di VALERIA ROSSI – “Era tanto buono, adesso è cambiato!”
“E’ sempre stato dolcissimo, ma oggi mi ha mostrato i denti: è forse impazzito?”
Di email come queste, disperate e soprattutto sconcertate, ne ricevo davvero molte: quasi sempre riferite a cani adottati al canile, che per qualche giorno (o settimana, o mese) sembrano veri angioletti con le ali e poi, di colpo, sembrano trasformarsi in pelosi Mr. Hide.
Che è successo? Il cane “aveva finto” di essere buono, come sostiene qualcuno?
Il cane “è impazzito, oppure ha bevuto”, per parafrasare De Gregori?
Niente di tutto questo: semplicemente, è finita la luna di miele (la definizione non è mia, l’ho letta su FB e l’ho subito rubata perché esprime perfettamente il concetto).
Ovvero: il cane ha acquisito certezze e sicurezze, ha capito di essere arrivato in un porto sicuro e di aver trovato il suo branco definitivo… solo che in questo branco manca un leader, quindi lui ritiene suo preciso dovere assumere il ruolo vacante.
Evitino pure di leggere questo articolo (oppure lo leggano e poi mi diano la loro spiegazione alternativa) coloro che negano le gerarchie, o che sostengono che non ne esistano tra cane e uomo: perché la mia, di spiegazione, è esattamente questa.
Il cane adottato, spesso coperto di coccole e di ammmmore senza che gli venga proposta alcuna regola, per i primi tempi sta ben abbottonato perché ancora non ha chiara la propria posizione: sarà qui di passaggio? Deve aspettarsi qualche brutta sorpresa da un giorno all’altro? Verrà inserito in questo branco oppure lo cacceranno?
Ancora confuso e preoccupato, lui si limita ad osservare e “prender nota” di ciò che succede: si comporta sempre educatamente perché si ritiene “in visita” ad un gruppo sociale diverso dal suo, quindi ne rispetta tutti i componenti, non alza mai troppo la cresta, non si permette di “dire la sua”.
Una volta assodato che da lì non verrà scacciato, che quella è proprio casa sua e che gli umani che lo circondano sono i membri del suo branco definitivo, le cose cambiano radicalmente e lui comincia a cercare il proprio ruolo e a cercare di individuare la propria posizione gerarchica: e se ha intorno persone troppo permissive, del tipo “tutte coccole e distintivo”, comincia anche a pensare che quel branco abbia bisogno di qualcuno capace di dettare le regole… perché le regole DEVONO esistere, in un branco come si deve.
Un branco senza regole, un branco anarchico, in natura non può sopravvivere (e il cane, di non essere più “in natura” da migliaia di anni, non lo sa).
E’ sempre il solito discorso della socioreferenza: il cane vuole sapere chi è, chi sono le persone con cui vive e quali sono i compiti di ognuno (soprattutto il suo).
Ma attenzione… il ruolo di “prendicoccole e basta” non esiste proprio nella sua memoria di specie. Così come non concepisce l’esistenza del ruolo di “dispenser di coccole e bocconcini”.
Per questo cerca di rimettere a posto le cose: anche con le maniere forti, se ritiene che ce ne sia bisogno (o se gli umani non capiscono i suoi segnali più soft).
Ma perché avviene tutto questo?
Semplice: perché noi umani pensiamo che “basti l’ammmore“. E se non lo pensavamo da soli, ci hanno pensato magari i volontari del canile a convincerci. Volontari che a volte affidano cani difficili a persone inesperte, o che non si accorgono neppure di avere per le mani un cane difficile perché anche nello stesso canile, molto spesso, i cani si comportano come “ospiti rispettosi” e non lasciano trapelare il loro vero carattere. Ma poco cambia, perché in ogni caso vi diranno che “basterà amarlo tanto, trattarlo bene, tenerlo “come un figlio”… e tutto andrà a posto”.
Anche quando vi hanno rifilato una specie di mostro di Lochness a quattro zampe.
Da parte nostra, inoltre, c’è quello che io chiamo “effetto crocerossina” e che ci coinvolge un po’ tutti: perché il cane del canile viene automaticamente abbinato, dalla mente umana, al termine poverino.
Poverino, è stato abbandonato. Poverino, l’hanno maltrattato. Poverino, era in galera innocente, ma adesso noi gli restituiremo tutto ciò che gli è stato tolto dalla cattiveria umana.
E siccome noi siamo gli angeli salvatori, ci aspettiamo anche che il cane ci sia riconoscente per tutto ciò che abbiamo fatto e che stiamo facendo per lui: l’abbiamo liberato, gli stiamo offrendo cibo, coccole, un posto sicuro (e tanto ammmmore, ovviamente!).
Perché mai non dovrebbe amarci a sua volta, anzi adorarci, e soprattutto rispettarci?
Insomma… che cavolo vuole, di più, di noi?
La risposta è difficile da capire per chi tende ad antropomorfizzare il cane, ovvero ad attribuirgli sentimenti umani. Eppure è molto, ma molto semplice: il cane non ci è riconoscente, semplicemente perché non ha la più pallida idea di cosa sia successo.
Non sa che siamo i suoi salvatori, non sa che ci sentiamo tanto orgogliosi (perché ci sentiamo così, inutile negarlo) di aver fatto “un’opera buona” togliendolo dalla “prigione”.
Il cane non concepisce concetti antitetici come “famiglia vs canile”, “umani di buon cuore vs bastardi abbandonatori”: lui vive ogni momento ed ogni ambiente preoccupandosi solo: a) di sopravvivere; b) di adattarsi meglio che può ad ogni situazione.
Ogni novità viene affrontata inizialmente con grande prudenza: il cane “sta abbottonato”, appunto, cercando di capire “come butta”.
Ma intanto osserva, osserva, osserva: e registra tutto.
Una volta presa piena coscienza di come funzionano le cose, il periodo di osservazione termina e inizia il processo adattativo: processo che, se il cane ha buone doti caratteriali, potrà anche portarlo a decidere che è venuta l’ora di tirar fuori gli attributi e di mettersi al comando del branco… perché di solo ammmore non si campa.
Ma proprio letteralmente: l’amore non serve alla sopravvivenza. Quindi ci può anche stare, ma da solo non basta.
Un branco ha diversi compiti da svolgere: procurarsi il cibo, stabilire i confini del proprio areale e poi difenderli, difendere i membri più deboli ma anche quelli più importanti (a questo dedicherò un articolo a parte, perché ho notato che c’è parecchia confusione sul “chi deve difendere chi”), instaurare rapporti di coppia (per i cani del canile questo non sempre vale, visto che solitamente vengono sterilizzati)… un sacco di cose, insomma, che non possono certo limitarsi ad uno scambio di coccole.
Servono le gerarchie, intese come ruoli sociali: servono regole precise, come in ogni società che si rispetti.
Se non le trova, se nessuno gliele spiega perché siamo tutti impegnati a “far dimenticare al poverino le brutte esperienze passate”, il cane si sentirà in dovere di stabilirle lui e di farle rispettare a modo suo.
Il che, a volte, si traduce in inaspettati conflitti e in cani che passano bruscamente dal ruolo passivo a quello attivo, talora mostrando i denti e altre volte rifiutandosi semplicemente di collaborare con chi non ritengono all’altezza della situazione.
In ogni caso, l’effetto è proprio quello di “fine luna di miele”: il tenero bamboccione prendicoccole si trasforma in un testone caparbio, in un cacciatore incallito che non si fila più di pezza alcun richiamo, in un “mostro irriconoscente” che osa metterla giù dura e ringhiare ai suoi angeli salvatori.
Ci sono molte possibili sfumature, ma il risultato è sempre quello: gli umani si sentono in qualche modo traditi (a volte pure spaventati) e il cane rischia addirittura di tornare in canile.
Tutto perché NOI ci siamo comportati in modo caninamente assurdo ed inconcepibile.
La stessa cosa, a volte, succede con i cuccioli: a forza di coccole, bambinizzazioni, permissivismo e mancanza di regole li trasformiamo, un po’ alla volta, in cani ingestibili e sempre pronti al conflitto. Solo che per rovinare un cucciolo ci vuole più tempo: e in questo lasso di tempo noi ci leghiamo fortissimamente al cane, quindi diventa più difficile pensare di rinunciare a lui. Qualcuno lo fa lo stesso, come ben sappiamo… ma la cosa richiede uno sforzo maggiore e comporta sicuramente un grosso conflitto di coscienza.
Col cane del canile, invece, è tutto più facile.
“Mi sembrava il cane adatto a noi, ma non lo è, sorry”.
“Non è per niente come ci avevate detto che era: riprendetevelo!” (pure con l’aria di chi ha preso una fregatura, anziché con la consapevolezza che ne stiamo rifilando una – e grossa – al cane).
“Ha cambiato carattere, mi dispiace ma non posso tenerlo”.
Nonostante la nostra immensa autostima di “angeli salvatori”, in fondo, quando adottiamo un cane in canile, abbiamo sempre un po’ l’idea del “periodo di prova”: e se in questo periodo il cane si dimostra diverso da ciò che sognavamo non ci facciamo il minimo scrupolo a riportarlo alla base.
Questo, ovviamente, per lui comporta un forte trauma psicologico (del quale, tra l’altro, potrebbero fare le spese anche gli adottanti successivi): ma non ci si pensa, non ci si soffre neppure più di tanto… specie quando ci sentiamo traditi dalla famosa mancanza di riconoscenza per qualcosa che il cane neppure sa che abbiamo fatto.
Solo noi umani possiamo essere così pirla, non trovate?
Concludendo: quando si adotta un cane bisogna tenere ben presenti questi semplici concetti:
b) che sia stato trattato con i guanti o preso a calcioni fino a quel giorno, per il cane non conta nulla: lui comincerà fin dal primo istante ad osservare il nuovo ambiente e i suoi componenti, cercando di capire come può inserirsi al suo interno in modo produttivo, ottenendo i maggiori vantaggi per se stesso e per tutto il gruppo ed evitando, se possibile, ogni pericolo ed ogni situazione sgradevole;
c) inizialmente il cane non prenderà iniziative (e per noi sarà “buono”, “dolce”, “adorabile” eccetera eccetera: è la famosa luna di miele), ma una volta assodato che quello è il suo habitat definitivo, e che la nostra famiglia è il suo branco definitivo, cercherà la socioreferenza e di conseguenza vorrà assumere un ruolo e dei compiti precisi.
Se ne deduce che il cane adottato, ben lungi dal sentirsi un “poverino” e altrettanto ben lungi dal vederci come “suoi salvatori a cui tutto è dovuto”, si comporterà nel modo che richiedono le circostanze: circostanze che, è inutile dirlo, saremo NOI a creare.
Se troverà un gruppo sociale funzionale, con ruoli precisi per ognuno (compreso lui stesso), coerenza e chiarezza in ogni momento della giornata, non ci sarà mai alcuna trasformazione da dottor Jeckill a Mr Hide: anzi, il cane si mostrerà cooperativo e darà il meglio di sé per contribuire al buon andamento del branco.
In caso contrario le cose potrebbero mettersi molto male: e come al solito sarà colpa nostra… ma a farne le spese sarà lui.
Il che, purtroppo, è un classico.
Buongiorno, vorrei portare la mia esperienza senza pretendere di insegnare nulla, anzi: ogni giorno si impara stando insieme ai cani e alle altre persone. Abbiamo preso una cagnolina di un anno e mezzo circa al canile nel mese di ottobre scorso: una bella cucciolona di 11 kg vivacissima, di cui si era innamorata mia figlia andando a fare un po’ di volontariato. Preciso che io ero contraria perchè abbiamo una gatta non socievolissima che io amo molto e perchè viviamo in appartamento seppur grande e non avevamo alcuna esperienza di cani. Insomma ripensandoci forse è stato un azzardo. Però il personale del canile ci è stato molto vicino fin da subito, abbiamo fatto step successivi e quando l’abbiamo portata a casa (accompagnata dalla responsabile del canile) il patto era che l’avremmo riportata la sera al canile per un inserimento graduale. Secondo voi? alla sera abbiamo chiamato di poterla tenere anche la notte e così per due tre giorni, finchè -morale- non se ne è più andata. La cagnolina si è comportata proprio come da lei descritto nella fase iniziale: osservava tutto, prendeva nota delle regole (ci sono zone in cui non deve accedere per non disturbare il gatto), ci chiedeva con gli occhi il permesso per ogni cosa. Abbiamo da subito acquistato una serie di 10 lezioni da una dog trainer gentilissima che ha un’impostazione ludica, perfetta per il nostro caso. Un po’ di agility, qualche comando base, giochi a non finire, idee da proporre anche a casa. La cagnolina ha preso sicurezza, è diventata una di noi. E’ vivace ma sa darsi dei limiti se la riprendiamo. Abbiamo stabilito momenti di uscita abbastanza regolari, in cui ci alterniamo. Le abbiamo gradualmente fatto esplorare il quartiere, le case dei famigliari che erano disponibili a farla entrare, abbiamo fatto giri in campagna e in città, nei negozi, al mercato e pure in pizzeria. E’ bravissima. Probabilmente è vero, lei non sa di essere stata “salvata” però credo che capisca che sta bene, che è contenta con noi, credo che sia soprattutto contenta di farci contenti, di rispettare le nostre regole (no pipì in casa! no salire sul divano se non invitata a farlo) che magari le suonano strane ma che accetta di buon grado se è il prezzo per avere un suo posto in famiglia. Siamo contenti! Oggi dopo 7 mesi molto più che all’inizio.
Non mi é chiara una cosa: capisco che il cane non sappia cosa sia la riconoscenza, ma almeno in famiglia é piú felice che in canile?
Perché a giudicare da questo articolo, pare che gli basti avere cibo e un posto nel gruppo che per lui é uguale.
Io ho preso un cane in canile, cerco di farlo felice, ma se per lui é uguale e del mio ammmore non se ne fa nulla, tanto valeva lasciarlo dove stava.
Ad aprile 2015 abbiamo adottato un simil Jack Russell tramite un’associazione di Napoli, dopo le classiche rassicurazioni su quanto il cane fosse carino, ubbidiente, cuccioloso (nonostante un passato difficile) e un paio di incontri un una volontaria locale, il cane arriva a casa.
Durante l’estate è stato un amore, ai primi freddi è cominciata la trasformazione, dapprima mi si avvicinava emettendo un suono gutturale lungo e sordo, dopo ha iniziato abbaiandomi contro, poi ringhi e morsi (solo a me, al mio compagno NULLA), non mi posso più sedere sul divano (quando c’è il mio compagno), non posso alzarmi da tavola, non posso uscire da casa che abbaia come un ossesso, non posso andare a letto (sempre col mio compagno presente, praticamente è come avere una sentinella in piedi quattro zampe in camera), non posso accucciarmi per aprire sportelli bassi, non riesco quasi a mettergli la pettorina per farlo uscire.
Il problema è che alterna questi stati di follia a momenti di calma e estrema tenerezza e non ci sono segnali precisi che indichino un momento di “crisi”.
Appena possibile contatterò sicuramente qualcun* espert* per un percorso di rieducazione perché fondamentalmente credo che per il bene di tutti la convivenza dovrebbe essere più serena…
Anzi se conoscete qualcuno nella zona di Firenze accetto consigli 🙂
Questo è uno degli articoli più utili che mi sia capitato di leggere ultimamente. Io e il mio ragazzo abbiamo intenzione di adottare per la prima volta un cane, e i tuoi articoli sono utilissimi per chi come noi non ha esperienza in materia e vuole fare una scelta così impegnativa e importante con coscienza. Fin da principio, essendo per noi la prima volta, avevamo qualche dubbio su se fosse meglio un cucciolo o un cane più adulto. Abbiamo optato per la seconda opzione, ma questo non vuol dire che pensiamo che con un adulto le cose siano tanto più facili, e stiamo cercando di documentarci prima, per capire se siamo veramente in grado di fare questo passo che si fa una volta e per sempre.
Devo dire che leggendoti è stato possibile una volta tanto farsi un’idea precisa di come stanno veramente le cose, senza indoramenti di pillole, di come sia realmente la psicologia di un cane che viene da un canile e di quanto, oltre che dell’amore, abbia bisogno per sua natura di un “posto”. Tuttavia le tue parole non mi hanno intimorito, anzi paradossalmente adesso sono ancora più convinta di voler fare questo passo e ho meno paura di farlo, perché mi hai aiutato a capire a cosa potrei andare incontro e come comportarmi per evitarlo.
Quando sarà il momento spero di riuscire a creare per il nuovo membro del branco un ambiente equilibrato, e soprattutto rispettoso del suo essere CANE e non surrogato di fidanzato/figlio/qualunque altra cosa su cui riversare in maniera impropria un amore che oltre certi limiti può anche rischiare di destabilizzarlo.
Spero che anche altri leggano la tua pagina prima, e non dopo aver già fatto la frittata: a mio avviso è una cosa gravissima adottare un cane e poi restituirlo al mittente se si rivela (per errori nostri) diverso da quello che credevamo. Purtroppo c’è tanta disinformazione in merito, anche se credo che di base ci sia della buona fede…
Quando andrò al canile penso proprio che porterò con me una copia di questo articolo e suggerirò ai volontari di distribuirlo a chiunque si presenti con l’idea di adottare. Della serie: “ma siete veramente pronti? sapete cosa significa?” 🙂
Veramente, grazie.
io ho avuto esperienze molto positive con i volontari.
il primo, un cane di 10 anni fortemente deprivato (8 anni in una cella con rarissime uscite e con anche problemi di denutrizione) ci è stato dato come buono e effettivamente buono è. certo, ha necessitato di un lavoro di recupero: paura dell’uomo, maniaco del cibo, difficoltà motorie. prima di darcelo sono venuti anche a casa nostra a vedere come viviamo, a chiacchierare su cosa vuol dire un cane (era il nostro primo). adesso è tranquillo, peso normale, riesce anche a fare qualche corsetta (non saliva quasi le scale) e non ha più paura delle persone, è anche abbastanza allegro e coccolone. l’unico problema rimasto è l’ansia da separazione, comparsa subito, diminuita ma mai scomparsa.
il secondo, una femmina con un carattere forte ma completamente impreparata al mondo, ce l’hanno data come un po’ “difficile”. hanno fatto meno controlli su di noi (solo una chiacchierata conoscitiva perchè avevamo già passato quella fase col cane precedente), ce l’hanno data proprio perchè avevamo già avuto un’esperienza. la cagnolona era timida, sempre in allerta ma anche un po’ dominante, possessiva, sulla padrona e sul cibo, molto predatrice. però in canile ci avevano avvisato e a detta loro, nonostante fosse una cagnolona bellissima e sanissima (è un bel pastore tedesco) era ancora lì perchè non se l’erano sentita di darla a persone al primo cane, e naturalmente non è che noi siamo degli esperti o meglio di altri ma loro sapevano che in caso si problemi ci rivolgiamo al nostro educatore come abbiamo fatto col primo cane.
i nostri cani, usciti dal canile, sono letteralmente rifioriti. e se per la prima adozione non avessimo trovato una volontaria intelligente (volevamo un cane “buono” perchè era il nostro primo) non avremmo preso neanche il secondo. tutte le volontarie con cui abbiamo avuto a che fare ci hanno trasmesso il messaggio, come dice federica “che “non basta l’amore” per salvare un cane ma ci vuole pazienza, lavoro, coerenza.”
Pienamente d’accordo. Il mio cane preso da cucciolo ha manifestato da subito paura verso tutto e tutti. Non l’ho restituito. Ho solo lavorato con lui per circa un anno con molta pazienza e determinazione. Oggi mi segue con lo sguardo anticipandomi nelle iniziative ma rispettando il mio spazio: entra in casa dopo di me, entra in auto dopo un mio cenno, mi aspetta durante le passeggiate se mi fermo a chiacchierare ecc.
Non ho mai usato metodi violenti, ho semplicemente imparato ad osservare cercando di comunicare nel suo linguaggio.
La cosa più difficile è stata non farsi influenzare dai consigli dei soliti vicini e famigliari esperti….
ho adottato a settembre un bassottino di circa due anni. in effetti bene x 10 gg poi si
è trasformato ringhiandomi e non dandomi alcun segno di affetto. ho cercato di impormi solo
col tono della voce ed è un disastro. sono in piena depressione anche perchè mi sono accorta
che ha scelto una mia amica come padrone (lei naturalmente non lo può prendere) quando la vede impazzisce letteralmente e quando sene va via piange disperato ululando. cosa debbo fare? mi sto ammalando e sto piangendo x la delusione. ho sempre avuto cagnolini e tutti mi
adoravano. cosa posso fare se lui non mi vuole? anche lui probabilmente ha il diritto di scegliersi un padrone io sono solo una sistemazione provvisoria
Evidentemente nei 10 gg. in cui è andato, a tuo avviso “tutto bene”, in realtà hai sbagliato qualcosa. Non esiste che un cane “si scelga il padrone” (ci manca solo questa…): se non gli piaci è perché hai fatto in modo di non piacergli, senza saperlo, ovviamente. Azzera tutto e ricomincia da capo, senza deprimerti (il cane sente il tuo disagio e magari ne viene anche “contagiato”) ma impostando il rapporto in modo diverso. “Come” non te lo posso dire, non conoscendoti e non sapendo cosa può aver fatto scattare la reazione del cane: ma di certo in modo diverso da come hai fatto finora. Se ne hai la possibilità, fatti aiutare da una persona esperta.
grazie x la sua gentile risposta
ma non riesco proprio a capire dove ho fallito. fin da piccola ho avuto sempre
il mio compagno peloso con pregi e difetti ma non mi sono mai trovata in una situa
zione simile. sono spiazzata. se sono permissiva si comporta male (RINGHIANDOMI x un
nonnulla) mi sono imposta nell’essere un pò + severa e la situazione è precipitata del
tutto. attualmente cerca nelle clienti che entrano nel mio negozio (ovvio quelle + accondiscendenti)un futuro padrone . le accoglie festosamente e non le lascia mai.
tragedia quando se ne vanno… io mi assento e lui al ritorno non mi degna di uno sguardo. mi cerca solo x la pappa….
non ho grosse disponibilità economiche in questo momento x intraprendere un percorso
con un comportamentalista … e poi se lui non mi vuole bene come si fa ad insegnarglielo.
E’ questo l’errore di base: il cane ci vuole bene, certo… ma non in senso umano. Il cane ha bisogno di trovare una figura a cui affidarsi, e se non la trova nel proprietario la cerca altrove (o prova ad impersonarla lui stesso). I sentimenti c’entrano poco, in tutto questo: l’amore viene “dopo”…
Abbiamo adottato già 3 cani dal canile ,tutti i nostri cani curati con grande amore ,senza dimenticare la loro natura e rispettandoli ci dimostrano di esistere accanto a noi dimostrando il loro affetto .
Mi sono letta tutti i commenti. Effettivamente di gente che lamenta il problema di cui all’articolo ce n’è; non lo avrei mai detto, anzi a questo punto mi domando come mai a me non sia mai successo. Per giunta io vizio i miei cani in un modo ignobile.
L’unico indizio è che sia perché io stabilisco delle regole (non si salta dalla finestra, non si inseguono le galline, eccetera) dal momento in cui il cane entra dalla porta di casa e quelle non si discutono, cambia solo il modo in cui le faccio rispettare 😀
Dipende dalla razza, dall’età, da cosa ha passato il cane, ma la strada è quella. Insisto che per mia esperienza sono i primi 15 giorni peggiori.
Per quanto concerne il rapporto con il cane, secondo me dominanza e rispetto sono concetti cretini, secondo me la soluzione è quella di riuscire a convincere il cane che si è *il suo amico* Chuck Norris, il suo riferimento, quello che decide sicuramente per il meglio. Così il cane risponde perché vuole farlo, non perché deve, e secondo me è una garanzia.
Per canili e volontari, secondo me è un salto nel buio: ci sono volontari eccellenti e veri disastri, quanto a conoscenze in campo canino. Ho chiesto in adozione un amstaff, e la responsabile che è venuta a fare l’ispezione preaffido, visti i miei gatti, mi ha detto che il solo fatto che io pensassi di prendere un amstaff avendo dei gatti la diceva lunga sulla mia inesperienza, che i TTB sono incompatibili con i felini in modo congenito e che il cane non me lo avrebbe dato (!!!!)
Dato che sono di coccio, ho convinto la responsabile del canile a portarlo qui in prova. Poi a lasciarmelo 4 settimane. Questo è il cane dopo UN MESE: http://www.youtube.com/watch?v=bi_L9o2DZZI
Lo stesso cane sei anni dopo: https://www.facebook.com/nillio.doberman/posts/225139247611570
Io sto qui a pensare a quanti cani sono in mano a gente che non è in grado di decidere per loro.
I volontari fanno sempre del loro meglio, per carità, ma a volte non sono competenti per niente, ciò che è un disastro.
Vorrei focalizzare l’interesse anche su un’altra questione che secondo me è interessante e cioè sul terrorismo che fanno certe associazioni su quello che il cane non deve fare o che non deve subire “perchè ha già tanto sofferto poverino”. In questo modo i neopadroni si comportato in modo tale da fare mane al cane perchè vanno contro la loro natura. Mi riferisco in particolare ai levrieri rescue e alle raccomandazioni a volte terroristiche delle associazioni. Per cui i levrieri adottato molto spesso sono costantemente tenuti al guinzaglio, deprivati della gioia di correre (che per loro è la cosa più naturale) e visti e trattati come cani di porcellana che rischiano di rompersi. Gli adottanti forse conoscono il levriero rescue ma spesso … non conoscono i levrieri e quindi prendono cani che forse sono traumatizzati e completano l’opera di di “delevrierizzazione” del cane
Avrò portato a casa 20 cani adulti, più o meno assassini tra l’altro, e non mi è mai successo.
Anzi per mia esperienza il periodo peggiore è il primo.
Non concordo con questo articolo e cerco di spiegare il perché.
Faccio la volontaria in canile da 5 anni e, nella mia “carriera” di volontaria, ho visto circa 500 adozioni e pochissimi rientri (con pochissimi intendo forse una ventina, il 4%)…la maggior parte di cani cuccioli riportati per le solite storie “sporca, piange, non sale le scale” e cavolate simili. Le più belle adozioni le ho avute con i cani adulti o, meglio, anziani che danno enormi soddisfazioni.
Ritengo, sempre nella mia esperienza, che il periodo peggiore sia proprio l’inizio quando il cane arriva, è spiazzato e deve capire se lì ci resterà, se si può fidare…cose che comunque NON valgono per tutti i cani. Molti entrano in una famiglia e sono subito a loro agio perché magari fino a un mese prima vivevano in casa..
In pochissimi casi ho visto cambiamenti stile “dr. jekill e mr. hide” anzi, più frequenti sono i cambiamenti in positivo con cani letteralmente “rifioriti” o usciti dal guscio che in canile si erano creati.
In canile i cani danno spesso il peggio di sé, per via della situazione ad altissimo livello di stress…in casa invece é come se tornassero sé stessi.
Non voglio negare che in canile non vi siano cani con un “brutto carattere” ma tutti i cani comprati (magari con pedigree di grandi allevamenti) sono buoni, socievoli e “perfetti”? Non credo. Siamo noi umani che determiniamo una parte del comportamento del nostro cane e questo vale per TUTTI i cani, di canile oppure no. Conosco persone che hanno rinunciato al loro cane di razza perché “non è più lui, mi ha morso!”.
Non è giusto, a mio avviso, stigmatizzare i cani del canile perché la maggior parte NON sono i dr jekill e mr hide descritti ma semplicemente cani come tutti gli altri (buoni, socievoli) che hanno solo avuto la sfortuna di finire in canile.
Da ultimo vorrei spezzare una lancia a favore dei canili seri che sono ben più del 10% (almeno nella mia zona). Canili con personale preparato che conosce a fondo i propri cani e sa benissimo che “non basta l’amore” per salvare un cane ma ci vuole pazienza, lavoro, coerenza.
Secondo me (e la mia misera esperienza) invece l’articolo è pertinente. Sicuramente il 99% dei cani rifiorisce e il cambiamento è in positivo….il nostro ad esempio è anche cresciuto in altezza di 3 cm!! Pur avendolo preso che aveva già due anni, quando torniamo a fare “visita parenti” sono tutti meravigliati della trasformazione. Non si tratta di stigmatizzare, ma un cane di canile, preso adulto ha un vissuto che può aver lasciato strascichi e bisogna farci i conti. Proprio perchè il cane quando arriva è spiazzato ha dei comportamenti che spesso non sono i suoi, ma sono di osservazione. Non si tratta di cani dal “brutto carattere” anche perchè quelli i volontari li devono saper riconoscere e informare gli adottanti; parliamo degli altri cani, della stragrande maggioranza. Lì devono essere in gamba i volontari a saper riconoscere che tipo di cane sia, nonostante il comportamento “forzato” dalla permanenza in canile ed avvisare la nuova famiglia di quello a cui potrebbero andare incontro. Purtroppo non tutti sono all’altezza. Noi siamo stati fortunati e due “dritte” sul come affrontare la situazione le abbiamo avute. Che fosse un cane dal carattere forte ce lo avevano detto e due dritte su come comportarci ce le hanno date.
A me è andata bene direi!
Adottata Dobermann adulta (non da canile ma da famiglia).
I primi giorni è stata un po’ + tranquilla, in effetti (anche se il primo disastro lo ha fatto nella prima mezz’ora che era a casa)… la prima notte ha dormito in un angolino del letto.
S’è lasciata lavare, ma non era felice.
Dal 5 giorno in poi OLE’. Portava i giochi, chiamava per uscire, chiamava per giocare e per mangiare.
Quando, un anno dopo, ho cambiato casa e si è aggiunto un altro cane “è finita la luna di miele” tra me e lei e pensava solo a “uff questo… ora lo pettino… ora mi metto al suo posto così sono + figa io” ecc ecc… due-3 giorni ed è tornata normale.
Con l’arrivo del 3 peloso è stato un po’ “ARIDAJE a n’altro” e anche li due-tre giorni ed era tutto ok.
Sarà che i pelosi inseriti erano cuccioli =D
Be’, l’inserimento di un nuovo membro della famiglia, a due o quattro zampe, comporta sempre un riallineamento degli equilibri del branco quindi è normale la fase di confusione prima di comprendere i nuovi ruoli.
Ottimo articolo che fa la necessaria chiarezza sul post adozione.
Io sono stata “fortunata” perché con l’ultimo adottato al di là delle domande di rito (hai il giardino?, che macchina possiedi?, quanto tempo puoi dedicargli? che lavoro fai?, ecc.) mi hanno subito detto di non trattarlo come un povero orfanello, di abituarlo gradualmente a fare lunghe passeggiate facendolo piuttosto uscire molto, molto spesso nei primi tempi, di stabilire immediatamente le gerarchie (prima faccio colazione io e dopo tu, se abbai per attirare la mia attenzione non mi ti filo di pezza, poso la ciotola con la pappa a terra dopo che hai smesso di fare il balletto, dalle porte esco prima io, in bagno non entri e sul divano non ci sali, quando mangio anche se fai la faccia da mortissimo de fame per me non esisti…) e, anche se come cane era già di suo equilibratissimo nei rapporti con gli umani, ci siamo iscritti di corsa al corso di educazione, visto che era piuttosto guappo con i maschi.
Ovviamente non è stato facile, non è mai facile perché ti viene spontaneo subissarli di coccole, ma sarebbe stato letale per entrambi.
…è come l’innamoramento. Ti innamori di uno che ti porta le rose, ti apre la portiera della macchina e si mostra pronto e attento a ogni tua esigenza…e poi ti ritrovi una panza stravaccata sul divano, che lascia calzini in giro e non riesce mai a centrare il water!
:-/
Ma questo può avere risvolti anche sui rapporti con gli altri animali di casa?
Ovvero, se si inserisce un nuovo cane e all’inizio in fase luna di miele sembra accettare tutti come un agnellino, all’improvviso può aggredire anche gli altri animali, se sembrava aver costruito con loro un equilibrio?
Non direi e non mi è mai capitato di sentire storie del genere. I rapporti tra animali di solito sono molto chiari e duraturi. Tra cani può succedere che si incrinino, perché i rapporti di branco hanno le loro dinamiche: con animali diversi, invece, non mi risulta. In ogni caso, anche l’incrinatura intraspecifica di solito viaggia su binari diversi rispetto a quella tra cane e umani.
Quando è arrivata Susy, a novembre 2012, ho fatto davvero tanta fatica a non viziarla sapendo cosa aveva passato, ancora ne portava i segni dato che ho dovuto medicarle le ferite per quasi un mese, inoltre avevamo già l’altro cane che ci teneva a farle capire qual’era il suo posto, non mancando di pinzarla in un paio di occasioni. Fortunatamente le abbiamo dato delle regole e siamo coerenti nel farle rispettare, altrimenti adesso ci comanderebbe tutti a bacchetta. 🙂
invece a noi è successo il contrario …..
Appena arrivata Ambra, eravamo tutti tesissimi, lei e noi. Mille domande, libri sui cani, articoli (molti tuoi, cara Valeria) ….. Ce la faremo?
Ambra è buona per natura (segugia), ma era paurosissima, abbaiava a tutti per ore, soprattutto sembrava avere paura dei maschi umani, e non ne voleva sapere nemmeno del suo papà “adottivo”. E poi scappava …. ogni tanto infilava il cancello e cominciava a correre come una pazza a caso, oppure si rifiutava di farsi rimettere il guinzaglio a fine passeggiata.
Akila (arrivato un mese dopo Ambra) si faceva i fatti suoi, e per due settimane si è persino rifiutato di dormire in casa, non voleva farsi toccare, né accarezzare, né manipolare in alcun modo.
Circa un anno dopo, le cose sono improvvisamente cambiate, soprattutto con Ambra …. ha smesso di scappare, e adora il suo umano maschio. Insomma, secondo me, ad un tratto c’è stato un palpabile rilassamento …. una raggiunta fiducia reciproca, non so cos’è stato, ma è stato tangibile. Akila, pur restando un cane riservato, si fa toccare, e dal suo papà si fa addirittura smanazzare per gioco.
Io non ho mai rinunciato ad far loro sapere chi comanda …. sarà per questo?
ottimo articolo come sempre! Ci voleva 🙂 ci tengo però a precisare che dove ho fatto volontariato io non c’era proprio la concezione “spupazzalo di infinitamente di coccole” ne da parte di noi volontari ne dal personale delle adozioni. Anzi il colloquio con gli educatori serviva proprio per conoscere le regole di base e, in caso, alcuni comportamenti specifici da tenere con determinati cani magari più “problematici” (paurosi, troppo esuberanti ecc..).
p.s. Ma la foto è di muratella? 😀 mi sa che la ragazza la conosco!
Tutti i canili e le associazioni animaliste dovrebbero avere questo tipo di competenze e la presenza costante un bravo educatore…invece vedo troppi cani riportati indietro anche più di una volta! Per questo ho molte remore nel prendere un meticcio: non ho l’esperienza e le conoscenze per capire quale possa essere, tra i tanti, il cane adatto a me e, soprattutto all’inizio, l’aiuto di un esperto è utilissimo.
Clo, grazie al cielo ci sono “anche” canili in cui non c’è questa concezione: ma sono ancora troppo pochi. Sì, la foto è della Muratella…ed è anche vecchiotta (la foto, dico): però era bella e ce l’ho messa 🙂
L’articolo e’ decisamente interessante e per alcuni aspetti illuminante…
L’unica cosa che ti direi e’ quella di non essere cosi’ semplicistica per quel che riguarda il personale (spesso volontario) dei canili.
Dire:”E se non lo pensavamo da soli, ci hanno pensato magari i volontari del canile a convincerci. Volontari che a volte affidano cani difficili a persone inesperte, o che non si accorgono neppure di avere per le mani un cane difficile perché anche nello stesso canile, molto spesso, i cani si comportano come “ospiti rispettosi” e non lasciano trapelare il loro vero carattere. Ma poco cambia, perché in ogni caso vi diranno che “basterà amarlo tanto, trattarlo bene, tenerlo “come un figlio”… e tutto andrà a posto” e’ piuttosto poco rispettoso.
Poco rispettoso per canili che fanno corsi prima ancora di farti entrare a fare servizio (e senza i quali non entri proprio)…poco rispettoso per canili che hanno personale qualificato per la gestione dei cani (con tanto di “psicologi”) e che seguono anche il “post-affido”.
Comprendo il tuo punto di vista dettato, probabilmente, da esperienza e passione… ma criticare in modo generalizzato (anche se con termini come – a volte – e – magari -) lascia una brutta sensazione in bocca.. come a dire.. dopo questo articolo alcuni potrebbero pensare che tutti i volontari (ed operatori) dei canili vogliono SOLO liberarsi dei cani… e non e’ proprio cosi’.
Ciao
Giorgio
ho scritto praticamente quello che hai detto tu 🙂 purtroppo mi capita troppo spesso di incontrare gente che ha una visione del canile totalmente distorta: “oddiooo che brava che sei..ahhh che opera bona che hai fatto..ahh si hai fatto bene. No io l’ho comprato al negozio sotto casa perchè sai, in canile comunque ti danno cani probbblematici e mio figlio voleva taaanto un maltese nano”. Però sto andando fuori tema.. Probabilmente ci sono posti, magari con pochissimi fondi e quindi pochissimo personale, strutture fatiscenti ecc dove si tende prima di tutto a fare uscire il cane da li.. Ma sono sicura che chi sta li dentro per gli animali ci tiene a rendere consapevoli gli adottanti su “ciò che li aspetta”, poi come è precisato nell’articolo, sta a chi prende un cane capire che non ha preso un peluche.
Ma non vogliono affatto liberarsi dei cani, Giorgio! Anzi, fanno millemila controlli (spesso su cose del tutto inutili, tipo “hai il giardino?” o “che macchina hai?”), ma poi TALVOLTA – e qui specifico: “molto spesso”, giusto per essere più chiara – non danno la minima indicazione su come si deve tenere/gestire un cane, se non appunto “con tanto ammmmmore”!
Certo, ci sono anche canili che fanno corsi: ci sono anche canili con personale qualificato.
Quanti? Il 10%? Sarebbe già una bella percentuale, ma temo che non ci si arrivi.
Quando io parlo di una situazione/argomento devo per forza riferirmi alla maggioranza dei casi, non alle (sempre sporadiche, purtroppo) eccellenze: e non mi sembra di mancare di rispetto a nessuno se faccio rimarcare che la situazione generale è quella. Chi non ci si riconosce non deve certo sentirsi “preso di mezzo”, ma semmai essere orgoglioso della sua diversità. Per il resto, la lingua italiana non mi consente di fare distinzioni diverse da quelle dei “talvolta” e dei “magari”: se tu hai idee migliori, fammelo sapere. Io non vedo altra soluzione se non quella di dire: “però i signori X, Y, Z (con nomi e cognomi ben precisi) sono diversi”: un po’ scomodo, se permetti :-).
Scrivi: “b) che sia stato trattato con i guanti o preso a calcioni fino a quel giorno, per il cane non conta nulla: lui comincerà fin dal primo istante ad osservare il nuovo ambiente e i suoi componenti, cercando di capire come può inserirsi al suo interno in modo produttivo, ottenendo i maggiori vantaggi per se stesso e per tutto il gruppo ed evitando, se possibile, ogni pericolo ed ogni situazione sgradevole;”
‘Mbè, mica tanto “per il cane non conta nulla” come sia stato trattato fino a quel giorno… Se ha imparato a rapportarsi con gli umani in un certo modo(ad es. ‘A calcioni’) penserà che si continui in questa maniera, comportandosi e reagendo di conseguenza, no?
Non proprio. Nel momento in cui i nuovi umani non lo trattano più a calcioni, il cane ci mette molto poco (parliamo di settimane, raramente di mesi) a capire che non ha più motivo di temerli: se così non fosse, i recuperi comportamentali sarebbero difficilissimi e lunghissimi.
I cani che temono l’uomo, normalmente, non sono quelli maltrattati ma quelli deprivati: la mancata impregnazione e la mancata socializzazione sono irreversibili (o quasi), mentre i maltrattamenti vengono quasi sempre dimenticati, o almeno superati con una certa facilità.
Capito, grazie mille per la risposta!
Sono daccordo, anche secondo me una buona socializzazione determina la base di una buona educazione e di un buon equilibrio per il cane.Un cane che sta bene con i suoi simili non dara’ troppi problemi. Sono anche dell’opinione che ” mazze e panelle fanno i figli belli”
non fraintendetemi io non picchio il mio cane, ma vi posso dire che da quando ho iniziato ad impormi fisicamente al cane, lui ha imparato molto di piu che con i metodi troppo permissivi.
comunque posso dire che Pippo è di suo un cane Serio, affidabile , con qualche timore verso il genere umano ma felice.
Non è questione da “sono d’accordo” o da “secondo me…”! E’ scientificamente provato, non parliamo di opinioni ma di fatti. Inoltre la socializzazione e l’impregnazione non riguardano lo “stare bene coi propri simili”, in ciò che ha scritto Valeria; in verità, si parlava di fare in modo che il cane riconosca l’uomo come un conspecifico…
Infine, se si arriva a doversi imporre sempre fisicamente sul cane per ottenere rispetto, qualcosa non va. Non c’è bisogno di basare su questo la propria “dominanza”, lo dimostrano i “timori verso il genere umano” di cui hai scritto.
E questo, sì, è invece un mio umile parere, contestabilissimo.
Grande Valeria diffondo subito ai vecchi e lo metto per i nuovi adottanti!!!
Questo articolo come cantava Jovannotti mi piace “tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto”
Dopo circa quanto tempo si manifesta questa “trasformazione”? Ovvero, dopo quanti mesi, se va tutto bene, significa che l’ho “imbroccata giusta”?
Parlo per esperienza… ho adottato un lombrico e mi sono ritrovata un lupo mannaro!!
A casa nostra la transizione è durata 2-3 mesi.
Poi il mannaro ha preso coscienza della sua nuova situazione e si è trasformato.
E noi con lui.
E la luna di miele si è trasformata in un rapporto serio….
Ho avuto la stessa esperienza con la mia cucciola. Per giorni e giorni la guardavamo dicendoci “Ma come é possibile questa trasformazione???”. Ci sentivamo frustrati e disorientati. Con lei ci abbiamo messo più di 2-3 mesi ma dopo l’anno abbiamo visto i frutti del tanto lavoro di quei primi mesi così impegnativi. Oggi ha 2 anni e mezzo e il nostro rapporto é sempre perfettamente stabile!
ecco questi sono i commenti che mi piace leggere^^ grande!
Ciao, da tua accanita lettrice, ti posso consigliare di aggiungere qualche esempio di comportamenti da tenere/evitare? Per quanto interessante l’argomento, l’articolo è un po’ generico, magari servirebbe qualche “aiutino” in più a noi umani pasticcioni!
Marta, se sei “mia accanita lettrice” avrai sicuramente già letto tutto quello che (almeno secondo me!) bisogna fare/non fare quando si adotta un cane :-).
Però posso rammentarti i “dieci comandamenti”, che ritengo rispondano alla tua domanda: parte prima qua https://www.tipresentoilcane.com/2012/09/26/i-dieci-comandamenti-per-costruire-un-buon-rapporto-col-cane-prima-parte/
E seconda parte qua: https://www.tipresentoilcane.com/2012/09/27/i-dieci-comandamenti-per-costruire-un-buon-rapporto-col-cane-seconda-parte/
Le cose…son sempre queste! 🙂
Ooook mi scuso! Non conoscevo gli articoli perché il nostro peloso l avevamo (purtroppo l’abbiamo perso un mese fa, sigh) preso quasi 15 anni addietro quando credo non ci fosse neanche internet.. Comunque ora gli do una lettura, grazie!
Tutto corretto, ma perchè le stesse cose non vanno dette a chi acquista da allevamento? i dati parlano chiaro, le cessioni riguardano quasi escluisvamente i cani acquistati….le staffette sono merda, le adozioni sono pericolose….sempre lì si va a parare…in Italia ci sono 12 milioni di cani chippati (+40% in 10 anni), di cui il 68% sono cani acquistati. Le associazioni e tutto il mondo del volontariato pensa al benessere dei cani in geneale, gli allevamenti pensano (nei rari casi in cui lo fanno) al benessere solo dei loro cani. Il randagismo, gli accalappi di ritorno, le staffette, sono un microproblema nel macrocosmo del pet business. Il problema siete voi.
Condivido l’articolo. Ho vissuto l’esperienza di portare a casa un cane dal canile. Felice solo per una settimana, poi ai primi ordini e proibizioni, ringhi e morsi. Non sono valsi addestratori e comportamentisti, dopo un anno e mezzo ho dovuto riportarlo al canile, dove avevo sempre mantenuto contatto.
Il mio dolore più grande non essere riuscita ad interagire con un’esserino di max 7 kg, con un musetto da baci, ma inavvicinabile!!!!Ora l’ho adottato a distanza, è stato castrato, ma è sempre un’elemento un po’ difficile da trattare….rimane il fatto che comunque non accetta comandi. Grazie per i suoi articoli sempre intelligenti e che leggo sempre volentieri.
io sono nelle stesse condi6ho un cane in affido da un mese e diventato agressivo fuori e in famiglia ma il canile.non vuole riprenderlo
Mi piange il cuore quando leggo certe cose. Purtroppo ci sono addestratori che usano ancora le maniere forti x farsi obbedire da un cane. Io preferisco il rispetto, il gioco, il comando vocale. come addestratrice ho sempre avuto ottimi risultati. ho adottato un cane davvero molto cattivo, e pure sordo, un bellissimo pastore tedesco. Ora grazie ai miei insegnamenti, alle mie regole è un cane felice e fedele.
Buongiorno. Sono una addestratrice cinofila. Ho letto l’articolo con molto interesse e concordo su tutto. Lo dico sempre quando vengono da me a fare i corsi di obbedienza base. Regole, ci vogliono delle regole. Il bello è che il cane in due lezioni le impara, l’umano ci mette tutte e dieci le lezioni. Nessuno nasce esperto o “imparato”. Che il cane arrivi dal canile o no le regole sono fondamentali. Sempre. Solo così la vita con un quattro zampe sarà meravigliosa… Sia x lui che x voi. Buona giornata.