sabato 4 Ottobre 2025

Si fa presto a dire BAU…

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

Quando insegnamo ai bambini a riconoscere le espressioni vocali delle diverse specie spieghiamo loro che il gatto miagola, il cavallo nitrisce, il cane abbaia.
Il bambino, così, pensa che il cane “parli” abbaiando, quando in realtà l’abbaio equivale un po’ al nostro “urlare” per farci capire da qualcuno che non ci sta dando sufficiente attenzione.
Nessun canide adulto abbaia per comunicare con un altro cane (a meno che non sia lontano da lui e quindi debba; appunto, “strillare” per farsi sentire): l’abbaio viene usato quasi esclusivamente nei confronti dell’uomo ed è un risultato non solo della domesticazione, ma probabilmente anche dell’esasperazione.
Infatti i primi canidi domestici devono aver cercato di comunicare con l’uomo come facevano con i propri conspecifici (e cioè con il linguaggio del corpo); ma visto che non ottenevano risultati apprezzabili, devono aver pensato che era meglio provare ad esprimersi a suoni, come facevano gli stessi umani.
Per questo hanno cominciato ad abbaiare…e in alcuni casi non hanno più smesso, come dimostrano le mille liti condominiali dovute a cani incontenibilmente abbaioni.
Questo è dovuto in parte alla selezione (per l’uomo era molto chiaro il segnale latrato=segnale di pericolo, intervento, così come gli era comodo avere cani da caccia che abbiassero per segnalare la loro posizione: quindi selezionò diversi cani assai “rumorosi”) e in parte al modo in cui gli umani reagiscono al latrato; ma di questo parleremo tra poco.
Per ora ricordiamo che, in natura, il suono che significa “attenzione, possibile pericolo in arrivo” è uno sbuffo, una specie di starnuto: una forte emissione di aria dalla bocca e dalle narici.
E nient’altro.
Quando un lupo (o un cane) emette questo suono, l’intero branco si mette in allerta; ma lupi e cani selvatici passano tutto il loro tempo ad osservarsi l’un l’altro e a tenere un occhio particolare su chi si trova ai margini del territorio (tra i lupi sono i cosiddetti “intermedi”, quelli che vengono gerarchicamente dopo gli alfa e i beta e che hanno proprio il compito di pattugliare), ben sapendo che saranno loro i primi ad avvertire eventuali pericoli.
Se però l’uomo avesse dovuto basarsi sullo sbuffo/starnuto, tra l’udito poco efficace che si ritrova e il fatto che è impegnato a pensare ai fatti suoi per la maggior parte del tempo, avrebbe potuto ricevere la visita di duemila malviventi prima di rendersi conto che il cane stava cercando di avvisarlo.
Scelse quindi di privilegiare i cani che abbaiavano, anziché sbuffare, per dare l’allarme; ma è da rimarcare il fatto che fin dagli albori della civiltà l’uomo abbia utilizzato due tipi diversi di cani da guardia, quelli che lo Scanziani definiva “cane campanello” e “cane da guardia armata”.
I cagnoni di ottanta chili, infatti, sono poco abbaioni: consci della proprie potenzialità e dei propri mezzi, non hanno paura di nulla e tendenzialmente si attivano solo in caso di pericolo reale e vicino.

Il cane di piccole dimensioni, al contrario, non è particolarmente sicuro di sé (a sua volta è perfettamente conscio della propria fragilità fisica, che dimentica solo quando deve mettersi in competizione con un altro cane, perché in quel caso l’adrenalina schizza e il cane non fa più questioni di pesi e misure): per questo vive in costante allarme ed è sempre pronto a considerare “pericoloso” il minimo cambiamento nell’ambiente.
Per questo ha una vigilanza altissima, nota ogni foglia che si muove anche a cento metri di distanza e dà prontamente l’allarme, urlando (ovvero abbaiando) per far sapere all’uomo che c’è qualcosa a cui porgere la massima attenzione.
Perché la selezione ha incoraggiato questo modello comportamentale, anche se sembra particolarmente fastidioso?
Perché, finché gli uomini vivevano in gruppi sociali, sì, ma non “impilati” l’uno sull’altro, le foglie che si muovevano – ovvero i cambiamenti nell’ambiente – erano relativamente pochi.
Quando non c’erano automobili, motorini, uffici e assemblee di condominio, gli umani erano abitudinari quasi quanto i cani; facevano sempre le stesse cose, stavano sempre negli stessi posti, vivevano una routine che i cani imparavano a riconoscere come “normale e non pericolosa” e che quindi non scatenava alcuna reazione latrante.
Se un cane abbaiava perché notava qualcosa di diverso, quel “qualcosa” spesso rappresentava davvero, se non proprio un pericolo, almeno un motivo di interesse per l’umano.
Oggi che viviamo nel caos cittadino, i cani piccoli sono spesso irrefrenabili abbaiatori, perché gli stimoli sono talmente numerosi da provocare un’emissione continua di segnali di allarme.
Ma non è tutto qui, purtroppo.
C’è anche il fatto che ogni cane scopre molto presto che il suo latrato provoca determinati effetti da parte dell’uomo; ed è rapidissimo a volgere la cosa a proprio vantaggio, cominciando ad abbaiare anche per motivi che non hanno più nulla a che vedere con la vigilanza, ma che gli garantiscono un certo risultato.
Così oggi abbiamo cani che abbaiano per: avvertire che arriva qualcuno; minacciare qualcuno; chiedere cibo; chiedere di uscire; comunicare il desiderio di giocare; comunicare frustrazione; sfogare lo stress; chiedere genericamente attenzione.
Abbiamo anche cani che abbaiano per ognuna di queste cose, il che significa in pratica che non stanno zitti un secondo e che portano i proprietari (e/o i vicini di casa) sull’orlo della nevrosi.
D’altro canto abbiamo anche cani che non abbaiano mai, o quasi mai.

A parte le cause che abbiamo appena visto, quelle legate alle dimensioni, al temperamento e alla selezione specifica dell’”abbaiosità”, moltissimo dipende da come si comporta la famiglia.
Ovvero: quanto più gli umani rispondono al segnale-abbaio, tanto più il cane lo emetterà per ottenere attenzione. E viceversa.
Quasi tutti gli umani, all’inizio del loro rapporto col cane di casa, sono in grado di dire: “Sta abbaiando perché passa il cane del vicino”,
o “Abbaia perché vuole uscire”; ma i dispensatori coatti di attenzioni, quelli che al minimo BAU corrono “a vedere cosa c’è” e a cercare di soddisfare il cane (quasi sempre non per amore, ma sperando di farlo tacere!), dopo qualche annetto riescono solo a dire: “Abbaia dal mattino alla sera; non so perché, so solo che non lo sopporto più!”
Al contrario, gli umani che ignorano le vocalizzazioni del cane finiscono per avere un cane silenziosissimo (e qui c’è da sperare che comunichino con altri mezzi, perché altrimenti potrebbero avere anche un cane infelice e chiuso in se stesso).
Ovviamente la combinazione tipodicane-tipodiumano è fondamentale; se un superdispensatore di attenzioni sceglie un terrier di tipo bull (che è molto sicuro di sé e che non è mai stato selezionato per le sue capacità vocali), il risultato sarà un cane che abbaia più di altri della stessa razza, ma ancora moderatamente.
Se però il superdispensatore di attenzioni si mette in casa un volpino italiano (selezionato proprio come “cane campanello”), il risultato sarà l’insurrezione (peraltro motivatissima) del vicinato.
Nota curiosa: un recente studio ha dimostrato che i cani “abbaiano in dialetto”, ovvero che cercano di adeguarsi alle inflessioni e al tipo di parlata dei loro proprietari, cambiando modo di abbaiare a seconda della famiglia in cui vivono. L’ennesima dimostrazione di quanto il cane si sforzi di entrare il più possibile in rapporto con noi!

SIGNIFICATO DELL’ABBAIO

Sostanzialmente i significati dell’abbaio sono tre:
a) allerta, pericolo in avvicinamento (o, per i cani da caccia: “preda in vista! preda in vista!”)
b) voglio qualcosa!
c) sono stressato! (questo significato è celato anche dietro all’abbaio di eccitazione, che il cane può emettere anche quando si sta divertendo moltissimo: in tal caso la traduzione più accurata sarebbe questa: “sono talmente contento e su di giri che se non mi sfogo scoppio!”…ma bisogna ricordare che anche l’eccitazione è una forma di stress).

Il termine “stress” non ha sempre e solo una connotazione negativa, anche se nel linguaggio corrente è quella che si utilizza più spesso; semplificando al massimo, possiamo definire lo stress come la risposta adattativa dell’organismo a uno stimolo (detto “stressor”) che può essere negativo o positivo, ma che risulta tanto intenso da causare uno scompenso nei neurotrasmettitori che regolano le nostre emozioni.
Nessun organismo può sopportare a lungo un’“overdose” di dopamina o di noradrenalina senza trovare una valvola di sfogo, perché l’equilibrio chimico andrebbe “in tilt” procurando seri danni (in questo caso, a livello neurologico); quindi allo stress segue sempre una reazione adattativa dell’organismo.
Nell’uomo essa può essere mascherata per pudore o vergogna, e anche quando viene espressa può anche apparire confusa e contradditoria (un esempio classico è il nostro pianto di gioia); il cane, per fortuna, è più spontaneo e quindi più facile da interpretare.
Se l’emozione è negativa lui può abbaiare, scavare o mordere; se è positiva, qualora ne abbia la possibilità, si metterà a correre a perdifiato o a saltare.
Se non potrà sfogarsi fisicamente, abbaierà (ma in alcuni casi, se l’eccitazione è proprio fortissima, potrebbe anche fare tutte e tre le cose insieme, come si vede abbastanza frequentemente nei cani da agility).

Attenzione: l’abbaio non è sempre uguale.
Come nell’uomo c’è una sensibile differenza tra un urlo di gioia e uno di dolore, così nel cane si può imparare a distinguere facilmente l’abbaio di frustrazione, per esempio, da quello di eccitazione.
Purtroppo in questa sede non posso fornirvi esempi comprensibili: è un po’ difficile, concedetemelo, spiegare per iscritto la differenza tra un “woff” e un “wuff”, un “bark” e un “bau”!
Quindi vi invito semplicemente ad ascoltare davvero il vostro cane, anziché limitarvi a “sentirlo” (e magari a sbuffare infastiditi non appena comincia ad abbaiare). Perché è vero che la comunicazione non vocale è indubbiamente la più importante per il cane; ma questo non significa che sia l’unica, né che le altre vadano ignorate.
Ricordiamo ancora una volta che il cane ha cominciato ad abbaiare proprio perché si sforzava di comunicare meglio con noi; quindi, almeno per premiare i suoi sforzi, diamogli anche ascolto!

L’abbaio, dal punto di vista umano, può essere utile (cani da guardia, cani da caccia, cani da ricerca di persone ecc.) o fastidioso (cani da compagnia, cani che vivono in condominio ecc.).
Per fortuna possiamo decidere quali segnali vocali vogliamo rinforzare e quali preferiamo invece eliminare, o almeno ridurre al minimo.
Innanzitutto dobbiamo avere ben chiaro che una nostra risposta sarà sempre rinforzante (ovvero, indurrà la ripetizione del comportamento), mentre l’assenza di risposte tenderà sempre a fare estinguere il comportamento.
Importantissimo: può essere (e quasi sempre è) rinforzante anche una risposta punitiva, perché il cane che ha bisogno di attenzioni, o quello stressato – che magari lo è per pura noia – considerano come un premio la semplice apparizione del loro umano di riferimento, anche se questi appare per sgridare, urlare o picchiare.
Il bisogno primario (ovvero la richiesta di compagnia) è stato appagato; urlacci e perfino botte vengono considerati una sorta di “effetto collaterale” indubbiamente sgradito, ma che viene stoicamente sopportato pur di ricevere soddisfazione al bisogno principale.
Quindi: vogliamo un cane da guardia?
Diamo ascolto ai suoi segnali di allarme, perché in caso contrario lui potrebbe smettere di lanciarli (e noi potremmo trovarci il ladro in casa mentre il cane ronfa beatamente in giardino).
NON vogliamo un cane da guardia, perché abbiamo già un allarme, un mitra, un poliziotto che pattuglia il giardino?
Allora non rispondiamo mai ai suoi vocalizzi, tenendo anche presente che se abbiamo scelto un cane di natura “allarmista” non riusciremo mai a renderlo del tutto “muto”, ma che otterremo comunque una frequenza e un’intensità di abbaio assai minore di quella che si avrebbe dandogli corda.
Anche per tutto il resto basterà tenere ben presente il concetto di causa-effetto.
Per esempio, se il cane abbaia perché ha fame, logicamente, è giusto accontentarlo…ma se noi accorressimo ogni volta che si mette a latrare davanti alla ciotola, otterremo due risultati poco graditi:
a) quello di farlo abbaiare trecentodue volte al giorno, visto che i cani, non so se ci avete fatto caso, sono convinti di avere sempre fame;
b) quello di mettere in discussione la nostra posizione gerarchica, perché così facendo noi obbediremmo al suo latrato, come se lui ci avesse dato un ordine. Inutile dire che non è proprio così che si comporta un capobranco, e che le gerarchie in famiglia dovrebbero essere esattamente all’opposto.

Che fare, allora?
Basta prendere atto del bisogno espresso dal cane (ho fame), ma poi giostrare il nostro comportamento di risposta in modo diverso dallo “scattare agli ordini” precipitandosi a riempire la ciotola.
Innanzitutto, poiché si presume che il cane abbia mangiato non più di una ventina di ore fa, convinciamoci che non sta per morire di fame (molti errori umani nella gestione del cane sono dovuti esclusivamente all’ansia – di solito immotivata – del proprietario); ma convinciamoci anche che lui non potrà abbaiare in eterno (altri errori umani sono dovuti alla preoccupazione per le reazioni sociali, leggi proteste dei vicini).
Assodato questo, possiamo aspettare serenamente che il cane smetta di abbaiare (prima o poi dovrà starsene zitto per qualche secondo, se non altro per riprendere fiato)…e solo a questo punto:
a) faremo la nostra apparizione;
b) gli chiederemo di eseguire un semplice ordine (per esempio: seduto!);
c) premieremo la sua obbedienza mettendogli davanti la ciotola.
In questo modo avremo dato al cane l’impressione di essere noi a gestire le risorse e quindi di essere noi a dirigere l’orchestra, anziché venire comandati a bacchetta; inoltre avremo rinforzato il suo silenzio e la sua risposta al nostro comando, anziché la “caciara” che stava facendo abbaiando.

Quanto al terzo ed ultimo caso, quello del cane stressato (e qui parliamo proprio di stress negativo), purtroppo è molto più frequente di quanto non si pensi e quasi sempre viene affrontato in modo sbagliato.
Quelli che io chiamo “cani-nani da giardino”, ovvero cani abbandonati a se stessi in ampi spazi di cui non sanno assolutamente che farsi, perché manca loro il rapporto sociale di cui invece avrebbero un bisogno vitale, spesso abbaiano “a vuoto” anche per ore.
E i proprietari che fanno?
Prima pensano che il cane abbai a “qualcosa che passa”, quindi mettono una rete o costruiscono un box in cui isolare ancora di più il cane (che quindi abbaia sempre più disperatamente); poi vanno dal veterinario chiedendo “un calmante” (e c’è il serio rischio che trovino quello che glielo prescrive), con l’unico risultato di avere un cane che per 4-5 ore al giorno, rimbambito dallo psicofarmaco di turno, dorme… e per le restanti ore, non avendo trovato alcuna soddisfazione al suo bisogno di socialità, abbaia esattamente come prima.
Allora il proprietario pensa “a mali estremi, estremi rimedi” e va a comprarsi quella che gli è stata presentata come la panacea di tutti i mali del mondo: il celeberrimo “collare antiabbaio”, che può presentarsi in varie versioni, da quella che spruzza acqua a quella che dà una scossa elettrica ogni volta che il cane abbaia.
I risultati che ho potuto personalmente rilevare, dopo aver avuto a che fare con un buon numero di proprietari che erano ricorsi a questo strumento, vanno dall’inutilità totale (lo stimolo che porta il cane ad abbaiare è più forte di qualsiasi conseguenza sgradita) all’instaurarsi di problemi comportamentali ben più gravi di quello che si cercava di “curare”.
Un cane che abbaia perché stressato dalla mancanza di rapporti sociali non “guarisce” di certo se prende la scossa ad ogni BAU; anzi, allo stress già esistente si aggiunge quello del dolore fisico.
Alcuni cani finiscono per ignorare spruzzi di acqua, citronella e perfino scosse elettriche, pur di poter liberare uno stress che risulta ormai insostenibile; altri capiscono l’antifona e smettono effettivamente di sfogarsi abbaiando… ma cominciano a distruggere le aiuole, o a mordere il cancello, finendo a volte per azzannare direttamente qualche umano (e se questo umano è il padrone, mi sorge spontaneo dal cuore un “ben gli sta” grosso come una casa).
Se riteniamo che il nostro cane abbai per una situazione di stress, l’unica cosa che dobbiamo fare è cercare di eliminare la causa dello stress, non l’effetto.
La mia esperienza personale mi porta alla convinzione che noia e isolamento sociale siano di gran lunga le cause più diffuse; in questo caso il problema si può risolvere semplicemente levando il cane dal dannato giardino e portandoselo in casa, a contatto con la famiglia, dove qualsiasi cane del mondo dovrebbe sempre vivere. Possono esserci, però, anche cause diverse; a dire il vero ho avuto a che fare anche con un caso in cui lo stress era scatenato dalla situazione contraria a quella sopradescritta, ovvero dal contatto “troppo” stretto con un membro della famiglia (leggi: bambino insopportabile che tormentava il cane dal mattino alla sera).
Il punto, comunque, resta questo: l’abbaio insensato, ripetitivo e nevrotico ha sempre una causa che va identificata e rimossa (se non riusciamo a scoprirla da soli, rivolgiamoci a persone esperte, come un bravo comportamentista) se vogliamo risolvere davvero il problema e non sostituirlo con uno o più problemi diversi.

E se ad abbaiarci contro è un cane estraneo?
Finora abbiamo esaminato soltanto l’abbaio del “nostro” cane. Ma a volte capita di venire “presi ad abbai” da un cane che non conosciamo.
Che fare, in questo caso?
Innanzitutto cerchiamo di “leggere” il cane e di capire perché ci sta abbaiando contro.
Se è un cane da guardia che difende la sua proprietà abbaia per dare l’allarme e quindi abbiamo una cosa sola da fare; andarcene.
Se non intendiamo andarcene perché siamo diretti proprio lì, invece, mandiamo dei segnali di calma, evitiamo di sfidare il cane guardandolo negli occhi, evitiamo (ovviamente) di stuzzicarlo con gesti e movimenti inopportuni e aspettiamo pazientemente che arrivi il proprietario.
Se ad abbaiarci è un cane libero per strada, la cosa migliore da fare è quella di allontanarsi con calma, senza correre e mandando eventualmente segnali di calma.
Se infine ad abbaiarci è un cane al guinzaglio, con cui ci piacerebbe fare amicizia…allora dovremo esprimere questo nostro intento con il linguaggio del corpo, evitando qualsiasi forzatura e aspettando che il cane si convinca a venire da noi.

Autore

  • Valeria Rossi

    Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

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15 Commenti

  1. Ciao Valeria, scusa l’ignoranza ma….quali potrebbero essere i segnali calmanti che un umano può trasmettere? grazie! 🙂

    • Leccarsi le labbra (al naso non ci arriviamo 🙁 ), sbadigliare, voltare la testa, immobilizzarsi… praticamente tutti quelli che non interessano il pelo o la coda! 🙂

  2. Ciao a tutti e tanti tanti tanti complimenti per il sito!!!
    Io ho un cucciolo simil pastore tedesco di 4 mesi e lei spesso anzichè abbaiare sembra faccia finta, sembra che emetta una specie di abbaio silenzioso… è normale? 😀

  3. Il mio cucciolo di quasi 3 mesi mi abbaia molto spesso quando gli dico “No”! Se infatti capita che si gioca e lui esagera per qualche motivo e devo fargli capire che un atteggiamento non mi piace, al no lui si allontana o si nasconde sotto il tavolo/sedie e inizia ad abbaiare! la scenetta è tipo questa: ” Nero no!” BAU ” nero no!” BAU “Nero basta” BAU BAU, finchè non gli volto le spalle e allora viene a cercarmi per poi magari ricominciare. A lui non è permesso entrate nel bagno e quando mi capita di essere dentro e lui fa qualche passetto in più io gli dico ” Nero fuori”.. mi guarda senza nessuna risposta, “nero fuori!!” idem con sguardo di sfida (della serie ho capito ma non lo faccio) finchè non inarco la schiena e ripeto il comando, allora la sua risposta è uguale,abbassa la testa scodinzola e inizia ad abbaiare ad ogni no….non riesco a interpretare questo comportamento ( che mi sembra di opposizione) ma più che altro non so proprio come comportarmi per non rinforzarlo positivamente!!

  4. la jack russel quando è sovraeccitata emette urletti strani e una sorta di jodel unito a mugugni, sarà normale? X’D sono 9 anni che un “bau, wuff” normale lo sento solo quando incontra i suoi “nemici giurati”!

  5. Parlando di cani abbaioni. Quando vivevo in Italia (esattamente a Civitavecchia) c’era una famiglia di vicini che aveva un cane di taglia piccola; non so se lo abbiano ancora perche da due anni e mezzo non torno. Il quartiere dove vivevo io e’ di pure ville e villini e io ne ho (e’ tuttora mia anche se non ci vivo piu) una su 4 livelli, e questi vicini ne hanno una piu piccola dall’ altro lato della strada. Ebbene loro tenevano il cane tutto il tempo in giardino e quello psicopata iniziava ad abbaiare (in modo insistente e molesto) ogni volta che qualcuno (non solo io, ma qualsiasi altro vicino) usciva sul proprio balcone. Insomma nessuno era libero di uscire sul proprio balcone (della propria villa o villino) senza che quel cane iniziasse ad abbaiare. E quei “geni” dei miei ex-vicini non hanno mai fatto niente per rimediare al fastidio. Di accidenti ne hanno ricevuti talmente tanti che se gli fossero arrivati gli avrebbero sterminato la famiglia, ma sono sempre stati una famiglia menefreghista.

  6. Ne conosco di cani abbaioni nella mia via… Cani che vivono costantemente in giardino, ovviamente! E siccome per la maggior parte sono pastori tedeschi i padroni saranno capaci di giustificarsi “ma sono da guardia!”

  7. Il mio schnauzer gigante abbaiava solo quando passavano animali estranei fuori casa o se riteneva che fossimo esageratamente in ritardo con la pappa. In particolare con i gatti era decisamente un abbaio da stress perché oltre a quello mordeva la rete (era l’unico momento in cui dimostrava il suo potenziale distruttivo)

  8. Io ho due cani .Una giovincella e una vecchierella.Quest’ultima è una meticca guardiana abbaiona.
    Mio padre porta la meticcia fuori e raramente io.Quando porto l’altro cane a spasso,ogni volta che ritorno a casa,la meticcia abbaiona ,fa il suo solito abbaio,anche se non è fastidioso,non manca mai questa routine dell’abbaio del ritorno passeggiata

  9. che dire i miei a volte sbuffano, ma solo quando gli sembra che ci sia qualcosa/qualcuno ma non sono sicuri. quando invece sono sicuria abbaiano “normalmente”.non ricordo dove ma un avolta ho visto un servizio che raccontava di un esperimento di quanto cani e padroni arrivino a capirsi. registravano cari tipi di abbaio mettendo i cani in determinate situazioni: tipo richiesta quando il padrone aveva la palla o altro tipo di richiseta, col cibo, allarme con cane dietro al cancello e estraneo che si avvicina, o perchè mi lasci qui? con cane legato all’albero e padrone che se ne va e non ricordo se cen’erano altri. comuqnue poi li si faceva sentire ad altri proprietari di cani, solo sentire senza vedere la scena e bene o male capivano cosa il cane stava chiedendo/dicendo.
    una curiosità… l’ultima foto sotto dal movimento del cane si direbbe proprio quello che fa lam ia svizzerina al parco… quando arriva un altro cane da lontano corre abbaiando (non arrabbiata solo facendo casino) arriva dal cane saluta scodinzola e poi si gira verso il gruppo abbaiando all’aria a testa in su come nella foto, con un bu bu bu ritmico con toni acuti ma non troppo, non un abbaio inkacchiato insomma…ma nemmen oin falsettoc ome fanno a volte.
    non ho mai capito… se è per salutare il nuovo arrivato o per avvisare il resto del branco che è tutto ok e che è un amico… boh…

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