lunedì 11 Agosto 2025

Non solo lager: a Firenze il “Parco degli animali”, splendido esempio di canile “cinofilo”

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

di VALERIA ROSSI – La frase-simbolo del canile di Firenze potrebbe essere quella che ha pronunciato un’allieva del corso CSEN nel corso della visita a questa splendida struttura: “Ad adottare un cane qui si rischia di peggiorargli la vita!”
Una frase che potrebbe far pensare “Ecco, allora abbiamo ragione noi!” alle fautrici dei  “poveri angeli che si lasciano morire”, delle foto di musi disperati e tristissimi dietro le sbarre e degli appelli tutti in maiuscolo che tempo fa avevo stigmatizzato in questo articolo indubbiamente maligno, ma anche veritiero: invece no, NON hanno ragione loro…e lo dimostrano i numeri: su 100 cani inizialmente presenti un anno fa, quando è nato il “Parco degli animali”, 58 sono stati adottati.
In pratica, quelli presenti in canile da diverso tempo sono soltanto cani anziani (e come tali difficilissimi da piazzare), quasi tutti di grande taglia (altro handicap per le adozioni, specialmente in momenti di crisi economica come questo): tutti gli altri cani (ma anche alcuni di quelli più “difficili”) trovano nuove famiglie, ad ennesima dimostrazione del fatto che mostrare cani sani, ben tenuti e pieni di gioia di vivere non rappresenta un ostacolo, ma un valore aggiunto.

Certamente, però, si può capire la frase della corsista (che era ovviamente scherzosa), perché i cani ospiti di questo canile  stanno veramente in una sorta di albergo a 5 stelle per quattrozampe: box ampi e sempre pulitissimi, recinti e paddock davvero enormi in cui poter correre e sfogare le proprie energie anche senza bisogno di essere portati fuori e – nonostante questo – la presenza di un buon numero di volontari che i cani li portano “comunque” fuori… ma non soltanto per permettere loro di sgranchirsi le zampe anchilosate, bensì per educarli, abituarli al guinzaglio, socializzarli, risolvere eventuali piccoli o grandi problemi di comportamento, cosicché non capiti quasi mai che la famiglia di adozione si ritrovi per le mani un cane difficile e problematico.
La struttura comprende addirittura una “simulazione di appartamento privato” in cui testare il cane per verificare la sua capacità di adattamento alla vita casalinga!

E poi, ovviamente, troviamo tutto ciò che un canile può desiderare: ambulatorio veterinario, sala parto attrezzata per eventuali cagne che arrivassero gravide, una reception che davvero non ha nulla da invidiare a quella di un grande albergo, infermeria, magazzino…insomma, tutto.
Abituati come siamo ad indignarci per la sorte dei cani ospiti dei famigerati canili lager, non possiamo che restare a bocca aperta, affascinati ed entusiasti, di fronte ad una struttura che è un vero esempio di cinofilia (intesa in senso letterale), ma soprattutto di civiltà. E il bello è che la struttura in se stessa, per quanto splendida,  non è il solo fattore positivo del canile comunale di Firenze.
Il vero salto di qualità, a mio avviso, sta nel fatto che l’amministrazione comunale del capoluogo toscano NON si sia affidata soltanto ai volontari, che per definizione “fanno quello che possono” in termine di quantità e di qualità dei servizi che possono offrire ai cani: no, a Firenze il canile è seguito da otto dipendenti comunali, ognuno con le proprie competenze e ruoli, che come tali possono mettere a disposizione dei cani tutte le loro giornate lavorative e che, ovviamente, sono TENUTI ad operare in modo professionale, perché sono pagati per farlo e non stanno semplicemente lì “per buon cuore” (fattore che disarma sempre qualsiasi possibile critica, perché a chi opera gratuitamente si perdona per forza tutto).

I dipendenti fissi del canile (ai quali si aggiungono comunque diversi volontari che però, grazie alle presenza del personale fisso,  possono davvero dedicarsi ai cani), sono:
– Dott. Arnaldo Melloni, responsabile della struttura
–  Andrea Biagi, referente gestione cani e volontari
– Cappellani Giacomo, referente impianti tecnici, informatico, e gestione vasche e aree per cani
– Silvia Panchetti,  referente ambulatorio e progetto Scuole
– Simone Manetti, referente progetto Scuole, gestione progetto Gambusie
– Emanuela Salucco, referente colonie Feline
– Flavia Lo Faro, Front-office e gestione accoglienza visitatori
– Franco Torrini, referente verde
– Andrea Zannotti, referente magazzino.
Come si può vedere, compiti e ruoli ben distinti, per un’organizzazione efficace e funzionale che permette ai cani una qualità di vita davvero molto elevata.
Aggiungerei, dopo aver effettuato la visita guidata con Andrea Biagi, “notevole competenza scevra da inutile buonismo”, perché mi è piaciuto davvero molto il modo in cui Andrea ha descritto il lavoro da lui eseguito  (un esempio: tutti i cani conoscono l’ordine “resta”, quindi sono molto più facili da gestire all’entrata/uscita dalle gabbie, all’ora dei pasti eccetera… ma sarà più facile gestirli anche per le future famiglie. Qualche volontario ha trovato da ridire su questo insegnamento, sostenendo che “è una coercizione”: purtroppo è sempre più evidente quanto l’animalismo, a volte, cozzi con le vere speranze di un cane di essere felicemente adottato… perché personalmente mi inginocchierei a baciare il terreno su cui cammina un responsabile di canile che consegna cani in grado di recepire un comando fondamentale come il “resta”!).
Certo, mancherà sempre “qualcosa” a questi animali: ovvero una famiglia, appunto, che – come tutti sappiamo – per un animale sociale come il cane è la conditio sine qua non si può essere davvero felici al cento per cento.

Però c’è una differenza abissale tra il portarsi a casa un cane per rendere davvero perfetta la sua vita e l’adottarlo per salvarlo da una situazione disperata.
Nel secondo caso, infatti (e di esempi credo che ne conosciamo tutti), spesso si agisce spinti dall’impulso del momento, dalla compassione o da quella che io chiamo “sindrome della crocerossina”, senza considerare davvero tutti i pro e i contro, a volte senza neppure sapere cosa significhi realmente avere un cane ed occuparsi di lui… il che porta ad un’alta percentuale di “rientri” quando la famiglia scopre di non essere all’altezza del compito che sperava di potersi assumere, o quando il cane si rivela molto diverso dall’immagine che, magari, il volontario le aveva dato solo “perché sperava di piazzare” un certo soggetto. E nonostante si faccia presto ad accusare di “carognaggine” o anche solo di superficialità le persone che cambiano idea, in realtà spesso queste scelte sono accompagnate da laceranti sensi di colpa, per cui all’infelicità del cane che torna in canile si somma quella della famiglia che non ce l’ha fatta a sostenere l’impegno, ma che non riesce a perdonarselo. Tutti problemi evitabili quando le adozioni sono ben meditate: e il fatto di vedere cani sereni, ben nutriti, ben tenuti, quasi tutti allegri e giocosi, lascia alle persone il tempo necessario a meditare e a riflettere, perché  non si è spinti dall’impulso di “portarlo via al più presto da lì”.
Si pensa all’adozione perché “noi” sentiamo il bisogno di avere un cane, e non perché riteniamo che il cane abbia (urgente) bisogno di “esser salvato”. Questo fa una grandissima differenza sia in termini di binomi azzeccati (il classico “cane giusto alla famiglia giusta”), sia in termini di abbassamento delle percentuali di rientri, come dicevo sopra: perché le scelte meditate e responsabili non vengono quasi mai rinnegate. Gli impulsi momentanei, purtroppo, sì.

Si dirà: “Eh, però per mantenere una struttura come questa e otto dipendenti occorrono fondi che non tutti i Comuni hanno”.
Io non credo che sia proprio così: credo invece che sia una questione di scelte e di priorità… nonché di pura e semplice matematica. Se qualcuno si prendesse mai la briga di valutare il costo sociale del randagismo e dei moltissimi canili lager sparsi un po’ per tutta la penisola (per tacere degli episodi legati ai cani morsicatori o comunque ai danni causati alle persone e all’ambiente dai cani randagi anche NON mordaci), ci si renderebbe sicuramente conto che praticamente tutti i Comuni italiani risparmierebbero (o nella peggiore delle ipotesi, andrebbero in pari) se seguissero l’esempio fiorentino: senza contare che un “parco canile” come questo, volendo, avrebbe ancora ulteriori possibilità di sviluppo che potrebbero prevedere anche un ritorno economico, per esempio con la presenza di un pet shop, o con l’utilizzo della struttura per tenere corsi (a pagamento) di educazione e addestramento, o addirittura corsi per educatori cinofili (diciamo sempre che molti di essi prevedono poca teoria e troppo poca pratica, problema legato spesso alla carenza di soggetti su cui lavorare: cosa c’è di meglio di un canile, per offrire ai corsisti la possibilità di “mettere le mani” su tanti soggetti diversi, con caratteri diversi, problemi diversi e così via?).

Il canile di Firenze ha solo un anno di vita, ma non dubito che saprà crearsi occasioni per ampliare ancora la propria attività (intanto ne ha iniziato una di fondamentale importanza: il rapporto con le scuole, che è l’unico possibile punto di partenza per diffondere una vera cultura cinofila): ma qualsiasi struttura italiana, se le venisse dedicata la giusta attenzione e se i Comuni decidessero di investirci, potrebbe arrivare, se non ad autofinanziarsi del tutto, almeno ad incidere ben poco sulle casse comunali. L’importante è capire che si può unire il benessere animale alla possibilità di offrire al pubblico (bambini compresi) un punto di aggregazione e di incontro, un’opportunità di crescita e di cultura: onore al merito di chi l’ha già capito, come l’amministrazione comunale di Firenze, nella speranza che possa rappresentare un esempio per molti altri.

Nel frattempo, per chi volesse visitare il “Parco degli animali”, ecco tutti i riferimenti utili:

Indirizzo: Viuzzo del Pantanino – Ugnano – Firenze
Tel:  0557352018 – 055753224 – 0552625332
Fax:  0557352018 – 055753224
Email:  adozioni.animali@comune.fi.it diritti.animali@comune.fi.it
Orario: lunedì- venerdì:  ore 9,30 – 11,30
martedì – giovedì: ore 9,30 – 11,30/15 – 17
sabato: su appuntamento
Mercoledì – domenica: chiuso (la chiusura domenicale è l’unico appunto negativo che ci sentiamo di fare al Parco, ma ci auguriamo davvero che anche questo scoglio possa essere superato, offrendo così un servizio che si avvicinerebbe alla perfezione).

Se poi volete conoscere gli attuali ospiti, cliccate qui e potrete vederli tutti.

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  • Valeria Rossi

    Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

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11 Commenti

  1. posto meraviglioso, da educatrice dico che pagherei per lavorare in un posto così! speriamo che sia da esempio per tutte le altre città toscane (ompresa la mia) ma anche nelle altre regioni (utopistico ma tanto sognare non costa nulla!) 😉

  2. conosco il canile e veramente è un peccato adottare i cani da li….però la situazione in toscana n on è diversa dalle altre regioni…….i canili sono quasi tutti privati,quasi tutti nascosti,quasi tutti inavvicinabili dai volontari,quasi tutti ad alto rendimento economico….

  3. Ciao ragazzi sono felicissima che abbiate apprezzato quest’articolo, confermo che è un luogo fantastico per i cani, vi faccio volontariato come associata ENPA e invito tutti quelli che abitano a Firenze e provincia a visitarlo, credo che verranno fatte aperture speciali di tanto in tanto!

  4. E’ veramente un ottimo esempio per tutti. Solo una cosa non comprendo: nella brochure “voglio adottare un cane” sul sito del canile (brochure molto ben fatta) è indicato che la sterilizzazione del cane adottato è a richiesta dell’adottante. Non c’è normativa che preveda sterilizzazione obbligatoria per i cani che passano dai canili?

  5. Il comune di Firenze,per completare il lavoro fantastico che sta facendo,potrebbe presentare un “business plan” con tutti i dettagli di costi e benefici relativi alla struttura e proporlo agli altri comuni italiani.Questa sarebbe una dimostrazione reale del fatto che si può avere strutture efficenti rispettose dei cani,che danno anche lavoro e che fanno rispariame le casse dei comuni e dello stato,eliminando i macellai.
    Sarebbe fantastico!!!!

    • Hai proprio ragione!
      E’ una realtà applicabilissima, anche se per realizzarla a volte è necessario mettere da parte i propri interessi… E purtroppo in questo Paese non tutti sono disposti a farlo.

  6. Molto bene, fa piacere sentire che la nascita di canili all’altezza è una realtà in diffusione!
    Vi segnalo la presenza di un altro Parco Canile, quello di Milano, che da anni opera nello stesso modo di questo a Firenze: tra l’altro fanno parte dello staff attivo educatori cinofli di diversi livelli in grado anche di trattare con cani di dfficile gestione.
    Esente dalla pecca della chiusura domenicale, ospita al suo interno padiglioni dedicati al gattile oltre che adibiti a canile.
    Sarebbe bello dare visibilità anche a questo Parco Canile (e ad altri, se esistenti) per questo, se posso permettermi, vi lascio i rferimenti:

    Indirizzo: Via Aquila 83, Milano, Italy
    Tel: 02 8844 6310
    Mail: parcocanilemilano@gmail.com
    Facebook: http://www.facebook.com/#!/pages/Parco-Canile-Milano/139588239440575
    Orari:
    Lun – Ven:14.00-16.00
    Sab – Dom:14.00-18.00

    • Gaia, ho sentito parlare benissimo anche del Parco canile di Milano: purtroppo non ho ancora avuto occasione di visitarlo, ma cercherò di farlo quanto prima! Grazie 🙂

  7. Fantastico… oggi dev’essere la mia Pentecoste cinofila, perché anche a me è venuto in mente che un posto così potrebbe diventare una sorta di “consultorio” dei cani, dove c’è anche l’ambulatorio veterinario, dove c’è qualcuno che riesce a giudicarti il cane e a indirizzarti verso o l’attività o l’educatore giusto per il cane, dove compri le crocche di buona qualità o la pettorina o il salamotto o quello che è. Dove c’è un’area di sgambamento anche per il tuo cane… etc
    Tutto a prezzi compatibili con la redditività di queste iniziative ma non esosi…
    Ci potrebbe anche essere una tessera di “socio” i cui proventi vanno a favore del canile, ma che dà anche diritto per esempio a portare il cane a correre in un campo dedicato…

    Evviva!
    Bravi!

  8. mi sento di dare un suggerimento al comune di firenze, mutuato da un’esperienza di un canile di associazione di zona: una parte del canile, ben separata dalla struttura del canile ospitante i cani senza famiglia, è attrezzata per la pensione dei cani privati, che siano cani presi al canile stesso o altro.

  9. Mi cospargo il capo di cenere…. da fiorentina che non conosceva questa realtà. Ma cercherò di rimediare, facendo almeno una visita…

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