sabato 9 Agosto 2025

Le contraddizioni della cinofilia: dalla selezione esagerata alle regole ambigue

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

sibilla_attaccodi VALERIA ROSSI – Dopo le solite polemiche (non “inutili”, perché comunque il confronto è sempre cultura, ma sicuramente basate su grossi equivoci) sull’utilizzo del collare a punte, è emerso abbastanza chiaramente che molta gente non ha idea del tipo di cane di cui si sta parlando, quando si dice “linea da lavoro spinta” (riferendosi, solitamente, a pastori tedeschi e malinois, perché queste sono le due razze in cui la selezione è andata veramente “oltre il cane”).
E’ normale che non sappiano, perché di questi cani, in giro, non è che ce ne siano molti: e devo aggiungere “meno male”, perché non sono assolutamente cani che possono vivere in una famiglia normale facendo una vita da cane normale.
Descriverli a parole è ovviamente impossibile: potrei scrivere duemila pagine e ancora molti, probabilmente, penserebbero “Ah, sì… ma è la stessa cosa che fa Jack!”, o “Sì, sì, anche Frida è proprio così!”
Ed è logico: la nostra mente fa riferimento a ciò che conosce, e se le linee superspinte non si conoscono, allora non si può capire di cosa si stia effettivamente parlando.
Stamattina ho trovato scritto, in un commento: “Secondo me bisogna insegnare fin da subito al cane a fare scambio per evitare che il cane diventi troppo possessivo sulla manica e quindi di entrare in conflitto in futuro con il cane per togliere la manica. Ho visto staccare un cane dalla manica tirandogli un salamotto di iuta e il cane era contento“.
Mi ha fatto molta tenerezza pensare a questo cagnolotto che giocava con la manica, ma era altrettanto felice di “fare scambio”: il che va benissimo con i cani normali, appunto.
Ma a un cane di quelli che intendo io, quando prende possesso della manica, puoi tirare salamotti, palloni o bistecche alla fiorentina… e lui resterà attaccato alla “sua” manica fino all’eternità, proprio perché è “sua” e non intende mollarla per nessun motivo al mondo.
Perché la possessività e la combattività, proprio nei suoi geni – e non a causa di una qualsiasi educazione o addestramento – sono quelle di un cane normale moltiplicate per millemila. Perché non c’è cosa al mondo che lo renda più felice e gratificato di questa conquista, e per quanto splendido e stretto e meraviglioso sia il rapporto che ha con il conduttore, non sente (letteralmente) più neppure le sue indicazioni. Perché si trova in paradiso e non vuole scendere da lì.

lynnPer questo diventa indispensabile, a volte, intervenire con qualcosa di diverso per riattirare la sua attenzione: che può essere l’uso corretto del collare a punte (come avevo spiegato nel precedente articolo), che causa un disagio e quindi rende meno “paradisiaco” restare sulla manica… oppure, se si pensa solo al risultato e non ce ne frega un accidenti del benessere del cane, una scossa elettrica.
Ripeto, non è possibile far capire a parole il tipo di cane di cui sto parlando: bisogna vederlo, conoscerlo, lavorarci per farsi davvero un’idea.
Ma la domanda a cui vorrei rispondere oggi è un’altra, ed è questa: perché esistono cani così? Perché abbiamo voluto questi super-dog in cui si sono non soltanto esaltate, ma letteralmente esasperate certe doti caratteriali?
La risposta, presumibilmente, sta nel semplice fatto che le aspirazioni umane non hanno confini. Se ne avessero avuti, probabilmente vivremmo ancora sugli alberi rosicchiando mele e banane, in pace con tutti e – credo – molto più sereni di quanto non siamo oggi. Ma noi non siamo fatti così: dobbiamo andare sempre “un po’ più avanti”. Così siamo scesi dagli alberi e ci siamo costruiti le città, e poi le industrie, e poi siamo andati sulla Luna, e poi nello spazio… e ancora non ci fermiamo. Credo che, sotto sotto, il motivo per cui esistono i supercani sia lo stesso che ha spinto Baumgartner a lanciarsi da 39.000 metri.
Purtroppo  è anche lo stesso che ha invogliato certi sportivi a cominciare ad assumere sostanze che migliorassero le proprie performance: si  cominciato con la tavoletta di cioccolata, poi si è passati agli integratori alimentari leciti, poi si è arrivati al doping.  Perché? Per “andare oltre”: semplicemente per questo. Perché “andare oltre” fa parte del DNA umano (del suo etogramma, potremmo dire!).
Ora, la domanda è questa: è lecito coinvolgere altre specie animali – soprattutto quelle che hanno scelto di vivere al nostro fianco –  in questa stessa corsa verso l’infinito e oltre?
La mia risposta – personalissima e quindi opinabilissima – è un bel NO in tuttotondo. Perché la loro non è una scelta personale come quella di Baumgartner, ma un assoggettamento (non voluto)  alle scelte nostre.
Si dirà: il cane si assoggetta ad altri miliardi di scelte nostre (a partire dall’andare in giro con collare e guinzaglio, che spesso sostengo provocatoriamente sia la primissima  “coercizione”, perché lui ne farebbe volentieri a meno). Perché questa non ti sta bene?
Perché – rispondo – forse l’essere umano inteso come specie non ha limiti… ma i singoli dovrebbero darsene qualcuno. E, singolarmente, io non salterei mai giù da 39.000, non mi doperei mai per abbassare un record di qualche decimo di secondo… e non alleverei neppure cani che perdono la testa, anche se gioiosamente ed entusiasticamente, fino a non sentire letteralmente più quello che gli dico. Anche perché questi cani possono essere davvero pericolosi, se inseriti in un contesto diverso da quello sportivo: possono “scappare di mano” a un proprietario che non sia abbastanza esperto da gestirli… e purtroppo è già capitato, in qualche caso, che allevatori meno intelligenti (o più avidi) di altri abbiano ceduto cuccioli di questo tipo a persone inadatte. Dopodiché, in alcuni casi, sono arrivati i danni.

attaccoptMa non è neanche questo il punto focale: perché, come possiamo vedere ogni giorno, di danni possono ampiamente farne anche i cani “normali” e non selezionati. No, il punto sta proprio nella linea di confine tra “esaltare” una caratteristica (nel senso di portarla ai massimi livelli) ed “esasperarla” (nel senso di renderla difficilmente controllabile).
La prima opzione dovrebbe essere, a mio avviso, il fine di qualsiasi allevatore: la seconda no, perché l’esasperazione non è mai positiva. Non lo è dal punto di vista morfologico, laddove ha prodotto cani che non riescono più neppure a respirare, o a riprodursi naturalmente (e quindi non sono più “cani” nel senso “normale” della parola); e non è dal punto di vista caratteriale, perché lì stiamo producendo cani incapaci di autoregolarsi, di controllarsi, insomma di ragionare. E il brutto è che questi sono, di solito, cani intelligentissimi… almeno finché non escono letteralmente di testa per l’eccitazione.
Ecco, che si portino i cani a uscire di testa mi sembra uno di quei limiti che non si dovrebbero superare: è un po’ il “doping” dell’allevamento (senza contare che in certi ambiti – specie in quello espositivo – si arriva pure a dopare i cani nel vero senso della parola, per esempio con sostanze anabolizzanti  che servono a farli apparire più muscolosi e meglio costruiti).
Ma i limiti, chi dovrebbe darli?
Sicuramente i Kennel club, a partire dalla FCI (a cui fa capo anche il nostro ENCI) che in Europa detta le regole sia per quanto riguarda la morfologia (standard di razza), sia per quanto riguarda le prove di lavoro.
Ebbene, sembra che l’FCI, anziché tendere a una regolamentazione del “lecito”, tenda a chiedere performance sempre più esasperate, che richiedono cani esasperati. In compenso poi modifica – per esempio – il regolamento dell’IPO cercando di abolire ogni forma di violenza sul cane… il che mi sta benissimo, per carità: ma se da un lato inviti gli allevatori a produrre soggetti che siano – per dire – i Tyson della cinofilia, e poi cerchi di dire ai conduttori che quando Tyson sta mordendo un orecchio a qualcuno devi chiedergli gentilmente di smettere offrendogli una caramellina… embe’, è evidente che qualcosa non torna.
Se davvero non vogliamo usare troppa coercizione (o addirittura violenza) sui cani, bisogna avere cani che si convincano con la caramellina. Saranno meno “tosti”, meno performanti? E pazienza!

danceIl mondo è andato avanti per almeno 15.000 anni (100.000, secondo gli ultimi dati) con cani e uomini che collaboravano e cooperavano senza fare né attacchi a 200 all’ora, né posizioni senza un millimetro di scarto: perché le discipline di morso sono quelle in cui appare più evidente l’esasperazione delle doti caratteriali… ma anche in altre discipline come l’obedience – che di fatto è l’esasperazione dell’obbedienza – o come la dog dance, che è l’esasperazione dell’obedience, gira mooolta più coercizione di quanto il cinofilo comune non possa immaginare. Se ne parla meno, si vede meno (anche perché queste sono le classiche discipline “gentiliste”, quindi mai e poi mai si farebbero vedere certe cosette ai clienti arrivati lì sulla spinta del “tutto cuore e ammmmore”), ma c’è, eccome se c’è (la foto NON intende assolutamente riferirsi ad alcun allenamento coercitivo: ho scelto apposta quella di un alano che fa dog dance in modo tenerissimo, ma tutt’altro che “precisissimo”, per evitare qualsiasi pensiero maligno relativo a questo binomio!).
Non avete idea del numero di campi in cui, dietro e quinte (o alla sera quando non c’è più nessuno) appaiano i collari elettrici. Però… occhio non vede, cuore (di mamma) non duole. E allora si attaccano solo i campi di IPO o di altre discipline di morso in cui i collari elettrici, le punte limate e varie altre schifezze sono spesso sotto gli occhi di tutti. Ma non è che al cane facciamo meno male se agiamo nell’ombra.
Il punto è che la cinofilia macellaia è, in parte, macellaia “perché sì”: perché c’è gente davvero bastarda che “costruisce” i cani anche dove le doti mancano. Ho assistito con i miei occhi alla costruzione di un morso con il collare elettrico, e ne è venuta fuori una rissa memorabile: purtroppo a quei tempi non potevo sporgere denuncia perché il reato di maltrattamento ancora non esisteva, ma l’addestratore in questione ho cercato di maltrattarlo io… e questo che si stupiva pure, dicendo “Ma non addestri anche tu? Se sapevo che la prendevi così, aspettavo che te ne andassi!”
Cioè, questo riteneva normale che un cane palesemente sprovvisto di morso venisse torturato per farlo mordere. Riteneva che tutti facessero la stessa cosa, perché (come ebbe modo di dirmi quando mi fui un po’ calmata) “siamo professionisti, e se il cliente vuole il risultato dobbiamo darglielo”.
Ma questa non è cinofilia: questa è malattia mentale.
E’ una totale deviazione del concetto di professionismo e professionalità!
Posso dire, per fortuna, che fra tutti i campi che ho girato, e fra tutte le persone che ho visto lavorare (e sono tante), quella è stata l’unica volta in cui ho visto davvero maltrattare un cane: ed è per questo che difendo il lavoro degli addestratori SERI. Perché NON lavorano così. Però qualcuno c’è, che lavora così: inutile negarlo.
E quel qualcuno andrebbe fermato, stoppato, dovrebbe chiudere il campo immediatamente. Ma nessuno interviene per farglielo chiudere, e questo è uno dei mali della cinofilia.

cucciolata_ptIl secondo male, tornando a bomba, è proprio il fatto che si siano cominciate a selezionare linee di sangue talmente esasperate da invogliare qualche addestratore ad utilizzare certi metodi, perché altrimenti non ottiene risultati.
Il che è come dire, che so: “da domani è vietato mangiare banane”, e poi pubblicizzare ristoranti in cui si servono solo quelle.
Ma non ci sono solo gli esempi per assurdo: ci sono anche quelli reali. Tipo obbligare i guidatori a non superare i centotrenta in autostrada, e poi pubblicizzare a mille i gran premi di F1 dove si va a trecento, e fare di quei piloti degli eroi.
O dire ai ragazzini di mettersi il casco in motorino e poi fare un eroe di Valentino Rossi che, ad una persona che conosco, quando il casco non era ancora obbligatorio, precisiamolo disse – testualmente – “Il casco in motorino? Ma è una cosa da sfigati!”.
Ecco, questi sono soltanto alcuni esempi di palesi contraddizioni dell’essere umano, che vuole “andare oltre” per sua natura, che ama le sfide e che proprio per questo – credo – è diventato l'”animale superiore” e ha conquistato il mondo… ma che, proprio per questo, deve avere delle regole che gli impediscano di andare “troppo” oltre: anche oltre il buon senso, oltre il lecito, oltre la logica. Ecco, queste regole ci sono per chi va in macchina, e anche per chi va in moto: in cinofilia, invece, no.
In cinofilia, al massimo, si “suggerisce” qualcosa: è “consigliabile” (ma non obbligatorio, per carità… che poi magari qualcuno si incazza e non prende più la tessera) allevare cani che non riescono più a respirare. E’ “suggerito” l’uso di metodi più dolci in addestramento. E così via.
A volte si sfiora proprio l’ipocrisia bella e buona.
Per esempio, avete letto il nuovo regolamento IPO? Dice così: “Per ottenere gli obiettivi di educazione, addestramento, o allenamento che ci si prefigge, deve essere impiegato un metodo non violento e positivo per il cane. Strumenti di educazione, addestramento o allenamento non specie compatibili non sono ammessi (in conformità con le norme a tutela del benessere animale). L’impiego del cane nello sport, si deve basare sulle sue qualità naturali, sulle sue potenzialità, e sulla sua disponibilità; non è ammesso influenzare le naturali prestazioni del cane con medicinali o strumenti non adeguati“.
Tutto il comparto addestrativo è stato felicissimo di leggere queste frasi: perché mettetevi tutti bene in testa una cosa… con rare eccezioni, se uno per mestiere si mette ad addestrare cani, è perché AMA i cani. Altrimenti sarebbe un deficiente o un masochista.
A volte si dice che “girano troppi soldi intorno ai cani”, ed è vero: ma non è quasi mai questa, la spinta iniziale per cui qualcuno si avvicina alla cinofilia. Semmai quello è un passo successivo.
Sì, esiste qualcuno che fin dall’inizio pensa al business e basta: ma questo obiettivo mi risulta essere assai più diffuso nel comparto “cuore & ammmore” che in quello sportivo… e questo per il semplicissimo motivo che lo sport è faticoso (anche per gli umani) e che comporta dei rischi (come tutti gli sport, anche non cinofili).
Il “cuore&ammmore” no, o almeno in misura limitatissima.
Il “cuore&ammmore”, come massimo sforzo, ti chiede quello di fare una passeggiata al parchetto: l’IPO ti chiede di alzarti alla cinque del mattino per andarti a cercare il campo ideale per tracciare una pista.
Chi fa sport sa benissimo quali e quanti sacrifici comporti: quindi, se non ti piacessero i cani, smetteresti di farlo dopo due giorni, ben prima di capire che c’è anche modo di far soldi.
Quando inizi, inizi sempre e solo (o soprattutto) perché ti piacciono i cani.
Ma se ti piacciono i cani, se ami i cani, perché mai dovresti divertirti a maltrattarli?
La risposta è sempre la stessa: per ottenere i risultati. E allo stesso scopo vengono creati i supercani che ti fanno ottenere risultati sempre più elevati.
Ma quando e come ci si regola, chi stabilisce i limiti, chi dice STOP, adesso state esagerando?
N-e-s-s-u-n-o.

logoFCIPerché sono sicura che abbiate pensato anche voi “bene, bello” leggendo l’estratto del regolamento che ho copincollato sopra… ma vi sarete anche accorti, spero, che manca qualcosa.
Mancano le definizioni precise di “metodi e mezzi”.
Manca un articolo del regolamento che dica esplicitamente: “gli strumenti di educazione, addestramento o allenamento non specie compatibili sono: A, B, C, D…”. “I metodi non ammessi sono: A, B, C, D”.
Non c’è, non sta scritto da nessuna parte, non esiste proprio… neppure se il regolamento lo leggete tutto da cima a fondo!
Quindi si sono fatte chiacchiere belle e buone: perché se non mi dici chiaro e tondo, che so, “il collare elettrico è vietato”, il macellaio di turno potrà sempre dire “eh, ma questo è assolutamente “specie compatibile! Lo vendono pure nei pet shop come collare antiabbaio! Se non fosse lecito, sarebbe vietato dalla legge! ” (e ha pure ragione).
Se non mi dici “non è ammesso prendere un cane a calci nel culo”, il macellaio risponderà “ma gli uomini prendono i cani a calci nel culo da diecimila anni!”… e purtroppo qui devo riportarvi il racconto che mi ha fatto Marcello Marino, un rieducatore specializzato in cani da canile, al convegno di Verona.  Lui ha raccontato, infatti, di aver denunciato una persona che aveva preso proprio a calcioni il suo cane, e di essersi sentito dire dal pubblico ufficiale intervenuto alla chiamata che “non poteva far niente, perché in quel caso i calcioni andavano intesi come metodo educativo“.
E se siamo messi così, figuriamoci come possiamo sperare di arrivare ad una cinofilia davvero rispettosa dei cani a tutti i livelli!
Tanto più se si continueranno a produrre – volutamente – cani che, se non rendono proprio “obbligatorie” le maniere forti, ci picchiano vicino. Cani con i quali tu cerchi di usare i modi più gentili e più dolci che conosci (per poi vederti attaccare a testa bassa da quelli che, non avendo neppure mai immaginato che possano esistere cani di tal fatta,  ti danno del “maltrattatore” – una tizia mi ha dato pure della “cinotroia”, che sarà pure il peggiore insulto che le è venuto in mente, ma che mi ha fatto scompisciare dal ridere –  perché hai spiegato appunto che, per non dover far male al cane, in certi momenti puoi usare anche strumenti apparentemente “brutti e cattivi” (come il collare a punte).
Cani che, a mio avviso, se non esistessero proprio sarebbe meglio: perché non serve a nulla avere caratteri così esasperati. Però, diciamolo, non serve a nulla neppure fare  i cento metri in 9,58: eppure nessuno dice a Usain Bolt che è un pirla e che poteva andare anche un po’ più piano. Usain Bolt è miliardario, adorato e celebrato in tutto il mondo: chi fa 300 punti in IPO spera di diventare almeno benestante (perché di soldi ne girano, eh… non lo si può negare), applaudito e riverito nell’ambito cinofilo.
Siamo pieni di contraddizioni, questa è la verità.
E avremmo bisogno di regole, che – ripeto – in molti sport esistono, e in questo no.
E’ vero che il doping è proibitissimo, ma che molti atleti si dopano lo stesso: però, almeno, se li beccano li squalificano. In cinofilia, no. I macellai stanno usando “metodi educativi”. Le brutture “non sono ammesse”, ma nessuno ti dice quali sono.
Ma allora?
Ci stiamo prendendo in giro da soli, o cosa?
E intanto che il comparto sportivo si barcamena tra queste contraddizioni, avanzano e si espandono a macchia d’olio i “gentilisti”, i buonisti” e tutti coloro che nel “cuore&ammmmore” hanno identificato un modo comodo e sicuro di spillar soldi alla gente.
Ed è normale, purtroppo, che lo facciano anche (magari non “solo”, ma “anche”) sputtanando il comparto tecnico e sportivo: perché, anche senza bisogno di ricorrere a falsi ideologici come quello citato nel mio articolo, volendo potrebbero trovare diversi esempi di pura cinofollia da mostrare in giro. Non li cercano perché è più comodo trovare la pappa fatta (o perché temono di essere querelati dai protagonisti, evenienza tutt’altro che improbabile): però, volendo, li troverebbero. Non lo si può negare.
Ma li troverebbero proprio perché la cinofilia è allo sbando totale, senza regole e anche – purtroppo – senza suddivisione delle competenze.   Tra i vari commenti irati riferiti al collare a punte, ieri, ce n’è  stato uno di una fanciulla che ammetteva tranquillamente e allegramente: “Io faccio recuperi comportamentali. Non ne ho le competenze, non rientrano nei compiti relativi alla mia qualifica, ma li faccio e ne vado pure fiera, perché salvo dei cani che altrimenti potrebbero fare una brutta fine”.
Roba da pelle d’oca. Non lo sai fare, ma lo fai lo stesso e ne vai pure fiera?
E’ come dire: “Non ho la patente, ma guido lo stesso perché sono bravissima e perché devo portare mio figlio a scuola, quindi lo devo fare”.
Ecco, prova un po’ a dirlo alla Stradale quando ti ferma.
Purtroppo, in cinofilia, la Stradale non c’è. O se c’è (vedi Enti e associazioni cinofile di varia fatta) pensa più a contare i soldi che a dare delle regole. Oppure ne dà – almeno ai propri soci, perché le associazioni private giusto questo possono fare -, ma si preoccupa di scomunicare la sottoscritta per aver “mostrato” (tenendolo in mano) un collare a punte… ma quando poi gli fai sapere che c’è un educatore di primo livello – quindi autorizzato ad occuparsi solo di cuccioli – che scrive sul suo sito di fare “recuperi comportamentali”, ti rispondono che “una volta finito il corso mica possono star dietro a tutti e controllare quello che fanno tutti gli allievi”!
Siamo, insomma, alla totale anarchia: in tutti i reparti, in tutti i settori, nello sport come nella cinofilia, diciamo così, “quotidiana”. Con gravi danni ai cani, ma anche ai proprietari che non sanno più dove sbattere la testa, da chi andare e a chi credere.
Molti si chiedono: “Ma dove andremo a finire?”
La domanda è sbagliata. Perché siamo “già” finiti: e siamo finiti allo sbando.
Quello che dobbiamo chiederci, oggi, è come tirarcene fuori: come ricostruire una cinofilia più sana, e soprattutto come rispettare davvero  i cani.
E la risposta non sta nelle guerre o nei fanatismi: sta – da un lato – nell’umiltà e nella consapevolezza dei limiti di ognuno di noi… mentre dall’altro sta proprio nelle regole, nelle leggi, in tutto ciò che al momento manca e che dovrà arrivare al più presto, perché ormai il fondo si è toccato. E se vogliamo risalire, anziché metterci a scavare, le regole SERVONO e dovranno arrivare… anche se pesteranno tanti piedi e daranno fastidio a molti.

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  • Valeria Rossi

    Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

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31 Commenti

  1. “…No, il punto sta proprio nella linea di confine tra “esaltare” una caratteristica (nel senso di portarla ai massimi livelli) ed “esasperarla” (nel senso di renderla difficilmente controllabile).
    La prima opzione dovrebbe essere, a mio avviso, il fine di qualsiasi allevatore: la seconda no, perché l’esasperazione non è mai positiva. Non lo è dal punto di vista morfologico, laddove ha prodotto cani che non riescono più neppure a respirare, o a riprodursi naturalmente (e quindi non sono più “cani” nel senso “normale” della parola); e non è dal punto di vista caratteriale, perché lì stiamo producendo cani incapaci di autoregolarsi, di controllarsi, insomma di ragionare… ”

    Che dire se non di essere assolutamente d’accordo dalla prima all’ultima parola.

  2. Ciao Valeria perfettamente d’accordo sul tuo pensiero, premetto che appartengo alle forze dell’ordine e sono cinofilo dal 1994, ho avuto 3 pastori tedeschi e ora ho una femmina di Malinois, posso dire che per esperienza le capacità che hanno i malinois non le hanno i pastori tedeschi.
    Mi hanno dato moltissimo sia nel lavoro che affettivamente ognuno a modo proprio, ma l’ultima che ho ( la femmina di Malinois ad agosto fa 8 anni ) e davvero tremenda nel senso che quando esce dal box e sa che deve andare a lavorare sta a 3000 giri e non posso nemmeno incitarla più di tanto nel lavoro perché farebbe veramente danni e non parlo di danni a cose, ma a persone.
    Quando però gli do il suo giocattolo (manicotto) è come se stesse su un altro pianeta la mia voce quasi non la sente e devo inventarmi di volta in volta degli stratagemmi per toglierlo ovviamente senza alcuna coercizione fisica.
    Da premettere che non è addestrata x gli attacchi, ma una volta ha visto la manica di un collega che era stato in una dimostrazione, l’ho provata perché ho visto che guaiva nel vederla, ho fatto indossare la manica a questo mio collega… ha fatto un attacco spettacolare da lasciare sia me che il mio collega senza parole, da allora non l’ho più provata alla manica anche xche non è quello x cui è stata addestrata. Comunque detto da uno che ha avuto 3 pastori tedeschi in precedenza e solo un Malinois posso dire che questi ultimi hanno veramente una marcia in più e devono saper essere gestiti. SALUTI A TUTTI

  3. Valeria sappi che leggendo ora l’articolo mi sto dicendo “Azz, n”e parlavamo proprio stamattina o.O
    Ahahahah sto diventando telepatica u_u

  4. @redazione posso chiederti un post a parte per avere delucidazioni sul significato di
    pt, grigione, all black e affini, non li so e mi sento sciocca a non capire, non serve un disegno 😀 basta qualche parolina, in fondo sono ancora “giovane” su queste cose. Beh giovane.. vabbè..

    • Ehm…sorry, hai ragione. Allora pt=pastore tedesco. Grigione=pastore tedesco dal mantello grigio, ammesso dallo Standard ma piuttosto raro (anzi, diciamo rarissimo) nella linee da bellezza, diffusissimo invece in quelle da lavoro. All blacks = squadra di rugby neozelandese che fa l’haka prima di cominciare la partit…ah, no, quella è un’altra cosa. Qui sono i pastori tedeschi dal mantello interamente nero, anche questi diffusi quasi esclusivamente nelle linee da lavoro.
      Quando si dice “linea da lavoro” si intende che il pastore tedesco è ormai spaccato in due (da diversi anni): quindi si considerano praticamente due razze distinte, i cosiddetti “cani da bellezza” e quelli “da lavoro”. I primi sono indiscutibilmente più appariscenti (a volte pure troppo…), i secondi somigliano di più ai pastori tedeschi dei “miei tempi” (anni ’70-80) ma sono molto più dotati caratterialmente. All’interno di queste linee già “superdotate”, negli ultimi anni, si sono selezionati – soprattutto all’estero, poi importati anche in Italia – i “super-supercani” di cui parlavo nell’articolo.
      Un po’ la stessa cosa sta succedendo (e in parte è già successa) nel malinois, dove però la “razza da bellezza” è ben poco rappresentata (mentre nel pastore tedesco fa numeri impressionanti) e quindi si trovano prevalentemente cani da lavoro “normali” e cani da lavoro “spinti”. Ancora OLTRE a questi ci sono i cani “superspinti”…che fanno veramente impressione e che non possono assolutamente essere dati in mano a un incompetente, perché farebbero danni seri. I pastori tedeschi sono un po’ meno esasperati, ma qualche soggetto “iper-ultra-esagerato” si vede anche qua. Nel malinois decisamente di più.

  5. è possibile sapere i nomi di tali linee “spinte” dei pt visto che molti
    lettori in fin dei conti le conoscono bene con i loro capostipiti?
    grazie
    saluti

    • Assolutamente NO! Già mi sono saltati in testa su FB perché hanno capito che parlavo delle “razze” e non di particolari linee di sangue: ci manca che faccia i nomi, così almeno mi crocifiggono direttamente. E comunque i nomi non mi sembrano neppure importanti: chi conosce le razze, appunto, già li sa, e agli altri non interessano.

      • c’è un’accusa chiara a queste linee
        Quando si accusa qualcuno a mio parere bisognerebbe fare i nomi (parlo dei nomi di pastore tedesco)
        Altrimenti questo bell’articolo (condivisibile o meno) rischia di essere come questa frase: “piove, governo ladro”
        grazie
        saluti

        • Veramente l’unica che ho accusato è l’FCI. E mi pare di averne fatto il nome.
          I cani esasperati nascono perché non ci sono regole e perché si vuole andare sempre “oltre” qualcosa: anche oltre la natura. Io non accuso né gli allevatori né i proprietari né i conduttori: accuso chi non mette i limiti. Se poi lo vuoi intendere come “piove, governo ladro”, pensala come vuoi.

  6. Qui nessunissimamente nessuno ha bisogno di essere difeso, ma mi sembra di leggere un sacco di commenti che si focalizzano sulla pagliuzza anziche’ vedere il palo! Mi sembra che il buon Valentino abbia monopolizzato fin troppo quest’aritcolo anziche’ fare una piccola comparsa come “esempio” , forse non calzante ma sempre e solo esempio . Direi che il resto dell’articolo e’ di molto piu’ interessante del Vale nazionale.

  7. Egregia Signora Rossi, seguo sempre con molto interesse i suoi articoli e apprezzo le sue opinioni. Trovo il suo pensiero spesso obiettivo e equilibrato in un mondo, quello cinofilo, che equilibrato non è per nulla. Ma mi perdoni a che serve inserire in questo articolo il nome di Valentino Rossi strumentalizzando quello che avrebbe detto quando l’obbligo dell’uso del casco non c’era e quindi quando lui probabilmente non aveva neanche 18 anni? Non capisco, che bisogno ha lei a cui certamente non mancano i contenuti e l’arguzia per sostenerli di affrancarsi con le dichiarazioni di un diciottenne fatte prima del 2000? Mi scusi ma certe cose mi lasciano un po perplesso. Grazie sempre per i suoi articoli che sono personalmente un aiuto e una guida.

    • Guido, detto proprio papale papale… è il primo esempio che mi è venuto in mente. Era sicuramente un diciottenne pirla, a quei tempi, ma era anche già un idolo delle folle: e che facesse affermazioni da diciottenne pirla non era molto corretto. Forse avrebbero dovuto spiegargli qualcosina (poi io tifo Valentino, eh…e anche di brutto!).

      • Senza nessun intento polemico ma solo per chiarezza “aritmetica”…

        L’esempio di Valentino Rossi è l’unico punto dell’articolo che mi ha fatto storcere il naso.
        La ragione è molto semplice: VR è nato nel 1979, la legge che ha reso il casco obbligatorio è del 1986.

        Se, veramente, VR ha fatto le affermazioni che il suo conoscente le ha riportato (sempre che non millantasse o fosse tifoso di altri), aveva al massimo 7 (sette) anni ed a quell’età di certo non era un campione mondialmente riconosciuto, ma solo un bimbetto fortissimo su i kart. 😉

        • MCN, nin zo: a me è stato riportato così, e Valentino era già campione del mondo (non so in quale categoria). Forse la legge c’era già, ma lui non lo sapeva. O ricordo male io, o ricorda male il mio amico. Sta di fatto che l’aneddoto è vero e il concetto è quello: grande campione dà dello sfigato al ragazzino che usa il casco. L’esempio mi sembra comunque calzante!

  8. Questa volta non sono d’accordo con te. O almeno: sono parzialmente d’accordo se non ho capito male il concetto di “cane spinto”. Ho seguito la discussione che ne è nata su FB, ma preferisco rispondere sotto l’articolo per evitare ulteriori intasamenti di bacheche.
    Non capisco se intendi dire che il pt (o il malinois) da lavoro in generale non sono cani per famiglie, o se ti riferisci SOLO alle linee eccessivamente spinte. Su queste ultime ti do pienamente ragione (e aggiungo che spesso non sono adatte nemmeno per lo sport, dato che si vedono pt che se ne sbattono del manicotto e puntano l’uomo), ma il normale pt da lavoro è ritenuto da una marea di gente che ci ha avuto a che fare un perfetto cane da famiglia. Non da sciuremarie (ma quelle possono far danni pure con un golden), ma da normalissime persone che hanno l’umiltà di imparare e informarsi. Anzi dirò di più: il “grigione medio”, caratterialmente e morfologicamente, non è altro che il pt perfettamente in standard. Come lo desiderava chi lo ha selezionato.
    Inoltre Youtube è pieno di grgioni e “all black” (come li chiamo io) perfettamente inseriti in famiglia. A cominciare dal meraviglioso video di Quanto Jipo Me -grande stella proveniente dalle “famigerate” linee ceche- coi “suoi” bambini.
    Certo, vogliono un occhio di riguardo in più, esattamente come lo vogliono i rott, i Caucaso, i dobermann e tutti i cani con una certa selezione alle spalle. Ma definirli cani “off limitis” mi sembra eccessivo.
    Io dico che la storia del “grigione inaffidabile che mangia i bambini” sia una legenda metropolitana messa in giro dal gotha bellezzaro in palese conflitto di interessi 😀

    • Mi riferisco alle linee super-spinte, che sono veramente difficilissime da gestire. Speravo fosse chiaro a tutti, ma se ce n’è bisogno lo sottolineo ancora una volta: i cani “da lavoro” esistono da centinaia di anni e sono comunque cani impegnativi (non fosse altro che per il fatto che per essere veramente felici DEVONO lavorare: quindi non li può prendere chi per “fare attività con il cane” intende “fare due passeggiate al giorno al parchetto”), ma chiunque faccia un po’ di sport li può tenere e gestire senza problemi.
      Le linee da lavoro “superspinte” esistono da non più di vent’anni (quelle dei malinois forse anche meno) e sono cani selezionati esclusivamente per il loro lavoro (mordere): lavoro che li rende immensamente felici e gratificati…finché non arriva il momento in cui devi chiedergli di mollare la presa, perché lì diventa dura. Ecco, questi cani NON sono cani da famiglia “normale”. Ovvero, NON possono essere gestiti da persone che non abbiano un’immensa competenza cinofila… e ultimamente vedo che perfino i cinofili più bravi faticano con alcuni soggetti.
      Ecco, a questo tipo di “spinta” bisogna dare una regolata, prima che si vada oltre ogni limite: ma nel frattempo, visto che bisogna lavorarci (anche perché… o lavorano, o danno di matto), ci si deve adeguare al fatto che abbiano doti caratteriali esasperate e che quindi non ci possa neppure sognare di utilizzare i “normali” sistemi di addestramento.

  9. anche io ho letto quelle parole… posto che allevatori per cani “da ipo” li caricano fin da subito in cucciolata, e che le stesse “linee di sangue” (provato anche di persona) cresciute in famiglia e cominciando subito a dare stop, manipolandoli molto abituandoli alle coccole ecc…e lavorandoli sulla calma invece di caricarli con lo straccetto, non diventano cani esasperati ma equilibrati cani da famiglia…comunque sta gente che ha tempo da perdere scrivendo cavolate lette dai guri e rigirate al mondo… non ha mai visto certi cani… per davvero

  10. Ciao tutti come ho gia scritto in un altro capitolo io i cani oltre che essere i miei compagni di vita(e questo è il motivo principale per qui vivono con me)li adopero nei boschi per il lavoro sui bracconieri e come ho gia spiegato sono dei cani corsi tradizionali,e quando non fanno questo lavoro rimangono a fare la guardia al mio salone praticamente sono sempre utili ,nei boschi non uso il guinzaglio per niente (con un buon addestramento e molta pazienza e buona volonta non serve)ma naturalmente in paese li tengo al guinzaglio e sono molto ubidienti,e al sottoscritto sembrano dei gran cani cavolo! e mi sembra che conducano una vita in linea con il loro essere lupi domestici e senza forzature ho ottenuto dei buoni risultati ,ma vedendo questi Superdog che quando prendono una manica non capiscono piu niente ed è la loro massima aspirazione di vita chiedo ma fuori dai RING a cosa servono? scommetto che se uno di questi cani rimane da solo a fare la guardia non è capace di prender decisioni utili ,e se le prende sono sbagliate con risultati disastrosi io in tutti questi anni ho imparato a fidarmi dei miei cani , e quando è capitato che hanno attaccato delle persone (sempre nel’ambito del mio lavoro nei boschi) avevano ragione loro e una volta neutralizzato il malcapitato(loro non attaccano la manica ma la persona) non hanno mai infierito e al mio richiamo hanno sempre mollato lo sfigato bracconiere rimanendo vigili e allerta, scusatemi lo sfogo ma io forse sono di una cinofilia fuori moda ed antica ma io mi preferisco i miei cani tradizionali e un po rustici, che se li prendano altri i SUPERDOG saluti a tutti Aquila della notte PS e se succede tutto questo la colpa è sempre dell’essere umano che fra tutte le bestie è la peggiore di nuovo ciao

    • hai presente il raid in cui uccisero Obama Bin Laden?
      Nel gruppo operativo di forze specili c’era un Malinois.
      I cani vengono usati dall’esercito per bonifiche delle mine.
      Per non parlare dell’uso dei cani da macerie nel caso post terremoto con la terra che si stà ancora assestando e i cani che riescono a percepire le scosse prima di noi.
      Tutto facile magari in addestramento, ma in addestramento non ci sono odori, non c’è l’odore d’adrenalina dei feriti, del sangue, il pericolo reale e tangibile, rumori di esplosioni, che sono esalazioni di gas, i feriti emettiamo dei suoni che sono tipici e riconoscibili dagli animali.

      Non serve che continui vero????

      • Forse ho capito male ma mi sembra che Valeria parlava di certe linee di sangue, non della razza Malinois per se.
        I cani scelti per lavoro militare non sono difficile/impossibile da gestire; a parte che devono essere 200% affidabile, purtroppo qualche volta devono anche essere capaci di abituarsi a un nuovo “handler” se succede il peggio al suo.
        (E adesso che è cambiata la legge USA possono anche andare in pensione in famiglia — se è non la “sua”, la gente fa la fila per adottare un veterano a quattro zampe.)

    • Questi cani, almeno quelli che ho conosciuto, fuori dal campo stanno in box/kennel.. Dove, per l’appunto, non sono di nessuna utilità..

  11. mi viene da pensare… quanto impegno e quante parole sprecate per produrre questo tuo articolo Valeria, se poi ci sarà sempre qualcuno che estrapola qualche frase e te la rivolta contro… Pessimismo e fastidio… complice il meteo odierno 🙁

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