicinare l’umano di turno, lui non dovrà mai prorompere in ulteriori overdose di coccole, baci & abbracci: dovrà restare neutro, al massimo dispensando un paio di carezze MAI sulla testa, ma sempre sulla gola e sul collo.
Ripetere, ripetere, ripetere (variando il più possibile persone, luoghi e circostanze) finché il cane non comincerà a generalizzare e a capire che gli umani nell’insieme (e non soltanto i “suoi” umani) sono esseri simpatici, con cui vale la pena di fare amicizia.
Ci vorrà un po’ di pazienza, ma con questo cucciolo in particolare sono quasi sicura al cento per cento che funzioni: e in realtà funziona quasi con tutti i cani (non fobici, lo sottolineo ancora, ma solo diffidenti/timidi), solo con tempi che possono variare molto dall’uno all’altro. In questo caso mi sento di prevedere tempi piuttosto brevi, visto che il cucciolo è tendenzialmente collaborativo.
Importantissimo, anche se sembra superfluo dirlo: l’abituazione prevede che l’oggetto X, fonte di timore, non si riveli MAI “pericoloso per davvero”: una pestata di zampa involontaria potrebbe vanificare settimane di lavoro, quindi bisogna stare molto attenti al fatto che il cucciolo non riceva MAI impressioni negative dagli umani con cui si rapporterà.
Quanti incontri serviranno?
Purtroppo non posso dirlo, anche se le esperienze fatte nel corso dei seminari sui cani tutor hanno suggerito a me e a Claudio Mangini che uno dei “numeri magici” sia il sei: di solito sei incontri positivi abbassano sensibilmente la diffidenza iniziale (per esempio, permettono a un cane di ridurre la distanza di relazione dai cinquanta metri iniziali a mezzo metro). Da qui ad accettare con piacere il contatto fisico, però, ce ne passa… e lì una generalizzazione non sono in grado di farla, perché dipende tutto dalle doti intrinseche del cane: c’è quello che capisce al volo e quello che ci mette un po’ di più, c’è quello che “sì, okay, millemila persone si sono rivelate innocue, ma prima di fidarmi della milleunesima devo metterla comunque alla prova” e che c’è quello che “vabbe’, se in tre non mi hanno fatto nulla di male, al quarto vado direttamente a fare le feste io”.
Devo anche dire, purtroppo, che i cani più “intelligenti” (intesi come quelli più dotati nel problem solving) si sono rivelati mediamente quelli “più duri a morire”: un po’ come accade anche tra gli uomini, i più ingenui e fiduciosi sono anche i più “tontoloni”.
Quello che è certo è che bisogna stare molto attenti alle sovraesposizioni, un po’ con tutti i cuccioli ma in modo particolare con quelli che hanno avuto in passato qualche deprivazione o qualche lacuna: anche portare un cucciolo normalissimo al mercato, in mezzo a una marea di stimoli, alla prima uscita di casa, non è “socializzazione” ma flooding. Ci si deve arrivare per gradi, non così di botto.
Lo stesso vale, ovviamente, per i rapporti con gli altri cani: averne “troppi”, e magari troppo intensi (vedi cucciolino “dato in pasto” a dieci altri cuccioli di pari età, ma grossi il triplo di lui), non crea cani felici di giocare con tutti, ma cani aggressivi verso i loro simili. Di questo aspetto, però, avevamo già parlato in un altro articolo: oggi, invece, ho ritenuto importante specificare che anche gli umani, soprattutto nel caso di cuccioli dal “passato difficile”, vanno presi a piccole dosi e non a carrettate.
Altrimenti i cani diffidenti verso l’uomo li creeremo noi, quando il nostro intento era esattamente l’opposto.
Il mio cucciolino, fortunatamente, non ha particolari fobie e delle persone non ha paura per niente, tanto che è sempre ben disposto nei confronti di tutti. E’ un bel cane ed ha un bel musetto da cucciolo, per cui spesso capita che, portandolo a spasso, la gente si fermi ad accarezzarlo ed a giocarci .____. anche in malo modo, ossia strapazzandogli la testa o accarezzandolo sopra il capo, cosa che vedo gli da fastidio per cui cerco sempre di limitarlo. A volte però mi è proprio impossibile, non posso certo tenere gli occhi addosso al cane ogni secondo e le persone sono invadenti e non hanno rispetto. Porto a spasso il MIO cane e tu pigli e lo accarezzi senza chiedermi il permesso solo perché è un cucciolo? Ma come ti permetti? Spero non saranno proprio queste persone a fargli venire non fobie, ma che ne so, qualche fastidio nei confronti di tutte le persone!
Molto è nelle nostre mani, quando si cresce un cucciolo, ma tantissimo è nelle mani altrui.
può ben accadere che un normale lavoro di socializzazione diventi flooding, a causa di anche una sola persona che si avventa su un cucciolo piccolo e grazioso in maniera del tutto inopportuna.
Questo è accaduto a me ed alla mia cucciola, che avrebbe potuto essere una piccola cagnetta ben socializzata, e grazie a qualcuno è diventata fobica verso gli estranei.
che rabbia….
@saphira
non arrenderti, se ci sono riuscita io, tutti possono farcela 😀 forse non ci metterai due secondi, magari farai un passo al mese ma puoi farcela. Non sono ironica, intendo sul serio. Mia mamma ad esempio, abituata al cane di mio zio faceva i confronti e perdeva la pazienza, mentre io vedevo i miglioramenti perchè non avendo conosciuto quel cane non avevo nessuna immagine precisa in testa.
Poi una cosa che ha aiutato è stata anche una buona dose di “chissenefrega pensiero” verso certe persone, tipo il parente che non viene a trovarti perchè il tuo cane fa buh a sedere in su aah che paura.. “oh ciccio se non vieni a trovarmi e non vuoi capire ciao” puoi rispondere 🙂 intanto il cane ha una persona in meno che lo mette a disagio… senza chiudere i rapporti eh.. un pò ^_^
Bacioni alla tua cucciola (che io non avrei disturbato perché da piccola mi hanno insegnato così ed infatti sono impazzita per le volte che disperata stavo lì a chiedermi ‘ma tutte le cose che hanno insegnato a me, a tutti gli altri bambini non le dicevano? mah) ^_^
grazie del supporto!! 🙂
@Valeria Rossi quando non rispondi a qualche mia mail, penso sempre che con con tutte quelle che ricevi la mia è scesa in classifica 😀 però mica mi offendo, anche David Bowie è sato decimo 😀
Premetto non sono per niente un esperta di cinofila, però nemmeno io sono completamente contraria al flooding.
Posso scrivere un pò come abbiamo fatto noi, se metterò qualche cavolata dimmelo pure.
non avevamo una situazione lontanissima da lui, la pazienza è stata fondamentale. Più che per gradi, siamo andate per mezzo grado per volta. Un idiota che con lo skate (più pallone) le ha capottate rovinando un mese di lavoro
Il cane sempre libero e aggressivo anche se si mettevano a pancia in su (uno, ma sempre e solo lo stesso cane 300mila volte) ogni volta ci ributtava indietro di mesi, é stato come uno che ti ricaccia la testa sott’acqua.
Allora ti tieni stretto l’orario dei cani adulti ed equilibrati o dei cuccioli pari stazza, nel nostro caso non erano quelli grandi il problema ma l’umano del microcane, che mentre si annusano lo tira su *testata al muro*, successo così spesso che quando capita ora, non gli scatta il predatorio ma fanno “oooh che pizzaa” e vanno via schifate. Va bene anche il cane libero, basta che non rompa le balle.
Curvare aumentando un pochino le distanze per non avere l’incrocio proprio frontale, spesso, bastava a non mandarle in ansia e parlo sia di umani che di cani spaccascatole, quelli che non capiscono se l’altro cane da l’amicizia o no, come su fb 🙂
Con le persone: far accettare il fatto che ci sono cani che hanno i loro tempi è stata un impresa. Abbiamo iniziato solo con gente piuttosto esperta o per esperienza e/o per lavoro, quindi tutti con un linguaggio corporeo rassicurante. Man mano alzi il livello con gli amici che non ti ascoltano nemmeno a pagarli e urlano, saltellano (non apposta, son proprio andati :D) smanacciano ecc. però continuando anche con quelli che ne sanno.
Nelle uscite, cercavamo di star calmi, fingere che l’idiota in bici che ti fa il pelo non sia un problema, (perchè se urlavi si spaventavano) gente che si fionda su di loro e tu fingi di essere educatissimo e blocchi, spiegando che sono timide e che loro dovevano essere gentili, la butti come battuta ma funziona perchè mentre parli, il cane annusa non visto 😛 così ha un attimo per pensarci su. Praticamente fare il paraculo funziona in molti campi della vita..
Evitavamo i posti troppo, troppo affollati, erano ancora in una fase lunatica, ma non li evitavamo nemmeno del tutto (una via di mezzo)
Non so gli altri ma dopo tutte queste cose, a quasi sette mesi il flooding ha funzionato per caso. Una domenica pomeriggio in un parco, aveva smesso di piovere e sono apparse tre mila persone all’improvviso. La prima volta erano stupite dalla massa e non hanno fatto nulla, la seconda domenica, di nuovo ma erano molto incuriosite dal casino, abbiamo sudato un pò per i troppi pirla che entravano in bici sull’erba in area cani ma pace, e così via.
Uno dei risultati un mese fa: una bambina stava passando vicino ed è volata rotolando in mezzo a noi cadendoci addosso, letteralmente, a me ha preso un colpo, invece lei si è presa tante delicate annusate e due leccatine. La madre si è messa ad urlare ma nemmeno per lei hanno fatto bah, alla fine ha detto “credevo la sbranassero invece volevano sapere se stava bene” 😀 mi sa di no, penso che la curiosità fosse stata più in generale..
poi non dimentico MAI che l’istinto predatorio e la diffidenza fanno parte anche del loro carattere ma non mi sembra sia andata malissimo.
Una cosa tollerano malino: gli idioti con lo skate che ti fanno il pelo, urlano e lanciano anche la palla, proprio come quello che le ha investite tanti mesi fa. Li evitiamo e ciao.
@Valeria se ho scritto delle grandi cavolate, dimmelo eh, mi ci manca di mettere in testa al ragazzo di fb, idea strane 😀
Mi sembra buona l’indicazione che dai per risolvere il problema ma permettimi di dirti che il flooding è una cazzata, sempre. Indifferentemente se lo attua un esperto o uno sprovveduto.
Non sono d’accordo. E’ una tecnica difficile e pericolosa, questo sì… ma non considero (quasi) niente “una cazzata” in assoluto, visto che in alcuni casi risolve il problema. E tutto ciò che è risolutivo io lo tengo nel cassetto, in caso di “se tutto il resto fallisse, proviamo anche questo”. Ovvio che non partirei MAI dal flooding come primo tentativo.
Articolo superlativo, come sempre quando Valeria spiega le cose “for dummies” io capisco tutto 🙂
L’esempio che ho in casa è abbastanza eclatante.
Bouledogue francese importato ungherese (quindi quasi certamente non ben impregnato dalla mamma nè dai primissimi umani con cui ha avuto a che fare -allevatore, trasportatore, negoziante); fin dal primo pomeriggio in casa, mia sorella ha fatto una missione socializzarla il più possibile per ottenere un cane equilibrato e non pauroso. In parte per l’eccesso di entusiasmo del neofita, la bullettina è stata sottoposta ad ogni possibile input che capitasse a tiro, naturalmente curiosa e abbastanza positiva (ingenua) nel suo approccio al mondo la cagnina ha conosciuto cani di ogni età e taglia, e relativi umani, tutti irrimediabilmente conquistati dal musetto espressivo, in più trovandosi a milano è stata abituata a passeggiare in mezzo ai piedi dei passanti in shopping-compulsivo e gente vestita in modo strano (vigili, ciclisti, africani, asiatici e sudamericani, ecc), nel traffico, sul bus, sul tram, …. Che ne uscisse stressata da queste sedute di socializzazione d’urto era evidente, però ha imparato ad affrontare svariate situazioni alcune per niente scontate. L’unica mancanza, visto che non ne abbiamo in famiglia, nè se ne trovavano di “educati a trattare coi cucciolini” sono i bambini, per i quali a tutt’oggi ne ha una totale paura. Se può li evita, gira al largo come se fossero pericolosi tirannosauri, altrimenti “bull-freezing”, ovvero bloccata con le zampe a geco sull’asfalto e tutta la forza di cui è capace (non poca, se paragonata alla mole) atta a tirare indietro, lontano dal pericolosissimo pupo. Ormai ha tre anni, e praticamente non ha paura di niente, di certo non degli umani, che adora tutti indiscriminatamente, anche totali sconosciuti, ubriachi e vagabondi, gente che io eviterei come la peste bubbonica e lei invece ci si fionda per farsi fare coccole,, ma i bambini NO. Quelli proprio non ne tollera l’esistenza, e se per caso uno chiede di farle due carezze, ci fermiamo gli spieghiamo dove è più corretto accarezzarla per farla sentire a suo agio, cerchiamo di farle vivere più esperienze positive possibili anche coi bimbi, sperando che le passi questo timore “ingiustificato”; invece lei mette il muso da “subisco perchè me lo dici tu, ma fosse per me scapperei alla velocità del vento” e non migliora.
Bell’articolo sulla miriade di casi che si incontrano nella vita con i cani. Alcuni più fortunati, altri meno. Buon Lavoro.
Noi ci siamo già sentite per il mio cucciolotto e alla faccia di tanti devo dire che mi hai risposto subito e in maniera impeccabile…anzi più volte ci siamo scritte e risposte.
Ho trovato quest’articolo non interessante ma di più perchè in fondo il mio Leo ha più o meno lo stesso problema del cucciolo in questione solo che, nel caso nostro, se la persona insiste il cane va proprio in paranoia. E quindi si…provare, passeggiare tra la gente, fargli vedere che non sono un pericolo, che con me può stare al sicuro…e si..occorre tanto, tantissimo tempo da dare al cane.
E la colpa?
Di chi pensa che i cuccioli siano cosa indesiderata, da mandar via al più presto e tu..povero cristo che lo prendi con te..ti trovi costretto a fare i salti mortali per far si che il tuo cane sia il più possibile un cane. Socializzare…io ho fatto si che socializzasse..fatto salti mortali..sacrificato lo studio ma poi basta il primo cretino che passa e via..mesi di lavoro buttati….nel sacchettino XD
Ma un padrone non si arrende..perchè il giorno che Leo accoglierà le persone non dico facendo le feste o saltando come fa con chi conosce ma “tollera” senza abbaiare…allora per me e per lui sara una gran conquista.
E’ necessario che la gente si informi, impari…che i cuccioli siano lasciati alle mamme il tempo necessario, che la gente per strada non ti pigli il cane a calci solo perchè ha paura (lui..uomo..di merda aggiungerei) e che i padroni siano consapevoli.
Si, ogni cane è un universo a sè proprio come ogni uomo..ha i suoi giorni no, le sue antipatie, le sue preferenze..tutto sta a parlare canese oltre che umano 😛
I cani tendono ad avere una “doppia vita”/”doppia pesonalità” dentro e fuori casa, soprattutto nel caso di cani timorosi.
Il fatto che sia buonissimo in casa non significa che lo siano dappertutto.
Quello di dire che il cane è buonissimo perchè in casa si comporta bene è un errore che compiono molti padroni.
Quando ero ragazzina ho cresciuto 2 cagnetti (allattandoli di circa 10 g, arrivarono a casacon orecchie e occhi chiusi).
Fui fortunata non ebbero pb di socializzazione
perchè erano 2
perchè a 12 anni li tovai durante le vacanze estive ed ebbi molto tempo da passare con loro
perchè abitavo in campagna
perchè a 12 anni ero una “bestiola cresciuta allo stato brado”, non mi rendevo conto delle loro eventuali paure… quindi… paradossalmente non gli passai paure
Ogni cane è un mondo a sè, quella che ho adesso l’ho raccattata dalla strada ancora cucciolona, ha avuto varie fasi di fobie. Il mio consiglio? Non perdere tempo vai da qualcuno che può realmente aiutarti, non far troppo caso ai costi. Ogni mese perso prima dei 18 ti costerà molto più caro di quanto puoi immaginare.
Tieni conto che se il cane dovesse anche far cadere un bambino spaventandolo i costi sarebbero più alti di passare per un buon professionista.
I cani tutor potrebbero essere la tua migliore arma.
A distanza di anni con l’ esperienza che ho acquisito sarebbero la mia prima opzione per la mia attuale “cana” (33kg le cose si conplicano quando sono dei cagnoni).
In bocca al lupo!!!