di VALERIA ROSSI – A volte ho la tentazione di aprire una rubrica apposita: “Scienziati sciroccati”.
O “Studiosi superflui”.
O magari una che si intitoli, un po’ più prosaicamente, “La stronzata del giorno”.
Quella che vi riporto, in realtà, non è proprio “di giornata”, perché è stata pubblicata l’anno scorso (questo è il link): sono io che l’ho scoperta oggi. Sta di fatto che un intero dipartimento di Psicologia universitario si è dedicato ad uno studio – udite udite – sulla percezione di immagini di cuccioli e bambini, arrivando alla conclusione (indispensabile per l’umanità, direi) che se guardi troppe foto di cuccioli, poi apprezzi meno quelle dei bambini.
Prima considerazione: e un bel “chissenefrega”, ce lo vogliamo mettere?
Seconda considerazione: personalmente non ho alcun bisogno di “saturarmi” per godermi di più la foto di un cucciolo rispetto a quella di un bambino. Intanto perché i cuccioli sono oggettivamente più belli, più simpatici, più teneri: poi perché non mi è mai capitato in vita mia di vedere un cucciolo brutto, mentre in svariati casi ho dovuto fare sforzi sovrumani per dire alla neomamma di turno cose come “Ma che belle manineeeee…” o “Ma che piedini adorabiliii!”, perché non riuscivo proprio ad essere così ipocrita da pronunciare la frase globale “che bel bambino”.
Ciò non toglie che, se un bambino ha bisogno del mio aiuto, io corra a darglielo (se posso): non è che perché uno mi attizza meno guardandolo in fotografia poi lo ignori anche nella vita reale.
Ma poi, che teoria sarebbe? L’amore, il rispetto, la cura si misurano forse in termini di attrazione fotografica?
Terza considerazione: di fronte ad uno studio di tale eclatante inutilità non si sa neppure se ridere o incazzarsi/indignarsi.
I motivi di ilarità non devo sicuramente spiegarli: il motivo per l’incazzatura/indignazione sta nel fatto che questi geni sono immancabilmente finanziati con denaro pubblico.
Stavolta c’è una cosa, di buono: che l’Università in questione è quella di Berna e quindi non sono stati usati soldi nostri, ma degli svizzeri (a meno che non si tratti di qualche ricerca sponsorizzata dall’UE: nel qual caso sì, avrebbero usato anche soldi nostri).
Resta il fatto che se un dipartimento di psicologia spende tempo e denaro (pubblico, ribadisco) per ricerche di questo tipo, poi non possiamo lamentarci se il mondo continua ad essere pieno zeppo di matti.
Scienziati sciroccati

Per semplificare il tutto; ma non è simile allo sviluppo dell’assuefazione? Cioè ad es. se sono un pasticcere prima o poi mi verranno a noia tutti i dolcetti?
Eh… sì. Per questo sostengo che questo studio non abbia portato clamorosi sconvolgimenti all’umanità :-).
Sarebbe bello scoprire cosa si sono fumati questi svizzeri….
Commento anche qui perché in realtà il problema di come viene raccontata la ricerca mi interessa.
Perché forse più che parlare di studi “inutili” è il caso di non fidarsi dei giornalisti. Non sempre almeno. E quasi mai quando parlano di ricerca scientifica. La realtà è un po’ più complicata di come è raccontata nell’articolo e non ha quasi niente a che vedere con i cuccioli di cane e sicuramente niente a che vedere con un titolo tipo “Apprezzi meno i bambini guardando foto di cuccioli”. Il link vero alla ricerca è questo (http://www.researchgate.net/publication/236068539_Sweet_Puppies_and_Cute_Babies_Perceptual_Adaptation_to_Babyfacedness_Transfers_across_Species) e basta leggere l’abstract per capire che le cose sono un po’ diverse. La ricerca in realtà si occupa di un fenomeno interessante chiamato Kindchenschema (o cuteness) per il quale indipendentemente dalla specie siamo portati a trovare “carini” i cuccioli. Il meccanismo è interessante proprio perché in grado apparentemente di funzionare indipendentemente dalla specie (noi non troviamo carini solo i bambini ma i cuccioli in generale). Un aspetto di questa caratteristica però è che è saturabile ovvero che se vedo troppa cuteness dopo un po’ la percepisco meno. La ricerca di fatto testa questa cosa e dimostra che anche questo fenomeno di adattamento alla cuteness funziona indipendentemente dalla specie. Quello che l’articolo non dice e che cambia proprio il senso della ricerca è che l’esperimento è stato fatto sia adattando i soggetti usando foto di bambini sia adattandoli usando foto di cuccioli di cani e il risultato è simile (l’adattamento è più forte con i bambini). Il titolo corretto sarebbe forse stato “apprezzo meno i bambini carini se guardo troppe foto di bambini carini, e funziona anche con i cani!”.
Poi ovviamente uno può continuare a trovare questa ricerca inutile, ma almeno se vogliamo dire che stanno rubando lo stipendio cerchiamo di dirlo a ragion veduta.
Forse sarebbe il caso di fare queste obiezioni a chi ha redatto l’articolo travisando completamente il senso della ricerca.
Personalmente la trovo comunque superflua (cuteness o non cuteness, mi sembra ormai ampiamente provato che qualsiasi stimolo al mondo provoca saturazione: ne facciamo ampio uso anche per desensibilizzare i cani problematici)… ma almeno così ha un minimo di senso.
Si si assolutamente l’obiezione andrebbe rivolta all’articolo originale (anche se sinceramente essendo che è una cosa non recentissima il tutto lascia il tempo che trova). Su quello che è ampiamente provato o meno spesso i ricercatori hanno opinioni diverse e talvolta anche un piccolo pezzetto di informazione in più (provata) può essere considerata importante. Credo che in questo caso il punto fosse sul fatto che la saturazione sembra avvenire anche con immagini di un’altra specie. In ogni caso non mi metto certo a difendere a spada tratta l’articolo, era solo per dire che è “un po'” meno insensato di quello che sembra. 🙂
Bravissima, Valeria, mi fa morire dal ridere come castiga certi “esperti”! ^^
I cuccioli sono stupendi e di quasi TUTTE le speci animali …. a differenza dei bipedi umani (salvo rarissimi casi) che per la “stramaggioranza” ti senti in obbligo di proferire il solito “che carino” giusto per educazione e perchè il genitore di turno giustamente si aspetta che tutto il resto del mondo veda il suo “scarrafone” come la creatura più bella e simpatica del mondo mentre oggettivamente gli aggettivi utilizzabili dovrebbero essere altri. E poi…. chissene…. la bellezza sta negli occhi di chi guarda. Peronalmente i cuccioli mi scatenano una tenerezza infinita ed un istinto materno che i bimbi invece non mi provocano fatta eccezzione per quelli che veramente mi risultano simpatici e trovo buffamente belli ….. ma siceramente sono stati veramente pochissimi 😀
PS: Sarà per questo che alla soglia di 50anni non ho mai voluto un figlio mentre ho sempre desiderato un cagnolino (sogno che ho appena realizzato)
Sinceramente più sento notizie come questa e meno mi viene voglia di generare prole, sia mai che da adulti diventino rincoglioniti come costoro.
Ma infatti a me tutti sti studi su cose inutili paiono finti… Una roba simile avrebbe senso in un contesto di studi sul comportamento, fine a se stesso mi sembra inverosimile…
É una cavolata immane che se uno guarda un cucciolo non apprezza un bambino, ma é altrettanto idiota dire che un cucciolo sia obiettivamente più tenero. La tenerezza non é un dato oggettivo, e personalmente posso trovare tenero anche un bambino bruttino. Per il resto mi chiedo se gli scienziati non abbiano di meglio da fare che sparare certe baggianate
Hai ragione .
WHAHAHAHA!Mi stai facendo morire!E hai ragione da vendere!Anche se quelli delle “foto d’autore” in genere sono bei bimbi pacioccotti da mordere i bimbi “veri” sono per la maggior parte bruttarelli,soprattutto neiprimi mesi,poi magari migliorano.Ma i pelosetti sono tutti sempre bellissimi!